Le frasi sessiste contro le donne: “Non vuoi avere figli?”, “Hai le tue cose?”

Ogni giorno vengono utilizzate alcune parole nei confronti delle donne che risultano sessiste pur non facendoci molto caso.
L’effetto provocato non è quello dello sdegno o della vergogna, bensì di una consapevolezza taciuta: le donne sono oggetto di una sottocolutura maschilista che si è cementata all’interno della società in cui viviamo.


Il regista e fotografo Pietro Baroni e Luz hanno voluto girare un video che portasse alla luce alcune delle frasi che lasciano il ruolo della donna in un contesto di scherno, derisione e disagio nei confronti del mondo.
Non è facile tirarsi fuori da luoghi comuni, da generazioni e generazioni di cultura maschilista che ha deciso di annientare il ruolo della donna per primeggiare in un limbo sociale gerarchico.
Il progetto intitolato “Parole d’Amore – Words of love” vuole essere un invito non agli uomini affinché smettono di discriminare, offendere e deridere la femminilità, bensì alle donne affinché siano consapevoli di queste frasi sessiste e riescano a non cedere ad essere, a non sentirsi come il mondo vuol che si sentano.


Ecco #ParoleDAmore.

Inaugurato Scalo Milano, tra moda, design, cibo e arte

E’ stato inaugurato ieri a Locate Triulzi Scalo Milano, primo “Citystyle” del Made in Italy. La nuova cittadella dello shopping realizzata da Promos e Lonati Group sorge nell’area un tempo occupata da Saiwa. All’inaugurazione presenti le autorità, in primis il sindaco di Milano Beppe Sala.

Ben centotrenta negozi tra moda, design, food e arte alle porte di Milano, per il primo design district d’Italia: un’opera costata oltre 200 milioni di euro che, secondo le stime, dovrebbe creare 1.500 posti di lavoro, tra dipendenti diretti e indiretti. I primi negozi aperti, 130, si stendono su una superficie di 30mila metri quadri, e sono destinati a diventare 300 su 60mila metri quadri.

“Il valore che c’è in questo territorio, nella città metropolitana di Milano, è una valore immenso rispetto al quale abbiamo ottenuto ancora poco ma possiamo ottenere di più”, queste le parole di Sala. Presente anche uno spazio dedicato anche all’arte, con Scalo Arte, che coniuga lo Street art district, con i graffiti firmati da writer nazionali e internazionali e le immagini del fotografo Settimio Benedusi, e Scalo Art Pavillions, due spazi espositivi permanenti in cui, a cadenza semestrale, saranno ospitate le opere dei giovani artisti italiani.

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La nuova Rolls-Royce Dawn si ispira alla moda

Si ispira all’haute couture la nuova decappottabile Dawn di Rolls-Royce. Accostamenti cromatici, linee dal design accattivante e materiali raffinati per la collezione primavera/estate 2017 di Rolls-Royce, intitolata non a caso “Inspired by Fashion”.

La più blasonata casa di auto del mondo si rivolge ai suoi esclusivi clienti, arbiter elegantiae e tastemaker, come afferma Giles Taylor, responsabile del Design Rolls-Royce: “I nostri clienti sono gli arbitri stessi della moda e sono loro a creare il gusto”. Suggestioni luxury e motori potenti, ma non solo: grande ricercatezza nei pellami di pregio, nelle sete preziose e nelle radiche di legno che si uniscono alle lavorazioni artigianali per creare i nuovi modelli.

Il bianco classico domina insieme a texture ricercate ed esclusive: spiccano nuance innovative come il Rosso Mugello, il Blu Cobalto e il Mandarino. Taylor ha selezionato un team di designer provenienti dal mondo della moda, come Cherica Haye, specialista del tessile del Royal College of Art, e Michelle Lusby di Mulberry.



Tripudio di raffinatezza nei colori vitaminici che si uniscono al bianco dei sedili e della carrozzeria. L’aplomb British si unisce a dettagli strong per una cabrio esuberante e appariscente.

Massimo Dutti apre il primo flagship store a Barcellona

Nuova apertura del primo flagship store Massimo Dutti a Barcellona: il brand sceglie non una location a caso, ma la celebre Casa Ramón Casas, residenza del pittore Ramón Casas, recentemente restaurata dal Gruppo Inditex. Al numero 96 di Paseo de Gracia sorge un nuovo gioiello architettonico dal design futurista, per il primo store del brand spagnolo. Il punto vendita si snoda in oltre 2.000 metri quadri di superficie e propone le collezioni Woman, Men, Boys & Girls, Personal Tailoring e Limited Edition.

Casa Ramón Casas vanta una lunga tradizione legata al design e alla moda: dal 1950 ha ospitato l’atelier haute couture della designer catalana Asunción Bastida e successivamente lo storico negozio di design di Enrique Levi e Hugo Vinçon.

Trionfo di tecnologia e virtuosismi 3.0 per il nuovo store Massimo Dutti, a partire dai camerini interattivi, con uno schermo che proietta le immagini in alta definizione dei capi scelti dal cliente, consentendo, grazie ad un’apparecchiatura touch screen, di trovare outfit in linea con quel look e di ricevere lo stesso capo in un’altra taglia senza muoversi dal camerino. Inoltre, grazie ad una buyable window, sarà possibile acquistare i capi esposti in vetrina, tramite l’applicazione Massimo Dutti per iOS.

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Niente più file alla cassa, grazie ad una cassa veloce dotata di dispositivi di rimozione antitaccheggio e pin pad. In alternativa è possibile effettuare il mobile checkout, tramite dispositivi mobili. Uno store che punta non solo alla tecnologia ma con un occhio di riguardo per l’ambiente e alla sostenibilità: i consumi elettrici sono ridotti di circa il 30% e quelli di acqua del 40% rispetto ai punti vendita tradizionali. Il brand vanta già nel mondo oltre 770 store in 73 Paesi, tra Europa, Asia ed America.

La Sartoria Tirelli firma i costumi di The Young Pope

La Sartoria Tirelli è tra i nomi che firmano i costumi di The Young Pope, serie tv diretta da Paolo Sorrentino, con un inedito Jude Law nei panni di Papa Pio XIII, primo fantomatico Papa italo-statunitense della storia.

Una lunghissima tradizione alle spalle e ben sedici Oscar per i costumi, la Sartoria Tirelli ha firmato i costumi di numerosissime produzioni, dall’ultimo film di Woody Allen, Café Society, alla serie tv I Medici, che vede come protagonisti Dustin Hoffman e Richard Madden, per cui sono stati confezionati circa cinquanta costumi.

Ma non solo cinema e tv: la lirica è da sempre protagonista principale dei costumi del magazzino di Formello, polo museale e crocevia di costumi dalla lunga e suggestiva storia. Divisi per epoche, dall’era greco-romana i nostri giorni, tanti sono gli abiti talari, come quelli indossati da Jude Law nella serie televisiva che ha debuttato su Sky Atlantic lo scorso 21 ottobre.

Jude Law in "The Young Pope" (Foto: Adnkronos)
Jude Law in “The Young Pope” (Foto: Adnkronos)


La celebre sartoria fu fondata nel 1964 da Umberto Tirelli, originario di Gualtieri, in Emilia Romagna, grande appassionato di abiti d’epoca. Dopo essersi trasferito a Milano, Umberto trovò lavoro alla sartoria Finzi: qui avvenne l’incontro con Luchino Visconti. Più tardi incontrò Franco Zeffirelli, su consiglio del quale si spostò a Roma, alla sartoria Safas. Dopo aver collaborato ai costumi per Il Gattopardo, Tirelli aprì la propria sartoria, entrata di diritto nella storia del costume italiano ed internazionale: tra i film per cui sono stati confezionati costumi Ludwig di Visconti, Medea di Pasolini e Casanova di Fellini, solo per citarne alcuni. Una lunga storia che non smette di affascinare.

Issey Miyake apre il primo store a Milano

Sbarca a Milano Issey Miyake, con il primo store monomarca: il primo flagship store del brand giapponese dovrebbe aprire in Italia nel 2017. La città scelta è Milano, precisamente la prestigiosa location di Palazzo Reina, sito in via Bagutta 12, nel quadrilatero della moda.

Lo storico Palazzo, costruito tra il 1826 e il 1831 dalla famiglia Reina e passato nelle mani del Comune di Milano nel 1921, è stato successivamente acquistato, lo scorso 2014, da una società immobiliare che si è occupata del restauro dell’immobile che diventerà la sede del primo store italiano della maison Miyake. Il progetto di interior dello store sarà curato da Tokujin Yoshioka e l’apertura è prevista per febbraio 2017.

“La vocazione internazionale e la sua reputazione indiscussa nel design hanno reso Milano una scelta naturale per il nostro primo flagship store in Italia. Siamo lieti di inaugurare questo bellissimo spazio”. Il progetto di interior sarà curato da Tokujin Yoshioka e l’apertura prevista per febbraio 2017″, così si è espresso Masakatsu Nagatani, presidente di Issey Miyake.

Un ritratto dello stilista
Un ritratto dello stilista


Lo stilista giapponese, classe 1938, ha sfilato per la prima volta nel 1971 a New York. Le sue collezioni, dalle suggestioni avanguardistiche e minimali, non smettono di raccogliere proseliti in tutto il mondo e la scelta di aprire un nuovo store monomarca nella cornice del quadrilatero della moda milanese appare quantomai importante per il ruolo da sempre svolto nel fashion biz dalla città di Milano, considerata una delle Capitali della moda.


(In copertina outfit della sfilata P/E 2017 Issey Miyake. Foto tratta da Fashionisers).

POLAR M600, il tuo personal coach a portata di polso!

Se siete il tipo di persona che rimanda a domani diete salutari e attività fisica, questo è il prodotto che fa per voi! Sto parlando di Polar M600, lo smartwatch multifunzione che fa da motivatore, medico, psicologo, amico, copilota!

Come funziona POLAR M600? Sembra un normale orologio, in realtà quello che indossate è un mini computer da polso che:

– rileva la frequenza cardiaca
– ha il GPS integrato
– rileva l’andamento del sonno
– registra chiamate e musica
– permette la navigazione sul web
– ed ha molti altri comandi gestibili vocalmente

Se siete degli sportivi è il prodotto a cui non potrete più rinunciare, Polar M600 rileva la vostra attività quotidiana, quindi passi effettuati, distanze percorse in bici, calorie bruciate durante una corsa; se tutto questo è azzerato durante l’arco della giornata, Polar M600 non si esime dal farvi un sonoro rimprovero, incitandovi ad alzarvi da quella sedia e fare due passi!

E se volete beffeggiare i vostri amici anti-sport, con Polar M600 potete condividere sui vostri social network tutti i risultati e i vostri progressi, che verranno tenuti in memoria attraverso le App collegate.

POLAR M600:



Polar M600 è solo uno tra i prodotti del brand, multinazionale leader nella produzione e commercializzazione di sport watch e tecnologie indossabili. Dotato di lettura ottica a 6 led, legge la vostra frequenza cardiaca direttamente dal polso, attraverso un algoritmo sviluppato e testato internamente per la massima precisione ed affidabilità.

E’ inoltre dotato di 4 Gb di memoria interna, dove poter sincronizzare la propria musica e ascoltarla durante l’attività fisica; è un prodotto altamente tecnologico attento alle mode – ha infatti un cinturino in morbido silicone intercambiabile, che è possibile sostituire a seconda dei gusti: nero, bianco e rosso – ed un display personalizzabile touchscreen a colori ad alta definizione in vetro Gorilla glass.

Il costo del vostro personal coach Polar M600 è di € 349,90 – è sempre con voi, parla solo se interpellato, vi consiglia di dormire se il vostro sonno non è stato riposante, è una enciclopedia vivente, vi porta ovunque. Cosa volete di più?!

Le foto della presentazione Polar M600 a Milano: 



(foto Antonio la Zazzera)

Giuseppe Zanotti Design si espande, nuove aperture a Mosca e Londra

Giuseppe Zanotti Design, stilista italiano specializzato nella creazione di calzature per donna, decide di aprire nuovi flagship store store a Londra e a Mosca.
Quello di Londra ha avuto la sua cerimonia di apertura il 26 ottobre, mentre quello di Mosca il 24 ottobre.


Sono passati sedici anni dalla prima apertura di un punto vendita a Milano, appunto nel 2000, e da allora sono seguiti altri 50 punti vendita per tutto il mondo.
Ha disegnato scarpe per marchi come Pierre Balmain, Proenza Schouler, Thakoon Panichgul, Christopher Kane, Delfina Delettrez e Vera Wang e è stato nominato Designer of the Year tre volte (2000, 2007, 2009) da Fairchild e ha vinto il Marie Claire Prix d’Excellence de la Mode per la migliore collezione di calzature nel 2010.


Lo store di Londra, situato a 46 di Conduit Street, W1, nei pressi di Bond Street, si circonda di 200 metri quadri per uno spazio di tre piani di un edificio georgiano.
I piani ospitano le collezioni uomo/donna sia per quanto riguarda le calzature, che i gioielli, le borse e il ready to wear.
Inoltre, è presente una sezione dedicata interamente al wedding style e al mondo della sposa e una sezione dedicata alla nuova linea “Giuseppe Junior”, nata a maggio 2016.
Lo store presenta degli interni candidi e puliti che richiamano i primi negozi di Giuseppe Zanotti Design, infatti comprendono una bay window e un giardinetto sul retro.


fonte foto: fashionnetwork.com
fonte foto: fashionnetwork.com



Lo store di Mosca è il quarto dopo le prime tre già esistenti.
Anche questo ospita le colleezioni uomo, donna e bambino calzature, borse, ready to wear e bijoux.
L’interno allestito come spazio espositivo, si presenta anche come un vero e proprio salotto composto da pavimenti in marmo, tappeti di color ocra e divani blu cobalto sul quale sedere a prendere un the.


Giuseppe Zanotti non si è sottratto nel commentare l’idea e l’occasione di aprire questi due nuovi store: “Sono molto soddisfatto dell’apertura di questi due nuovi flaghip store in due città che condividono la passione per la moda e per il lusso e che possono vantare una clientela dall’impeccabile senso dello stile e attenzione alla qualità. Gli store già attivi su Londra e Mosca hanno superato di gran lunga le nostre aspettative, rafforzandoci nella convinzione che il brand abbia ancora un grande potenziale da sfruttare nel Regno Unito e in Russia, mercati fondamentali per la Giuseppe Zanotti Design e pronti per un ulteriore sviluppo“.


fonte foto: fashionnetwork.com
fonte foto: fashionnetwork.com

British Fashion Awards, c’è Riccardo Tisci, Stella McCartney e Bella Hadid

Il British Fashion Council ha stilato una classifica di 1500 personalità importanti del mondo della moda, tra queste parteciperanno alla cerimonia di premiazione Riccardo Tisci, direttore creativo di Givenchy, Stella McCartney, stilista di fama internazionale e Bella Hadid, una delle top model più volute e conosciute dal mondo anche grazie al web e ai social.


Sono nove le categorie che vedono la partecipazione di talenti non solo britannici ma anche e soprattutto internazionali.
Per quanto riguarda la Gran Bretagna, compaiono le sezioni “talento emergente” tra i quali si inserisce il brand promettente di Self Portrait, “stilista per uomo”, “stilista per donna e “miglior brand”, su scala internazionale invece “miglior dirigente”, “marchio urban di lusso”, “modella”, “stilista di accessori” e “stilista di ready to wear” nella quale compaiono i nomi riconosciuti e famosi di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci e Donatella Versace.


Già nomi in perfetta sintonia con il mondo della moda furono premiati l’anno scorso, tra questi vale la pena ricordare Tom Ford nella categoria “red carpet”, Jourdan Dunn nella categoria “modella” e Karl Lagerfeld premiato alla carriera.


Qual è allora il compito del BFC?
Così come cita il sito web: “Il British Fashion Council (BFC) è un’organizzazione senza fini di lucro che propone di favorire gli interessi del settore della moda britannica e delle sue imprese di design sfruttando la condivisione collettiva della conoscenza, l’esperienza e le risorse del settore“.
Nata a Londra nel 1983, è stata finanziata da mecenati, facoltosi del settore e da personalità politiche come il sindaco di Londra.
Cinque sono i pilastri sui quali punta il British Fashion Council, ovvero gli affari, la reputazione, l’istruzione, digitale e gli investimenti.
Il BFC mette in mostra il meglio del design di moda inglese ad un pubblico internazionale, tra cui stampa e buyer e organizza ogni anno il British Fashion Awards.


Il Fashion Awards di quest’anno, in collaborazione con Swarovski, si terrà il 5 Dicembre presso il Royal Albert Hall.
L’esito dell’Awards di quest’anno sarà quello di raccogliere fondi di beneficenza per l’Education Foundation del British Fashion Council.
Serviranno all’elaborazione di diverse borse di studio di formazione per aiutare i migliori talenti a frequentare scuole leader nel settore della moda.


fonte foto: CNN.com
fonte foto: CNN.com

fonte foto: CNN.com
fonte foto: CNN.com

Lauren Hutton: icona dall’allure intramontabile

Ha incarnato lo stile degli anni Settanta, è stata una supermodella dall’allure intramontabile, uno dei volti più belli di Hollywood ma soprattutto un’icona leggendaria: Lauren Hutton, sublime rappresentante dell’American Style, ha vissuto una vita quasi romanzesca.

Anticonformista e naïf quanto basta per non lasciarsi inghiottire dai meccanismi del potere e dai diktat di Hollywood, l’attrice dall’indole ribelle e dalla bellezza acqua e sapone è sempre rimasta con i piedi per terra. Lei, che è stata una delle supermodelle più pagate della storia, non avrebbe mai intrapreso questa strada se non avesse avuto bisogno di denaro. “Se non fossi stata povera non avrei mai fatto la modella”, ha dichiarato in un’intervista a Town & Country, con la spontaneità di chi nonostante la fama e il denaro è rimasto sempre intrinsecamente estraneo al circo mediatico. Lei che al glamour e alle passerelle ha preferito la vita a stretto contatto con le tribù africane, ha dichiarato con una punta di orgoglio di avere calcato il red carpet solo una volta nel corso della sua lunga carriera.

Carnagione dorata, capelli schiariti dal sole e l’inconfondibile sorriso, Lauren Hutton è nata a Charleston, South Carolina, il 17 novembre 1943. All’anagrafe Mary Laurence Hutton, i suoi genitori si lasciano quando lei è ancora in fasce. Lauren non ha mai conosciuto suo padre e questo avrà profonde ripercussioni sul suo rapporto con gli uomini. La madre si risposa quando lei è ancora piccola e le fa assumere il cognome del patrigno, Hall, sebbene la bambina non sia mai stata formalmente adottata da quest’ultimo. Lauren è uno spirito libero e un autentico maschiaccio, che ai giochi con le bambole preferisce la vita all’aria aperta e l’amore per la natura, trasmessole dal patrigno. La giovane cresce libera da ogni cliché e, come lei stessa ha dichiarato, totalmente analfabeta fino agli 11 anni, quasi un Huckleberry Finn in gonnella. Il patrigno le insegna a correre libera per i prati e a catturare i serpenti velenosi.

Lauren Hutton nel 1974 (Photo by Archive Photos/Getty Images)
Lauren Hutton nel 1974 (Photo by Archive Photos/Getty Images)


Lauren Hutton in un caftano di chiffon firmato Halston, Vogue America, aprile 1973, foto di Richard Avedon
Lauren Hutton in un caftano di chiffon firmato Halston, Vogue America, aprile 1973, foto di Richard Avedon


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All’anagrafe Mary Laurence Hutton, l’attrice è nata a Charleston, South Carolina, il 17 novembre 1943


Lauren Hutton ritratta da Francesco Scavullo, 1975
Lauren Hutton ritratta da Francesco Scavullo, 1975


Dopo aver conseguito il diploma alla Chamberlain High School di Tampa, Florida, nel 1961, la giovane è tra i primi studenti a frequentare la University of South Florida. Di Tampa dirà che per lei era “un posto magico”. Successivamente si trasferisce a New York con il suo compagno, il dj Pat Chamburs, di 19 anni più grande di lei. Nella Grande Mela la bionda Lauren inizia a sognare l’Africa e prova l’LSD. Avvenente e bisognosa di denaro, trova lavoro come cameriera di Playboy, proprio come Gloria Steinem e Debbie Harry. Ma se queste ultime animavano la vita notturna del mitico club come conigliette, lei prestava servizio lì solo all’ora di pranzo, posizione, questa, che veniva riservata alle ragazze tra i diciotto e i vent’anni. Secondo alcuni aneddoti è grazie a Playboy che Mary Laurence cambia il proprio nome in Lauren Hutton, ispirandosi a Lauren Bacall.

In seguito lei e Chamburs si spostano a New Orleans, dove Lauren frequenta il Newcomb College, all’epoca una succursale della Tulane University. Qui nel 1964 si laurea in Lettere. Tornata a New York inizia la sua carriera nella moda. La classe innata della giovane non passa inosservata nel fashion biz, e in breve Lauren Hutton diventa la ragazza copertina più richiesta. Ma la sua carriera -come da lei stessa dichiarato- inizia in realtà in modo quasi picaresco: la giovane si imbatte in un annuncio sul New York Times in cui s cerca una modella per Christian Dior. Ma, come sempre accade, è richiesta previa esperienza nel settore. Un amico del suo fidanzato dell’epoca la esorta ad andare comunque al provino. E quando ella ribatte di non avere alcuna esperienza, lui risponde, con grande nonchalance: “Certo che ce l’hai”. È così che la diva impara la sua prima grande lezione della sua nuova vita nella Grande Mela: mentire.

Lauren ottiene immediatamente il lavoro da Christian Dior, complice anche l’avere accettato una paga inferiore a quella che veniva offerta inizialmente. È la nascita di un mito: nonostante l’altezza non svettante e il sorriso non perfetto, con il caratteristico spazio tra gli incisivi, che da più parti le viene consigliato di nascondere, Lauren Hutton conquista un numero infinito di copertine e diventa la cover girl per antonomasia. Anni dopo la modella rivendicherà orgogliosamente quel piccolo difetto ai denti, asserendo che le conferiva un’aura familiare che mancava alle altre modelle. Lauren Hutton è un riuscito mix dell’intramontabile e sofisticato stile effortlessy-chic degli Hamptons e delle eccentriche stravaganze dello Studio 54, di cui diviene protagonista assoluta.

Lauren Hutton su Vogue, 1977
Incarnazione dell’American Style e icona di stile (Lauren Hutton su Vogue, 1977)


Lauren Hutton in Calvin Klein, foto di Richard Avedon, anni Settanta
Lauren Hutton in Calvin Klein, foto di Richard Avedon, anni Settanta


Lauren Hutton in uno scatto di Terry O'Neill, anni Ottanta
Lauren Hutton in uno scatto di Terry O’Neill, anni Ottanta


L'icona in una foto di Jack Robinson, 1972
L’icona in una foto di Jack Robinson, 1972


Quando incontra Diana Vreeland, alla celebre editor di Vogue basta un solo sguardo per capire che la giovane che si trova di fronte avrebbe fatto strada: “Hai una bella presenza”, le dice. E Lauren risponde, “Si signora, anche Lei”. La sua bellezza acqua e sapone e il fisico atletico la rendono la perfetta incarnazione dell’American Style: poco trucco e abbronzatura d’ordinanza, Lauren ai capi haute couture preferisce lo sportswear. “Lei è il meglio d’America”, disse di lei la Vreeland, consacrandola ad icona di stile. Fu la Vreeland a notarne per prima la fotogenia, dopo che Richard Avedon l’aveva scartata per ben tre volte. La sua bellezza a tratti anticonvenzionale ben presto fu immortalata dai più grandi: in primis proprio Avedon, che la ritrasse in alcuni scatti in movimento, divenuti poi celebri, ma anche Irving Penn, Francesco Scavullo, Henry Clarke. La spontaneità con cui Lauren posa davanti all’obiettivo e la joie de vivre che manifesta le conferiscono di diritto lo status di supermodella. Lauren Hutton appare sulla copertina di Vogue per 25 volte, record assoluto, e ottiene innumerevoli contratti come testimonial. È la prima modella a firmare un contratto a sei cifre con un brand di cosmetici: era Revlon e correva l’anno 1973. Hutton guadagna 400.000 dollari e non ha ancora compiuto 31 anni.


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Nel 1975 ottiene la cover di People. “She’s Got It All” (Lei ha tutto), recita il titolo di quella storica copertina; un brivido corre lungo la sua schiena nel constatare che ce l’ha fatta. Non è più la ragazza povera venuta dal Sud, ma è ormai un mito. Perfetta interprete dello stile Halston e di Basile, che la vestirà in “American Gigolo”, Lauren è ricca di sfaccettature: sublime incarnazione dello stile tomboy e un attimo dopo sirena dallo sguardo enigmatico e dalla sensualità felina, è ben presto chiaro quanto la carriera di modella le stia stretta. Lei sembra nata per recitare.

Nel 1968 il debutto al cinema in “Paper Lion”, a cui segue nel 1974 “The Gambler”. Tante sono le pellicole che la vedono protagonista, ben 44: in “Permette? Rocco Papaleo” di Ettore Scola recita accanto a Mastroianni. Ma il ruolo a cui deve la fama mondiale e che la consacra ad icona di stile è quello di Michelle Stratton, ricca adultera protagonista accanto a Richard Gere di “American Gigolo”. È il 1980 e il film è un tripudio di eleganza: un ancora semisconosciuto Giorgio Armani veste Gere, mentre lei indossa capi Basile, eccezion fatta per l’iconico trench, firmato Armani, che sfoggia con clutch rossa firmata Bottega Veneta.

Lauren Hutton alla 47esima edizione degli Oscar, Los Angeles, 1975
Lauren Hutton alla 47esima edizione degli Oscar, Los Angeles, 1975


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Lauren Hutton ha iniziato la sua carriera come cameriera di Playboy


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Lauren Hutton, nel corso della sua carriera nella moda, ha posato per i fotografi più famosi, da Richard Avedon ad Irving Penn


L'icona fotografata da Milton Greene
L’icona fotografata da Milton Greene


Viaggiatrice incallita amante dell’avventura e centaura spericolata, nel 2000 l’attrice ha un grave incidente in moto, che per poco non le costa la vita. Dopo essersi unita ad un gruppo di motociclisti (tra cui spiccano Jeremy Irons e Dennis Hopper), per celebrare L’arte della motocicletta con una mostra al museo Hermitage-Guggenheim di Las Vegas, al confine tra l’Arizona e il Nevada la Hutton sbanda e perde il controllo della sua moto, mentre viaggia ad una velocità di 160 chilometri orari. La diva riporta fratture multiple ad una gamba e ad un braccio, fratture alle costole e allo sterno e un polmone perforato. Dopo quasi un anno di convalescenza si getta in una nuova avventura, creando una propria linea di cosmetici pensati per donne mature, “Lauren Hutton’s Good Stuff”, distribuita negli USA, ma anche in Europa e Sud America.

Lauren Hutton in uno scatto di Gianni Penati, 1968
Lauren Hutton in uno scatto di Gianni Penati, 1968


L'attrice in uno scatto di Irving Penn, 1968
L’attrice in uno scatto di Irving Penn, Vogue, 1968


Foto di Gianni Penati, 1968
Foto di Gianni Penati, 1968


Un celebre scatto di Richard Avedon, 1968
Un celebre scatto di Richard Avedon, 1968


Foto di Francesco Scavullo, 1975
Lauren Hutton fotografata da Francesco Scavullo, 1975


Lauren Hutton, foto di Fred Seidman, anni Settanta
La bellezza acqua e sapone di Lauren Hutton immortalata da Fred Seidman, anni Settanta


La vita sentimentale della diva è alquanto turbolenta: nonostante non si sia mai sposata e non abbia avuto figli, Lauren Hutton ha avuto una relazione durata ben 27 anni col il suo manager Bob Williamson, morto nel 1997. Williamson, reo di aver sperperato circa 13 milioni di dollari appartenenti al patrimonio dell’attrice, viene tuttavia ricordato da quest’ultima con sincero affetto. Pare infatti che l’uomo le abbia salvato la vita in cinque diverse occasioni. “Non ho avuto un padre e volevo essere protetta. Non ho mai visto uno strizzacervelli e c’era un disagio psicologico che andava certamente approfondito”, dirà successivamente l’attrice. Nel 1991 l’incontro sul set con Luca Babini, che la definì “una donna coi piedi per terra”. Femminista ante litteram, lo stile per lei coincide con l’essere se stessi. Splendida ancora oggi, ha dichiarato di aborrire il nero dal suo guardaroba. Nel 2013 ha rivelato di essere in procinto di scrivere la sua autobiografia, che secondo i rumours dovrebbe intitolarsi “Smile”, proprio come il suo sorriso, segno distintivo di uno charme senza tempo. Recentemente riportata sulla passerella di Bottega Veneta da Tomas Maier, ha sfilato in trench e clutch rossa, proprio nella mise indossata in American Gigolo, accanto ad una Gigi Hadid che la sovrastava in altezza ma non in stile.

Lauren Hutton, foto di Fred Seidman, anni Settanta
Lo stile iconico di Lauren Hutton (foto di Fred Seidman)


Lauren Hutton nel 1977
Lauren Hutton nel 1977


Lauren Hutton, foto di Richard Avedon, 1971
Lauren Hutton, foto di Richard Avedon, 1971


Lauren Hutton in American Gigolo (1980)
Lauren Hutton in American Gigolo (1980), interpretazione che le diede la fama mondiale


Lauren Hutton in passerella per Bottega Veneta, P/E 2017
Lauren Hutton in passerella per Bottega Veneta, P/E 2017



(Foto cover: Lauren Hutton in Halston, foto di Francesco Scavullo, 1975)

Versace, smentita la notizia di una mostra al Museo Archeologico di Napoli

La maison Versace smentisce una collaborazione con il Mann (Museo Archeologico Nazionale di Napoli). La smentita ufficiale arriva dall’ufficio stampa della casa di moda italiana alcuni giorni dopo la diffusione della notizia. Lo scorso venerdì Santo Versace, presidente della griffe fondata dal fratello Gianni, è stato in visita al Museo Archeologico di Napoli. L’imprenditore ha ammirato la splendida collezione Farnese, la sezione egizia e tutti i reperti archeologici custoditi all’interno del Mann, senza però avviare alcuna collaborazione tra Versace e il Museo. «Non esiste alcuna fondazione Versace e non sono stati presi accordi con il Museo per una mostra da luglio a settembre 2017» così la casa di moda ha smentito ufficialmente la notizia di una mostra sul legame tra Gianni Versace e l’iconografia classica, così presente nelle sue collezioni e in quelle di Donatella.


La dichiarazione dell’ufficio stampa all’Ansa non lascia spazio a dubbi, e ha richiesto un’immediata rettifica anche da parte dell’istituzione in causa. «Mi dispiace che ci sia stato un equivoco – ha dichiarato il direttore del Museo Archeologico di Napoli Paolo Giulierini, sempre in una comunicazione all’Ansa – la mostra che si terrà al Mann riguarda collezionisti di oggetti Versace, che li presteranno al museo per affiancarli con oggetti antichi». La prossima estate si tratterà quindi di un tributo al genio indiscusso di Gianni Versace, organizzato proprio in occasione del ventennale della sua scomparsa. La mostra si svolgerà, come già annunciato, al Museo Archeologico di Napoli da luglio a settembre 2017 ed esporrà al pubblico abiti e accessori disegnati da Gianni e Donatella Versace ma appartenenti a collezioni private. Questi saranno accostati a reperti archeologici e opere d’arte classica raffiguranti la medusa, la greca e tutti quei simboli tanto cari alla maison Versace. Viene però smentita una partecipazione attiva della casa di moda nell’organizzazione della mostra – tributo al suo fondatore.