Uno dei maestri della fotografia del Novecento, precursore dell’emancipazione della donna e autore di scatti passati alla storia: tutto questo è stato Henry Clarke, uno tra i fotografi più prolifici e longevi, le cui foto sono state testimoni di quattro decenni, dagli anni Cinquanta fino ai primi anni Ottanta.
Tanti i generi sperimentati dal genio di Clarke: miriadi di scatti di moda e ritratti di personaggi celebri, il fotografo americano è stato arbiter elegantiae della moda italiana, francese e americana.
Nato nel 1918 in California, a Los Angeles, da immigrati irlandesi, Clarke cresce in un periodo attraversato da numerose correnti culturali. L’esperienza della guerra fa da spartiacque tra il vecchio e il nuovo. Il giovane Henry si avvicina alla fotografia di moda nel 1948, dapprima a New York e poi trasferendosi a Parigi.

Marina Schiano, 1968

Ancora la Schiano, 1968

Editha Dussler in Paulina Trige, 1966
L’immaginario collettivo di quegli anni era dominato dai due fotografi di Vogue Cecil Beaton e Horst P. Horst, entrambi fautori di un’estetica quantomai radicata nella tradizione. Ma si avvertiva sempre più l’esigenza di un cambio di prospettiva, che auspicava un ritorno ad una fotografia più radicata nella realtà. Lo stesso Clarke studiò le foto di Beaton, Horst ed Irving Penn, ma familiarizzò con una macchina fotografica più piccola, la Rolleiflex, a suo avviso capace di portare l’auspicato cambiamento di prospettiva.

Lauren Hutton in un caftano dorato Thea Porter, Vogue UK, dicembre 1969

Simone d’Aillencourt, 1966

Wilhelmina Cooper davanti alla dea Maishasur Mardini in un abito Madame Grès, Jodhour, India, dicembre 1964

La modella Samantha Jones in un caftano dalle stampe optical Livio de Simone, India, giugno 1967

La modella Samantha Jones davanti al tempio dei guerrieri Chichén Itzá, Messico, 1968

Modelle davanti le rovine di Xochicalco, fuori da Guernavaca, in abiti che ricordano i pepli greci, 1968

Samantha Jones in Emilio Pucci, 1967
Clarke fu allievo del vero rivoluzionario della fotografia di quegli anni, Alexey Brodovitch, presso la New School for Social Research. Fu qui che Clarke imparò forse la lezione più importante: come unire la fantasia che serve alla moda con l’energia tipica del reportage. Nel Dopoguerra imperversava uno stile ancora classico e fortemente radicato nella tradizione. Erano gli anni del New Look di Christian Dior, ma si avvertiva sempre più l’esigenza di dare voce ad un nuovo tipo di donna. Life Magazine aveva tristemente testimoniato il conflitto belli o con drammatici reportage fotografici dalle zone di guerra, ma Vogue continuava a commissionare lavori brillanti a Cecil Beaton, relegando la moda in un mondo che appariva talvolta ovattato e lontano dalla realtà.

Fotografie come opere d’arte

Henry Clarke viaggiò in moltissime parti del mondo per il suo lavoro, come l’Iran

I bellissimi paesaggi dell’Iran ritratti da Henry Clarke in foto suggestive

Scatti unici a metà tra moda e reportage

Marisa Berenson spicca in una foto scattata in Iran

Editha Dussler ritratta come una dea tra le rovine romane di Palmira, Siria

Isfahan, Iran, Vogue dicembre 1969

Marisa Berenson in un caftano dorato Tina Leser, 1967

Ancora la Berenson in caftano Halston, 1969

Le meravigliose stampe Emilio Pucci, 1966

Editha Dussler, Vogue giugno 1966

Veruschka, Vogue 1 Dicembre 1966

Editha Dussler su una spiaggia deserta, Vogue 1 Dicembre 1966

Sempre la Dussler, Vogue 1 dicembre 1966

Veruschka in tunica Pauline Trigére, Marocco 1964

La suggestiva location di Petra, 1965

Isa Stoppi per Vogue UK 1966
Una prima rivoluzione iniziò con Irving Penn e Richard Avedon, che portarono il reportage all’interno della fotografia di moda. Clarke iniziò a scattare foto per stilisti celebri, tra cui Dior, Fath, Balenciaga e Chanel. Le sue foto degli anni Cinquanta sono state spesso paragonate al lavoro di Irving Penn per quanto concerne il concetto di eleganza femminile; ma in Clarke manca quel particolare rigore formale e tecnico, come sostenne Nancy Hall-Duncan. In quel periodo egli stesso si fece promotore del risveglio culturale e stilistico dell’America e dell’Europa, coi suoi celebri scatti per riviste del calibro di Femina, Harper’s Bazaar e Vogue, e coi suoi ritratti di personaggi celebri, come Anna Magnani, Coco Chanel, Truman Capote, Cary Grant, Monica Vitti e Sophia Loren.

Veruschka in Jean Louis, 1965

Veruschka posa per Vogue, 2 aprile 1972

Barbara Carrera, foto del 1971

Castello San Nicola L’Arena, vicino Palermo, Vogue 1 dicembre 1967

La modella Barbara Bach fotografata a Villa Trabia, Palermo, in un abito Leslie Fay, Vogue 1 dicembre 1967

Veruschka in Valentino, 1 novembre 1966
Dalla metà degli anni Cinquanta firmò per David Libermann un contratto di esclusiva per le edizioni francese, americana e britannica di Vogue e iniziò a fare numerosi viaggi che lo portarono in giro per il mondo: Messico, Brasile, Spagna, Portogallo, Turchia, India, Iran, Siria ed Italia.
Ma è il decennio successivo che lo consacra al mito: grazie a Diana Vreeland, editor di Vogue, in questi anni Clarke ha ritratto magistralmente la donna moderna. Questa è la parte forse più interessante e più sottovalutata del suo lavoro, ossia l’essere riuscito, per primo, a ritrarre e testimoniare la portata storica della rivoluzione dei costumi sessuali che stava per avere luogo in quegli stessi anni.

Veruschka in Emilio Pucci in un editoriale voluto da Diana Vreeland, ambientato sulle rive del Tanganica, Tanzania, Vogue 1 gennaio 1965

Veruschka in una villa a sud di Roma, con un caftano giallo e una pashmina Ken Scott, novembre 1965

Istanbul, Turchia, Vogue dicembre 1966

Cherry Nelms in top e gonna Brigance fotografata in Portogallo, Vogue giugno 1952

Ancora Sherry “Cherry” Nelms a Olhao, Portogallo, con un bikini Calypso, Vogue giugno 1952

Cherry Nelms a Palermo, gennaio 1955

Abito in seta Bonnie Cashin, 1952

Moyra Swan in total look Anne Klein e cappello Cerruti, Spagna, 1969

Abito gipsy di Donald Brooks, Spagna 1969

Editha Dussler a Göreme, Turchia, abito di Chester Weinberg, dicembre 1966

Viviane, 1974

Altro scatto ambientato in Cappadocia, Göreme, Vogue 1 dicembre 1966
Le foto di Clarke degli anni Sessanta hanno per protagonista una donna moderna, che viaggia in tutto il mondo, indipendente, autosufficiente, sicura di sé. Scatti a colori ricchi di suggestioni etniche, con location mozzafiato. La sua donna è una dea indiana vestita di sari e caftani preziosi, una sacerdotessa che danza per raccogliere il favore degli dei. Cosmopolitismo ante litteram nelle sue foto che ritraggono donne gipsy, vestite secondo i costumi e le tradizioni dei singoli Paesi. Styling elaborati per nuove dee del sole, o zingare extra lusso che girano il mondo cavalcando un mulo, o ancora donne dall’eleganza moderna e rivoluzionaria, ritratte in costumi da bagno Emilio Pucci. Amante del barocco siciliano, celebri sono i suoi scatti ambientati a Palermo, Monreale e Bagheria. Su consiglio della contessa Consuelo Crespi, editor di Vogue US, scattò spesso in antichi palazzi della Capitale, come in quello di Cy Twombly. Suggestive le sue foto all’Eur, ad Ostia, ma anche in Turchia, Iran, tra le rovine di Argira, in Messico tra i templi maya ed aztechi e in Portogallo. Foto come reportage etnografici, con una partecipazione talvolta attiva della popolazione locale, come nello scatto con Isa Stoppi tra gli indios. Capolavori di una modernità impensabile per l’epoca.
L’arte azteca e amerindia, suggestioni indios e rovine di templi induisti diventano protagoniste e si rivelano le location più idonee per dar vita ad insuperabili capolavori di stile. In questo periodo Clarke ritrae modelle del calibro di Veruschka, Marisa Berenson, Benedetta Barzini, Marina Schiano, Isa Stoppi, Simone d’Aillencourt. Un cambio generazionale notevole, per un fotografo che aveva iniziato invece negli anni Cinquanta, ritraendo una femminilità assolutamente diversa. Proporzioni, set, outfits e location: tutto è in mirabile equilibrio nei suoi scatti, vere e proprie opere d’arte.

La modella Isa Stoppi

Marisa Berenson in Sardegna indossa un costume Pucci, 1967

Un altro scatto con la Berenson nelle coste della Sardegna, 1967

Benedetta Barzini in Emilio Pucci, 1968

Veruschka in Givenchy, 1966

Marisa Berenson e Benedetta Barzini nella casa romana di Cy Twombly in abiti Valentino, 1968
Nonostante i numerosissimi viaggi, Clarke restò per tutta la vita residente a Parigi, e morì nel sud della Francia nel 1996. Una retrospettiva sul suo lavoro fu allestita al Musée Galliera di Parigi tra l’ottobre 2002 e il marzo del 2003.
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