Gigi Hadid nuovo angelo di Victoria’s Secret

Lunghi capelli biondi, un volto perfetto dalle labbra carnose e un fisico statuario, dalle curve mozzafiato. Gigi Hadid è stata appena scelta come nuovo Angelo dalla celebre maison di intimo Victoria’s Secret.

La top model, classe 1995, è oggi tra le modelle più richieste: nata a Los Angeles, nelle sue vene scorre sangue misto: la bella Gigi è figlia dell’operatore immobiliare palestinese Mohammed Hadid e dell’ex modella olandese Yolanda Foster. Inedito mix che rende la bellezza della modella ancora più particolare.

Sorella di Bella Hadid, anche lei top model del momento, la bionda Gigi è apparsa sull’ultima edizione del Calendario Pirelli, in cui è ritratta strizzata in un body in latex super sexy.

Gigi Hadid per ELLE Canada Novembre 2015
Gigi Hadid per ELLE Canada Novembre 2015
Protagonista del mese di novembre nel calendario Pirelli 2015
Protagonista del mese di novembre nel calendario Pirelli 2015

In passerella per Tommy Hilfiger, P/E 2016
In passerella per Tommy Hilfiger, P/E 2016


Protagonista indiscussa delle ultime fashion week, la sua bellezza esplosiva è stata recentemente al centro di numerose polemiche: incredibile ma vero, Gigi Hadid è stata apostrofata come troppo formosa per le passerelle, almeno a detta dei suoi (pochi) detrattori. Non la pensa invece così Victoria’s Secret: il colosso americano dell’underwear ha infatti ingaggiato la splendida modella come nuovo angelo. Ad Edward Razek, il creative director e producer dello show Victoria’s Secret, sono bastati pochi minuti per capire che quel fisico atletico ma dotato di curve sensualissime era perfetto per il brand.

Considerato l’evento mediatico per eccellenza, la sfilata di Victoria’s Secret ha visto protagoniste le donne più belle del mondo: da Adriana Lima a Doutzen Kroes, da Candice Swanepoel ad Alessandra Ambrosio. Con un video diffuso in rete dallo stesso brand e divenuto già virale, la ventenne Gigi annuncia entusiasta il nuovo contratto.

Gigi Hadid è nata a Los Angeles nel 1995
Curve esplosive per la modella, nata nel 1995
La modella è stata il volto di Maybelline New York
La modella è stata il volto di Maybelline New York

Sulla cover di Vogue Brasile, luglio 2015
Sulla cover di Vogue Brasile, luglio 2015


Protagonista dell’ultimo video di Calvin Harris, che la valorizza in tutto il suo splendore, già cover girl di Sports Illustrated e volto di Guess e Maybelline New York, la top model statunitense si appresta ora a divenire la protagonista più attesa della sfilata di Victoria’s Secret, che si terrà il prossimo 8 dicembre a New York, con ospiti del calibro di Rihanna e Selena Gomez. Della serie, evviva le curve.


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Halloween: must have da indossare

Halloween: must have da indossare

È la notte più spaventosa di tutto l’anno: Halloween sta per arrivare, con tutte le sua tradizioni e il suo mistero. “Trick-or-treating” è il motto con cui i bambini vanno di porta in porta: dolcetto o scherzetto è la parola chiave, ma le mise indossate sono da brivido.

Il dress-code della serata prevede tutto il necessario per riuscire in un unico scopo: spaventare. E la moda si comporta di conseguenza, proponendo una vasta gamma di modelli, per essere le più ammirate della serata.

Largo a suggestioni gothic, tra abiti lunghi o bodycon dress voluttuosi e sexy: nero passepartout, ma anche tutta la palette cromatica del prugna, del borgogna e del blu notte, tra pizzi e velluti: per delle novelle streghe ad alto tasso di seduzione.

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Halloween visto da Tim Walker per Harper’s Bazaar, 2009
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Tim Walker e Tim Burton uniti in uno shooting da brivido
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Occhi mostruosi sul tubino ASOS

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Scheletri proposti da Missguided


E grazie allo shopping online vestirsi con stile ed originalità è ormai alla portata di tutti: tantissime sono le proposte dei siti web più famosi, anche a costi contenuti, per uno stile accessibile ed originale.

Da ASOS c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra bodycon dress raffiguranti mostri e scheletri e maxi dress dall’appeal sofisticato. Si procede con il nuovo trend di stagione, le felpe: coloratissime, le scritte stampate inneggiano alle streghe, per la serata più spaventosa di tutto l’anno. Largo a pelle e velluto, per capi dalle suggestioni vagamente fetish: body mozzafiato e pencil skirts che valorizzano le curve, o ancora maxi gonne dagli spacchi audaci. Capi low-cost ma dal grande impatto scenografico, per un mood scary.

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Felpa ASOS
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Mood festish per Halloween secondo Missguided
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Crop top per il vestito aderente in velluto ASOS

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Spacco hot per la tuta lunga con cintura, sempre ASOS


Pizzo nero protagonista assoluto, per trasparenze hot o tubini ad alto potenziale erotico: perché in fondo essere sexy non guasta, neanche ad Halloween. Effetto vedo-non vedo su maxi dress e tubini con scollatura bardot. Immancabili gli accessori, come le maschere, must have della serata, o le scarpe, meglio se cuissardes stringati, per un look sofisticato dagli accenni boudoir.

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Nude look e giochi di pizzo per il maxi dress Missguided
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Stile vittoriano per l’abito in pizzo di Warehouse
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Sexy l’abito in pizzo proposto da Boohoo
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Design e charme nella maschera di Johnny Loves Rosie

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Sexy gli stivali proposti da Missguided


La regola d’oro per Halloween è fondamentalmente una: osare. E tante sono le celebrities che hanno preso in parola questa massima, a partire dall’immancabile icona di stile Kate Moss: la top model è un’habitué delle feste di Halloween, e le sue mise sono sempre riuscite, come quella stile Morticia Adams. Anche la splendida Adriana Lima ci ha regalato degli outfit originalissimi, come la sua interpretazione della sposa cadavere. Halloween tra tutte le festività è quella con il maggiore impatto sulla moda e lo stile: già negli anni Cinquanta le dive più famose si agghindavano da streghe per shooting e campagne pubblicitarie. Indimenticabile Ava Gardner a cavallo di una scopa, o Veronica Lake versione strega. Una tradizione che non smette di affascinare.

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Kate Moss e Jamie Hince
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Adriana Lima versione sposa cadavere
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Ava Gardner
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Halloween negli anni Cinquanta

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Veronica Lake



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Pauline de Rothschild: l’incarnazione dello stile

Pauline de Rothschild: l’incarnazione dello stile

Quando si parla di moda e stile, la si venera come una dea. La baronessa Pauline de Rothschild è stata una delle più longeve ed influenti icone di eleganza. Uno stile a trecentosessanta gradi, che comprendeva diversi settori dell’arte e della cultura, dal momento che la celebre icona è stata anche scrittrice, fashion designer e traduttrice di diverse opere, dalla poesia elisabettiana ai testi teatrali di Cristopher Fry.

Pauline Fairfax Potter Leser nacque il 31 dicembre del 1908 nel quartiere parigino di Passy da due americani espatriati, originari di Baltimora e successivamente stabilitisi a Parigi. La madre di Pauline è Gwendolen Playford Cary, una pronipote di Thomas Jefferson nonché lontana cugina dei Lord britannici Falkland e Cary, mentre suo padre è Francis Hunter Potter, un playboy nipote di Alonzo Potter, vescovo della Chiesa Episcopale di Pennsylvania. Nipote di Francis Scott Key e diretta discendente di Pocahontas, la celebre principessa indiana protagonista di svariate leggende e film, Pauline Potter era esponente di una delle famiglie più antiche degli Stati Americani del Sud, che vantavano una lunga discendenza a partire dal XVII secolo.

Il padre abbandona lei e la madre, e quest’ultima diviene in breve tempo preda dell’alcolismo. La piccola Pauline viene quindi spedita da alcuni cugini a Baltimora: elegante ed ambiziosa, la ragazza è un pesce fuor d’acqua in quell’ambiente. “I want to have a more interesting life”, “voglio avere una vita più interessante”, dichiara ancora giovanissima. Pauline si colora le unghie, compra mobili in stile bohémien e coltiva una propria eleganza, assolutamente inadeguata a quel contesto provinciale. Bella ma non in modo convenzionale, una pelle imperfetta, una statura smisurata per l’epoca e lineamenti che sfuggivano ai canoni estetici classici, la giovane ha una voce che incanta e una grande cultura. La sua ambizione è quella di sposare un uomo provvisto di titolo nobiliare, ed è disposta a grandi sacrifici pur di ottenere il suo scopo.

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Pauline de Rothschild è stata socialite, icona di stile e fashion designer di successo


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All’anagrafe Pauline Fairfax Potter Leser, la futura baronessa Rothschild nacque nel quartiere parigino di Passy da due genitori di origine americana


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La baronessa ritratta da Horst P. Horst nella celebre camera da letto del suo appartamento parigino


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Gli splendidi interni dell’appartamento parigino arredato dalla baronessa


Ancora giovanissima, paga lo scotto di uscire dall’angusta realtà di Baltimora sposando Fulton Leser, un giovane di buona famiglia: ma il matrimonio naufraga in fretta a causa delle scarse doti amatorie del giovane. Enigmatica come Greta Garbo, la sua attrice preferita, grandissimi occhi su un viso severo e capelli biondi, chi pensa che Pauline debba tutto al suo matrimonio con il barone Philippe de Rothschild, celebratosi nel 1954, ha molto da studiare: l’icona di stile era già un’eminente firma del Baltimore, svolgeva già brillantemente la professione di personal shopper ante litteram a New York, dirigeva negozi a Palma de Mallorca, lavorava negli stores di Elsa Schiaparelli a Londra e Parigi ed era una fashion designer di successo, capo del dipartimento ordini presso l’impero di Hattie Carnegie, nel cuore di Manhattan. Quest’ultima, al secolo Henrietta Kanengeiser, riconobbe immediatamente il talento della giovane Pauline, che lavorò lì dal 1945 al 1953 e si stima che fu una delle donne più pagate dell’epoca, negli Stati Uniti. Una self-made woman in piena regola, insomma, per la quale il matrimonio con un uomo del calibro di Rothschild era forse l’unica unione possibile, in un connubio di eleganza e cultura.

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Insuperato capolavoro di stile che rispecchia in pieno il gusto di Pauline de Rothschild


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Una foto dei baroni


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Il matrimonio tra il barone de Rothschild e Pauline Potter fu celebrato nel 1954


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Bellezza anticonvenzionale, Pauline de Rothschild con la treccia da un lato, l’acconciatura che la rese celebre


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Pauline ritratta da Shaun Thompson


Socialite amata e venerata, fu ritratta, tra gli altri, da Cecil Beaton e Horst P. Horst. Il suo stile fu sdoganato ufficialmente a seguito delle sue nozze, quando fu immortalata da Vogue, Harper’s Bazaar, Towm & Country e Women’s Wear Daily. Vero e proprio idolo della moda, la sua figura divenne celebre e fu accostata a nomi come Jacqueline Kennedy Onassis, Diana Vreeland, Coco Chanel e la Duchessa di Windsor.

Ossessionata dai capi Balenciaga, Courrèges e Yves Saint Laurent, Pauline era anche una fine intellettuale, nonostante il tempo speso nei camerini a provare i capi più lussuosi delle maison dell’epoca. Il suo stile tuttavia si esprime anche nella sua incredibile capacità di arredare gli interni delle sue sontuose abitazioni: celebre è diventata la camera da letto del suo appartamento di Parigi, piena di uccelli variopinti stilizzati alle pareti. Le sue sale da pranzo erano decorate con letti di muschio, sul modello dei dipinti giapponesi del Diciassettesimo secolo. Il suo appartamento londinese era pieno di tappeti di taffettà, e la baronessa era solita svegliarsi ogni mattina in mezza dozzina di camelie in fiore, su ispirazione dei palazzi di San Pietroburgo immersi nel paesaggio invernale. Porte multicolore direttamente importate dalla Spagna, letti di rose e giochi cromatici blu e oro che monopolizzavano l’attenzione. La sua lontana cugina Diana Vreeland mantenne intatte quelle pareti nel salotto dell’appartamento newyorchese dei Rothschild.

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Pauline de Rothschild in uno scatto di Horst P. Horst, Vogue, 1 marzo 1950


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Pauline de Rothschild è stata anche traduttrice della poesia elisabettiana e dei testi teatrali di Cristopher Fry


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La baronessa in uno scatto che ne immortala l’intramontabile eleganza


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Pauline de Rothschild in uno scatto di Cecil Beaton, anni Cinquanta


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L’icona di stile prediligeva capi Balenciaga e Yves Saint Laurent


“L’ultima esteta”, la definì il decoratore Russell Bush, capace di organizzare la sua sfera privata in modo artistico e sublime. Incarnazione dello stile, Pauline de Rothschild aveva un’attenzione certosina per i dettagli. Certo, il tempo e il denaro per soddisfare le proprie fantasie, anche le più ardite, non mancavano di certo a casa Rothschild. Ma l’estro non è qualcosa che si può acquistare col denaro, d’altronde. E se è vero che l’eleganza è innata, la baronessa scrittrice dalla lunga cosa di cavallo intrecciata su una spalla, e dall’amore per le stampe indiane e l’interior design, di eleganza ne aveva da vendere. Scomparsa nel 1976, la sua eredità stilistica è ancora oggi mirabile esempio di un’intramontabile eleganza e il suo ricordo è vivo più che mai.


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Adele: quando la bellezza è curvy

Telecom e il telemarketing scorretto

È l’ultima frontiera del telemarketing telefonico in Italia.
“Qui è l’ufficio contabilità di Telecom Italia. Volevamo informarla che dal prossimo bimestre scadono tutte le sue offerte e non ci sarà possibile proporLe nessuno sconto. Pagherà quindi quaranta euro in più “pausa “… Se decidesse di cambiare operatore sappia che con la riforma Bersani non dovrà fare nulla, non avrà costi e si occuperà di tutto il nuovo operatore. Volevamo solo informarla”.
In meno di un’ora un’altra telefonata. “Salve la chiamo da … (generalmente Vodafone o Fastweb, uno degli altri operatori, non cambia) volevamo proporle…”
Chiaramente la capacità di chiusura contratti telefonica della seconda telefonata è molto superiore essendoci stata la prima. E spesso le telefonate riguardano utenze intestate a persone anziane o in tarda mattinata quando “i mariti” (che ancora generalmente seguono queste cose) non sono in casa.


È questa la nuova frontiera del telemarketing da call-center, cui si affidano i commerciali dele compagnie telefoniche per generare contratti. Contratti che si traducono in pochi euro per l’operatore chiamante ma in migliaia di euro sia per il gestore del rapporto commerciale sia per la compagnia telefonica.
La pratica è molto diffusa e di certo la strategia adottata non è partita dagli operatori.
Almeno non credo affatto che Vodafone o Fastweb diano questa strategia e questa formula ai call-center cui si affidano per sviluppare la crescita del proprio fatturato e per attrarre clientela.


Chiaramente qui esistono una molteplicità di reati, che vannno dal millantato credito al falso, alla vera e propria truffa e raggiro, e che riguardano tutti la prima telefonata: non chiama nessun ufficio contabilità di Telecom, non esiste alcun rincaro, non esiste alcuna fine delle offerte. Il solo scopo è quelo di creare un’ansia ed una preoccupazione cui la seconda telefonata possa essere la soluzione attesa e provvidenziale.
Chiaramente – come direbbe anche l’ultimo degli avvocati – non c’è alcun nesso e responsabilità nelle azioni dell’operatore con la compagnia telefonica proposta nella seconda telefonata. Non vi è alcun coinvolgimento diretto nè azione deliberata. Nè chi chiama è dipendente della compagnia telefonica.
Esattamente come i titolari dei call-center, che non sono certo reponsabili e – affermano – non possono conoscere il contenuto della telefonata compiuta dal proprio dipendente (che spesso non ha nemmeno un contratto tale, e quindi viene anche meno un certo grado di responsabilità civile e penale) quasi come se quella telefonata fosse avvenuta “di sua iniziativa” e il contenuto “una sua creatura”. Già, anche quando le telefonate sono numerose, da parte di persone chiaramente differenti, e tutte uguali. Sarà un caso di creatività monocorde.
L’aspetto più drammatico è che alla fine di tutti questi reati ne finirebbero con il risponderne, proprio per quanto sin qui detto, i singoli operatori, coloro che materialmente ci mettono la voce e compiono il gesto e l’azione della telefonata.
 Gli ultimi, i mal pagati, i precari a vita, per quatrro soldi in tasca.


Eppure se andiamo a vedere i siti internet e le campagne di comunicazione delle grandi compagnie telefoniche, ci parlano spesso di responsabilità sociale di impresa, di etica, di correttezza, di trasparenza, di attenzione al cliente… e investono milioni dei loro ricavi in progetti sociali e ambientali.
Ecco, la domanda che sorge davvero semplice, banale e spontanea, forse anche apparendo un po’ ingenua, sarebbe… ma non è il caso di metterci un po’ di etica anche nel marketing, di darsi qualche limite, di controllare i sub appaltatori cosa fanno, come agiscono, e come raggiungono i risultati?
Perchè se è vero che parte degli utili derivano anche dal taglio dei costi, e quindi dal pagare sempre meno i call-center, è pur vero che consentire campagne come queste finisce con il diventare un boomerang, cui è difficile mettere una pezza. 
E regge poco l’idea del “non sapevo”, non sono miei dipendenti, non abbiamo dato noi queste direttive, non siamo responsabili, non potevamo sapere/controllare etc etc etc

I 4 negozi vintage più vantaggiosi di Milano

I 4 negozi vintage più vantaggiosi di Milano

I negozi vintage della capitale italiana dello stile si adeguano alle tendenze mondiali offrendo allettanti servizi per i propri clienti. Ecco, dunque, in esclusiva per D-Art, le quattro migliori boutique dell’usato selezionato presenti in città e non solo.

Il vintage è da sempre una parabola altalenante, vi sono i cultori e coloro che acquistano il second hand perchè spinti dall’ultimo trend. Milano è una città che da anni ospita tali categorie di acquirenti, residenti e non. E’ un mercato, quello della seconda mano, in continua evoluzione e è per questo che i negozi di ultima generazione e quelli storici hanno cercato di adeguarsi ai concorrenti sparsi nelle strade di tutto il mondo.
Ecco le quattro realtà che, nel 2015, possono vantare idee al passo con i tempi.

1. Aperto meno di due anni fa, Bivio pullula di clienti a ogni ora del giorno. Il motivo? La sua innovativa formula di shopping ha risolto i problemi di spazio di molti cittadini . Lo store, infatti, compra da privati che hanno armadi straripanti. Si tratta di una formula che da sempre esiste negli Stati Uniti e che in Italia consente di percepire il 30% del prezzo di vendita in contanti o il 50% in buono acquisto.
I capi e gli accessori, tutti sapientemente selezionati ai fini di una variegata proposta, vengono rimessi in vendita a prezzi decisamente vantaggiosi.
Per scoprire i giorni e le ore delle campagne acquisti basta consultare costantemente il sito e non aspettare altro che trarre vantaggi economici dal proprio guardaroba.

Bivio la salvezza di molti fashion addict
Bivio la salvezza di molti fashion addict

2. Dall’eclettismo a portata di tasche di Bivio alla storicità di Cavalli e Nastri. Conosciuto da sempre per l’accuratezza delle proprie selezioni, dagli anni ’20 a oggi, il negozio, nelle sue 3 sedi, funge anche da archivio per gli appassionati e gli addetti del settore.
La ricerca che lo contraddistingue viene effettuata nei vari angoli del globo e ogni location milanese dell’attività ha la sua particolarità. Nel negozio di Brera si possono trovare le scelte degli ultimi 50 anni come l’altissima sartorialità delle Sorelle Fontana e Balenciaga affiancate ai recuperi creativi dei designer emergenti.
In Via Mora 12 e 3 si trovano rispettivamente ciò che possiamo definire collezionismo, vale a dire selezioni dalla fine dell’800 agli anni ’70, le idee per l’uomo e gli oggetti di modernariato.
Anche Cavalli e Nastri, forte della sua selettività acquista da privati. I propri esperti ricevono su appuntamento oppure si recano direttamente a casa dell’interessato.

Un angolo del rinomato negozio Cavalli e Nastri
Un angolo del rinomato Cavalli e Nastri

3. Nel panorama cittadino del vintage, che resta comunque variegato e più o meno innovativo, vantando innumerevoli esponenti, si sta facendo strada Sine Modus.
Uno spazio nato nel 2012 come contenitore di capi senza tempo aggiornati secondo le attuali tendenze. Per le due titolari le fedeli alleate sono la macchina da cucire e tanta pazienza utili per ridar vita all’usato selezionato rendendolo contemporaneo.
Da negozio vintage e di recupero all’utilizzo delle stoffe, ricercate in tutta la Penisola, per la realizzazione di turbanti in varie fogge.
Proprio smontando gli abiti presenti in magazzino, Sine Modus ha iniziato a produrre copricapi divenuti ben presto feticcio di molte appassionate, tanto da essere eletti come simbolo del brand. Prodotti in una prestigiosa modisteria sono rivenduti nello store di Via Sirtori e anche online, dove il brand ha un’intensa attività social offrendo spunti e consigli per tutte le donne alla ricerca dello stile quotidiano.

Selezioni vintage e turbanti presso Sine Modus
Selezioni vintage e turbanti da Sine Modus

4. E’ proprio sul web che opera la boutique Ricerca di Arezzo, (e Milano) un piccolo paradiso nel centro della città toscana, che ha ramificato la propria realtà su varie piattaforme. La signora Rita Cantarelli, con il suo savoir faire, vi porterà alla scoperta degli accessori di nicchia più esclusivi e sarà disponibile nel reperimento delle borse che avete sempre desiderato, come le 2.55 di Chanel, la Kelly di Hermès e le Louis Vuitton limited edition. Nel caso di Ricerca è disponibile il servizio di conto vendita. Stanche dei vostri accessori di lusso? In poco tempo la signora Cantarelli provvederà a venderli garantendovi un’ottima provvigione.

Lusso second hand press Ricerca
Luxury second hand presso Ricerca

La moda e il riciclo diventano, quindi, carburante economico per un Paese che non ha mai smesso di reinventarsi, dando vita a dinamiche realtà che dal capoluogo meneghino faranno di sicuro breccia nel cuore dell’intera popolazione.

The Lobster di Yorgos Lanthimos, ovvero il sistema dell’amore

Nei giochi si assumono dei ruoli, ci si attiene a delle regole, discrete oppure ostentate, si entra in un sistema che per una durata imprecisa arbitraria vi estrae da un ambiente, ritenuto reale, e vi cala in un altro, ritenuto fittizio, una versione parziale esasperata del primo, a volte. Un film si presta al gioco, non che debba divertire rassicurante, anche la sofferenza breve lancinante può rientrarvi, forse per suggerire che le allusioni che promuove non sono del tutto innocue, ciò che lo rende esilarante è la precisione disinibita provocatoria delle semplificazioni che adotta.


The Lobster di Yorgos Lanthimos, ovvero il sistema dell’amore


Una tra le tante, farvi credere che siete osservatori estranei del gioco, come se non ne faceste parte, per poi lasciarvi intendere, troncando ogni dubbio, che ci state dentro, fino alla gola, e se avete riso, fin a quel punto, riderete un po’ meno. Se non avete mai giocato al sistema dell’amore, e può essere che lo crediate prima di aver visto The Lobster, di Yorgos Lanthimos, allora uno dei ruoli principali, a titolo gratuito certo, vi attende, perché è dedicato proprio a voi, e non è quello del lascivo analista di una abietta negazione del cuore umano, della denuncia a forti tinte di un autore che tratta il disinganno rabbioso e sfiduciato del cuore umano.


Quanto di caustico, potenzialmente deprimente e malvagio, di freddo artificio pianificato per farvi irritare, c’è in questo film, scuote un nervo anestetizzato, di sicuro, la vostra, nostra mitologia adagiata del sentimento genuino trasparente, ma non vi lascia senza vie d’uscita, anzi ve ne apre come di rado può accadere, ovviamente in un finale che a niente vale anticipare, proprio perché dipende solo da voi. Il sistema dell’amore, cui credete, forse, di non prendere parte, è quello coercitivo e, dato l’argomento, paradossale, in cui la più scrupolosa regola da seguire, assoggettati a pene e ricompense, è quella dell’accoppiamento premeditato, dell’anima gemella obbligatoria.


The Lobster di Yorgos Lanthimos, ovvero il sistema dell’amore


Certo, paradossale, e il gioco proprio per questo si fa esilarante ed eloquente, perché, ci si chiede, come si può ridurre l’amore a una pratica di scelte binarie condizionate, ossia, come lo si può riassumere, in una ossessione di senso e definizione, a lo stare insieme a qualcuno, e quindi ricevere gratificazione, inservibile in quanto si è costretti a ipocrite strategie di accoppiamento, o non lo stare insieme a qualcuno, e quindi ricevere punizioni degradanti definitive. Tra le punizioni che potremmo elencare, una la principale, nel film, è il bando categorico letterale dalla società, la regressione all’animale che preferiamo, l’aragosta, in questo caso, per Colin Farrel, protagonista sovrappeso e remissivo, fino all’ultimo, prima di cedere allo spettatore la soluzione finale, se esiste. Fare dell’amore una scelta, che è chiaro così divenga solo una tattica di sopravvivenza sociale riconosciuta e stimolata allo sfinimento, di certo vuol dire collegarlo ad un retroscena di timori radicato su cui neanche vale la pensa di insistere, e di fatti il film asetticamente lo evita, dandolo per acquisito, come un umore fondamentale del reale, ossia lo spettro panico della solitudine come vergogna primaria.


Ma è solo un gioco, in cui le mezze misure sono abolite, in favore di quello che è stato accuratamente rimosso, il terzo escluso, potremmo dire, che sempre si sottrae alla forzatura della scelta predefinita, in questo caso falsamente aperta sullo stare o meno con qualcuno, e da un gioco, si sa, è una regola implicita, ci si può sempre sfilare, senza dover ingrassare la contabilità dei vincitori e degli sconfitti.


Un film da tenere accanto, non che lo si debba vedere in rapida successione, per meglio intendere The Lobster, è Twentynine Palms di Bruno Dumont, dove l’amore, di una coppia, viene spaccato traumaticamente in pezzi, quasi ridotto in poltiglia, in una accelerazione orrida di violenza visiva, per mostrarne il fatuo mostruoso. Se nel primo il grottesco si dipana in favore di possibilità che il sistema precludeva, non riuscendole mai a scongiurare fino in fondo, in quest’ultimo a prevalere è una sentenza disperata che lascia i nervi tormentati, senza alcun sollievo. Da sconsigliare, quindi, la visione in coppia, specialmente se avete altri programmi dopo il film.

NEON PUNK CHIC, la collezione JF LONDON SS2016

-NEON PUNK CHIC-


David Bowie, Andy Warhol, The Sex Pistols, la collezione JFLONDON sfida l’ordinario.

Il nuovo brand Made in Italy, che vede la direzione artistica del celebre creativo Joshua Fenu, si articola in una produzione diversificata proponendo calzature e accessori Uomo/Donna di altissima qualità, oggetti di culto glam e dal design ricercato.

Un logo con una stella a cinque punte e delle iconiche suole pink sono il perfetto biglietto da visita per accessori che si affacciano sul mercato carichi del know-how di un direttore creativo come J. Fenu, già consulente creativo per alcune delle maggiori Maison di moda internazionali.

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La collezione donna JF LONDON vanta una moltitudine di modelli: da evergreen decolletè e chanel, a vertiginosi e futuristici sandali per ogni occasione, tronchetti open toe in nappa fino a praticissime slippers logate in suede. Il designer gioca sulla riconoscibilità e sull’attenzione al particolare, contrassegnando i pezzi con piccoli piercing metallizzati, sagome punk di saette a contrasto e della celebre Union Jack, sotto forma di divertenti zip a contrasto.

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Per l’uomo, una rilettura eccentrica di ankle boots in suede, anfibi in pelle nera con dettagli fluo, dalla forte ispirazione ‘80s e classiche “clarks” che giocano sul forte contrasto, colore/materiale.

Un omaggio sentito al mentore e grande amico Elio Fiorucci, alla trasgressione della New York anni ’80, che solo il suo genio riuscì a comprendere, di Studio 54, ritrovo di divinità del rock e di quella Milano decadente che solo lui sarebbe riuscito a rilanciare.

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SIGNATURE COLLECTION BY FENU

Una collezione di calzature uomo che rispecchia l’attenzione al dettaglio e la manifattura italiana tradizionale.

Una rilettura dei classici modelli Oxford e mocassini in vera pelle, pantofole dai loghi finemente ricamati da giorno e arricchiti da Swaroski Elements, coccodrillo e pelle metal per la sera.

SNEAKERS – THE WALK OF FAME

Una varietà sorprendente di sneakers uomo/donna, di pregiata manifattura italiana: frange e borchie, pelle pitonata, zip over e dettagli di corsetteria si alternano in un vortice creativo di chiara matrice Sporty chic.

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Adele: quando la bellezza è curvy

Un viso angelico ed una voce unica: Adele è tornata dopo quattro anni con il suo nuovo singolo, Hello, che è già il pezzo più ascoltato d’autunno, e con ben 30 chili in meno.

Un video struggente, in delicate atmosfere filtrate da una luce seppia, molto retrò, ed un testo strappalacrime: ma Adele Laurie Blue Adkins, classe 1988, non è solo la voce più bella di questo decennio.

Uno stile raffinato l’ha contraddistinta dai suoi esordi: l’immancabile eyeliner, le ciglia finte e una classe oggi quantomai rara l’hanno portata, nel 2012, ad apparire sulla cover di Vogue America.

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Adele è tornata col suo nuovo singolo, “Hello”, mentre il suo nuovo album uscirà il prossimo 20 novembre
Eyeliner e ciglia finte: lo stile Adele
Eyeliner e ciglia finte: lo stile Adele

Adele fotografata da Mert Alas and Marcus Piggott con lo styling di Tonne Goodman per Vogue America, marzo 2012
Adele fotografata da Mert Alas and Marcus Piggott con lo styling di Tonne Goodman per Vogue America, marzo 2012


Ritratta da fotografi del calibro di Mert & Marcus, la sua fotogenia nulla ha da invidiare alle modelle professioniste. Il carisma fa la differenza, e la sua proverbiale simpatia catalizzano l’attenzione ad ogni sua esibizione pubblica.

Consacrata ad icona di stile e bellezza, la cantante britannica non ha nulla da invidiare alle colleghe taglia 40: un volto dai lineamenti perfetti, grandi ed espressivi occhi azzurri e labbra carnose, il biondo caldo di capelli ad onde e la sofisticata eleganza di icone della musica del calibro di Etta James ed Aretha Franklin, sue ispiratrici.

Il suo stile predilige suggestioni vintage, come i capelli cotonati e le unghie finte, tubini neri e pizzo, ma anche capi colorati. I chili in più non ne hanno mai scalfito la bellezza, ma nonostante ciò la cantante ha deciso di sottoporsi ad una dieta vegana, perdendo ben 30 chili. La cantante che ha venduto di più dai tempi dei Beatles adesso è tornata, più affascinante che mai.

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Il servizio pubblicato su Vogue America nel 2012
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Viso perfetto e labbra carnose per la cantante britannica
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Rossetto rosso lacca e sofisticata eleganza

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Adele Laurie Blue Adkins è nata il 5 maggio 1988 a Tottenham, Londra



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Carine Roitfeld, vita da fashion editor

Lucilla Agosti nel nuovo store Cinti

Il brand bolognese di accessori, ha inaugurato il nuovo store presso il nuovo complesso commerciale di Piazza Portello a Milano.

Uno spazio di 50 mq, che ospiterà la collezione F/W, proposta attraverso una vasta selezione che spazierà da calzature donna e uomo, borse e gioielli. Un’ampia vetrina definisce l’accesso alla nuova boutique Cinti, nel cuore del centro commerciale più importante di Milano, con un allestimento dell’ambiente espositivo che crea un fil rouge dall’esterno all’interno del negozio, mantenendo un’immagine sofisticata ed elegante.

Mobili laccati in bianco, metallo verniciato in contrasto e un caldo parquet definiscono uno spazio luminoso, ridefinito da mensole in vetro, per un’atmosfera calda e accogliente, come nello spirito del brand.

Lucilla Agosti presente all’apertura della nuova boutique Cinti.

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Moda must have pellicce – Dellera autunno/inverno 15/16

Dellera Pellicce apre così il suo laboratorio artistico e innovativo a una donna sempre più trasversale, senza tempo, senza età, ricca di stile e personalità.
Il fascino di capi e accessori che han fatto la storia della pelliccia si accompagnano a interpretazioni di rara intensità, in uno scenario “caldissimo” di tagli unici e colori esclusivi.

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Un emozionante intercalare di accattivanti look mini, midi, maxi, che spaziano da giubbotti a giacconi (in castor rex, visone o lapin), a cappotti, giacche, gilet, scialli, coprispalle, colli, cagoule, stole, colbacchi, cappelli, nelle lavorazioni artigianali a tricot, a fiori, condite da preziosi tessuti (chiffon e shantung di seta).

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Una collezione ispirata alle tinte di sempre (nero, marrone, grigio, bianco) e arricchita da quelle più nuove e sfiziose (blu scuro, “ottanio”), fino a spingersi al giallo e blu china di due capi icona: il gilet murmansky e il micro cappotto in lana e cashmere.

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In ultimo una sorpresa in linea col fascino e la tradizione Dellera: una linea esclusiva di scarpe e borse sviluppata insieme a Daniele Amato, giovane ed emergente designer italiano.

Guarda qui tutta la collezione Dellera: 

Carine Roitfeld: vita da fashion editor

Uno sguardo tagliente e grandi occhi azzurri brillano su un viso dai lineamenti particolarissimi e su una figura longilinea: se esiste lo charme, lei ne ha da vendere.

Controversa, amata ed odiata in egual misura, venerata dai creativi di moda e detestata da molti altri, Carine Roitfeld nel fashion biz è un’autorità indiscussa, da più di un ventennio a questa parte.

La celebre ex direttrice di Vogue Paris, la Bibbia della moda, è una figura centrale della moda contemporanea: icona snob per antonomasia, ex modella, parigina doc, Carine Roitfeld è nata il 19 settembre 1954.

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Un primo piano di Carine Roitfeld
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Figura controversa del fashion biz, la Roitfeld è stata direttore di Vogue Paris
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Musa iconica di Karl Lagerfeld e Tom Ford, ha collaborato a lungo con loro

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Capi ed accessori in pelle immancabili nel suo guardaroba


Figlia di un produttore cinematografico trasferitosi a Parigi, appena diciottenne l’atletica Carine viene notata per le strade della capitale francese da un fotografo britannico, e inizia a lavorare come modella. Segue un impiego come scrittrice e stilista per l’edizione francese di Elle.

Open-minded e ribelle nella vita privata come sul lavoro, la fashion editor instaura una lunga relazione, mai sfociata in un matrimonio, con Christian Restoin: il rapporto dura più di trent’anni e vede la nascita di due figli, Julia Restoin Roitfeld, nata nel 1980, e Vladimir Restoin Roitfeld, nato nel 1984. La figlia Julia nel 1990 viene fotografata da Mario Testino per Vogue Bambini.

Carine Roitfeld e Mario Testino iniziano una frequente collaborazione, firmando alcuni tra i servizi più famosi di Vogue America e Vogue Parigi. Intanto la Roitfeld inizia un fruttuoso sodalizio artistico anche con Tom Ford quando quest’ultimo è alla direzione creativa di Gucci e di Yves Saint-Laurent. Nel 2001 si concretizza per lei il sogno di qualsiasi fashion editor: il direttore di Condé Nast Jonathan Newhouse le offre la direzione di Vogue Paris. È la consacrazione ufficiale a guru della moda.

Gli shooting e le campagne pubblicitarie da lei curati a volte sortiscono l’effetto di vere e proprie bombe mediatiche, cui seguono talvolta infinite polemiche: un esempio è lo shoot in cui la fashion editor si schiera apertamente a favore delle pellicce, con una Raquel Zimmermann che mostra il dito medio agli ambientalisti, in una lussuosa mise in pelliccia. Un’eleganza sofisticata immediatamente riconoscibile nei lavori firmati Carine Roitfeld, che mostrano donne come dive: personalissimo il suo styling, che esalta la femminilità più autentica.

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Camicia e gonna bodycon in pelle con borchie: lo stile Carine Roitfeld è borghese con un tocco rock’n’roll
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Icona di stile e stylist tra le più famose al mondo, Carine Roitfeld è stata modella
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Capispalla importanti e nero passepartout per la fashion editor
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Immancabili le pellicce nel suo guardaroba

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Collaborazioni con Elle ed esperienze come modella nel curriculum della Roitfeld, prima di approdare a Vogue Paris


Nel 2006 alcune indiscrezioni la vogliono alla guida di Harper’s Bazaar, al posto di Glenda Bailey, ma nulla accade fino al 2010. Il 17 dicembre di quell’anno, dopo dieci anni alla direzione di Vogue France, Carine Roitfeld rassegna le proprie dimissioni a seguito delle polemiche suscitate da un suo shooting con protagoniste bambine, che ammiccano in pose ritenute troppo provocanti, considerata l’età. Il suo posto alla direzione del celebre magazine viene preso da Emmanuelle Alt, già redattrice moda sotto la direzione della stessa Roitfeld. Carine Roitfeld torna quindi a lavorare freelance, collaborando alle campagne Autunno/Inverno 2011 e Primavera/Estate 2012 di Chanel. Nello stesso anno esce il suo libro Irreverent, edito da Rizzoli.

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Amata ed odiata, la fashion editor è una figura chiave nel fashion biz

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Carine Roitfeld è stata per dieci anni direttrice di Vogue France


Ultimamente si parla fa tanto di ladylike: lo stile di Carine Roitfeld rispecchia in pieno questa definizione. Sobria ma sempre stilosa, la stylist predilige pencil skirts e camicie, per una femminilità discreta e un’eleganza minimale. Nero passepartout nei suoi outfit, ricercati ma minimal-chic. Perfetta nelle sue mise a tubino, come anche negli outfit più eccentrici, che non scadono mai in banale esibizionismo. Cappotti voluminosi e pellicce a pelo lungo si mixano a gonne discrete ma sexy che valorizzano la sua figura esile in modo gentile. Uno stile molto francese: “Avere cattivo gusto in modo elegante” è la sua massima in fatto di eleganza. Musa iconica di se stessa, vera e propria diva del fashion biz, la giornalista non lesina in capi ed accessori di pelle, pellicce (con buona pace degli animalisti!) e tacchi a stiletto. Lei stessa definisce il suo stile borghese ma con un tocco rock’n’roll.

Catherine McNeil per CR Fashion Book, styling di Carine Roitfeld
Catherine McNeil per CR Fashion Book, styling di Carine Roitfeld
Daria Strokous ritratta da Steven Meisel per Dior Golden Jungle, Autunno/Inverno 2012. Styling di Carine Roitfeld
Daria Strokous ritratta da Steven Meisel per Dior Golden Jungle, Autunno/Inverno 2012. Styling di Carine Roitfeld
Raquel Zimmerman fotografata da Mario Testino per Vogue Paris, agosto 2008. Styling di Carine Roitfeld
Raquel Zimmerman fotografata da Mario Testino per Vogue Paris, agosto 2008. Styling di Carine Roitfeld

Aymeline Valade ritratta da Mario Testino per V Magazine Aurunno 2011, stryling di Carine Roitfeld
Aymeline Valade ritratta da Mario Testino per V Magazine Aurunno 2011, stryling di Carine Roitfeld


Ora la signora dello charme parigino ha fondato CR Fashion Book, un magazine semestrale che porta le iniziali del suo nome, quel CR tanto caro ai lettori di Vogue, con cui era solita firmare i suoi editoriali. La rivista, prestigiosa e dalla linea editoriale estremamente sofisticata, ha aperto i battenti a settembre 2012. Acclamata nel front row delle sfilate più importanti, reduce da una collaborazione con la catena giapponese Uniqlo, per cui ha firmato una collezione, lo stile Roitfeld è assolutamente da copiare.


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