L’arte di Ren Hang, genio visionario morto suicida a 29 anni

Irriverente, sensuale, controverso, enigmatico: sono questi alcuni degli aggettivi che meglio si prestano a descrivere Ren Hang. Genio visionario, amante di una provocazione mai fine a se stessa, il giovane fotografo si è tolto la vita venerdì scorso, a soli 29 anni. Considerata una promessa della fotografia mondiale, Ren Hang si è imposto all’attenzione mondiale per i suoi scatti coloratissimi e sensuali: il corpo era protagonista assoluto delle sue fotografie.

Corpi nudi, immortalati nei dettagli più scabrosi, al limite del pornografico: tuttavia la provocazione di Hang non scadeva mai nella volgarità ma annunciava, come un’epifania mistica, misteriosi simbolismi ed allegorie che tracciavano un vincolo tra il corpo umano e gli elementi della natura, come le piante, la frutta, gli animali. Le ninfee abbracciano una giovane che giace quasi come una moderna Ofelia, mentre i corpi creano inedite geometrie: ciliegine, piccioni, fiori divengono parte di una scenografia silenziosa e a tratti ermetica.

Le sue figure adottano una prossemica che cela segreti vincoli primigeni tra gli uomini e tra l’essere umano e la natura. Fondatore di un’estetica altamente riconoscibile nel panorama della fotografia contemporanea, Ren Hang fu più volte arrestato in Cina per quei suoi scatti, considerati scabrosi. Nel Paese che dal 1949 vieta la nudità e la pornografia, i contenuti delle sue foto risultavano quasi incomprensibili e il giovane fu arrestato diverse volte, mentre i suoi scatti sono stati sottoposti ad una dura censura da parte delle autorità. Il giovane però era divenuto un fenomeno di costume ed era molto apprezzato dalla critica, specialmente all’estero: Ren Hang è stato spesso paragonato al fotografo americano Ryan McGinly, autore del volume The Kids Are Alright, che immortalò in alcuni ritratti i suoi amici durante le feste, nei locali e al Gay Pride. Anche il fotografo cinese amava immortalare i suoi amici, in inedite nature morte che trovavano nel corpo umano forme plastiche nuove e ricche di suggestioni oniriche.

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Ren Hang si è suicidato a soli 29 anni lo scorso 24 febbraio


Ren Hang, classe 1987, era nato a Jilin, nel nord-est della Cina: il giovane iniziò ad appassionarsi alla fotografia nel 2008, durante gli studi di marketing. Il suo primo soggetto fu il corpo nudo del suo compagno di stanza. Da tempo affetto da una grave forma di depressione, Hang affermava di scattare la realtà che lo circondava senza alcun progetto, senza alcun filtro, così come la viveva. Amante della poesia ed autore di alcuni versi in cui racconta la sua battaglia contro quel male oscuro che lo ha strappato alla vita così precocemente, il giovane ha pubblicato sette libri fotografici, tra cui Ren Hang, Nude, Republic e Son And Bitch.

Nel 2016 il fotografo era stato selezionato per il Outset/Unseen Exhibition Fund, collaborazione annuale con le istituzioni pubbliche olandesi allo scopo di promuovere gli artisti emergenti. Ironia della sorte vuole che le sue fotografie siano ancora esposte, fino al 12 marzo, al Foam, celebre museo della fotografia di Amsterdam. Ma Ren Hang si è tolto la vita lo scorso 24 febbraio: a darne notizia il suo staff e i suoi fan, che hanno invaso i social network di ricordi commossi. Tra coloro che lo avevano sempre sostenuto anche in Cina, l’artista Wei Wei, che nel 2013 lo aveva invitato al Groninger Museum per la mostra “Fuck Off 2 The Sequel”.

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La sensualità in chiave high-tech di Julien Macdonald

Una sirena stretta in lunghi abiti interamente ricoperti da una pioggia di paillettes e cristalli, questa la donna immaginata da Julien Macdonald per la collezione AI2017-18. Lo stilista, da sempre protagonista della fashion week londinese, ha dichiarato di essersi ispirato alla “società moderna, in cui la tecnologia governa il mondo”. Una collezione che celebra la più sfrontata femminilità, esaltata da sapienti cut out che lasciano scoperte porzioni di pelle, in un quantomai sensuale gioco seduttivo. Maestro nell’esaltare la femminilità e la silhouette femminile, Macdonald rivisita il suo marchio di fabbrica, i lunghi abiti tempestati da paillettes e caratterizzati da spacchi hot, conferendo all’intera collezione un’inedita vena futurista. Glamour e sensuale, la sirena metropolitana tratteggiata dallo stilista percorre il catwalk con falcate intrise di self-confidence: un monito, questo, ad essere sempre se stessi, anche in una società come quella odierna, in cui l’individuo è spesso fagocitato dalla tecnologia. L’idea trova espressione nelle intricate decorazioni che impreziosiscono alcuni dei capi, quasi ad evocare i meccanismi interni di un robot: una rete argentata lega tra loro gli angoli di un abito aperto sul petto da cut out, mentre paillettes lavorate decorano un altro abito a collo alto. L’ispirazione high-tech predomina, ma non manca la femminilità, tra mini dress in pizzo decorati con foglie nere. Anche per l’uomo il knitwear si arricchisce di note glitter e le maglie sono decorate con cut out. Largo anche a bodycon dress e a tute che valorizzano le curve, accanto a note tailoring e capi dalle suggestioni couture. La palette cromatica indugia nei toni del nero, del rosso, dell’argento e dell’oro.

Il folk rivisitato di Peter Pilotto

Un viaggio alla scoperta di terre lontane ed inesplorate e culture millenarie: questo il leitmotiv della collezione AI2017-18 di Peter Pilotto, che ha sfilato nell’ambito della settimana della moda londinese. La location scelta per il défilé è il Waldorf Hilton di Aldwych, spazio in cui spiccano palme e tappeti peruviani, tra atmosfere esotiche e note folk. Una collezione in cui dominano i capispalla, come parka in seta di ispirazione mongola e stampe peruviane che impreziosiscono giacche ed abiti asimmetrici. I disegni di Nazca vengono impressi su capi come ricami preziosi: ocra, rosso e marrone sono i colori chiave della palette cromatica utilizzata, tra lane preziose e tweed all over. Peter Pilotto e Christopher de Vos uniscono elementi folk a riferimenti che strizzano l’occhio alla contemporaneità. Largo a stampe patchwork, che rimandano alle antiche tecniche peruviane, esplorate con occhio critico dai due stilisti: ricami preziosi decorano anche i singoli dettagli, come le tasche rivestite in seta di parka oversize in tweed o pannelli che fanno capolino da gonne in lana. Tra gli elementi tipicamente invernali spiccano anche dettagli timeless, come gli abitini dal taglio sbieco. I simboli delle culture Incas e Azteca rivivono su maglioni ed abiti, mentre gli orecchini dalla forma astratta sono disegnati da Jochen Holz.

Sfilano a Londra le suffragette di Preen by Thornton Bregazzi

Poetica e delicata la collezione autunno/inverno 2017-2018 di Preen by Thornton Bregazzi, che ha sfilato nell’ambito della settimana della moda londinese. Justin Thornton e Thea Bregazzi si ispirano alle suffragette e al neoromanticismo degli anni Ottanta. Romantica e ribelle, la donna che calca la passerella sembra liberamente ispirata alle fotografie di Christina Broom e all’opera di artisti come Tracey Emin e Sarah Lucas: “Pensavamo alle donne e a quanto possono essere forti le donne, specialmente nel momento politico attuale”, ha commentato Thea Bregazzi. Femminilità e sensualità nelle silhouette, tra elementi di lingerie, come i corsetti, ed inedite sovrapposizioni. Uno stile duplice, che rispecchia l’anima bifronte della musa di riferimento del duo creativo: così come la donna tradizionalmente è scissa tra il bisogno di protezione e la necessità di mostrarsi forte ed indipendente, similmente essa appare quasi costretta talvolta a reprimere quella femminilità che può facilmente trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Ecco quindi che i maglioni sono ora incorporati nei corsetti, che acquisiscono nuova praticità e possono essere multifunzionali, pronti, all’occorrenza, sia ad esaltare le curve, ma anche a nascondere ogni traccia di femminilità, fungendo quasi alla stregua di una fascia che cela la silhouette. Il duo creativo rivisita il classico abito eduardiano, divenuto uniforme del movimento delle suffragette: largo ad abiti in seta, declinati in violetto, impreziositi da bottoni e rouche, colletti preziosi che arricchiscono anche la classica camicia bianca, qui rivisitata con maniche straordinariamente lunghe ed abbinata a pantaloni a vita alta. Tripudio di riferimenti Eighties, per un neo romanticismo che strizza l’occhio al decennio più irriverente della storia. I capelli sono in disordine, il rossetto sbavato, ma l’eroina femminista che calca la passerella non sembra curarsene più di tanto. Tripudio di tapestry floreale declinato in una veste audace, che privilegia colori vivaci come il rosso, il nero, il giallo. I cappotti sono cocoon, mentre sui fiocchi indossati alla stregua di orecchini fanno capolino parole come Madre, Sorella e Figlia.

La cowgirl di House of Holland

Un rodeo in chiave chic costituisce l’ispirazione su cui si fonda la sfilata di House of Holland. La collezione AI2017-2018 mixa note pop al country-chic, per una donna che sembra uscita da un saloon, perfetta interprete di un film di Tarantino o di un rodeo ambientato nel Texas. Henry Holland si ispira ad una ragazza che, sotto ai quadretti vichy di smilzi top effetto grembiule e shorts dal piglio hip hop, nasconde un’anima tosta ed una sensualità irriverente. Tripudio di note lolitiane nei colori pastello delle felpe o nei kimono lilla. Ironica e sexy, la ragazza che calca la passerella è una cowgirl, che indossa con adorabile nonchalance il cappello texano insieme al completino sexy degno della pupa del saloon. L’invito al défilé ricorda un Arbre Magique. Largo a camicie e pantaloni a zampa d’elegante, omaggio ai Seventies. Una dichiarazione d’amore all’America, la sfilata include anche una capsule collection in tema cartoon dedicata a Woody Woodpecker. “E’ molto difficile non guardare all’America in questo momento, per cui la collezione è una sorta di mia lettera d’amore all’America. Quel che volevo era celebrare la cultura del Paese”, così ha commentato Holland. Costellata da decorazioni cartoon, come le stelline che impreziosiscono i jeans e gli onnipresenti motivi cartoon, la collezione alterna pizzo, frange e stampe vintage, come i quadretti vichy, di ispirazione Fifties. Tripudio di femminilità e sex appeal negli shorts, delicatezza ed ironia nei maglioncini pastello in rosa baby, accanto al lato grunge, ispirato ai Nineties.

La it girl di Topshop Unique

Patchwork cromatici, mirabolanti giochi stilistici ed un omaggio allo stile British per eccellenza: sono questi gli ingredienti della sfilata Topshop Unique, che ha avuto luogo nell’ambito della fashion week londinese. Il colosso della moda britannica sceglie di ispirarsi al glamour delle it girl londinesi, dagli anni Sessanta ad oggi: Kate Phelan, direttrice creatica del design team, propone una collezione ricca di spunti, eclettica e versatile, che sembra ispirarsi ad un festival. Energia vitaminica e colori accesi si alternano sulla passerella, in una collezione che abbraccia la filosofia del see now, buy now. Le silshouette sono morbide e decostruite, le sovrapposizioni ardite ed affascinanti: non mancano elementi grunge, in pieno stile British, tra note Nineties e femminilità che si alterna a note sporty. Largo a capispalla oversize, come l’anorak in maglia o gli impermeabili con cappucci da indossare sopra bluse floreali e carpo pants. Ironica e spumeggiante, la donna Topshop Unique sembra pronta per il Coachella, o il Glastonbury Festival. Tripudio di paillettes, righe e check tra top e colori pastello declinati su minidress da dive. Pellicce oversize in colori audaci si alternano a note streetwear. Felpe sportive si alternano a smilzi abitini bodycon con cut out, in pieno stile grunge anni Novanta, mentre il glam rock trova incarnazione nelle minigonne e nei top laminati. Non mancano riferimenti Seventies nei lunghi abiti stampati, da indossare con dolcevita e costumi a righe. Un melting pot ispirazionale dà vita ad una collezione caleidoscopica che unisce ispirazioni multiformi.

Sfila a Londra la languida sensualità di Roland Mouret

Sensualità e sofisticata eleganza dal sapore timeless in passerella da Roland Mouret: nel ventesimo anniversario dalla fondazione del brand, lo stilista torna sulle passerelle londinesi, abbandonando temporaneamente Parigi. Per la collezione AI2017 tripudio di sensualità, tra silhouette languide e dettagli di ispirazione Nineties. La location scelta da Mouret per la sua sfilata-evento è il National Theatre di Londra: qui lo stilista presenta una collezione che rielabora i pezzi forti della sua estetica. Non un’autocelebrazione, ma un excursus doveroso che rivolge lo sguardo indietro agli albori del brand. Da sempre sinonimo di una femminilità quasi sfrontata ma sempre bon ton, Mouret intende lanciare un messaggio ben preciso, che getta le basi di un’estetica nuova: sensuale e sofisticata, la donna che calca la passerella non lesina in scollature e giochi, tra tessuti preziosi e silhouette di un’eleganza a tratti rètro. Sulle note di The Look of Love di Dusty Springfield sfila uno stile che intende esaltare le curve, tra cuciture strategiche e note vintage. Languide e rilassate le silhouette e i volumi, per abiti che spesso scoprono le spalle e rilevano porzioni di pelle nuda che danno vita a mirabili epifanie. Tripudio di velluti barocchi, tra cappe e seta pregiata. Mai volgare pur puntando al sex appeal, lo stilista resta tuttavia ancorato ad un concetto di moda che oggi non trova quasi più riscontro in una realtà in cui domina la filosofia del see-now-buy-now. “Le sfilate devono essere più lunghe, devono condurre il consumatore in un viaggio”, così lo stilista ha commentato la sua scelta. Sulla passerella si susseguono capi scultorei e top che ricordano i pepli, tra spalle in evidenza e capispalla cocoon. La palette cromatica abbraccia il grigio piombo, il giallo, il viola e tocchi di azzurro. Tra le modelle spicca la splendida Blanca Padilla, sublime incarnazione dello stile Roland Mouret.

London Fashion Week 2017, la sfilata di Burberry see-now-buy-now

In quest’ultima edizione della London Fashion Week, Burberry ha rivoluzionato il modo di intendere la moda. Il brand più British che ci sia ha aderito, già dallo scorso settembre, alla filosofia del see-now-buy-now: mentre sfilava a Londra, la collezione primavera estate 2017 era già nei negozi Burberry pronta per essere acquistata, spezzando quindi i ritmi tradizionali del fashion system che prevedono di presentare una collezione sei mesi prima che venga messa in vendita. Il direttore creativo Christopher Bailey ha scelto anche di far sfilare in passerella moda uomo e moda donna insieme, altra distinzione che sta pian piano sparendo dalle sfilate di tutto il mondo. Per la collezione Burberry primavera estate 2017, Bailey si è ispirato alle opere dello scultore britannico Henry Moore, che erano esposte lungo la passerella durante lo show. Moore, casualmente, è nato a Castleford nello Yorkshire, stesso luogo in cui Burberry iniziò a disegnare i suoi modelli nel 1880.


La collezione Burberry per questa primavera estate è fatta di linee asimmetriche e volumi scultorei, così come le sculture fluide di Moore che sono poi rimaste in esposizione per una settimana alla Burberry Makers House. Sia per gli uomini che per le donne i materiali sono preziosi e dalle diverse consistenze materiche: shearling e pizzo macramé, cotone e seta, fettuccia e tessuti felpati. Il pizzo riveste con grazia linee maschili per lui e per lei, lunghe camicie da indossare come minidress e impalpabili gonne a matita. Le silhouette asimmetriche fanno delle spalle il loro punto focale, esaltandole con un maestoso gioco di sovrapposizioni. I colori principali della collezione sono bianco, nero, blu e azzurro a sottolineare il carattere contemporaneo e unisex di molti look. Christopher Bailey chiude la sua sfilata alla London Fashion Week con un coup de théâtre: 78 cappe da uomo e da donna sfilano sul gran finale. “Ogni pezzo è unico, e porta con sé materiali inaspettati e tecniche di realizzazione davvero complesse” spiega lo stilista dietro le quinte. In pieno stile Burberry.


L’estetica unisex di Margaret Howell

Ha sfilato a Londra la collezione di menswear e womenswear firmata Margaret Howell: un défilé unico riunisce entrambe le collezioni per la prossima stagione invernale. Una prima volta assoluta per la stilista, che ha dichiarato di adorare da sempre il look androgino per la donna. La musa a cui si ispira è una donna forte, indipendente e naturale, che ama vestire in maniera comoda ma senza rinunciare allo stile. Il brand, fondato nel 1970, predilige da sempre una sartorialità essenziale e linee pulite: la sfilata, che ha avuto luogo alla Rambert Dance Hall di Waterloo, riporta in auge i pezzi classici dell’estetica di Howell, ma vede la stilista cimentarsi anche in un’inedita sperimentazione. La sobrietà trionfa sia per lui che per lei, tra sovrapposizioni ed armonia, per uno stile che rielabora i codici dell’abbigliamento della working class inglese. Protagonisti assoluti della collezione i capispalla, in particolare i cappotti dalla linea classica, accanto ai pantaloni sartoriali. Ricercata e sofisticata la scelta delle texture e dei colori, in una palette cromatica che predilige i toni del blu e del marrone. Un’estetica unisex, che mixa i guardaroba di lui e di lei in bilico tra suggestioni luxury e tripudio di una classicità destinata a non passare mai di moda: l’androginia, da sempre prediletta dalla stilista, trova incarnazione nei modelli timeless che si alternano sul défilé, accanto a pezzi dal sapore sporty-chic. Non mancano idee originali, destinate ad imporsi come fashion trend della prossima stagione AI, come le bretelle e i grembiuli, di ispirazione workwear. Ora anche lei indossa i pantaloni maschili, declinati in verde oliva, magari indossati anche con una sciarpa oversize e un berretto in lana rosa pallido: le sovrapposizioni e i contrasti riescono sempre gentili, mai forzati, in un gioco cromatico ton sur ton che cattura l’occhio e la fantasia. La camicia sartoriale fuoriesce dai pantaloni, le proporzioni sono relaxed e il mood prevalente punta al comfort.

Il folclore nordico sfila sulla passerella di Anya Hindmarch

Atmosfere nordiche in passerella da Anya Hindmarch: la stilista britannica si ispira ad una fiaba scandinava, per una collezione in cui domina il folclore nordico scandito da note medievali. L’inverno, con i suoi colori e lo spettacolo dell’aurora boreale, diviene protagonista assoluto di una sfilata ricca di suggestioni: metà elfo e metà folletto, la donna che calca la passerella sfoggia maglioni pesanti decorati con motivi presi in prestito dalla tradizione scandinava, con i suoi miti e le sue leggende.

Onirica ed affascinante, la musa di Hindmarch sfoggia capi in tinte pastello, come i rosa e gli azzurri più freddi, il giallo limone, l’arancio, tra motivi alpini ed occhiali da sole perfetti per le piste da sci, firmati da Cutler and Gross. Si intitola Vetr la collezione, termine preso in prestito dal vocabolario islandese per indicare le montagne.

«L’autunno-inverno 2017/18 esplora i contrasti tra una romantica visione dell’inverno, il desiderio di viaggiare e i motivi decorativi dell’old norse folklore», ha commentato la stilista. «Questo avviene grazie alla moderna interpretazione delle tecniche tradizionali applicate alla pelle, inclusi i kurbits e una complessa lavorazione a intreccio».



Delicata e al contempo irriverente ed ironica, la donna immaginata da Anya Hindmarch sfoggia cappotti in lana decorati con orsacchiotti dalle note infantili, insieme a decori folk rubati al folclore svedese. Ai piedi campeggiano gli zoccoli olandesi profilati però da sheraling, mentre suggestioni lady like dominano nella Modular bag. Glamour ed ironia dominano in una sfilata che ricorda una fiaba. Largo a pellicce cocoon impreziosite da farfalle, o ancora stole in pelliccia declinate in colori come l’acquamarina, il giallo e il verde smeraldo. I cappotti sono costellati da toppe in un patchwork inedito che si traduce in cut out in pelle e decorazioni gioiello.

Wunderkind autunno/inverno 2017/18

WUNDERKIND FALL WINTER 2017/18

I giochi delle sovrapposizioni non sono finiti e Wunderkind per la stagione autunno/inverno 2017/18 fa il bis. Quindi vestitevi partendo dalla fine, prima il maglione e sopra l’abito/sottoveste, possibilmente lungo che dia l’idea di intimità, dell’avvicinarsi alla buona notte.

Dopodichè se volete confondere le acque e vi divertite ad essere ambigui, mixate capi maschili come le giacche strutturate, a quelli femminili, come i long dress in seta e dalle stampe floreali e romantiche, che molto andranno di moda nella prossima stagione.

Il velluto torna nei completi e abbinato al rosso metalizzato che lo illumina; Wunderkind osa anche nei mix & match di stampa fantasia a quella japan, righe e tartan, quadri e finestrati.

La donna Wunderkind mostra potere e carattere scegliendo il militare, il camouflage, cappucci in testa e mani in tasca, foulard al collo da cowboy e cavallo basso. E come accessorio? Una morningstar bag, quindi attenzione a non innervosirla!

Look 52

Look 40

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Guarda qui l’intera collezione autunno/inverno 2017/18: