La materialità della fotografia nella mostra “La Camera”

Bologna accoglie La Camera. Sulla Materialità Della Fotografia la mostra, aperta fino al 28 febbraio presso Palazzo de’ Toschi (piazza Minghetti 4D), facente parte di un progetto espositivo più ampio, a cura di Simone Menegoi, che indaga il rapporto fra scultura e fotografia, il cui titolo complessivo è The Camera’s Blind Spot. Bologna segna la terza tappa di questo progetto dopo i primi due episodi che hanno avuto luogo al MAN – Museo d’Arte della Provincia di Nuoro (2013) e ad Extra City Kunsthal di Anversa (2015).

 

Attila Csörgő, Semi-Space, 2001. Stampa in b/n all’interno di una cupola in plexiglas (Ø 34 cm), tavolo luminoso.
Attila Csörgő, Semi-Space, 2001. Stampa in b/n all’interno di una cupola in plexiglas (Ø 34 cm), tavolo luminoso.

 

Un ciclo di mostre che ambisce a documentare tutti gli sviluppi del rapporto scultura-fotografia, non più inteso soltanto come la fotografia che documenta e rivisita opere tridimensionali già esistenti. Una formula questa, nata con la fotografia stessa e che ha visto una svolta creativa grazie a scultori come Medardo Rosso e Costantin Brancusi che, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, imbracciarono la macchina fotografica e incominciarono a fotografare le loro stesse opere in condizioni mutevoli di luce e di spazio.

 

Dove Allouche, Les pétrifiantes, 2012. Ambrotipo su vetro, 20,5 x 20,5 x 0,5 cm, (Collezione FRAC Bretagne, Rennes)
Dove Allouche, Les pétrifiantes, 2012. Ambrotipo su vetro, 20,5 x 20,5 x 0,5 cm, (Collezione FRAC Bretagne, Rennes)

 

The Camera’s Blind Spot vuole andare oltre, dando spazio ad altre possibilità come quella che vede la materialità dell’immagine fotografica spingersi a tal punto da trasformare quest’ultima in oggetto. Una sfida a ciò che costituisce sin dal principio il “blind spot” della tecnica fotografica, il suo limite: l’impossibilità di rendere un oggetto tridimensionale su una superficie piana.

 

Paul Caffell, Envelope – 2009 – VI, 2009. Stampa al platino-palladio, 82 x 64 cm
Paul Caffell, Envelope – 2009 – VI, 2009. Stampa al platino-palladio, 82 x 64 cm

 

Questo terzo episodio della serie, sposta il baricentro della ricerca verso il medium fotografico stesso. All’interno della sala maggiore di Palazzo De’ Toschi sono così presentate opere realizzate con le tecniche fotosensibili più insolite e rare fra quelle attualmente in uso oggi presso artisti visivi e fotografi: dai dagherrotipi di Evariste Richer alle stampe al platino di Paul Caffell, dalle scansioni fotografiche sferiche di Attila Csörgő ai “monotipi a getto d’inchiostro” di Justin Matherly.

 

Evariste Richer, Nuages au iodure d’argent, 2005. Dagherrotipo, 6 x 9 cm (Courtesy dell’artista)
Evariste Richer, Nuages au iodure d’argent, 2005. Dagherrotipo, 6 x 9 cm (Courtesy dell’artista)

 

La rassegna presenta eccentricità, arcaismi, hapax legomena fotografici, con l’obiettivo di spiazzare le aspettative comuni dello spettatore rispetto alla fotografia, facendogli sperimentare, nuovamente, la meraviglia del suo avo ottocentesco di fronte a un’invenzione che ha rivoluzionato la cultura visiva e il rapporto stesso con la realtà. Una scelta che non si pone in contrapposizione alla fotografia digitale di per sé, ma che si pone contro alla sua egemonia assoluta rilanciando invece l’idea che ogni altra tecnica fotografica non debba considerarsi obsoleta e prossima all’abbandono.

 

Paolo Gioli, Pugno contro me stesso, 1989. Stampa fotografica in b/n da negativo realizzato con pugno ste-nopeico, cm 18 x 13, e fotografia di documentazione.
Paolo Gioli, Pugno contro me stesso, 1989. Stampa fotografica in b/n da negativo realizzato con pugno ste-nopeico, cm 18 x 13, e fotografia di documentazione.

 

Altro protagonista del progetto è poi la scultura. Un aspetto che riemerge nei soggetti: le sculture romane fotografate da Paolo Gioli con un procedimento di sua invenzione, che comprende una pellicola fosforescente, oppure le stalattiti e stalagmiti, vere e proprie sculture naturali, fissate su vetro da Dove Allouche con la tecnica ottocentesca dell’ambrotipia. Una scultura che si ripropone nella presenza fisica di opere basate su tecniche fotografiche, e che tuttavia si stenta a chiamare “fotografie”. Un esempio per tutti è la Structure for Moon Plates and Moon Shards (2015) di Johan Österholm, una costruzione realizzata con i vetri di una vecchia serra per fiori, spalmati di emulsione fotosensibile e poi esposti alla luce della luna.

 

Johan Österholm, Structure for Moon Plates and Moon Shards, 2015. Costruzione in legno (200 x 200 x 70 cm circa), vetri da serra dismessi, emulsione ai sali d’argento, luce della luna piena
Johan Österholm, Structure for Moon Plates and Moon Shards, 2015. Costruzione in legno (200 x 200 x 70 cm circa), vetri da serra dismessi, emulsione ai sali d’argento, luce della luna piena

 

Ecco l’elenco di tutti gli artisti dell’esposizione: Dove Allouche, Paul Caffell, Elia Cantori, Attila Csörgő, Linda Fregni Nagler, Paolo Gioli, Franco Guerzoni, Raphael Hefti, Marie Lund, Ives Maes, Justin Matherly, Lisa Oppenheim, Johan Österholm, Anna Lena Radlmeier, Evariste Richer, Fabio Sandri, Simon Starling, Luca Trevisani, Carlos Vela-Prado.

Info: www.bancadibolognaeventi.it/mostra-

“CUBA. Where Are You Going?”, gli scatti di Paolo Gotti documentano un cambio epocale

Stasera alle 19, negli spazi di Vicolo Bianchetti 8 a Bologna (ore 19), il fotografo Paolo Gotti inaugura la sua mostra CUBA. Where Are You Going?, una serie di scatti che intendono indagare bellezze e contraddizioni della più grande isola dei Caraibi che, fino a questo momento, è stata una delle ultime roccaforti mondiali del comunismo. Ma qualcosa sta per cambiare.

 

Casa Josè Fuster
Casa Josè Fuster

 

Un cambiamento che Paolo Gotti ha voluto catturare. Dalle scritte che inneggiano alla propaganda pro USA o, al contrario, in difesa del regime di Fidel, alle battaglie illegali tra galli organizzate clandestinamente nel fitto delle foreste. O ancora, dal Malecón, il lungomare tra i luoghi prediletti dell’Avana, fino all’atmosfera magica di Baracoa, villaggio all’estremo oriente dell’isola.

 

Playa del este
Playa del este

 

Quella che attende Cuba, è una vera rivoluzione, una svolta epocale che coinciderà con la caduta dell’embargo: dopo 54 anni, Stati Uniti e Cuba ristabiliscono normali relazioni diplomatiche con la riapertura delle rispettive ambasciate. Il muro sta crollando, una divisione, iniziata nel 1961, che si sta annullando, a partire dallo storico incontro tra Barack Obama e Raul Castro di un anno fa esatto, il 17 dicembre 2014.

 

Casa terremotata
Casa terremotata

 

Le conseguenze saranno molteplici. Ci sarò un effetto domino che coinvolgerà diverse trasformazioni: dalla fine della doppia circolazione monetaria del Peso Cubano e del Peso Convertibile (CUC), alla liberalizzazione della proprietà e dell’iniziativa privata da parte dei cubani, arrivando poi all’apertura nei confronti di relazioni economiche (e quindi scambi commerciali con altri paesi del mondo), come di fatto sta già avvenendo con il porto franco del Mariel (dove gli investimenti brasiliani sono imponenti). E poi occhio alle strade, con l’arrivo di automobili moderne che segnerebbe la definitiva decadenza delle pittoresche – ma molto inquinanti – vetture americane degli anni ‘50. Alcune sono già in vendita a Cuba, a prezzi esorbitanti.

 

Bus a Varadero
Bus a Varadero

 

Un cambiamento che viaggia alla velocità del web. Se la rete fino a qualche anno fa era disponibile solo negli Hotel e in qualche internet point (nelle poche sedi della compagnia telefonica statale Etecsa al costo di 6 dollari all’ora), oggi le zone wifi sono arrivate nei punti nevralgici delle città, dove è possibile connettersi per 2 dollari all’ora. Un costo non ancora basso, visto che il salario medio cubano è 15-20 dollari al mese. E installare Internet a casa propria, per molti rimane un investimento proibitivo, possibile solo per pochi privilegiati.

 

Sierra maestra
Sierra maestra

 

L’esposizione di Paolo Gotti, che rimarrà aperta al pubblico fino al 22 gennaio 2016, oltre alle fotografie, presenterà anche l’omonimo calendario tematico CUBA. Where Are You Going? che racchiude una selezione di tredici immagini della mostra. Ci sarà anche un secondo calendario che includerà invece le fotografie della serie Case di Baracoa.

“Guerre Stellari. Play!”, la mostra galattica sull’universo di Star Wars

Mentre si fa febbrile l’attesa per Star Wars: Il Risveglio della Forza, da domani al cinema (già venduti 65 mila biglietti e atteso un incasso da oltre 3 miliardi di dollari al box-office!), è aperta a Casa dei Carraresi a Treviso Guerre Stellari. Play!, una nuova esposizione dedicata all’universo di Star Wars, un mito galattico che ha saputo incantare almeno 3 generazioni dal 1977 a oggi. Forza trainante della mostra, che rimarrà aperta fino al 10 aprile 2016, è la selezione della collezione privata di Fabrizio Modina, uno dei massimi collezionisti mondiali di toys fantascientifici.

 

Fabrizio Modina
Fabrizio Modina

 

Modina, che è anche il curatore della mostra, espone infatti per la prima volta la serie completa di tutti i pezzi ufficiali a marchio Kenner prodotti dal 1977 in avanti: oltre 1.200 giocattoli, tra action figures, gadget, modellini, che si aggiungono a stampe d’epoca. L’esposizione, in bilico tra arte pop, scienza e fantascienza, vede soprattutto protagoniste assolute le action figures, termine che indica quei personaggi snodabili di altezza variabile dotati di armi, veicoli in scala e diorami.

 

E qui vi sveliamo una chicca: fu proprio grazie alle enormi royalties sulle vendite di questi rivoluzionari giocattoli (soppiantarono tutti gli altri pre-esistenti) che il regista George Lucas finanziò le successive pellicole del primo leggendario capitolo di Star Wars. Guerre Stellari. Play! racconta, seguendo un percorso cronologico, l’intera vicenda della Saga operando mediante l’utilizzo di giocattoli e modellini una ricostruzione dettagliata e meticolosa delle scene salienti, richiamando veri e propri momenti indimenticabili di cinema.

 

Millenium Falcon - Guerre Stellari-Treviso

 

Così la mostra inizia con un excursus nella fase di pre-produzione del film, mostrando – attraverso stampe originali – i disegni dell’artista Ralph McQuarrie, incaricato di visualizzare i personaggi, la tecnologia e le location della prima pellicola di 38 anni fa. Subito dopo ecco che si presentano i personaggi simbolo: Darth Vader, Luke Skywalker, Yoda, Han Solo, la principessa Leia, Chewbacca, R2-D2 e C-3PO, i ferventi Cavalieri Jedi e i malvagi Sith, droidi, pirati regine e principesse.

 

Nella terza sezione la cronologia della Saga viene ricostruita in ordine di narrazione delle 10 produzioni ad oggi uscite sugli schermi: dall’Episodio I di The Phantom Menace al recente settimo capitolo di The Force Awakens. Nella quarta sezione spazio a tutti quei modellini che sono stati ispirati dai fumetti, dai romanzi, dai videogames e da altri media che hanno utilizzato forme parallele per narrare storie nelle storie, con interpretazioni inconsuete dei personaggi e la loro trasformazione in peluche, oltre alle armi giocattolo e le edizioni natalizie.
Amidala - Guerre Stellari-Treviso

 

L’ultima sezione, infine, è dedicata ai vintage toys più rari e preziosi, da veri collezionisti (alcuni mai visti prima in Italia). Si parte da dall’Early Bird Kit, il coupon di prevendita dei giocattoli Kenner datato 1977, per arrivare ai modellini di Star Wars, The Empire Strikes Back, e Return of the Jedi che sono esposti per la prima volta in maniera cronologica e sequenziale. Completa il tutto la serie antologica The Power of the Force e i cartoni animati Droids e Ewoks, le linee che chiusero la produzione nel 1985. Trent’anni fa, mentre domani si ritorna al cinema.

 

Info: www.guerrestellaritreviso.it

“Nightwatch”, l’arte da indossare nel corto di Viktor&Rolf

Wearable Art, ovvero abiti che si trasformano in opere d’arte da indossare. È su questo principio che si fonda la stagione Haute Couture Autunno/Inverno 2015 di Viktor&Rolf, un continuo gioco delle parti dove moda e arte si mescolano diventando un tutt’uno e dove la poesia diventa realtà prima di trasformarsi nuovamente in fantasia. Una suggestione che gli artisti di moda Viktor Horsting e Rolf Snoeren hanno tradotto in Nightwatch, il loro primo cortometraggio digitale come registi.

 

_Viktor-Rolf_2015-11-19_Rijksmuseum-Shoot_Tomek-Dersu-Aaron_004

 

Il mini-film illustra l’ispirazione dei due designer per la loro collezione Haute Couture A/I 2015 e ribadisce un legame sempre più indissolubile tra Moda e Arte. Una ragazza entra furtiva in un museo: passo felpato, sinuosa come una pantera, silenziosa come un ninja. Una volta arrivata dinnanzi alla tela, l’allarme scatta, la cornice si spezza e diventa un abito: è qui che inizia la sfilata al centro del salone.

 

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Il cortometraggio sì è ispirato agli artisti e alle opere Olandesi esposte al Rijksmuseum e in particolare mette in evidenza le origini del tessuto jacquard della collezione Haute Couture. Il Jacquard è stato trasformato in indumenti grazie alle immagini tratte dal database Rijksstudio del Rejiksmuseum, protagonista nella sfilata di Parigi dello scorso 8 luglio 2015.

A Catania si vivono i “Days of the Dinosaur”, la mostra che viaggia nella Preistoria

Da una settimana, nel padiglione A2.2 del  Centro fieristico e congressuale Etnapolis di Catania, è arrivata la mostra Days of the Dinosaur che starà aperta fino al 28 febbraio 2016. Per i visitatori si tratta di un viaggio a ritroso nel tempo, fino a 100 milioni di anni fa, quando le gigantesche creature del Mesozoico dominavano il pianeta.

 

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Oltre trenta esemplari a grandezza naturale, animati con la sofisticata tecnologia animatronica, cattureranno il pubblico tra fascino e realtà. Gli enormi rettili sono infatti stati progettati e costruiti fedelmente non solo nell’aspetto, ma anche nei movimenti e nei “comportamenti”, grazie al supporto di un team di paleontologi professionisti. Scenari naturalistici e mozzafiato fanno da sfondo e tutto rimanda al recente successo cinematografico di Jurassic World (il cui slogan era: “il parco è aperto”).

 

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Tra giochi di luci, suoni spaventosi e allestimenti vegetali si potranno vedere e quelle creature ormai estinte ma che ancora oggi ci affascinano e ci portano a voler approfondire la loro storia e le epoche preistoriche. Su tutti spicca il Tyrannosaurus Rex, l’animale carnivoro più celebre al mondo, mentre attacca mortalmente un Triceratopo. Oppure il Lambeosaurus, famoso per il buffo “becco d’anatra”. O ancora l’Oviraptor, un dinosauro dal becco senza denti, ideale per frantumare uova. E poi come dimenticare i Velociraptor, quegli agili cacciatori dagli artigli affilati pronti a sferrare i loro attacchi.

 

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“Days of the Dinosaur”, pur essendo una mostra-spettacolo, non trascura gli aspetti scientifici e educativi, approfondendoli con specifiche schede informative sull’evoluzione, sulla classificazione e sull’habitat delle specie in esposizione. Il personale della mostra è formato da giovani paleontologi che organizzano visite guidate e rispondo a tutti gli interrogativi del pubblico. Diverse sono le attività per allenare curiosità e creatività e scoprire tutto sui dinosauri: l’Area Disegno, in cui poter liberare la fantasia attraverso stencil e colori; la Dino Sand Box per “piccoli” aspiranti archeologi alla ricerca di ossa di dinosauro nascoste sotto la sabbia da ricomporre per imparare, divertendosi.

 

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E poi ancora: i Dino Interattivi per dar vita a un dinosauro in miniatura e farlo muovere attraverso modellini in scala; il Dino Cinema 3D in cui, con gli occhiali 3D, sarà possibile vedere The Big Bang, un film di animazione che, partendo dall’esplosione che diede origine all’universo 14 miliardi di anni fa, arriverà ai giorni nostri, con una lunga sosta nel Mesozoico; il Dino Ride, per provare l’ebbrezza di cavalcare in sella a un dinosauro.

“Mr. Gaga”, la danza di Ohad Naharin apre il 56° Festival dei Popoli

Sarà l’anteprima italiana di Mr.Gaga, il documentario di Tomer Heymann che racconta la vita e l’arte di Ohad Naharin, uno dei coreografi più importanti e innovativi al mondo, ad aprire oggi – presso il Cinema Odeon di Firenze – la 56/ma edizione del Festival Popoli, il festival internazionale del film documentario.

 

1-Mr Gaga

 

 

 

Il progetto di Mr. Gaga fu presentato nella prima edizione di Doc At Work – Industry Days del Festival dei Popoli (2013). Oggi il film è diventato realtà e, attraverso immagini di repertorio ed estratti sul palco, mostra momenti inediti dei danzatori durante gli allenamenti e le prove. La pellicola, vivace, penetrante e contagiosa, conduce il pubblico nel mondo dell’artista israeliano, figura di grande integrità, animata da un passione unica e straordinaria.

 

 

(Photo by Heymann Brothers Films)
(Photo by Heymann Brothers Films)

 

 

Ohad Naharin, classe 1952 nato e cresciuto in un kibbutz, è il creatore del rivoluzionario linguaggio di movimento “Gaga”, una danza emozionale ed energica.  Il regista del documentario ripercorre la sua vita a partire dai suoi primi passi di danza fino a quelli che lo hanno consacrato sulla scena internazionale con Martha Graham e Maurice Béjart. Si arriva poi alla coreografia, un passaggio suggellato dalla nomina a Direttore Artistico del Batsheva Dance Group, compagnia di danza di fama mondiale.

 

 

Ohad Naharin
Ohad Naharin

 

 

I semi di questo lavoro sono stati piantati circa 20 anni fa, quando ho visto per la prima volta il Batsheva Dance Group di Naharin sul palco – racconta HeymannLa mia testa e il mio cuore sono stati enormemente sconvolti come da un cocktail superbo di alcol e droghe, ma senza alcol e senza droghe. Un continuum di movimento, musica, energia, sessualità, sensualità, e ballerini di cui innamorarsi senza sapere perché. Da quella sera in poi sono diventato un consumatore ossessivo dell’arte danzante di Batsheva. Naharin è un osso duro, con un carattere contraddittorio, che ha fatto di lui un elemento affascinante da rendere in immagini in un documentario“.

“Il Misterioso Mondo della Fenice”, la mostra che racconta l’anima della materia

Dal 26 novembre al 13 dicembre è allestita a Tradate, presso i nuovi spazi dell’Officina Feniciana, Il Misterioso Mondo della Fenice, una mostra che racconta la voce dell’anima della materia attraverso le sperimentazioni di otto eclettiche designer. Si tratta di una mostra da vivere totalmente e che coinvolgerà tutti i sensi, da vedere, respirare, annusare, toccare, assaporare.

 

Annalisa Lombardini
Annalisa Lombardini

 

Latta, alluminio, bronzo, arta, plastica, legno, ferro, tessuti. Tutto viene riutilizzato, e gli oggetti che sembravano destinati al cestino subiscono una vera e propria metamorfosi. Un atto creativo, che spogliando oggetti e materiali dalla finalità per cui sono stati creati, ne ridisegna la storia. Modificandone definitivamente lo stesso valore.

 

Eva Antonini "Beatitudine Gruppo"
Eva Antonini “Beatitudine Gruppo”

 

La materia viene così riscoperta e, attraverso le mani di queste otto artiste, rinasce diventando qualcosa di nuovo e vivo, diventando “poesia e racconto, essenza“. Oltre alla realtà visibile, la materia sembra svelarci la sua natura più intima, una nuova dimensione in cui scoprirla, rinata, trasformata.

Luisa Leonardi Scomazzoni "Borsa Silva a mano"
Luisa Leonardi Scomazzoni “Borsa Silva a mano”

 

Ed è proprio questo viaggio dalla forma alla sostanza “di cui sono fatti i sogni” il tema della mostra collettiva. In esposizione si trovano creazioni di Adriana Lohmann, Angela Mensi, Annalisa Lombardini, Caterina Crepax (foto copertina), Esther Martel, Eva Antonini, Luisa Leonardi e Sabrina Tajé.

 

Adriana Lohman "Dicocibo Flower Power"
Adriana Lohman “Dicocibo Flower Power”

 

Artiste appartenenti a realtà ben diverse (con percorsi a volte distanti) che, – pur utilizzando linguaggi e materiali altrettanto lontani – hanno in comune lo stesso intento e la stessa spinta creativa, una matrice comune che si snoda “tra passione ed entusiasmo, coraggio e intraprendenza, etica e rispetto“.

 

Sabrina Tajé "Equilibrista"
Sabrina Tajé “Equilibrista”

 

Le designer si ritrovano unite in questi spazi a raccontare, ognuna col proprio linguaggio e la propria personalissima voce interiore, la grande avventura della metamorfosi. Che è “ricerca continua, fuoco sacro, assenza di maschere, svelamento, pienezza“.

 

Esther Martel
Esther Martel

 

E dopo il loro lavoro, ecco i risultati in vetrina: abiti, lampadari, accessori, oggetti del desiderio nati da materiali poveri e scarti industriali. Oggetti rinati che ci sorprendono nella loro nuova forma. Espressioni tridimensionali di “un nuovo idioma, di un nuovo lessico che si rivela prezioso, giocoso, sensuale, seducente, misterioso e ironico“.

 

Angela Mensi "Panchecubolotus"
Angela Mensi “Panchecubolotus”

 

Questo nuovo showroom fa parte di un progetto, ovvero diventare spazio caleidoscopico dalle molte anime tutte da scoprire, da laboratorio d’arte a location per eventi (dagli shooting alle mostre), cuore pulsante per la creatività e l’arte.

Date e orari mostra da consultare presso www.officinafeniciana.it

“Ennesima”, una mostra di sette mostre sull’arte contemporanea italiana

Da oggi novembre 2015 al 6 marzo 2016 la Triennale di Milano presenta Ennesima,una mostra di sette mostre sull’arte italiana, a cura di Vincenzo de Bellis. Un viaggio espositivo organizzato in sette percorsi che esplorano gli ultimi cinquant’anni di arte contemporanea in Italia raccogliendo oltre centoventi opere di più di settanta artisti dall’inizio degli anni Sessanta ai giorni nostri. L’allestimento si estenderà sull’intero primo piano della Triennale di Milano.

Giulio Paolini  “Intervallo”, 1985-1986 Calchi in gesso, basi bianche opache / Plaster casts, matte white bases due calchi / two casts: 63 x 60 x 18 cm, 58 x 64 x 20 cm; due basi / two bases: 160 x 50 x 20 cm ciascuno / each Courtesy Galleria Christian Stein, Milano e / and Archivio Giulio Paolini, Torino © Giulio Paolini Photo: Robert Keziere
Giulio Paolini
“Intervallo”, 1985-1986
Calchi in gesso, basi bianche opache / Plaster casts, matte white bases
due calchi / two casts: 63 x 60 x 18 cm, 58 x 64 x 20 cm; due basi / two bases: 160 x 50 x 20 cm ciascuno / each
Courtesy Galleria Christian Stein, Milano e / and Archivio Giulio Paolini, Torino
© Giulio Paolini
Photo: Robert Keziere

 

Il titolo prende ispirazione da un’opera di Giulio Paolini, Ennesima (appunti per la descrizione di sette tele datate 1973), la cui prima versione è suddivisa in sette tele. Da qui il numero di progetti espositivi che compongono la mostra: sette mostre autonome, intese come appunti o suggerimenti, che esplorano differenti aspetti, collegamenti, coincidenze e discrepanze, nonché la grammatica espositiva della recente vicenda storico-artistica italiana.

 

Liliana Moro "Aristocratica", 1994 Still da video Courtesy Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO)
Liliana Moro
“Aristocratica”, 1994
Still da video
Courtesy Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO)

 

Sette diverse ipotesi di lavoro con cui poter interpretare e rileggere la nostra arte anche attraverso l’analisi di alcuni dei formati espositivi possibili: si passa infatti dalla mostra personale all’installazione site-specific, dalla collettiva tematica alla collettiva cronologica, dalla collettiva su uno specifico movimento alla collettiva su un medium fino ad arrivare alla mostra di documentazione. Come una piattaforma che permette la compresenza di diversi formati, senza creare forzatamente connessioni tematiche e stilistiche, cronologiche o generazionali.

 

Carol Rama “Trittico. Idilli”, 1993 Tecnica mista su tela da capote, tre elementi / Mixed media on automotive canvas, three parts 130 x 70 cm ciascuno / each Courtesy Collezione privata / Private collection, Köln
Carol Rama
“Trittico. Idilli”, 1993
Tecnica mista su tela da capote, tre elementi / Mixed media on automotive canvas, three parts
130 x 70 cm ciascuno / each
Courtesy Collezione privata / Private collection, Köln

 

 

Il percorso inizia così con la collettiva tematica dal titolo Per la scrittura di un’immagine – incentrata sull’analisi della centralità dell’iconografia nella produzione artistica italiana dagli anni Sessanta a oggi – per proseguire con la mostra collettiva su un movimento artistico intitolata L’immagine della scrittura: Gruppo 70, poesia visuale e ricerche verbo-visive e dedicata alla Poesia Visiva, e ancora con Alessandro Pessoli: Sandrinus, il tutto prima delle parti, che rappresenta la prima mostra personale dell’artista in un’istituzione pubblica italiana.

 

Alessandro Pessoli  "Figure che aspettano", 2014 Panca in acciaio, ceramiche smaltate / Bench in steel, glazed ceramics 118 x 189 x 74 cm Courtesy Xavier Hufkens Gallery, Brussels
Alessandro Pessoli
“Figure che aspettano”, 2014
Panca in acciaio, ceramiche smaltate / Bench in steel, glazed ceramics
118 x 189 x 74 cm
Courtesy Xavier Hufkens Gallery, Brussels

 

Spartiacque del percorso è la mostra collettiva su un medium: La performance dal tempo sospeso: il tableau vivant tra realtà e rappresentazione, che si concentra sulla performance con un focus sul sottogenere del tableau vivant, a cui segue L’archivio corale: lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, l’esperienza dell’autogestione e AVANBLOB, mostra di documentazione che propone un primo tentativo di storicizzazione, poiché rende omaggio al 25° anniversario delle attività del gruppo di artisti attivi a Milano.

 

Francesco Vezzoli "Embroidery of a Book: Young at Any Age", 2000 33 stampe laser su tela in bianco e nero con ricami in filo metallico Collezione Gemma De Angelis Testa, Milano

Francesco Vezzoli
“Embroidery of a Book: Young at Any Age”, 2000
33 stampe laser su tela in bianco e nero con ricami in filo metallico
Collezione Gemma De Angelis Testa, Milano

 

A concludere il percorso è la mostra collettiva generazionale 2015: tempo presente, modo indefinito, una sezione che presenta le opere di una selezione di artisti nati tra la metà degli Anni Settanta e Ottanta. L’intero allestimento è infine costellato di interventi site-specific in punti cruciali del percorso espositivo, raccolti sotto il titolo di Qui, ora e altrove: Site-Specific e dintorni, che si inseriscono trasversalmente rispetto alle altre sei mostre.

 

Marisa Merz Senza titolo, 1986 Grafite su carta Courtesy dell’artista Fondazione Merz, Torino
Marisa Merz
Senza titolo, 1986
Grafite su carta Courtesy dell’artista Fondazione Merz, Torino

 

Ennesima privilegia, rispetto a una visione univoca, delle prospettive multiple: sette tentativi, sette suggerimenti, sette possibili analisi e interpretazioni dell’arte italiana contemporanea. Diversi approcci ben distinti e separati che, nella loro parzialità, anche lo spettatore percepirà sia come autonomi e autosufficienti ma anche come parte di una visione ampia che li comprende tutti.

 

Luca Vitone "Crêuza", 2000 Legno, mattoni, pietre Courtesy Galleria Pinksummer, Genova Photo: Giulio Buono
Luca Vitone
“Crêuza”, 2000
Legno, mattoni, pietre Courtesy
Galleria Pinksummer, Genova
Photo: Giulio Buono

 

Lo studio, l’analisi e l’omaggio a grandi rassegne di un passato più o meno recente rende così “plurale” la natura di Ennesima, una vera e propria meta-mostra, ovvero una mostra che riflette su se stessa, sulla pratica espositiva, sui meccanismi che la regolano. Una mostra che svela tutti gli ingredienti – diversi ma uniti – che compongono un affresco composito dell’arte contemporanea italiana in tutte le sue diverse specificità e sfumature.

“(in) light”, libera espressione con luce in movimento

Da oggi al 5 dicembre è allestita presso l’Istituto Zaccaria di Milano (via della Commenda 5)  la mostra (in)light, un progetto fotografico di Michela Benaglia sulla dispersione scolastica realizzato partendo dai progetti sviluppati dalla Fondazione Sicomoro per l’istruzione Onlus. Un’esposizione nata dal laboratorio Luce in Movimento, ideato e sviluppato insieme all’artista Roberta Maddalena, al quale hanno partecipato i ragazzi della Scuola della Seconda Opportunità.

 

Performance di Agata, classe di Lodi
Performance di Agata, classe di Lodi

 

Negli spazi dell’Istituto Zaccaria sarà esposta una selezione di foto (13 in tutto) in grande formato. Immagini in cui vengono colte le espressioni del movimento libero e consapevole del corpo dei ragazzi. Un corpo in movimento che crea disegni di luce. Vere e proprie istantanee vive diverse dai ritratti classici, tesi a fissare i lineamenti di un volto o i tratti di un carattere.

 

Performance di Michael, classe di Milano Gratosoglio
Performance di Michael, classe di Milano Gratosoglio

 

Il volto a volte si vede, a volte no”, precisa Michela Benaglia, “e i disegni di luce nello spazio diventano metafora e significato delle potenzialità uniche di ogni ragazzo, come se la loro luce creativa venisse finalmente espressa”.

 

Performance di Lele, classe di Lodi
Performance di Lele, classe di Lodi

 

Scopo di questo training espressivo di corpo e segno era quello di aiutare i ragazzi a comprendere come la creatività sia qualcosa che emerge dall’anima della persona, dalla sua storia e dalla sua esistenza. Una creatività che poi possa essere ricondotta nel quotidiano, in qualsiasi azione e in qualsiasi contesto.

 

Performance di Gabriel, classe di Lodi
Performance di Gabriel, classe di Lodi

 

In mostra ci saranno anche un video e alcuni dei temi scritti dai ragazzi. Oltre alle fotografie,  questi contributi trasmetteranno un messaggio, profondamente in sintonia con la missione della Fondazione: dare una possibilità di riscatto agli adolescenti in difficoltà sui banchi di scuola, aiutandoli a conseguire la licenza di terza media grazie al sostegno appassionato di docenti, educatori, psicologi e pedagogisti.

Arriva al cinema il “Teatro alla Scala”, il tempio dell’arte

Uscirà al cinema, solo il 24 e 25 novembre, Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie, il film evento dedicato a uno dei templi più esclusivi della musica e dello spettacolo mondiale, un luogo dove l’arte si costruisce, si rappresenta, si vive. Diretta da Luca Lucini, Silvia Corbetta e Piero Maranghi, questa pellicola racconta la storia del Teatro che più di ogni altro ha catturato e legato a sé indissolubilmente i più grandi nomi della scena musicale di tutti i tempi.

 

Maria Callas
Maria Callas

 

Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Arturo Toscanini, Maria Callas, Luchino Visconti hanno fondato il mito di un luogo, animato in anni più recenti da artisti come Claudio Abbado e Riccardo Muti. Ancora oggi suscita un senso di sacralità: nel film ce lo raccontano tra gli altri i direttori d’orchestra Daniel Barenboim e Riccardo Chailly, i cantanti Mirella Freni e Plácido Domingo, i ballerini Carla Fracci e Roberto Bolle oltre ai Sovrintendenti Pereira, Lissner e Fontana.

 

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Inaugurato nel 1778, il Teatro alla Scala di Milano è il luogo dove è nata la tradizione della grande opera italiana. Le emozioni assorbite dalle tende di velluto, dal legno del palcoscenico, dalle poltrone in platea sono vive ancora oggi e riemergono ogni notte, nel momento stesso in cui le luci si abbassano, il pubblico ammutolisce e inizia lo spettacolo. Così le videocamere, accompagnate dalla voce narrante di Sandro Lombardi, percorrono i corridoi e ci fanno respirare 237 anni di storia: una delizia per lo spettatore in un maestoso susseguirsi di scoperte e rivelazioni.

 

Gavazzeni con Ingrid Bergman
Gavazzeni con Ingrid Bergman

 

Gli autori Luca Lucini e Silvia Corbetta hanno dichiarato: “Abbiamo abbandonato la rigidità del racconto prettamente cronologico e ci siamo lasciati trasportare dalle rapide di un fiume fatto di luci, musiche, immagini, silenzi”. Tra le location d’eccellenza che compaiono nel film anche il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia con la centrale termoelettrica Regina Margherita, che fa da sfondo alla ricostruzione di una scena in cui l’ingegner Colombo “attiva” la luce elettrica alla Scala.

 

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Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie vede anche la fotografia di Luca Bigazzi e la partecipazione straordinaria di Bebo Storti nel ruolo di Domenico Barbaja, Francesca Inaudi nel ruolo di Marietta Ricordi, Filippo Nigro nel ruolo di Bartolomeo Merelli, Giuseppe Cederna nel ruolo dell’Ingegnere Giuseppe Colombo, Andrea Bosca nel ruolo del concierge del Grand Hotel et de Milan, Gigio Alberti nel ruolo di Luigi Illica e Pia Engleberth nel ruolo di Biki.

Alla Triennale di Milano si sfoglia “Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana”

Dal 24 novembre 2015 al 6 marzo 2016 La Triennale di Milano presenta  Il  Nuovo  Vocabolario  della  Moda  italiana.  Una  mostra – dedicata ad Elio Fiorucci – unica nel suo genere, nata dall’esigenza di riconoscere e celebrare l’Italia della moda contemporanea e i suoi protagonisti. Marchi e creativi che negli ultimi 20 anni hanno rinnovato e recuperato il DNA culturale, tecnico e tecnologico della tradizione, riscrivendolo in un linguaggio del tutto originale.

 

 

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Il nuovo vocabolario della moda italiana analizza questo linguaggio e la nuova natura della moda italiana attraverso il lavoro dei suoi protagonisti e le loro molteplici espressioni. Dal prêt-à-porter allo streetwear, dalle calzature agli occhiali, dai bijoux ai cappelli: un inedito vocabolario di stile e produttività. La mostra è un’accurata messa in scena del tratto di storia recente del made in Italy, a partire dal 1998, l’anno che segna il concreto passaggio a un mondo interconnesso dal web, alle nuove forme della comunicazione;  dieci anni prima della grande crisi globale del 2008, che investe le economie occidentali e mette in crisi i paradigmi economici, sociali e culturali della post-modernità. Il 1998 è l’anno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”; tra chi ha attraversato la crisi rigenerandosi e chi ne ha tratto la spinta per intraprendere un percorso autonomo.

 

 

Elena Ghisellini Pochette “Rainbow Flag”,  © Foto Francisco Montoya
Elena Ghisellini Pochette “Rainbow Flag”,
© Foto Francisco Montoya

 

 

Oltre cento realtà tra le più importanti del panorama contemporaneo partecipano alla mostra con i propri prodotti e progetti. Sono stilisti e marchi, selezionati con l’approccio didattico-scientifico di un sistema a fasi successive dai curatori Paola Bertola e Vittorio Linfante insieme con il Comitato Scientifico della mostra (presieduto da Eleonora Fiorani e composto da Silvana Annicchiarico, Gianluca Bauzano, Patrizia Calefato, Enrica Morini, Domenico Quaranta e Salvo Testa), e avvalendosi di un nutrito gruppo di “advisor” esperti del mondo della moda (comunicatori, stilisti, giornalisti, produttori, distributori…). Perché “vocabolario”? Per sintetizzare, illustrare, definire le caratteristiche  fondanti  del  made  in  Italy  contemporaneo,  oggi ancora in fase di scrittura e di evoluzione.

 

 

Carolina Melis 2014
Carolina Melis 2014

 

 

Se da una parte il “fatto in Italia” è riconosciuto nel mondo come eccellenza, dall’altra è tipicamente rappresentato da marchi e stilisti affermatisi sino agli anni Novanta, negando in un certo senso la sua capacità di rigenerazione. Eppure, confermando la storica attitudine all’auto-organizzazione italiana, una nuova generazione sta scrivendo da tempo un linguaggio riconfigurato della moda italiana. Questo grazie alla valorizzazione di risorse accessibili in Italia e scomparse altrove: l’attitudine progettuale diffusa, i patrimoni di cultura materiale, le piccole reti di laboratori, le manifatture periferiche», spiegano i curatori Bertola e Linfante. “Vocabolario”, dunque, nel suo significato di “repertorio di termini e locuzioni” è il mezzo per definire e cristallizzare il nuovo linguaggio del made in Italy.

 

 

N3M / NoiTreMilano  Mocassino “Boccioni” P/Eestate 2016 © Foto courtesy NoiTreMilano
N3M / NoiTreMilano
Mocassino “Boccioni”
P/Eestate 2016
© Foto courtesy NoiTreMilano

 

 

Per valorizzare il contenuto progettuale dei capi, degli accessori e per esprimere con forza il concetto di “vocabolario”, la mostra è strutturata in un percorso composto da Lemmi che sintetizzano ognuno un concetto tipico e rinnovato del made in Italy. Per esempio: Materia, Costruzione, Ornamento, Dettaglio, Laboratorio, ognuno  caratterizzato da istallazioni che illustrano il prodotto e il relativo processo creativo, dal cartamodello, agli accessori, dalle prove di lavorazione alle componenti.

 

 

 

Elena Xausa Babel
Elena Xausa Babel

 

 

La mostra è articolata in 3 macro sezioni:

 1. Vocabolario: qui i prodotti sono organizzati intorno a concetti chiave, così da rappresentare i diversi approcci progettuali che ricontestualizzano gli elementi archetipici del prodotto italiano.
 2.   Narrazioni:   dove   viene   tracciata   la   mappa   del   sistema   di produzione culturale e comunicativa che ruota intorno alla moda: fotografia, illustrazione, nuovi media, editoria, video-arte.
 3. Biografie: è la sezione che concentra la narrazione sulle storie dei singoli stilisti e marchi cui si deve il nuovo linguaggio della moda made in Italy.

 

Fonte: La Triennale di Milano