Chanel Once and Forever: il trailer

Cresce l’attesa per la sfilata della collezione Chanel Métiers d’Art, che sarà presentata domani nella suggestiva location degli studios di Cinecittà, a Roma.

Un omaggio all’Italia, patria del cinema d’autore: la location scelta da monsieur Karl Lagerfeld per presentare la nuova collezione non è casuale. Qui verrà infatti presentato, insieme alla sfilata, anche il nuovo cortometraggio diretto da kaiser Karl, dedicato alla vita di Coco Chanel.

Once and forever vede tra le protagoniste Kristen Stewart e Géraldine Chaplin, che interpretano due attrici chiamate a misurarsi col ruolo dell’indomabile Gabrielle, che cambiò per sempre il corso della moda.


I celebri studios di Cinecittà, che hanno visto nascere capolavori indiscussi del cinema italiano, dal Realismo ai kolossal storici, si aprono per omaggiare il genio creativo di Lagerfeld. Il nuovo corto è stato girato con una tecnica particolare, che vede continui flashback e flashforward. E se già le prime foto del backstage avevano emozionato, il trailer, appena uscito, non è da meno: splendidi i costumi indossati dalle due protagoniste, l’atmosfera Roarin’ Twenties e la grinta sfoderata dalla Stewart. Impressionante la somiglianza di Géraldine Chaplin con la mitica Coco.

L’infallibile estetica del genio di Lagerfeld sforna un altro piccolo capolavoro stilistico. Ora occhi puntati sulla sfilata di domani sera. Roma sarà più che mai caput mundi.


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Dimenticatevi modelle dai fisici statuari svestite e in pose ammiccanti, come anche effetti speciali e location esclusive: il Calendario Pirelli 2016 segna una nuova era dell’estetica contemporanea, che punta tutto sul carisma di 13 donne straordinarie.

Atmosfere intimiste negli scatti di Annie Leibovitz, firma della 43°edizione del mitico “The Cal”, presentato oggi a Londra. Non nuova a prestare il suo occhio e il suo obiettivo al calendario patinato per eccellenza, la Leibovitz aveva già firmato l’edizione del 2000: anche in quel caso non aveva deluso le aspettative, presentando un lavoro originale e improntato sull’avanguardia artistica. Protagoniste di quell’edizione furono le danzatrici del corpo di ballo del coreografo Mark Morris. Unica modella d’eccezione era la burrosa Laetitia Casta.

L’edizione 2016 del Pirelli, i cui scatti sono stati realizzati lo scorso luglio a New York, vede protagonista indiscussa la personalità, spesso grande incognita in un mondo improntato all’immagine. Le modelle selezionate per l’occasione non sono più top model patinate ma donne che hanno puntato più sulla propria intelligenza che sul fisico, segnando traguardi d’eccellenza nel mondo del lavoro. Una sfida contro i canoni vigenti propinatici quotidianamente dalla pubblicità e dai media, che lascia auspicare l’avvento di un’epoca in cui la bellezza torni ad essere specchio della personalità individuale. Saturi di una perfezione irraggiungibile e spesso plastificata, i nuovi esteti preferiscono rifugiarsi nei porti più sicuri del carisma: o ce l’hai o non ce l’hai, quel quid che rende unici ed affascinanti travalica i canoni imposti dalla società odierna. Bando a ogni concezione del bello che imponga il raggiungimento di determinati standard, “The Cal” 2016 sdogana la bellezza naturale, senza limiti di taglia o anagrafici.





Posano così in un raffinato bianco e nero nomi che non hanno certo bisogno di presentazioni, a partire da Patti Smith, 68 anni, guru della musica New Wave e protagonista indiscussa, sempre fieramente controcorrente, degli anni Settanta; Yoko Ono, oggi 82enne, storica compagna e musa del genio John Lennon; Kathleen Kennedy, 62 anni, produttrice americana nonché socia di Steven Spielberg, Agnes Gund, 77 anni, collezionista d’arte e presidente del MOMA di New York, ritratta insieme alla nipote Sadie in scatti pregni di amore. Posa come una dea Serena Williams: la 33enne regina del tennis viene ritratta come un Atlantide in gonnella, in scatti di rara poesia che esaltano ogni fibra dei muscoli del suo fisico tonico. Posa in déshabillé, indossando solo la consueta ironia e una grande classe, l’attrice comica Amy Schumer: la sua bellezza curvy diviene emblema della nuova bellezza alla base del Pirelli 2016.

Le foto di Annie Leibovitz non smettono di emozionare: la fotografa statunitense riesce a raffigurare l’anima del soggetto che si trova davanti. Il risultato è sorprendente: scatti che trasmettono intatta la forza e il carisma di ognuna delle protagoniste del calendario. Tra queste anche Fran Lebowitz, 64 anni, paladina dei diritti dei fumatori; l’attrice Yao Chen, prima ambasciatrice cinese dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR); la 43enne Ava DuVernay, regista del film candidato agli Oscar del 2015 “Selma-La strada per la libertà”; Mellody Hobson, presidente di Ariel Investments, impegnata in progetti filantropici nella città di Chicago; l’artista iraniana Shirin Neshat e, infine, la diciannovenne Tavi Gevinson, blogger di Style Rookie, secondo Forbes una delle trenta donne under 30 più importanti del mondo dei media.

A rappresentare il mondo della moda la bellissima Natalia Vodianova. Oggi tra le top model più pagate al mondo, la splendida russa, classe 1982, ha un passato da vera Cenerentola del fashion biz: scoperta ancora adolescente mentre vendeva frutta al mercato di Gorkij, grazie alla sua bellezza è riuscita a costruirsi un impero. Rimasta umile e spontanea nonostante il successo che l’ha travolta, la modella è oggi ambasciatrice dell’organizzazione filantropica Naked Heart Russia, da lei fondata.

Inoltre è stato presentato oggi anche il sito web del Calendario Pirelli: www.pirellicalendar.com.
Al suo interno gli appassionati del mitico calendario troveranno chicche in esclusiva, come le foto del backstage dell’ultima edizione, insieme a scatti inediti e materiale d’archivio, per ripercorrere le tappe di quello che, oltre ad un manifesto di pura estetica, è stato anche testimone privilegiato della storia del costume di oltre mezzo secolo, dal 1963 ad oggi.

Niente nudi integrali nel Pirelli 2016: precisa scelta stilistica che rispetta la tradizione già inaugurata dalle edizioni 2002, 2008 e 2013. La donna del 2016 raffigurata dal Calendario più famoso al mondo è una donna vera e genuina, forte della sua unicità sia a livello estetico che a livello professionale: per un neo femminismo.


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YOUTH CULTURE. UN FILM SUI MARLENE KUNTZ AL FESTIVAL DEI POPOLI A FIRENZE

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Il Festival dei Popoli, a Firenze dal 27 novembre al 4 dicembre, è arrivato alla sua 56ima edizione quest’anno, punto di riferimento per gli appassionati di cinema “di ricerca”.
“Complimenti per la festa”, un docu-film sulla band italiana di rock alternativo Marlene Kuntz, sarà presentato martedì 1 dicembre al festival.

Complimenti per la festa - (c) Simone Cargnoni:Jump Cut - L1004338

Lo scorso anno il regista Sebastiano Luca Insinga ha proposto a Cristiano Godano, cantante della band, di celebrare il ventesimo anniversario del lancio dell’album Catartica con un film.
La band aveva già deciso di fare un tour per il compleanno dell’EP in Italia, annunciando dieci date ( che divennero 30). La crew del fim ha seguito la band durante questo viaggio.
I Marlene Kuntz durante la loro carriera hanno collaborato con artisti internazionali come Skin, Patti Smith, Rob Ellis e Nick Cave.

“Complimenti per la festa” ha rappresentato un occasione per vedere allo stesso tempo la band di venti anni fa e la band di adesso. Hanno conservato la stessa buona musica e lo stesso spirito, anche se allora erano solo giovani ragazzi di provincia e adesso sono acclamati artisti e padri.

Se siete a Firenze martedì primo dicembre non perdete la premiere del film al Cinema Odeon alle 21.30.

Complimenti per la festa - (c) Simone Cargnoni:Jump Cut - L1002485

 
ENGLISH VERSION

YOUTH CULTURE. A MOVIE ABOUT MARLENE KUNTZ AT FESTIVAL DEI POPOLI IN FLORENCE

Festival dei Popoli, in Florence from the 27th of november to the 4th of december, has arrived to its 56th edition this years, landmark for the lovers of “search” cinema.
“Complimenti per la festa”, a documentary movie about italian alternative rock band Marlene Kuntz, will be presented tuesday 1st december at the festival.

Last year director Sebastiano Luca Insinga proposed to Cristiano Godano, lead singer of the band, to celebrate the 20th anniversary of the release of the album Catartica with a movie.
The band had already decided to make a tour for the EP’s birthday in Italy, announcing ten dates (which became 30). The movie crew followed the band during this trip.
Marlene Kuntz during their career have collaborated with International artists like Skin, Patti Smith, Rob Ellis and Nick Cave.
“Complimenti per la festa” has represented an occasion of seeing at the same time
the band of twenty years ago and the band now. They saved the same good music and the same spirit: even if at the time they were only young province guys and now they are acclaimed artists and fathers.

If you are in Florence on Tuesday 1st december don’t miss the movie premiere at Odeon Cinema (9.30 pm).

 

Esclusiva The Rotten Salad, compie due anni!

L’intervista alla Rotten Salad non poteva cadere in un momento migliore, visto che il 10 novembre 2015 ha compiuto due anni.
Due anni sottolineati da ironia e satira, parodie e critiche, da outfit improponibili e sconvolgimenti in programma che forse Valentina – vero nome che si cela dietro il personaggio di The Rotten Salad – qualche anno prima non si sarebbe mai aspettata.

Valentina Schifilliti è una ragazza brianzola under 30 con una spiccata capacità di metterti a tuo agio anche quando ti accorgi che hai dimenticato l’agenda ufficiale in macchina e ti puoi avvalere solamente di una super teen Smemoranda fucsia piena di adesivi per mascherare meglio la prossima entrata ai 30; è brillante, ha sempre la battuta pronta, non ti lascia mai a corto di parole e dunque non ti fa incappare in discorsi semi-filosofici alla Uma Thurman in Pulp Fiction a proposito dei lunghi silenzi. Con la stessa naturalezza con cui una ragazza parlerebbe del nuovo lucidalabbra comprato da Kiko, lei ti spiega come sia giunta a parodiare alcuni look delle tre celebri Chiara (Ferragni, Biasi, Nasti n.d.a) o come sia potuto nascere il suo ultimo personaggio Mira Le Bocc. Ed infine, diversamente da quello che ci si possa aspettare dato il seguito di followers, è di una semplicità disarmante: altri, infatti, magari mi avrebbero accolto con un look all’ultimo grido, lei si è limitata a chiedermi “Ti dispiace se nel mentre pelo le patate?”.

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parodia Chiara Ferragni


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parodia Chiara Biasi


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parodia Chiara Nasti


The Rotten Salad è nata inizialmente come personaggio – parodia delle più tre celebri fashion blogger italiane, diventando poi simbolo ironico di un modo patinato, inarrivabile, inavvicinabile e che spesso solo gli addetti ai lavori possono comprendere. Anzi, talvolta nemmeno quest’ultimi (leggete l’intervista e poi capirete perché). Dopo essersi vista sbarrare la strada del suo lavoro, quello per il quale gli anni di università erano davvero valsi a qualcosa per un certo periodo di tempo, si è reinventata totalmente.

L’intervista non poteva capitare in un momento migliore: a novembre hai compiuto due anni da Disfashion Blogger. Come hai festeggiato questo secondo compleanno?

Con il video – parodia di “Roma – Bangkok”, che racchiude tutto questo tempo dedicato al mondo del disfashion. Figurati, è anche uno dei miei video più visti, insieme a quello girato durante la Vogue Fashion Night 2015 e la Fashion Week di febbraio. In questo video ho voluto sottolineare tutto ciò che più meritava di essere ironizzato delle persone che ho “reinterpretato”, dedicando particolare attenzione a qualcuno di loro.


A proposito: hai mai avuto timore di qualche particolare affronto da parte di alcune persone parodiate?

No, perché è appunto una parodia. Io non mi accanisco personalmente su nessuna di loro, ma enfatizzo solamente alcuni aspetti del loro personaggio rendendolo meno serio e serioso. Anzi, a dir la verità mi sarebbe piaciuto ricevere qualche reazione in più come confronto, ma a parte Chiara Biasi – che mi ha anche dedicato una foto su Instagram in cui la si vede che ride davanti al mio video, non è giunta nessun’altra risata o eventuale insulto.


Quindi pensi che non ci sia più bisogno di parodiarle così tanto, se comunque non danno segni di vita?

No, io continuerò a parodiare gli outfit delle blogger ma non in modo così massiccio come successo agli inizi. Insomma, è passato del tempo e mi sono accorta che posso dedicarmi anche ad altro e altri, tanto che negli ultimi mesi ho dato più spazio a Mira Le Bocc che alle tre Chiara. Certo è che non smetterò mai di girare video e interviste durante le Fashion Week, perché mi diverte troppo avere il ruolo di giornalista d’assalto che tenta di mostrare il lato nascosto di questi eventi che paiono così cool da essere inavvicinabili. Per quanto cambiare ed evolvere il mio personaggio mi piaccia, so che posso incappare in un rischio non irrilevante, ovvero che i miei followers non condividano molto il cambio di rotta. Loro mi hanno supportato fin dagli inizi per quello che la Rotten Salad proponeva e ogni giorno mi hanno aiutato a portare avanti questo lavoro. Dall’altra parte, però, mi sostiene l’idea che il cambiamento potrebbe farmi avvicinare ad un altro tipo di utenza.


A proposito della Fashion Week, com’è andata la tua ultima intervista?

(Ride). Allora, è andata assolutamente bene se vogliamo spiegarla in chiave Rotten: durante i due video girati (uno dedicato alla VFNO e uno alla FW in sé) mi sono accorta di quanti fossero stati lì solo perché faceva figo esserci e questo vale anche per gli stessi e stesse blogger che non sono nemmeno riusciti a spiegarmi perché la serata si fosse chiamata “Vogue Fashion Night Out”. Che disdetta! (Ride ancora). Figurati che alcuni personaggi hanno sorpreso anche me! Pensavo di essermi abituata un po’ a tutto, invece il mondo continua a stupirmi. Capisci perché non posso smettere di girare i video durante le Fashion Week?

Rispetto alle ultime sfilate, soprattutto pensando a quella di Moschino che ha proposto una linea piuttosto eccentrica e dedicata al mondo della strada, un particolare abito ricorda un outfit di Chiara Ferragni parodiato anni fa. Dai, possiamo dirlo allora: il mondo del fashion si sta rivelando Rotten!
Ironia della sorte, questa. Appena ho visto la collezione ho sbarrato gli occhi e ho pensato a quella foto scattata la scorsa estate (nel 2014), in cui indossavo un pezzo di rete color arancione utilizzata per delimitare i cantieri. Nel momento in cui l’ho scattata ricordo di aver pensato che la mia immaginazione fosse davvero andata troppo oltre, ma poi mi sono ricreduta grazie a Jeremy Scott: al peggio non c’è mai un vero limite. Comunque potrei quasi vantarmi di aver anticipato un abito d’alta moda! Se chiedo il copyright dici che ricavo qualcosa?

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Parodia Chiara Ferragni


Dedichiamo un piccolo spazio al tuo personaggio Mira Le Bocc per chi ancora non lo conoscesse. Parodia della photographer anni 2000 che vede il mondo con gli occhi photoshoppati. La tua Mira Le Bocc enfatizza tantissimo alcuni aspetti social che in realtà mettono una gran tristezza, perché fa rendere conto che mezzi nati per semplici condivisioni sono oramai diventati mezzi per l’autoproclamazione ed esibizionismo, del tutto leciti ma dei quali forse ai tempi, nella testa dei fondatori, non è mai passata nemmeno l’idea.

Esatto. Ma prima di tutto vorrei sottolineare un aspetto importante che non è stato colto da molte persone: io ironizzo il fotografo / la fotografa in sé di questi tempi, non ce l’ho con nessuno in particolare. Alcuni hanno pensato ce l’avessi a morte con Nima Benati che mi ha dato solo un semplice spunto essendo la fotografa più in vista degli ultimi tempi, ma fosse stata Tal De Tali avrei preso spunto da lei. Semplice. Esattamente come per le tre Chiara. Di questi tempi Instagram, Facebook, Twitter ma soprattutto i follower sono diventati di vitale importanza come ricordarsi di respirare: se non hai abbastanza seguaci e non sei sempre perfetta, non sei nessuno e magari qualcuno ti snobba pure. Pazienza, le persone comuni vivono lo stesso, ma questo aspetto non poteva passarmi inosservato. O meglio, non alla Rotten…

Esclusiva Valentino Rossi: Successo memorabile a Monza, adesso vacanza e poi pronti per il 2016

Un weekend dal doppio volto quello di Monza per Valentino Rossi. Il Dottore è riuscito a calare il poker di successi nel Monster Energy Monza Rally Show, niente da fare invece nel Master Show della domenica pomeriggio. Ha dovuto arrendersi nella semifinale contro Cairoli il pesarese, al termine di una sfida sul filo dei decimi di secondo. In seguito l’alfiere KTM si è riconfermato nella finalissima contro Neuville, ufficiale Hyundai, trionfando davanti ai quasi 40 mila presenti sulle tribune dell’Autodromo brianzolo

 

Beffato Rossi. Non resta quindi che consolarsi con il successo nel Rally, grazie a 50 secondi di vantaggio su Neuville. Terzi i fratelli Davide e Roberto Brivio al volante della Ford Fiesta WRC, i quali hanno approfittato della foratura alla gomma di Cairoli sull’ultima prova.

 

Iniziamo dalla vittoria in gara.

 

Grande soddisfazione, non c’è dubbio. Nella prova speciale Grand Prix abbiamo dimostrato un passo superiore, aiutati anche dalle gomme Pirelli. Diciamo che ci tenevo particolarmente a ottenere il quarto successo nel Monza Rally e così è stato”.

 

Cosa è accaduto nel Master Show?

 

Personalmente credo di aver dato tutto quello che avevo. Penso che Tony sia stato più veloce di me”.

 

Un Cairoli così veloce lo avresti mai pensato?

 

Sapevo che sarebbe stato un ulteriore avversario e così è stato. Ha dimostrato di essere veloce tutto il weekend, senza commettere sbavature. Sono contento di avergli trasmesso questa passione per le quattro ruote”.

 

Adesso inizieranno le meritate vacanze?

 

Sì, ci voleva un po’ di riposo. È stata senza dubbio una stagione impegnativa, resta la delusione per il finale, ma ora il peggio è alle spalle. Mi divertirò sulla tavola da snow con gli amici e la mia fidanzata Linda”.

 

Che due 2016 sarà

 

Combattuto come sempre. Gli avversari da battere saranno i soliti, inoltre Suzuki ha tutte le carte in regola per metterci i bastoni tra le ruote. Ci saranno poi novità come le gomme Michelin, a cui servirà adattarsi il prima possibile

 

Tra poco è Natale. Cosa speri di trovare sotto l’albero?

 

Niente di particolare. Solo tranquillità per essere carico in vista della prossima stagione“.

Miley Cyrus e lo stile (che non c’è)

Il suo nome è in assoluto uno dei più cliccati su Google. Ex enfant prodige Disney, divenuta famosa grazie al ruolo di Hannah Montana, Miley Cyrus appare molto cambiata dai suoi albori. Classe 1992, all’anagrafe Destiny Hope Cyrus, i tempi di Hannah Montana sembrano ormai un lontano ricordo per la bionda attrice e cantante, che interpretava nel telefilm firmato Disney la tipica ragazza della porta accanto. Ennesima incarnazione del sogno americano, la cantante esprimeva un candore e una spontaneità che rappresentavano la sua cifra stilistica. Quasi venerata da milioni di teenager sparsi in ogni parte del globo, come spesso accade la popolarità ha cambiato Miley Cyrus.

L’abbiamo ritrovata, solo qualche anno più tardi, sbocciata nella sua bellezza: denti ricostruiti alla perfezione, linea invidiabile e capelli corti, la vecchia Hannah Montana aveva lasciato il posto ad uno sguardo che esprimeva ora piena consapevolezza e la malizia tipica dell’adolescenza. E con buona pace di chi gridava allo scandalo, immortalare le acerbe rotondità dell’adolescente Miley sembrava in fondo naturale tributo di lolitesca memoria ad una bellezza in fiore. È risaputo quanto un sano spirito di ribellione e il bisogno di trasgredire caratterizzino da sempre gli anni dell’adolescenza. Ma un polverone si stagliò su Terry Richardson, reo di averla fotografata in scatti sexy.

Seguì Wrecking Ball, la hit che dimostrò il talento della giovanissima interprete. Diretta nel videoclip ancora una volta da Richardson, Miley Cyrus appariva nuda e in lacrime, quasi struggente, abbarbicata sopra una gigantesca palla demolitrice. La canzone parlava della forza dirompente e distruttiva dei sentimenti, e la coreografia nel cemento ben si sposava con il mood del testo della canzone. Tutto sembrava perfettamente in regola ma a ben guardare le avvisaglie di quel che sarebbe accaduto dopo vi erano tutte: unghie finte dall’appeal aggressivo e inquadrature che indugiavano sul fondoschiena della cantante, fino a primi piani che immortalavano la baby diva intenta a leccare il manico di un martello.

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Miley Cyrus nel video di “Wrecking Ball”

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La cantante nei panni di Hannah Montana


Da quel momento trasgredire sembra essere divenuta la parola chiave per la giovane artista, e se a destare scalpore sono i suoi videoclip e i servizi fotografici che la ritraggono nelle principali riviste, i suoi concerti e le sue esibizioni dal vivo mostrano in modo inequivocabile una realtà ancora più inquietante: body sgambati oltre ogni limite, la lingua perennemente in mostra, gambe spalancate a mimare atti copulativi e terga esibite ad ogni costo. Tra pupazzi fallici e twerking, quello che si consuma ad ogni concerto della Cyrus è la quintessenza del cattivo gusto. Manifesto di un’estetica anti femminista, si osserva con dispiacere come il tentativo di affermazione di una giovane artista debba partire ancora una volta dalla mercificazione del corpo femminile.

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Uno scatto di Terry Richardson


La trasgressione, inseguita ad ogni costo e con ogni mezzo, sembra esser divenuta condicio sine qua non della carriera di Miley Cyrus. Risultato paradossale eppure inevitabile di tanta ostentata sessualità è la perdita di ogni sensualità: il sex appeal appare svuotato di ogni contenuto. E se anche star del calibro di Madonna hanno costruito una carriera puntando sulla trasgressione, la cifra stilistica appariva ben diversa: una sottile ed intelligente arte della provocazione si univa a suggestioni che attingevano ad una femminilità mediterranea e ad un’estetica forte, in Madonna era il femminismo a trovare una nuova voce e anche la nudità appariva un mezzo per affermare la personalità dell’artista. Forse la parabola di Miley Cyrus appare più simile a quella vissuta da Britney Spears, che dopo i primi successi che la incoronarono regina incontrastata della top chart, naufragò nelle dipendenze fino al gesto più drammatico, di radersi i capelli in pubblico: ma non è un alibi ritenere certi comportamenti, per quanto estremi, fisiologiche reazioni a seguito di un successo destabilizzante.

In Miley Cyrus la trasgressione sembra essere più una strategia di marketing, studiata a tavolino per far dimenticare Hannah Montana. Diceva qualcuno che le brave ragazze vanno in paradiso ma le cattive vanno dappertutto: questo sembra essere il mantra della vita della giovane artista americana. E se fino a due anni fa faceva capolino agli MTV Music Awards strizzata in un Dolce & Gabbana vintage corredato da un sorriso ancora innocente, oggi di quella ragazza è rimasto ben poco. È stato appena pubblicato un nuovo shoot a luci rosse che la ritrae in pose provocanti che poco o nulla lasciano all’immaginazione: ancora una volta fotografo dello scandalo è Terry Richardson, ma qui l’erotismo è la vera incognita. Quasi palpabile è ormai il tentativo di battere tutti i confini dello scandalo: la luce bianca, da sempre firma di Richardson, viene sparata sul volto della giovane, che appare quasi disorientata nel tentativo di apparire sexy ad ogni costo. Tutto ciò mentre rumours annunciano che l’artista sarebbe pronta a nuove esibizioni live rigorosamente in déshabillé.

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La trasgressione è divenuta cifra stilistica della cantante

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Miley Cyrus durante un suo concerto


In tempi come questi, abbrutiti dalla crisi e dalla minaccia del terrorismo, si avverte sempre più l’esigenza di tornare ad un buon gusto che sembra poco più che un ricordo sfocato. È con crescente nostalgia che si ricordano la leggiadra eleganza degli anni Cinquanta e Sessanta, le crinoline delle gonne, il mistero che celava inconfessabili verità, la sensualità bollente di una scollatura che lasciava immaginare trasgressioni indicibili. Tempi in cui la bellezza era sinonimo di signorilità, in cui la femminilità non era mai urlata ma faceva capolino da piccoli dettagli. L’immortale eleganza di tempi molto diversi da quelli in cui si consuma con nonchalance la parabola discendente di una giovane donna americana.


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A single man – Fashion Editorial

A SINGLE MAN – FASHION EDITORIAL

Photographer: Miriam De Nicolo’

Model: Nicola Markus

Styling: Alessia Caliendo

Make-up/Hair: Stefania Gazzi

Styling assistant: Caterina Ceciliani

 

 

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A sinistra – cappotto in maglia puntato e completo gessato Mauro Grifoni, camicia in cotone Tommy Hilfiger, scarpe fibbiate in pelle Tommy Hilfiger . A destra – Dolcevita in lana Lardini


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A sinistra – cappotto in maglia e pantaloni in lana Mauro Grifoni, stringate in pelle Rocco P. A destra – dolcevita in lana Lardini


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Pullover tie dye Ballantyne


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Cappotto doppiopetto Tagliatore, dolcevita in lana e pantaloni spigati Lardini, mocassini lucidi Mauro Grifoni. A destra – dolcevita in lana Lardini


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Camicia in cotone Tommy Hilfiger, pullover in cashmere Ballantyne. A destra – dolcevita in lana Lardini


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Pantaloni gessati Mauro Grifoni, scarpe fibbiate in pelle Tommy Hilfiger. A destra- dolcevita in lana Lardini


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Location: Lago Maggiore

 

MADE IN ITALY: TRUFFE IN RETE

L’ “agropirateria” rischia di distruggere i prodotti alimentari made in Italy. Attuate nuove linee di difesa.

L’Italia rappresenta un vero e proprio modello da seguire quando si parla di prodotti alimentari di altissima qualità. Dai formaggi ai vini, dalle carni alla pasta e così via, in un lunghissimo elenco di prodotti che occupano i primi posti nella classifica dei cibi migliori a livello mondiale.

Ma, è consuetudine che il migliore sia imitato. Così avviene a scuola, nello sport, nel lavoro e, ovviamente, nel settore industriale legato agli alimenti.

Tutti cercano di creare prodotti simili a quelli propri del Bel Paese, prodotti di elevata qualità, legati ad una fortissima tradizione culinaria.

I prodotti italiani, in questo specifico caso quelli alimentari, fanno gola. Prodotti che garantisco un effettivo successo a livello commerciale.

Ecco che, quindi, tanti Paesi decidono di creare dal nulla, con prodotti di base di scarsa qualità, alimenti tipici della tradizione della nostra amata Italia.

Molti sorridono nel vedere, sugli scaffali dei negozi di ogni singolo angolo del Pianeta, prodotti “sottomarca” palesemente copiati dal made in Italy. Ma, invece, tutto ciò dovrebbe far rabbrividire.

La domanda sorge spontanea: come è possibile trovare, dall’altra parte dell’oceano, un Parmigiano (spacciato come prodotto italiano) a soli 20/25 euro al Kg?

Sono in tanti a conoscere la risposta, ma tutti sembrano far finta di niente.

Ovviamente, ci troviamo di fronte a prodotti di bassissima qualità, ottenuti, ad esempio nello specifico caso del Parmigiano, con ingredienti “eccezionalmente scadenti”. Poi, basterebbe guardare il luogo in cui tali prodotti, definiti come italiani, sono “creati”: ecco che, allora, si scoprono tante nuove cose. Ad esempio, quanti di voi sono a conoscenza del fatto che la Cina, il Brasile, la Lettonia e la Thailandia sono grandi Paesi produttori di un ottimo Parmigiano?

Non si smette mai di imparare.

Il problema, però, nella moderna società, che vive, si muove e si evolve solo attraverso la rete, ha assunto una rilevanza maggiore e molto più preoccupante.

Anche il più meno esperto internauta riuscirebbe, in pochi click a trovare ricette per creare, così come fanno i grandi ed esperti produttori italiani, un formaggio o un vino pregiato. Ovviamente, sempre italiano.

Non solo, basta fare un giro su diverse piattaforme, quali ad esempio eBay, Amazon, Alibaba, per entrare nel fatato mondo dei più prestigiosi prodotti made in Italy. Copiati, anzi, imitati nel peggior modo possibile.

Le quantità di prodotti, che quotidianamente vengono commercializzati online, ad esempio da siti come quelli prima citati, sono davvero impressionanti: prendendo in esame Alibaba.com, nel 2013 ha venduto merce per più di 200 miliardi di dollari. Cifre da capogiro.

Poi, basta schioccare le dita, o meglio, cliccare sul mouse, per far arrivare sugli scaffali dei negozi e sulle tavole di milioni di persone, tantissimi prodotti spacciati per italiani, ma che di italiano non hanno un bel niente.

Cosa significa tutto questo?

Prima di tutto vengono commercializzati prodotti di bassissima qualità, e questo non fa altro che danneggiare enormemente e spudoratamente il vero prodotto made in Italy. Il marchio italiano è preso e letteralmente messo sotto i piedi.

Tradotto in termini economici, quanto appena detto, ci costa circa 300mila posti di lavoro.

I finti prodotti, commercializzati in rete, stanno letteralmente distruggendo la nostra industria alimentare e, allo stesso tempo, hanno avviato un processo di annientamento della “sana e vera cultura del buon cibo”.

Il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina ha affermato, senza troppi giri di parole, che “l’agropirateria di ultima generazione” sta letteralmente ingannando i consumatori di tutto il mondo. Due prodotti italiani su tre, commercializzati online, sono il risultato dei questa terribile piaga.

Tirando le somme, internet con il suo semplice e, aggiungerei, ingannevole commercio non sta facendo altro che danneggiare i nostri migliori prodotti.

Un commercio spietato da fermare assolutamente e al più presto: basta mangiare finto Parmigiano, ottenuto con polveri di chissà quale natura, basta mettere sui nostri piatti dell’aceto balsamico “thailandese di Modena”, basta alla vendita dei “super kit” per produrre Barolo, Brunello e Chianti in casa. Stop ai prodotticybertarocchi!

L’Italia ha deciso di passare all’attacco, per proteggere l’Italian food, quello vero.

Il ministro Martina è riuscito a portare il brand geografico (Doc, Dop e Igp) ad un livello superiore.

Che cosa significa? Il brand geografico godrà dello stesso livello di tutela propria dei marchi privati delle grandi aziende internazionali. Anche il “Mipaaf” (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) avrà gli stessi diritti di tutela e protezione del proprio marchio, come ad esempio Nike, Armani, Apple e tanti altri.

Un traguardo importantissimo che si è tradotto in continue segnalazioni sulle diverse piattaforme di vendita e sulla rapida rimozione dei prodotti tarocco in commercio.

I quantitativi di merce tolta dal commercio si traduco in numeri esorbitanti, che fanno ben sperare.

Ma, il nostro governo ha deciso, oltre che tutelarsi attraverso le procedure appena descritte, di passare anche all’attacco: un diretto destro da 68 milioni di euro, stanziati per promuovere il buon cibo italiano all’estero.

L’Italia comincia a volare su di un magico tappeto fatto di fibre di ottimismo.

Il Buon Cibo non si può imitare, si deve solo gustare.

“HELISKI”: LA NUOVA FRONTIERA DELLO SCI

Per gli amanti dello sci e del brivido l’Heliski è un mondo incantato, fatto solo di neve fresca e tanta, tanta adrenalina.

La stagione invernale sta per cominciare e presto raggiungerà il suo massimo livello. Gli amanti dello sci e di qualsiasi altro sport invernale, che prevede il contatto con quel soffice e candido manto bianco, la neve, stanno già lucidando i loro sci, le loro ricercatissime e sempre più moderne tavole da snowboard e stanno tirando fuori dagli armadi tute e scarponi, compagni di mille avventure mozzafiato.

Ma, nella grande categoria degli sciatori e degli amanti della neve in generale, si nasconde un piccolo gruppo di persone che vogliono sempre di più, che non si accontentano delle classiche discese e delle normali piste, sempre affollatissime, ma che hanno un costante bisogno di assaporare nuove forti emozioni. Sono gli amanti della neve fresca e delle discese da brivido, che amano l’adrenalina, quella vera, quella che lascia senza fiato.

La buona notizia è proprio per loro e si chiama “Heliski”, il mondo fatato dei freerider.

In cosa consiste?

Semplice: raggiungere le più alte ed immacolate vette in elicottero, per poi lanciarsi, sci o tavola ai piedi, in una discesa spettacolare, solcando la più fresca e bianca neve.

Un sogno per tutti gli amanti dei fuoripista e per tutti coloro che odiano con tutto se stessi la confusione delle piste per comuni mortali, nonché i troppo lunghi tempi per raggiungere la vetta tanto desiderata.

Solcare per primi il manto nevoso? Un’emozione unica, un sogno.

Poi, ammirare dall’alto le imponenti cime silenziose, “bianche vergini” da conquistare, toglie davvero il fiato ed accende nel proprio animo il fuoco della passione. La passione, quella vera, per la montagna e per lo sport.

L’Heliski si presenta come un nuovo modo di vivere la montagna, un nuovo modo di amarla. Si, perché di amore si parla. Solo i veri amanti delle innevate cime possono capire la vera essenza di una discesa da brividi su di un soffice tappeto bianco ancora intatto e mai solcato da nessun altro.

Attrezzatura, volo, organizzazione e guide esperte: quanto costa l’Heliski?

Non è un’attività per tutte le tasche, ma essendo diventato un vero e proprio “must” invernale, le offerte si sono moltiplicate e con esse la possibilità per tantissime persone di accedervi a costi più bassi.

Agli occhi dei più cauti sportivi, tale attività, disciplina, sport, o come la si vuole definire, potrebbe risultare molto pericolosa.

Ma, così non è. Infatti, le discese in fuori pista, su tracciati non battuti, è possibile effettuarle solo sotto la direzione e il controllo di esperte guide, la quali daranno vita ad una fondamentale fusione, quella tra adrenalina e sicurezza.

Inoltre, ogni sciatore sarà “battezzato”. E’ chiamato il “battesimo dell’heliski” e consiste in un giro panoramico in elicottero, che ha un duplice scopo: da un lato, far ammirare la bellezza dei luoghi e la maestosità delle montagne dalle quali si scenderà sciando; dall’altro, far conoscere ad ogni soggetto i giusti comportamenti da tenere in volo e tutto ciò che è necessario osservare durante la discesa.

E dopo?

Resettare il cervello, cancellare ogni pensiero e partire. Volare, per poi scendere, sci o tavola ai piedi, circondati da una meravigliosa ed incontaminata natura.

Difficile tornare alla vecchia vita, alle vecchie e noiose piste. 

Heliski: volare, sciare, sognare.

MONSIGNOR VALLEJO: DETENZIONE DORATA

Nuovi furti, nuove sorprese e reciproche accuse tra i principali imputati: nuove ombre sul Vaticano. Un caso da chiudere al più presto.

Il Vaticano trema.

La fuga di notizie e di segretissimi documenti sta minando le solide basi di quello che agli occhi del mondo intero sembra essere un mondo prefetto e, sopratutto, “intoccabile”.

Il mistero si infittisce in seguito ad nuovo furto: diversi documenti sono stati sottratti dallo studio dell’avvocatessa Alessia Gullo, ormai ex legale del monsignor Angel Lucio Vallejo Balda. Infatti, la stessa dottoressa Gullo, dopo aver denunciato l’accaduto alle autorità competenti, ha deciso di rinunciare alla difesa del prelato spagnolo.

Ma, c’è un particolare, emerso da diverse dichiarazioni del monsignor Vallejo, che fa riflettere e, in un certo senso, desta non pochi sospetti: il prelato ha affermato di essere trattato molto bene e nella sua grande cella (più che una cella è una grande e confortevole stanza) si sente protetto.

Cosa significano queste parole? Vallejo teme per la sua vita?

La posizione di Vallejo è “critica”: accusato di aver consegnato ai giornalisti Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi diversi documenti riservati e scottanti, è l’unico dei 5 imputati ad essere trattenuto in arresto.

Monsignor Vallejo è stato colpito più volte da diversi furti e mai si è riuscito a capire chi volesse “attaccarlo” in maniera così diretta.

A suo avviso, e tali dichiarazioni emergono anche dai diversi interrogatori tenuti dinanzi alla magistratura, si ritroverebbe al centro di un grande complotto.

Un complotto messo in piedi da diversi soggetti, che godono di grandi poteri e che sanno muoversi con rapidità e discrezione tra le mura del Vaticano, i quali più volte, indirettamente, hanno creato forti pressioni sul prelato, sfociate anche in minacce.

Tutti soggetti, secondo Vallejo, contrari alle riforme del Papa.

Ma, Vallejo è tranquillo. Si sente al sicuro in quella che può tranquillamente essere definita come una “dorata detenzione”. Passa le sue giornate in una grande stanza dotata di ogni servizio e molto luminosa: nemmeno una piccola sbarra alle finestre a far da minuto scudo per la luce del sole.

Inoltre, il prelato pranza e cena sempre in compagnia, con gli uomini della gendarmeria e celebra la messa, ogni giorno, nella chiesa del Pellegrino sita nei giardini vaticani.

Insomma, tutt’altro che una vera detenzione. Al massimo si può definire la “posizione” del monsignor Vallejo come una “vacanza forzata”.

Il mistero si fa sempre più fitto e si copre di un velo di oscura incertezza.

Gli inquirenti stanno ricostruendo, pezzo dopo pezzo, il rapporto e la “collaborazione” tra Vallejo e il suo segretario Nicola Maio, uno dei “corvi” vaticani.

Ciò che risulta assai strano è il fatto che il monsignor Vallejo Baldo, sin dai primissimi istanti della sua nomina (segretario della Prefettura degli affari economici e della Commissione di studio sulle strutture economiche e amministrative della Santa Sede) registrasse ogni singola riunione, ogni singolo incontro con il Papa e gli alti prelati.

Non una parola era sfuggita al monsignor Vallejo Baldo.

Parte di tale documentazione, di tali registrazioni, sarebbe stata consegnata dallo stesso Vallejo Baldo ai giornalisti, sotto processo, prima citati, ai quali avrebbe, inoltre, consegnato password per scaricare documenti, testi e cifre, dal carattere estremamente riservato, relativi alle attività economiche ed amministrative della Santa Sede.

Tutte le “malefatte” dei prelati sono state raccolte diligentemente in due libri: “Via crucis”, del giornalista Nuzzi e “Avarizia”, di Fittipaldi.

Una vicenda che si complica giorno dopo giorno, assumendo le vesti di una fittissima ragnatela. Una ragnatela che potrebbe essere spazzata via da un momento all’altro e che già ha cominciato a vibrare, sempre più forte, dallo scorso 24 novembre: data della prima udienza di fronte al Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

Una vicenda che, però, è al vaglio anche delle autorità dello Stato italiano, rispettivamente riconosciute nella Procura di Terni e in quella di Roma.

E, questa duplice indagine, da parte dello Stato italiano e da parte del Vaticano, sembra si sia trasformata in una frenetica corsa: una gara per scoprire il colpevole prima dell’altro e chiudere la vicenda.

Ma, il Vaticano è un avversario duro da battere, spinto, ora, dall’imminente apertura del Giubileo. Lo Stato vaticano vuole chiudere velocemente la triste vicenda, con una premura che mai era stata riscontrata in passato per alcun altro caso.

Magari la giustizia si muovesse sempre così veloce.

Palette: i colori neutri.

PALETTE: I COLORI NEUTRI.


Alla base di ogni trucco occhi: gli ombretti neutri. Quelli che stanno bene con tutto, quelli che danno un’aria più sveglia, quelli che creano ombre e punti luce, quelli che si adattano ad ogni tipo di carnagione, quelli che senza, non si può stare.

Ogni brand che si rispetti ne ha creata almeno una. Non solo servono a farci risparmiare (immaginate il prezzo totale di ogni singola cialda), ma l’accostamento predisposto dei colori aiuta ad abbinarli tra loro.

Nelle palette neutre si trova l’indispensabile: dai neutri neutralissimi ai neri e metallizzati per look più intensi. Qui una selezione delle più valide per qualità, scrivenza e tonalità.

-SHU UEMURA, 16 shades of nude. € 81 circa



Sedici colori basici dai diversi finish: opaco, metallico, perlato. Tutti molto adatti sia al trucco quotidiano che a quello serale. Il pennellino doppio aiuta a raggiungere qualsiasi punto dell’occhio. La parte piccola è ottima per rima inferiore, angolo interno e per disegnare una piega molto intensa; quella più grande è l’ideale per sfumature e palpebra mobile. Il prezzo non è dei più bassi, ma la qualità e la compattezza delle polveri valgono fino all’ultimo centesimo.

-TOO FACED, SEMI-SWEET CHOCOLATE BAR. € 45,00



Irresistibile. Dal nome, al packaging, fino al delizioso profumo di cioccolato. 16 nuances ricche di antiossidanti e vera polvere di cacao – letteralmente da mangiare con gli occhi. Tonalità adatte a tutte, ogni singola cialdina è morbida e facilmente sfumabile. Permette di creare look smokey molto dettagliati e duraturi grazie alla grana fine e la setosità elevata. Decisamente invitante.

-BURBERRY COMPLETE EYE PALETTE –02 MOCHA. € 51,00



Basica ed essenziale. Quattro colori indispensabili per il classico contouring dell’occhio o per un intenso smokey eye. Un chiaro come base e come illuminante per angolo interno ed arcata sopracciliare; due intermedi modulabili per enfatizzare la piega e creare ombre; uno scuro per super definizione. La composizione degli ombretti include siliconi setosi che mantengono alto il livello di idratazione e vivo il colore. Il packaging lussuoso completa il quadro.

-URBAN DECAY, NAKED 3. € 49,90



Si distingue dalle altre palette neutre grazie all’orientamento sui toni del rosa. Nuances più calde rispetto alle classiche palette neutre, ma ugualmente adatte a chiunque. Le prime cialde di rosa più chiari sono state pensate come vera e propria base: non sono colori molto scriventi, lasciano solo un leggero velo per uniformare e illuminare la palpebra o per fungere da colore di transizione fra le varie sfumature. Proseguendo alle cialde successive si trovano prodotti molto pigmentati e setosi, ottimi per realizzare diversi tipi di look. Insomma dando luce alla terza delle palette “Naked”, Urban Decay rimane tra i marchi più potenti in campo “neutri”.