Jane Birkin e Cara Delevingne nuovi volti di Saint Laurent

Proporzioni oversize e suggestioni Eighties nella nuova campagna pubblicitaria Saint Laurent, con due volti d’eccezione come testimonial della celebre maison francese: Cara Delevingne e Jane Birkin. Torna il tuxedo da donna, capo simbolo del brand, per La Collection De Paris, con foto realizzate da Hedi Slimane.

Dopo l’addio alla moda, annunciato l’estate scorsa, Cara Delevingne torna a posare per la nuova campagna pubblicitaria realizzata dal direttore creativo Hedi Slimane. Le foto, scattate a New York lo scorso 17 marzo, sono state diffuse mercoledì, e vedono l’ex modella indossare i capi della collezione Autunno/Inverno, che ha sfilato a Parigi lo scorso 7 marzo.

Ispirazioni Eighties, tra pellicce imbottite, paillettes e lui, lo smoking, capo simbolo della maison fondata da monsiuer Yves. Cara Delevingne ha già alle spalle diverse collaborazioni con Saint Laurent, per cui è stata testimonial diverse volte, come nel 2013, quando ha prestato il volto alla collezione Grunge.

Jane Birkin fotografata da Hedi Slimane per la campagna pubblicitaria di Saint Laurent
Jane Birkin per Saint Laurent, foto di Hedi Slimane

Cara Delevingne nella pubblicità La Collection De Paris di Saint Laurent, fotografata da Hedi Slimane
Cara Delevingne posa per La Collection De Paris di Saint Laurent, foto di Hedi Slimane


Ma la giovanissima ex modella, ora attrice, non è l’unico volto voluto da Hedi Slimane: nei giorni scorsi infatti sono state rese pubbliche altre foto che vedono protagonista della nuova campagna pubblicitaria Jane Birkin. La celebre attrice francese, volto storico degli anni Sessanta, musa e compagna di Serge Gainsbourg, alla soglia dei 70 anni torna a posare come modella: è apparsa bella più che mai, vestita con un elegante smoking, nelle foto realizzate dallo stesso Slimane. L’attrice inoltre è protagonista del Saint Laurent Music Project, un progetto musicale lanciato nel 2012, a cui hanno preso parte numerose star, come Courtney Love, Marilyn Manson, Daft Punk, Chuck Berry, B.B King e Jerry Lee Lewis.

I politici e i falsi follower su Twitter

Doing ha presentato il 14 marzo la social media analysis della politica europea selezionando i 6 principali leader del Vecchio Continente, Matteo Renzi, Alexis Tsipras, Angela Merkel, Mariano Rajoy, François Hollande e David Cameron.
L’analisi è basata su tutto il 2015 ed ha l’obiettivo di delineare le peculiarità dei 6 leader messi a confronto sul loro approccio alla comunicazione digitale, e in particolare sulla gestione dei social media anche alla luce delle principali tematiche europee del 2015.
L’analisi proposta è frutto della raccolta ed elaborazione dei dati pubblici provenienti dai profili ufficiali Facebook, Twitter e Youtube al fine di individuare e commentare le principali metriche di popularity (n.fan/follower, trend dell’acquisizione fan/follower nell’anno, giorni di maggior acquisizione, interessi dei fan, geolocalizzazione e demografica dei follower), content (tipologia, stile e tematiche dei post pubblicati), engagement (quanto engagement hanno ricevuto i contenuti in relazione al numero di fan/follower e al numero di post pubblicati e quali sono stati i post di maggiore impatto del 2015).


I dati raccolti sono certamente interessanti, e utili per chi voglia avere un quadro di come si muovono i politici sui social network. Altra cosa è sul web in generale. Ma volendo entrare nel merito sarebbe più opportuno affermare “come viene concepita la comunicazione social dagli staff dei premier europei”.
Sotto questo aspetto ad esempio incidono profonde differenze culturali, ed anche di rapporti ad esempio con la stampa “accreditata” e con il mondo dei blogger e dei social influencer.
Da questo punto di vista è impossibile mettere sullo stesso piano Cameron e Renzi, perché nel mondo anglosassone è inconcepibile che un politico (di qualsiasi grado e partito) non risponda ad un giornalista o che ad un quesito sollevato da un blogger non giunga prontamente una nota dell’ufficio stampa. 
In Germania quasi lo stesso, con un rapporto fortissimo tra il politico – qualsiasi e di qualsiasi partito – ed il suo collegio elettorale e Regione di riferimento. Il che riduce la forza dell’interazione social essendo la presenza fisica un contenuto culturale imprescindibile.

Accanto a queste distinzioni ce ne solo altre, proprie e tipiche della cultura digitale dei rispettivi paesi e della diffusione – in termini di propensione all’utilizzo – di certi strumenti, ad esempio l’acquisto di fake fans e fake followers.
Su facebook esistono “indicatori tendenziali” di questo utilizzo: quanti ne perdi quando facebook periodicamente fa pulizia, la geolocalizzazione, numero di fan con meno di 50 amici, privi di foto, indice di interazione.


Un esempio.


Matteo Renzi ha avuto una crescita media di 235,82 fan al giorno su Facebook, ma un numero di like alla pagina rimasti pressoché invariati per tutto il 2015 mentre Tsipras pur essendo uno dei leader con meno fan/follower sui propri profili è quello che ottiene proporzionalmente il maggior numero di interazioni ai propri post.
È evidente che sui social la parte “scenografica” è quanti profili ti seguono. Ma è anche vero che la parte più sostanziale è “quante interazioni hai” – sia come consenso sia come engagement e dibattito.
È evidente – come indizio e non certo come sentenza – che se crescono i fan e non aumentano i like e le interazioni – che quel profilo è pieno di fake.
È evidente che un profilo con molte interazioni è molto probabile che abbia meno fake.
Altro esempio.
Matteo Renzi ha pubblicato su Facebook 277 post di cui 50 sponsorizzati; Alexis Tsipras 466 post di cui 24 sponsorizzati; 42 post Facebook per Angela Merkel di cui 25 sponsorizzati. David Cameron 499 di cui 20 sponsorizzati, Mariano Rajoy 313 post di cui 10 sponsorizzati.
Anche questo è un dato da considerare.
Intanto l’incidenza percentuale: 1/2 sponsorizzati dalla Merkel, 1/6 sponsorizzati da Renzi, 1/21 sponsorizzati da Tsipras, 1/25 sponsorizzati da Cameron e 1/31 da Rajoy.
Da un lato la sponsorizzazione dovrebbe essere uno strumento di viralizzazione di contenuti strategici che il premier vuole comunicare. Pochi, essenziali, centrali.
Dall’altro l’uso eccessivo (Merkel e Renzi) lasciano intendere che questo strumento viene utilizzato per “trascinare” la pagina, per aumentare i fan in quanto tali, e – peggio – per dare un’idea, un’immagine, un’impressione “soggettiva” di un seguito ed un’interazione che in realtà non esistono.


Politici e fake followers su Twitter


A questo si aggiunge “il dato” che non conosciamo: quanto hanno speso per le sponsorizzazioni, per quanti giorni, su quale target, con quale obiettivo? 
Da questo dato può emergere una falsa percezione marginale, relativa o assoluta del dato.
La leadership è qualcosa di “innato”, che si può perfezionare e imparare a migliorare. Non dipende dai social, che restano certamente uno strumento fondamentale di interazione e un media chiamato per vocazione a disintermediare il messaggio rendendolo immediatamente e direttamente fruibile dal politico al cittadino. (errori compresi).
La capacità di analisi dei metadati – molti disponibili anche attraverso i normali analytics e tools gratuiti o molto economici online – aiuta a comprendere molto di più di come quel politico intende il suo rapporto con il cittadino.
Robert Waller, direttore di Simplification Centre è stato tra i primi a sviluppare sistemi di controllo e monitoraggio degli account su twitter ed è stato lui a sviluppare parte del sistema status people, ha affermato «è importante sapere che quando si comunica lo si fa con persone reali, perché più reale e attivo è un profilo, maggior seguito e condivisione avrà. Il secondo motivo è che c’è un numero crescente di fakers in rete. Le persone acquistano seguaci tentando di costruire in questo modo la propria reputazione e legittimità. “Guardami ho 20.000 seguaci, devo sapere la mia…” stanno essenzialmente cercando di ingannare il sistema ed è importante essere in grado di individuare, e evitarli. Perché in ultima analisi, se sei disposto a mentire su quanti amici hai, non sei una persona molto affidabile».
Oggi, guardando alla comunicazione politica sui social network, emerge una nuova mission per chi si occupa di comunicazione digitale: fornire gli strumenti di analisi per comprendere la “sofisticazione” dei dati, che come un doping trasformano la comunicazione in deformazione della percezione.
Ecco alcuni dei dati che emergono dalla “raccolta dati” di Doing.


Matteo Renzi, nel 2015, è stato il politico, tra quelli analizzati, che ha visto la crescita maggiore dei propri follower su Twitter (+659.818 seguito da Hollande a + 587.247, Rajoy a +409.439, Cameron a +353.394 e Tsipras a +234.986). Il premier italiano è anche il leader che ne ha il numero maggiore in assoluto (2.177.652 al 31 dicembre 2015), con una crescita media di 235,82 fan al giorno su Facebook, ma un numero di like alla pagina rimasti pressoché invariati per tutto il 2015.
Matteo Renzi ha pubblicato su Facebook 277 post di cui 50 sponsorizzati; 86 erano foto, 73 aggiornamenti di stato, 53 album, 34 link e 31 video. Il Primo Ministro italiano non è quello che pubblica più contenuti su Twitter (quarto su cinque), ma è invece colui che risponde di più ai propri follower; infatti, nel 2015 sono stati 583 i tweet di cui il 16% replies e il 23% retweets.



Alexis Tsipras è l’unico tra i leader analizzati a possedere account dedicati esclusivamente al pubblico estero. Oltre ai tradizionali account in greco, possiede infatti anche una pagina Facebook e un account Twitter su cui pubblica in inglese.
 Pur essendo uno dei leader che ha meno fan/follower sui propri profili (Facebook 451.040 – Twitter @tsipras_eu 250.058 al 31 dicembre), è quello che ottiene proporzionalmente il maggior numero di interazioni ai propri post.
Alexis Tsipras posta su Facebook principalmente contenuti multimediali: su un totale di 466 post (24 sponsorizzati), 197 erano foto, 139 album, 112 video e solo 14 stati e 4 link. Dei 737 tweet, nessuna risposta per Tsipras, 5% dei retweet e 95% tweet.


Angela Merkel è l’unica tra i leader analizzati a non avere un account Twitter ufficiale. Su Facebook è invece quella con il maggior numero di like alla pagina (pur essendo la leader che pubblica meno contenuti in assoluto) e con la maggiore crescita di fan nel 2015 (+742.025 contro + 86.073 di Renzi, +351.144 di Tsipras, 53.316 di Rajoy, 242.973 di Hollande e 484.817 di Cameron).
Solo 42 post Facebook per Angela Merkel di cui 25 sponsorizzati. Si tratta di 19 foto, 10 stati, 7 video, 6 link e nessun album.


Mariano Rajoy nel 2015 ha twittato da solo più del doppio di quanto hanno fatto tutti gli altri leader messi insieme. Sempre su Twitter è il Primo Ministro che retwitta più contenuti da altri account (soprattutto della sua sfera politica).
Mariano Rajoy ha postato 313 post (10 sponsorizzati) di cui 97 video, 81 album, 62 foto, 39 link e 34 aggiornamenti di stato. La ricerca conta 5.284 tweet di cui più della metà (56,4%) sono retweet, 43,5% tweet e 0,1% replies.


François Hollande è l’unico tra i politici analizzati che ha guadagnato oltre 100mila follower in un solo mese del 2015, a novembre, in concomitanza con la seconda ondata di attacchi terroristici che ha colpito Parigi. È nello stesso mese che ha visto crescere maggiormente la sua community in un singolo giorno, il 13 novembre, sia su Twitter (+41.300 follower) che su Facebook (+51.400).
François Hollande fa quasi esclusivamente uso di status di testo senza ricorrere a contenuti multimediali. Su 120 post, 114 sono aggiornamenti di stato, 3 link, 2 foto e 1 video. Dei 130 tweet solo il 2% corrisponde a replies, mentre Hollande non ha mai retwittato. 



David Cameron è il politico che ha un maggior equilibrio di genere tra i suoi follower su Twitter, raggiungendo quasi la parità (follower: 43% donne, 57% uomini mentre la forbice più grande è di Matteo Renzi con il 25% di donne e il 75% uomini). È inoltre il politico che sia su Facebook che su Twitter riceve interazioni da più parti nel mondo (in particolare da America del Nord e Centrale.
David Cameron è il leader con il maggior numero di post pubblicati su Facebook, 499 di cui 20 sponsorizzati, 203 aggiornamenti di stato mentre ha condiviso 176 foto, 86 video, 23 link e 11 album. Il 97% dei 712 erano tweet, solo per il 3% retweet e 0% replies.
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Antonia Hutt: interior design per intenditori

Un minimalismo in chiave chic che cede talvolta il posto a sontuosi elementi di design ultra moderno e avanguardistico, per poi rifugiarsi nuovamente nelle antiche vestigia della classicità, per ambienti sobri e funzionali. Antonia Hutt è oggi una delle interior designer più famose al mondo.

Nata a Londra, studia a Bedales, Hampshire. A 19 anni, dopo un anno di studio trascorso in Italia, a Siena, si iscrive alla Sir John Cass School di Londra, dove consegue la sua prima laurea in Gioielleria, oreficeria e arti artigianali. Un amore viscerale per le arti decorative la porta a collezionare pezzi di antiquariato provenienti da tutta Europa. Frequenti sono i suoi viaggi anche in America, a Los Angeles, dove Antonia si reca spesso proprio per la sua passione per il collezionismo.

È proprio a seguito di uno di questi viaggi, nel 1988, che decide di aprire un suo negozio di antiquariato a Melrose Place. Ormai la futura designer ha una grande cultura in materia, che la porta a prendere la decisione più importante della sua vita, studiare Architettura d’interni.

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Antonia Hutt termina il suo percorso di studi presso l’Università della California e subito entra nel mondo del lavoro. Brillante e talentuosa come poche, tanti sono i lavori che le vengono commissionati, fin da subito. La sua inarrestabile ascesa la porta ad aprire la sua prima attività a Los Angeles, dove attualmente vive e lavora. Ultimamente è tornata all’Università della California, ma in veste di insegnante. Sul suo sito web, antoniahutt.com, si trova un’ampia sezione dedicata ai suoi lavori e ai progetti già pubblicati sui magazine più prestigiosi.

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Una filosofia che parte da una innata passione per il design, poi trasformata in lavoro. Un buon gusto innato unito ad anni di studio ed esperienza l’hanno resa una delle firme più autorevoli nel mondo del design. Pubblicazioni su riviste prestigiose, del calibro di Vogue Living, Elle Decor, In Style, W Magazine, Los Angeles Times, Telegraph, l’hanno sdoganata in tutto il mondo. Un sapiente uso del colore, tocchi di ironia, grande attenzione e cura per i dettagli e un minimalismo chic che lascia il posto ad ambienti sontuosi e sofisticati: queste sono le caratteristiche dello stile prediletto da Antonia Hutt. Ambienti funzionali ma ricchi di classe, e la capacità di conferire un’anima anche ad ambienti tra loro molto diversi, dallo charme senza tempo di case d’epoca ad ambienti minimalisti ed ultra moderni.

(Foto tratte da antoniahutt.com)


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Amanda Nisbet: il guru dell’interior design

Christian Louboutin punta sulle ballerine color nude

Sette tonalità per accontentare proprio tutte le donne che si sentono leggiadre e romantiche come le migliori étoile che calcano un palcoscenico che in questo caso si chiama strada.

Christian Louboutin, lo shoe designer delle meraviglie, abbandona la celeberrima suola rossa e crea una collezione del tutto nuova, lontana dal disegnare una femme fatale ma, al contrario, una dolce e sentimentale donna in tutù.

 

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The nude collection, lanciata nel 2013 dallo stilista calzaturiero francese, oggi  può vantarsi dell’introduzione di Solasofia: la ballerina in nappa opaca che si preannuncia come il nuovo vezzo per le amanti del marchio e, più in generale, delle ossessionate del modello di calzatura, bon ton- chic per eccellenza.

Per le amanti delle ballerine, il marchio francese concede una shop experience sul sito ufficiale www.christianlouboutin.com

 

 

Daniela Vanni: prestigio e unicità esaltano l’eccellenza del Made in Italy

Esaltare la personalità di ogni donna, oggi si può attraverso l’accessorio giusto. Questo pare il mantra di Daniela Vanni, che ha creato il suo omonimo brand puntando su accessori unici e lussuosi, concepiti attraverso un design unico e riconoscibile.

Il decoro, firma prediletta da Daniela, evidenzia i raffinati pellami utilizzati nella produzione delle borse confezionate pezzo per pezzo da maestri artigiani, conferendo prestigio alla collezione di Daniela Vanni interamente prodotta in Italia.

 

Presentazione nuova collezione Daniela Vanni presso la Boutique "La Tenda" di Milano
La nuova collezione Daniela Vanni  è stata presentata presso la Boutique “La Tenda” di Milano

 

 

La peculiarità delle borse Daniela Vanni è l’interscambiabilità delle flap che si agganciano al corpo borsa grazie a un sistema brevettato di gemelli posti sul retro, che offrono la possibilità di adattare la borsa in base all’outfit.

Il 10 marzo scorso, la designer Daniela Vanni ha presentato la nuova collezione all’interno della famosa boutique “La Tenda” in via Solferino 10 a Milano.

 

Modello Clan Limited Edition “Daniela Vanni per La Tenda”
Modello Clan Limited Edition “Daniela Vanni per La Tenda”

 

 

Per l’occasione, è stato creato il modello Clan: una Limited Edition “Daniela Vanni per La Tenda”, caratterizzato da una raffinata lavorazione ad “effetto ricami” geometrici su fondo nero.

Per saperne di più sulla collezione Daniela Vanni vai su www.danielavanni.com

 

Photo Courtesy Press office

Milano Design Week: tutto pronto per la 4a edizione di Zona Santambrogio

Il Fuorisalone, l’evento più urban di cui Milano possa vantarsi, è alle porte e con esso anche la Milano Design Week 2016 che presenterà all’interno delle tre zone principali (Brera Design District, Ventura Lambrate e Tortona Design Week), un agglomerato artistico per gli amanti del design.

La Zona Santambrogio Design District, presenterà, per l’occasione, una serie di esposizioni, shop ed eventi che coinvolgeranno i migliori designer emergenti.

 

Milano Design Week edizione 2015 (fonte zonasantambrogio.com)
Milano Design Week edizione 2015 (fonte zonasantambrogio.com)

 

DOUTDEsign edizione 2015 (zonasantambrogio.com)
DOUTDEsign edizione 2015 (zonasantambrogio.com)

 

 

DOUTDESign, nell’ ex convento di Via San Vittore 49 (quartier generale di Sant’Ambrogio), ospiterà dal 12 al 17 aprile 2016, l’esposizione Next Design Innovation promossa da Regione Lombardia e Politecnico di Milano che evidenzierà 21 prototpi di giovani designer under 35 valorizzandone l’operato.

I progetti che si intercalano in svariate tematiche, sono suddivisi in: “Smart vehicles for smart mobility”, “Wearable and fashion”, “News tools and devices for smart cites” e “Interactve furniture and lightng”, ponendo una particolare attenzione al rapporto tra nuove tecnologie e design.

I prototipi realizzati grazie all’apporto del POLIfactory (il makerspace del Politecnico di Milano) saranno valorizzati dall’allestimento curato da Re.rurban Studio.

Occorre ricordare che, 6 dei 21 modelli selezionati dal bando Next Design Innovation, provengono dalla Scuola Elisava di Barcellona apportando, al progetto, una visione internazionale del design.

Secondo Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia, “Questo bando ha permesso di valorizzare i giovani talenti che escono dalle nostre scuole e di sperimentare le grandi potenzialità che possono derivare dalla contaminazione tra design e innovazione.”

 

 

Fonte cover milanoartexpo.com

Amanda Nisbet: il guru dell’interior design

Quando si parla di interior design, il suo nome è sinonimo di stile. Regina indiscussa di New York, Amanda Nisbet ha costruito un impero nel segno dello stile e di un’eleganza ricercata e mai scontata. Dai suoi esordi nel mondo del design, nel 1998, Amanda Nisbet si è imposta come una delle personalità di spicco, amatissima da celebrities e cultori dello stile.

La sua firma sono i colori, pattern dal forte impatto visivo, texture ricche di giochi cromatici, stampe caleidoscopiche: tutto è in mirabile equilibrio, a partire dalla ricercatezza e dalla cura per il minimo dettaglio, per ambienti sofisticati e unici. Gli spazi curati dalla designer si riconoscono facilmente per quell’impronta femminile e per la saturazione del colore, vibrante, vivo, ricco di sfumature. La palette cromatica non teme colori audaci e vitaminici: dal giallo al violetto al fucsia, fino all’amato rosa: l’uso del colore diviene prerogativa per la creazione di spazi ricchi di eleganza e comfort.

Nata a Montreal e cresciuta negli Stati Uniti, Amanda Nisbet ora vive a New York. Da ragazza voleva diventare attrice: dopo aver ottenuto piccoli ruoli in alcuni spot pubblicitari, la giovane ha cambiato settore. Da sempre amante dello stile, il suo appartamento era ammirato da tutti i suoi conoscenti e spesso le veniva chiesto un aiuto nel decorare gli interni di abitazioni di amici. Un talento innato, per la designer, fieramente autodidatta.

Amore per il bello declinato in ogni sua forma, ricercata eleganza e raffinatezza ma anche comfort e vivibilità, per ambienti prestigiosi e pregni di cultura e storia. Una passione per la storia dell’arte, coltivata durante gli anni della sua formazione presso la celebre casa d’aste Christie’s, ma anche durante gli anni degli studi, in Italia. E quale migliore location poteva scegliere la designer numero uno d’America, per coltivare quel gusto che ha poi reso i suoi lavori così unici, permettendole di firmare l’interior design delle più esclusive residenze tra Europa e Nord America. Il suo sito, amandanisbetdesign.com,seguitissimo, è una fucina di idee e charme.

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Dal suo studio di New York, sito su Madison Avenue, la designer cura svariati progetti, riuscendo ad offrire servizi anche attraverso gli uffici di Harbinger (Los Angeles), Travis (Atlanta) e Tigger Hall (Australia). Amanda Nisbet ha firmato diverse collezioni, da quella realizzata con The Urban Electric Company a quella con Studio Four e Kyle Bunting. Nel 2014, il lancio della sua prima linea di arredamento, in collaborazione con Niermann Weeks. Pezzi unici, ricchi di colore e appeal, per un talento che non smette di sorprendere, anche in veste di creatrice.

I progetti firmati Amanda Nisbet sono apparsi su numerose pubblicazioni all’interno delle principali riviste di settore, tra cui Elle Decor, House Beautiful, Coastal Living, The New York Times, Town & Country, The Washington Post, fino alla Bibbia del design, Architectural Digest.

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Amanda Nisbet

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Nel settembre 2012 la designer ha pubblicato il suo primo libro, Dazzling Design, edito da Stewart Tabori & Chang: qui Amanda presenta una selezione dei lavori da lei curati negli ultimi quindici anni di attività, prendendo per mano il lettore per un viaggio attraverso i colori e i pattern tipici del suo stile, unico ed altamente riconoscibile. Personalità, genio e cura per il dettaglio hanno reso i suoi lavori esempi di stile.

Amanda Nisbet predilige un approccio energetico e fresco, versatile, che coniuga mirabilmente la tradizione al design più moderno. Un mix di stili variegati, motivi classici si sposano a simboli della contemporaneità, in un continuo gioco di rimandi. Convinta che una casa sia fatta soprattutto per essere abitata, e che il lavoro primario di un designer sia quello di rispondere ai bisogni del cliente, ma anche ai suoi desideri, e, perché no, trasformare i suoi sogni in realtà: e le case con interior design curato da lei sono ambienti ricchi di charme e stile.

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Ambienti chic e ricchi di stile, che coniugano suggestioni vintage al design contemporaneo. Il tradizionale concetto di lusso viene ora rivisitato in chiave contemporanea, per uno stile funzionale che non lesina in colori e tocchi di geniale femminilità. Ormai famosa in tutto il mondo per i suoi spazi, caratterizzati da colori vitaminici e da una ricerca estetica incessante, volta alla conquista del bello, la designer americana è ormai un’autorità in fatto di stile, apprezzata a livello internazionale.


(Tutte le foto sono tratte da amandanisbetdesign.com)

Verità per Giulio Regeni: si attende il 5 aprile

Verità per Giulio Regeni: la richiesta arriva a gran voce da tutte le forze politiche italiane all’indomani della conferenza stampa in cui Paola Regeni e il marito Claudio hanno commosso il Paese. Parole forti, pronunciate con la voce ferma e gli occhi asciutti. Non versa una lacrima Paola Regeni, il dolore è così forte da annientare tutto il resto. Dolore per quel figlio che nell’ultima foto appariva sereno, sorridente, circondato dagli amici il giorno del suo compleanno. Questa è l’ultima immagine felice di Giulio Regeni che per i genitori si sovrappone ad un’altra immagine, quella del suo corpo torturato, del suo viso irriconoscibile.  “L’Egitto ci ha restituito un volto completamente diverso – ha raccontato la madre alla conferenza stampa, immersa in un silenzio surreale – Al posto di quel viso solare e aperto c’è un viso piccolo piccolo piccolo, non vi dico cosa gli hanno fatto. Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui. Lo ho riconosciuto soltanto dalla punta del naso“.


Il caso Regeni ha distrutto una famiglia e scosso molte coscienze e si inserisce in un quadro complesso che incrina i rapporti internazionali con l’Egitto. “Era dai tempi del nazifascismo che un italiano non moriva dopo esser stato sottoposto alle torture – dice ancora Paola Regeni ai giornalisti – Ma Giulio non era in guerra, non era in montagna come i partigiani, che hanno tutto il mio rispetto. Era lì per fare ricerca. Eppure lo hanno torturato“. Uno scenario incomprensibile su cui è necessario fare chiarezza, costi quel che costi. E il prezzo sembra essere davvero alto, letteralmente. La partita diplomatica sul caso Regeni vale cinque miliardi di investimenti che l’Italia, secondo partner europeo del Cairo, sembra pronta a bloccare. La famiglia Regeni però chiede la rescissione di tutti gli accordi, anche quelli già in atto, finché non si conoscerà la verità per Giulio. “A questo punto non possiamo permettere più errori: l’Egitto deve chiedere scusa – ha dichiarato Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio alla Camera – Non c’è accordo commerciale che tenga davanti a una situazione del genere“.


A rischio non c’è solo la memoria di un giovane ricercatore barbaramente ucciso, ma la dignità di tutto il Paese. L’Italia attende il 5 aprile: il giorno in cui è previsto l’arrivo degli investigatori egiziani a Roma. Dovrebbero portare con sé tabulati telefonici, video e verbali utili a ricostruire la vicenda, perché l’ultima versione – in cui una banda criminale avrebbe rapito Giulio Regeni senza chiederne il riscatto e avrebbe conservato i suoi documenti – non regge e non convince nessuno. “Semmai questo non dovesse verificarsi, l’auspicio è che il governo italiano si faccia sentire interrompendo ogni relazione col Cairo, a partire dall’immediato ritiro del nostro ambasciatore. La vita di qualsiasi cittadino italiano vale più di ogni altro interesse economico” chiedono i deputati M5S della Commissione Affari Esteri. Si chiede, tra l’altro, che venga ritirato l’ambasciatore italiano in Egitto “ma non sappiamo – commenta la Farnesina – quanto possa rivelarsi una mossa efficace: in questo momento, proprio per controllare che le indagini vengano fatte come si deve, è necessario la nostra presenza al Cairo“. Chiedono verità per Giulio Regeni anche da Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, che parla di un comportamento da ignavi e dell’importanza di difendere la dignità del Paese e dei suoi cittadini; Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa al Senato; la senatrice del Pd Laura Fasiolo e Mara Carfagna, portavoce del gruppo Forza Italia alla Camera. Con loro, l’Italia intera aspetta il 5 aprile col fiato sospeso.

Lo stile di Kristina Bazan

È il volto più bello del fashion biz, it girl tra le più seguite e blogger di fama mondiale: Kristina Bazan incarna alla perfezione l’eleganza europea. Modella, stylist, influencer e cantante, segni particolari: bellissima. Nata in Svizzera 22 anni fa, nel 2011 partecipa a Miss Svizzera arrivando seconda.

Nello stesso anno fonda Kayture.com insieme al suo ragazzo, James Chardon: il blog si impone in pochissimo tempo come il più seguito della Svizzera sdoganando la sua fondatrice come uno dei volti più potenti della moda. Secondo Teen Vogue grazie a lei Ginevra, la città in cui Kristina vive, è diventata la nuova capitale dello stile.

Presenza fissa nei front row delle sfilate più importanti, regina dello street style e ospite degli eventi più esclusivi al mondo, dal Festival di Cannes alla cerimonia di consegna dei Golden Globes, Kristina Bazan vanta collaborazioni con brand del calibro di Louis Vuitton, Dolce & Gabbana, Yves Saint Laurent, Dior, Mango, Guess e Jimmy Choo. Bionda e statuaria, la blogger è stata immortalata anche in riviste patinate tra cui Vogue, GQ e Cosmopolitan.

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Inclusa da Forbes nella classifica dei 30 giovani under 30 più influenti al mondo nel settore Arti e Stile, Kristina Bazan ha inaugurato gli Spirits Awards a Los Angeles e ha collaborato anche con maison di lusso, come Chopard, Piaget e Cartier.

Tra le ultime novità della sua carriera, in continua ascesa, un contratto con L’Oréal. Protagonista indiscussa delle ultime sfilate di moda, ormai Kristina è di casa a Parigi e nelle principali capitali europee ma anche oltreoceano. Il suo stile è eclettico e ricco di femminilità. Curve in primo piano, per la fashion blogger, minimalista e sofisticata ma anche audace e sexy.

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Grazie alle foto che la immortalano nel suo blog, Kristina Bazan si è imposta come un’icona di stile tra le più seguite al mondo. Versatile e sempre impeccabile, la vediamo alternare con nonchalance pezzi haute couture a capi low cost. Fotogenica come poche, la bionda fashion blogger è riuscita nel tempo ad imporsi anche come modella. The next big thing della moda è certamente lei.

(Tutte le foto sono tratte da Kayture.com)


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Lo stile di Chiara Ferragni

Holly Brockwell ottiene il diritto alla sterilizzazione

La notizia arriva dall’America e ha già prodotto innumerevoli critiche: la trentenne Holly Brockwell (questo è il nome della protagonista) ha chiesto ed ottenuto dopo anni di rigetto, di poter essere sterilizzata perché non propensa a procreare eredi.

La stessa Brockwell ha così spiegato tale decisione: “Non odio i bambini; semplicemente non li voglio. Avete presente quando incontrate un meraviglioso cane di qualcuno ma non pensereste mai di prenderlo con voi? È la stessa sensazione”.

La giornalista, sembra sicura della sua conclusione e si dice fiera per aver ottenuto il nulla osta da parte del sistema sanitario americano per questo intervento che le permetterà di avere una vita sessuale attiva senza correre il rischio di andare incontro ad una gravidanza indesiderata e di conseguenza, ad un aborto.

La notizia non è passata inosservata sul web e le critiche feroci le sono cadute addosso come chiodi dal cielo. Nel XXI secolo, la società non legittima la scelta di una donna che decide sul proprio futuro, ma giustifica la decisione di un uomo che ricorre alla vasectomia: “Se fossi stata un uomo, probabilmente avrei fatto la vasectomia anni fa. Gli uomini non sono oggetto di commenti presuntuosi, occhiate compassionevoli e domande inopportune. Per la società è più facile pensare che un uomo non voglia diventare papà piuttosto che accettare l’idea che una donna non voglia essere mamma”, ha spiegato la giovane donna.

Notizie di questo genere, peraltro, collassano definitivamente la solidarietà tra donne perché, come sostiene Holly, le critiche più feroci sono giunte proprio da loro.

In Italia, come si legge sul sito del Ministero della Salute, “La sua regolamentazione giuridica non è ancora definitiva” , ciò non significa che questo metodo contraccettivo di cui la reversibilità non è garantita, non possa essere applicato su richiesta dalle donne, all’interno dei presidi ospedalieri. Ad oggi, tale intervento viene applicato nei maggiori dei casi, per preservare la vita delle pazienti.

 

 

 

CAITLYN JENNER diventa testimonial PER H&M SPORTSWEAR

Momento di grande ascesa per Caitlyn Jenner, il colosso svedese H&M la proclama testimonial per la linea Sportswear

C’è fermento nel mondo della moda (e non solo) per l’uscita dei nuovi scatti della tanto acclamata Caitlyn Jenner, un tempo Bruce Jenner (ex atleta).

Dopo aver firmato un contratto con Mac in qualità di testimonial per la creazione del suo primo rossetto, Finally Free, Caitlyn Jenner è stata scelta dal colosso H&M per la linea sportswear.

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Un momento d’oro per l’icona trasgender divenuta ormai simbolo di libertà nel mondo.

L’annuncio è stato condiviso su Instagram in uno scatto che ritrae la Jenner avvolta in un paio di leggings, scarpe da ginnastica e felpa, elegantemente seduta con gambe accavallate.

Non è nuova la scelta di modelli e personaggi anti convenzionali per H&M, che, nel corso degli anni ha ben ponderato scelte commerciali riguardo campagne pubblicitarie o passerelle moda seguendo il filone dei trend del momento, per dimostrare che anche l’imperfezione è uno standard raggiungibile e la diversità, una risorsa meravigliosa.

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Caitlyn Jenner testimonial per “MAC”

A testimonianza di questi fatti, basta dare uno sguardo all’ultima Paris Fashion Week, che ha visto sfilare in passerella volti emergenti e modelle transgender come Hari Nef, Andreia Pejic o la curvy Ashley Graham, a fianco di modelle del calibro di Amber Valletta o Pat Cleveland.

Si dice soddisfatto il colosso svedese H&M per la scelta fatta, che afferma: «Abbiamo scelto Caitlyn Jenner, una delle atlete più famose e celebrate, come parte della nostra campagna H&M Sports perchè vogliamo dire al mondo che tutto è possibile, nello sport come nella vita».

Non ci resta che attendere con trepidazione i nuovi scatti della campagna moda!

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Hari NefAndreia Pejic e Ashley Graham