L’Adorazione dei Magi di Perugino a Milano

Come ogni anno, il Comune di Milano regala ai propri cittadini e ai turisti che riempiono la città durante le Feste natalizie una straordinaria possibilità di vedere da vicino un capolavoro proveniente da un Museo italiano o straniero.

Lo scenario è sempre la sala Alessi di Palazzo Marino, il Municipio di Milano, dove, dal 1 dicembre 2018 al 13 gennaio 2019, è possibile osservare da vicino, con una validissima spiegazione, l’Adorazione dei Magi di Pietro Vannucci, detto il Perugino, proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia.

Curata dal direttore della Galleria, Marco Pierini, la mostra è promossa da Comune di Milano e Intesa San Paolo, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e organizzata con la collaborazione della Galleria Nazionale dell’Umbria, della Regione Umbria e del Comune di Perugia.

La pala è un’opera giovanile di Perugino (Città della Pieve, 1450 circa – Fontignano, 1523). Pietro fu uno dei maestri del Rinascimento italiano, che si formò a Firenze con Andrea del Verrocchio e dove divenne pittore affermato, tanto da aprire due botteghe parallele, una nel capoluogo toscano e un’altra a Perugia. Dopo un decennio di attività soprattutto in Umbria, venne chiamato a Roma nel 1479 per la decorazione della Cappella Sistina, in collaborazione con pittori fiorentini come Botticelli e con un giovane artista umbro destinato a grande fama, Pinturicchio. Qui, con la Consegna delle Chiavi, Perugino lasciò un autentico capolavoro, che raccoglie l’essenza della sua opera: la prospettiva derivata da Piero della Francesca e dagli studi di Leon Battista Alberti e Luca Pacioli, insieme al colore erede della tradizione di Beato Angelico e Benozzo Gozzoli e ai paesaggi, frutto della lezione di Verrocchio. Subentratogli Luca Signorelli, Perugino lasciò Roma per tornare a lavorare tra Firenze e Perugia. Fu in questo periodo che, raggiunta una fama notevole, Pietro iniziò un’attività sempre più frenetica, che lo portò, spesso, a riprodurre gli stessi schemi pittorici per realizzare più pale d’altare nel minor tempo possibile: fu per questo che Vasari, nelle Vite, ebbe modo di criticare la sua opera. A Firenze si sposò  nel 1493 e, qui, iniziò a frequentare i circoli di Lorenzo il Magnifico e l’Accademia Neoplatonica, approfondendo la prospettiva nei suoi dipinti, che divenne aerea e scenografica, con grandiosi portici sotto cui Perugino tendeva a rappresentare le figure. Fu in questo periodo che, nella sua bottega fiorentina, arrivò, da Urbino, un giovane destinato a grande fama, tale Raffaello Sanzio, che, sempre, fece riferimento agli schemi compositivi e prospettici del maestro. La pittura di Perugino, specie quella religiosa, divenne, poi, amata da Savonarola e dai suoi seguaci per la semplicità compositiva e la purezza stilistica. Anche dalla bottega umbra uscirono numerose opere, ma quella più significativa fu la decorazione del Collegio del Cambio di Perugia, realizzata a cavallo tra gli ultimi anni del ‘400 e i primi del ‘500, nelle cui scene allegoriche Perugino raggiunse il punto più alto della sua creazione e in cui fuse le lezioni fiorentine e romane con la tradizione della pittura umbra. Dopo una commessa mantovana non andata a buon fine e a una feroce critica da parte del Papa per la decorazione di una delle stanze vaticane, la pittura di Perugino, con i primi anni del ‘500, iniziò ad andare in crisi e a essere criticata, anche in seguito alla crescente fama dell’allievo Raffaello, ma specie per la ripetitività del suo stile, ancora legato al ’400 e non certo pronto al turbine di novità artistiche che stavano sconvolgendo Roma e Firenze e che i committenti iniziavano ad apprezzare maggiormente. I suoi ultimi anni Perugino li passò a dipingere per le chiese della provincia umbra, dove la sua pittura, ormai tradizione, veniva ancora apprezzata.

Pietro Perugino, L'Adorazione dei Magi, 1475-80, Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria
Pietro Perugino, L’Adorazione dei Magi, 1475-80, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria


L’Adorazione dei Magi è una grande pala d’altare (242 x 180 cm) e venne dipinta per la chiesa di Santa Maria dei Servi a Perugia, oggi non più esistente in quanto l’edificio venne abbattuto per fare posto alla Rocca Paolina. Nel 1543 venne trasferita in Santa Maria Nuova e, poi, nell’Ottocento, entrò a far parte del corpus di opere della Galleria Nazionale dell’Umbria. La datazione è stata un problema annoso e la critica si è dibattuta su di essa. L’ipotesi più plausibile la formulò, circa un secolo fa, Adolfo Venturi, assegnando la pala a un Pietro Perugino venticinquenne o poco più, quindi, tra il 1475 e il 1480 e collocando, quindi, la pala, nel novero della produzione giovanile umbra dell’artista. Ci sono alcuni elementi che farebbero propendere per tale ipotesi, e il più importante è quella figura che ci guarda dall’estrema sinistra del quadro: si tratterebbe dell’autoritratto dell’artista che, confrontato con altri omologhi posteriori, tra cui quello al Collegio del Cambio, porterebbe a propendere per tale datazione. Altri elementi sono i panneggi ricchi e mossi, frutto della lezione di Verrocchio ancora fresca di bottega, così come gli ornamenti delle vesti, che rimandano ai fiorentini Pollaiolo, conosciuti da Perugino durante il suo apprendistato toscano. Non manca nemmeno il rimando a Piero della Francesca, con l’albero al centro della composizione, in sezione aurea, esattamente come nel Battesimo di Cristo dell’artista biturigense. Il primo piano della scena è ancora tardogotico, frutto del modello di Beato Angelico e del Gozzoli, con figure ammassate in primo piano davanti alla capanna, posta a destra, che contrasta, nella sua semplicità, con la ricchezza delle vesti dei Magi, già tipicamente rinascimentali nella resa accurata. Alcuni critici, come Teza, hanno valutato di riconoscere, nei Magi, le fattezze dei committenti, la celebre famiglia perugina Baglioni: a Gaspare corrisponderebbe un ritratto di Malatesta, capostipite della famiglia, a Baldassarre quello di Braccio, guida della casata all’epoca del dipinto, mentre a Melchiorre quello di suo figlio Grifone, destinato a succedergli. Ciò spiegherebbe anche la collocazione dell’opera, visto che la chiesa dei Serviti era il tempio prediletto dei Baglioni.
Lo sfondo è debitore della lezione fiorentina di Andrea del Verrocchio, viste le somiglianze con quelli del giovane Leonardo da Vinci, suo compagno di bottega, ma anche, nella sua nitidezza paesaggistica, della pittura fiamminga e di Piero della Francesca, vista la conoscenza della sezione aurea e della prospettiva aerea.

L’Adorazione dei Magi
Palazzo Marino, Piazza della Scala 2, Milano
Orari: tutti i giorni, 9.30-20.00, giovedì 9.30-22.30
Ingresso gratuito
Info: Tel. 800.167.619; www.comune.milano.it; mostre@civita.it