Intervista a Coma Empirico: I social mi influenzano per quanto riguarda la forma, ma mai nei contenuti

Gabriele Villani , classe 1990, vive a Taranto, dove è tornato dopo gli studi a Roma dove ha frequentato il D.A.M.S.. Comincia a dipingere durante il liceo artistico, la sua formazione si amplia durante il periodo universitario nel campo della cinematografia e della scrittura.
Illustratore, disegnatore, appassionato di fumetti e da sempre interessato a spaziare nel campo dell’arte, dal 2016 è ideatore di “Coma Empirico”.


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Quando ha iniziato a disegnare?


Ho iniziato a disegnare da bambino, molto piccolo, mio padre mi comprava i fumetti di Batman, Superman e Topolino e io cercavo di ricopiarli.


Ricorda un aneddoto?


Mi piaceva disegnare sui muri, ma ero troppo piccolo e venivano fuori degli scarabocchi. Dicevo di voler diventare da grande un artista “pazzo”.


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Il disegno lo ha portato anche alla pubblicazione di un libro. Come è nata l’idea?


E’ nata prima l’idea di creare un personaggio, da questa poi quella di creare una pagina sui social per assecondare il bisogno di condividere alcuni dei miei pensieri. Non mi aspettavo di poter avere tanto seguito ma la cosa è andata avanti, sono nati altri personaggi e sono arrivate le prime proposte dalle case editrici. Quando mi sono sentito pronto ho raccolto alcuni dei miei lavori, ho aggiunto degli inediti ed è nato il primo libro “Tutta la notte del mondo”, edito da BeccoGiallo.


I suoi disegni sono introspettivi, quasi esistenzialisti. Qual è l’idea che prova a rappresentare meglio?


In realtà non mi prefiggo nulla, ogni vignetta parte da uno stato emotivo, lascio molto spazio all’istinto e poco alla ragione nella scelta del tema, cercando di sentirmi il più libero possibile. Una volta che affiora l’idea, il passo successivo è cercare di trovare la maniera più diretta e semplice per esprimerla.


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Nel disegno si mescola humor (molto sottile) e malinconia. Come si conciliano nel suo mondo?


Si conciliano nella costruzione di uno stile che risponde alle mie esigenze. Cerco di affinare il mio gusto personale e usarlo come metro di giudizio principale. Ciò che mi piace poi finisce con avere una certa coerenza, nonostante i temi che tratto siano spesso molto distanti fra loro.


Qual è l’aspetto che cura maggiormente mentre disegna?


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La chiarezza, la semplicità del tratto. Cerco di esprimermi in maniera diretta anche nel disegno, la parte difficile è comunque riuscire a tenere aperta la porta a varie interpretazioni. Mi piacciono i contrasti e le ombre.


Crede che il cinema abbia influenzato le sue immagini?


Sì, il cinema come la musica e la letteratura, ma non solo, tutto ciò che mi colpisce mi influenza.


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Sente di aver trovato il proprio stile?


Credo di aver trovato un principio di stile, ma forse ho ancora bisogno di affinarlo.


I social la influenzano, in parte, in ciò che intende trasmettere?


I social mi influenzano per quanto riguarda la forma, ma mai nei contenuti. Quello che scrivo e che disegno è sempre una condivisione onesta di quello che penso e sento.


Che musica ascolta mentre disegna?


Ogni periodo ha una sua colonna sonora, poi ovviamente ci sono gli artisti che mi accompagnano sempre, uno su tutti Bob Dylan.


Nuovi progetti in cantiere?


Sì, tanti progetti: uno di questi sicuramente è un secondo libro, non una raccolta ma una storia.


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Le vignette di Coma Empirico esprimono riflessioni e affanni generazionali, propri di chi è alla ricerca di un posto nel mondo. Ricche di spunti esistenzialisti, sono divenute in pochissimo tempo virali nei social, conservando tuttavia quell’onestà intellettuale tipica di chi ha qualcosa di sincero da raccontare.


http://www.comaempirico.it/chi-sono/