Il boudoir fetish di Fendi

Il boudoir fetish di Fendi

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Nel 1975 un giovane Karl Lagerfeld che all’epoca si divideva fra i salottini di prova di Chloé, l’atelier di Fendi e le notti selvagge al Sept in compagnia di Yves Saint Laurent e del controverso, affascinante giovane dandy Jacques De Bascher nella discoteca più branchée e più gaia di Parigi, accettò di disegnare gli abiti di scena per il film ‘Maitresse’, un mélo con un giovane Gérard Depardieu. L’attore, allora già un sex symbol, si apprestava a girare ‘Novecento’ con Bernardo Bertolucci mentre Marco Ferreri lo avrebbe trasformato in una star con ‘Ciao maschio’ e con ‘L’ultima donna’ accanto a una giovane, acerba Ornella Muti. Rivedendo i bozzetti di Karl per i costumi di quel film che raccontava la vita segreta di una giovane e sensualissima mistress, Silvia Venturini Fendi, oggi direttrice artistica della maison fondata da sua madre Anna e dalle sue 4 zie, ha distillato una collezione fatta e pensata per le donne ma con un filo di erotismo malandrino, un po’ coquine come direbbero a Parigi. Chi lo dice che una donna non possa utilizzare i cliché della seduzione per riformulare il linguaggio della femminilità? La risposta a questa domanda è la nuova collezione femminile per l’autunno-inverno 2020-21. Aldilà dei richiami espliciti al mondo sado maso e bondage rieditato in una chiave lussuosissima, nella sfilata abbiamo ammirato una panoplia di strumenti ad alto tasso di sensualità in cui Fendi emula Gaultier per le guepières e i reggiseni a cono e a balconcino, Alaia per la silhouette che valorizza un vitino da vespa enfatizzando una femminilità prorompente, provocatoria, irresistibile che occhieggia anche all’imagerie carnale di Araki, e infine Chantal Thomass e Bettony Vernon per il sapore speciale delle fogge e la palette intrigante. Il casting trasversale evoca una ageless beauty in equilibrio fra perennial e instagirls: da Kaia Gerber e le ubique Bella e Gigi Hadid si passa poi a Maria Carla, ma anche Caroline Murphy, Karen Elson, Lya Kebede e la top curvy Jill Kortleve apparsa recentemente sulla copertina di Vogue Paris ed epitome dell’inclusione in passerella.

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Con questa ultima collezione Silvia Venturini Fendi si addentra nella dualità della donna Fendi, descrivendo le idiosincrasie della sua potente, conturbante femminilità. Emerge così il concetto sovversivo di “soft power”, dal boudoir alla boardroom, espressione di un mondo carico di emozioni e di ritualità che già in parte Horst aveva tratteggiato con la sua celeberrima foto ‘Corset Mainbocher’ del 1939. I contrasti, cromatici e di texture, accostano sfumature di grigio e calde tonalità neutre a pennellate di colori pastello e al luminoso giallo emblematico della maison. Struttura e morbidezza regnano incontrastate, portando alla ribalta un equilibrio proibito tra severa austerità e sensuale malia. La donna di Fendi è una femme fatale sobria e provocante al tempo stesso, che alterna coat militari tagliati a redingote, grande ritorno del prossimo inverno, rielaborati in stile virago sartoriale spesso doppiati di neoprene, e abiti color cipria dalle maniche magniloquenti stile Giulietta simili a vasi di vetro soffiato, stole di pelliccia portate a bandoliera e cappotti di pelliccia intarsiata decorati da sprazzi animalier che simulano il paisley, corsetti in raso matelassé e feltro e bluse di organza con pettorina, abiti confetto inondati di frange di perline Charleston o abiti di frange lunghe stile Weimar e tailleur di nappa impunturata con gonna a ruota, pullover generosi e gonne danzanti di pelle plissé, robe-manteaux a camicia con pannelli a foulard e lievi abiti di chiffon imprimé a motivi cashmere, tuniche di velluto dallo scollo sagomato e tailleur di visone rasato o di breischwantz.

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I look ultraglamourous del défilé sono corredati da borsette di satin impunturato, da una nuova versione della borsa Peekaboo con interni dorati o con design a fisarmonica in tre dimensioni presentata perfino con frange dorate, o profili in pizzo applicato e nappine perlate, stivali imbottiti in pelle con gabbia, anfibi zippati e le pump in satin con cinturino. In collaborazione con il brand londinese di accessori Chaos, disegnato da Charlotte Stockdale e Katie Lyall, la maison presenta una linea di “gioielli tecnologici” e piccoli accessori, offrendo una lussuosa risposta all’esigenza quotidiana di portare con sé i propri oggetti. Non manca nulla, dalle custodie per smartphone in maglia d’oro intrecciata alla minaudière FF traforata, dai porta smartearplugsai porta smartwatch. Cinturini in pelle, cordoncini con zip e braccialetti con maglie presentano un assortimento di charm con lettere dell’alfabeto, accendini dorati e un set minimalista di bicchieri da liquore, mentre un orecchino a forma di penna funziona sia sulla carta che sui tablet.

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