AZZARO WANTED: Il Profumo della seduzione

Il brand AZZARO rivela oggi l’edonismo dei valori originari, personificati da un uomo audace, generoso, seducente e seduttore, libero nelle proprie scelte di vita: Loris Azzaro.


Con il motto “osa e vivi intensamente per ottenere successo” ha seguito l’istinto e sfidato il destino. I suoi abiti, indossati dalle donne più belle del mondo, hanno segnato un’epoca.


AZZARO WANTED
AZZARO WANTED



Comincia così, una nuova era per il brand, con un progetto che eredita il temperamento carismatico di Loris Azzaro. Si chiama WANTED, ovvero “richiesto”, “ricercato”, “desiderato”.
Proprio come il nuovo uomo Azzaro, bramato dalle donne ed invidiato dagli uomini.
WANTED non è solo un oggetto da possedere, con un tocco di provocazione che evoca il gioco, la libertà, l’essere confidence. E’ anche un profumo solare, speziato, che suscita il desiderio nell’altro giocando la carta del mistero.


AZZARO WANTED
AZZARO WANTED



“Cucito” con materiali nobili e di tendenza che gli assicurano un taglio moderno e una linea impeccabile, come un abito sartoriale, AZZARO WANTED si iscrive nella famiglia olfattiva dei boiséesperidatispeziati. Curiosando nella formula, come in un guardaroba maschile, si scoprono i “capi” più belli della collezione, che conferiscono un tocco di stile… Alla pelle.
Un mix di zenzero, fava tonka, vetiver, ginepro pirogenato, cardamomo, duo di limone.


AZZARO WANTED
AZZARO WANTED



Chi è veramente l’uomo Azzaro WANTED? Semplicemente lo si può sintetizzare in sei ingredienti:


15% Seduttore – Con un semplice sguardo rivoluziona le leggi dell’attrazione


20% Solare – Carisma naturale, ipnotizza laddove gli altri si accontentano, banalmente di sedurre


5% Fuorilegge – Vive la vita come vuole, noncurante dello sguardo e dei giudizi altrui


20% Edonista – Sempre disinvolto, alla guida di una fuoriserie o ad un party


10% Amico Sincero – L’amicizia per lui, conta almeno quanto l’amore


30% Giocatore – Irriducibile ottimista, raggiunge ciò che si prefigge, ottiene ciò che desidera


Insomma 100% WANTED


AZZARO WANTED
AZZARO WANTED



Il flacone colpisce all’istante. Flacone tecno-chic che richiama i meccanismi dell’orologeria e i pistoni del motore di un’auto sportiva. E’ sfaccettato da forme geometriche rotonde, simbolo evocativo del brand come l’abito a tre anelli, emblema della Haute Couture Azzaro.
Il design maschile, solido e minimale, segna il trionfo assoluto della virilità.
Infine la moneta dorata AZZARO, ricorda decisamente una fiche da gioco, eco al destino e alla fortuna che sorride a colui che la cerca caparbiamente.


AZZARO WANTED
AZZARO WANTED



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Come difendersi dalle fake news

Se riteniamo sino a ieri ritenevamo la questione fake-news come un tema di cittadinanza, di informazione, di democrazia, talvolta di comunicazione politica, o che potesse essere argomento di interesse di smanettoni del web e addetti ai lavori, arriva dalla borsa una forte smentita.
E per comprendere la rilevanza – e le implicazioni di bilancio – di questo tema, ci aiuta una “notizina al margine” dell’assemblea soci di una delle più “grosse” aziende quotate a Wall Street.


Gli azionisti hanno proposto che Facebook predisponga una relazione sulla minaccia per la democrazia e la libertà di parola dalla cosiddetta diffusione di fake-news attraverso il social network e sui pericoli che possono rappresentare per l’azienda stessa.
La proposta, partita dalla considerazione secondo cui di fatto Facebook aveva fornito “un meccanismo finanziario di sostegno ai contenuti fabbricati” su internet, suggerisce all’azienda rivedere la questione in generale, compresa la misura con cui si bloccano i messaggi falsi, così come le sue strategie che impattano sulla libertà di parola e su come vengono valutate e validate le informazioni pubblicate nei post.


Come difendersi dalle fake news


Si legge testualmente nel paper “Facebook è molto vulnerabile agli attacchi di coloro che promuovono anche attraverso lo spam notizie palesemente false giocando con gli algoritmi del social network usandolo per la diffusione dei propri contenuti” e aggiungono gli azionisti “Alla luce della crisi sociale generata dalla esplosione di notizie false e le relative espressioni di odio, l’incapacità di gestire in modo efficace questo problema crea rischi di ordine pubblico”.


La questione delle fake-news è venuta alla ribalta durante le elezioni presidenziali degli Stati Uniti lo scorso anno, quando molti messaggi imprecisi sono stati ampiamente condivisi su Facebook e altri servizi di social media. 
Facebook ha genericamente affermato che sta affrontando il problema.
Ha già un programma in Francia di usare dei fact-checker esterni per combattere le notizie false ed ha sospeso 30.000 account in Francia in vista delle elezioni presidenziali del Paese.


Come difendersi dalle fake news


La notizia di questa iniziativa degli azionisti è rilevante, se consideriamo che nello stesso paper si affronta il tema della revisione della parità di genere nei contratti di lavoro e nella distribuzione degli incarichi dirigenziali.
Questo fa comprendere come la preoccupazione degli azionisti sia di più ampia portata e tende a prevenire che l’azienda possa essere danneggiata finanziariamente dall’essere ritenuta responsabile – e quindi ciamata in giudizio e debba risponderne con condanne pecuniarie – per condotte se non attive quantomeno passive, nel non aver fatto tutto quanto possibile (umanamente e tecnologicamente) per non ostacolare (se non addirittura facilitare) la diffusione di fake news.


In attesa di sviluppi concreti in questo che resta un tema caldo, ma che è solo all’inizio della ricerca delle possibili soluzioni concrete (sempre in equilibrio tra la non arbritarietà del giudizio, libertà di espressione e diritto all’informazione) Facebook e varie organizzazioni stanno pubblicando alcuni “vademecum” per aiutare gli utenti a districarsi nell’arcipelago di link quotidiani.

Petra Von Kant rivive nella collezione Alberto Zambelli FW 17/18

COLLEZIONE AUTUNNO-INVERNO 2017/18 ALBERTO ZAMBELLI

Ispirata al capolavoro di Fassbinder “Le lacrime amare di Petra Von Kant“, la collezione autunno-inverno 2017/18 di Alberto Zambelli disegna una donna austera, dalla pelle diafana, la cui estetica è un mix di bizzarrie e raffinatezze.

Petra è una stilista che si infatua di una modella dalle umili origini, che vorrebbe farsi strada nel mondo della moda, è colpita dalla sua bellezza e sfrontatezza, dall’assenza di pudore; vive con una segretaria tuttofare innamorata di lei, un rapporto sado-masochistico che si spezzerà nel finale.

Tutte le scene del film sono permeate da una magnifica fotografia e, centro delle immagini, sono i costumi che Petra e le sue donne indossano. Alberto Zambelli ha voluto rendere omaggio a queste donne, dai tratti diversi e originali, in una serie di outfit che presentano una Petra tra Fassbinder e il futuro. Silver per corpetti e dettagli, pvc e chiffon mixati, camicie in popeline bianco, neoprene e collari multicolor in pelliccia, cuissard alti al ginocchio che ricordano la dialettica servo/padrone, argomento centrale della pellicola.

E poi il trionfo del nude, dall’abito da camera alla maglia over size, velluto per le scarpe e stampe di polaroid con collage su trench e cappotti, lo smistamento multifacce delle personalità VonKantiane.

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Guarda qui l’intera collezione Alberto Zambelli FALL WINTER 17/18:



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Le borse di Paola Bonacina, una collezione di segreti e tanta passione!

Per l’uomo l’accessorio di riconoscimento è la scarpa, per la donna resterà sempre la borsa!

Mary Poppins, dalla sua in Gobelin oversize, aveva la capacità di tirarne fuori specchi dalle cornici dorate, piante e attaccapanni, lampadari e scarpe e il metro da sarta che misurava la personalità dei bambini esterrefatti da tanta magia.

Mago Merlino, nel cartone animato della Walt Disney, prima di un lungo viaggio, riponeva nella sua borsa tutti i mobili della sua casetta, partendo dai libri e finendo con la dimora del buffo gufo Anacleto, sulle note di una filastrocca cantata.

Da sempre la borsa può custodire tutto quello che ci serve, segreti compresi; nell’800 le signore ci nascondevano piccole pistole dai manici in avorio, un oggetto di difesa per sentirsi più sicure mentre passeggiavano sole per le stradine buie nella notte; altre riponevano delle scatolette contenenti alcune pillole recuperate da un amico medico. Sonniferi o veleno?

Hermès dedicò la sua Kelly, una borsa capiente dai manici rigidi, alla Principessa Grace che la “sfruttava” per coprire la gravidanza, l’attesa della primogenita Carolina. Insomma ogni donna ne possiede una, a cui ci si lega come ad un oggetto portafortuna, come ad una compagna di avventure, perché senza di lei non potremmo avere rossetto per ritocchi, specchietto per incipriarci il naso, telefono cellulare, agenda, mini spazzola, cioccolatini per i cali di pressione, codino per cambio look, crema mani, fazzoletti di carta, libro per ingannare le lunghe attese in posta.

Paola Bonacina ha pensato alle donne, ai loro gusti, alla loro età, al loro umore, ed ha creato delle collezioni in grado di soddisfarle tutte. Paola Bonacina è la designer dell’omonimo brand che ha fatto della borsa, uno stile di vita!

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Quando è nata la tua passione per la moda?


I miei zii erano del settore, ricordo che da bambina passeggiavo tra loro mentre stavano al lavoro, sento ancora l’odore del cuoio, il rumore dei martelli sulle pelli, vedo le loro mani trasformare dei pezzi di stoffa in oggetti unici e pieni di vita. Avevo compreso che un giorno, avrei creato anch’io.

Perché hai scelto di trattare l’accessorio borsa?

Perché rappresenta la femminilità. La borsa ci identifica, racconta qualcosa di noi, viene prima del biglietto da visita, prima del nostro nome, e non servono parole di presentazione.

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Cosa contiene la tua borsa?

I miei effetti personali, i portafortuna da cui non mi separo mai, chiavi, scontrini, post it,
altri contenitori e beauty case, ecco la borsa è come una scatola cinese, non trovi mai quello che cerchi al primo colpo!

Quanta importanza ha il materiale con cui vengono create?

È fondamentale, essendo un accessorio nato per durare nel tempo dovranno essere utilizzate ottime pelli; le mie borse sono totalmente made in Italy, la produzione viene fatta in un laboratorio artigianale e interamente a mano.

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Da cosa trai ispirazione?

Dalle donne che incontro per caso sul mio cammino, dalle donne della mia vita: madre e figlie…
dalle grandi donne della storia, dalle donne che mi regalano emozioni grazie alle loro canzoni, ecco ad esempio la collezione primavera estate 2017 è dedicata alle cantanti, tra cui compaiono Sade, Kylie, Liza

Come non deve assolutamente essere una borsa?

Anonima. Deve saper trasmettere un messaggio: “Io esisto”.




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Tutto il meglio dal Fuorisalone – Milano Design Week

E’ un ritorno all’innocenza quello che vuole annunciarci la Milano Design Week? Perché con il bianco ci riporta alla purezza delle cose, dai mobili che arredano la nostra casa, la nostra alcova, alle pareti che sono la nostra culla, fino agli oggetti, e all’abbigliamento che diventa design.

Il bianco nelle sue infinite sfumature è il protagonista assoluto, il foglio sopra cui poter scrivere le pagine della nostra vita, i nostri diari, i nostri appunti, i nostri duties e pure i nostri sogni, da tirar fuori dal cassetto.

Durante la manifestazione “White in the city“, nella prestigiosa sala della Passione della Pinacoteca di Brera, l’installazione di Marco Piva in partnership con Marieclaire Maison.

In esposizione presso la sala, tra affreschi e colonne in stile troviamo le novità Samsung, Fuda, Corà…e Giacomini Design, il brand italiano del luxury interior design.

Le sculture d’acqua di Giacomini Design sono pensate appositamente per l’ambiente relax della casa, l’oasi dove il tempo si dimentica e ci si dedica totalmente alla cura e al benessere del proprio corpo.

Le sculture d’acqua rimandano ad elementi della natura, dalla maestosità delle rocce alla sinuosità del serpente, fino all’eleganza del cavallo. Ogni prodotto è personalizzabile, nei materiali (acciaio e titanio), nei comandi (manopole doppie, singole e di varie fogge) e nella forma stessa, per raccontare nel dettaglio la personalità della propria casa.

Giacomini Design è un brand made in Italy che approda anche a Londra, dopo il successo espositivo alla Triennale di Milano e con un’impronta internazionale per  una clientela esigente e desiderosa di customizzare la propria dimora, per chi vuol lasciare la parola all’heimat.

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Nella tonalità più luminosa, quella che regala più luce, cattura anche il progetto Playa Living firmato Laghetto.

Playa Living è la stravagante mini piscina che trasforma la zona giorno in un momento di relax conviviale, che ci permette di condividere un aperitivo con amici, una piscina componibile e funzionale che si riempie in due ore.

Chi non desidererebbe passare dal letto ad un tuffo in piscina, in acque riscaldate, lasciandosi massaggiare dolcemente? Playa Living è l’ideale per chi ama viziarsi.
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Moralità, incorruttibilità, virtu’, vengono declinati nei più svariati campi artistici attraverso il bianco.

E’ la spinta che influisce sull’estro creativo, il motore di slancio, come racconta il progetto Social White dell’architetto Emanuele Svetti. Un’installazione stratificata di bianchi diversi, dalle pareti ai soffitti, fino alla social island, fatta di divani e sedie dove poter lavorare e co-creare in simbiosi.

La social wall – una parete di texture e nuances OIKOS, è l’immensa tela dove poter lasciare la propria firma, pensieri, parole, disegni, trame. Tutto è pensato per essere condiviso, “perché la felicità non è reale se non è condivisa” diceva Chris McCandless. Anche la postazione hi-tech è pensata per lo sharing: un grande schermo a specchio dove fotografarsi e pubblicare immediatamente il selfie su Facebook, Instagram e Twitter.

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L’incertezza a poche ore dal voto in Francia

Domenica 23 aprile si vota per il primo turno ed è già certo che nessuno degli 11 candidati raggiungerà il 50 per cento più 1 dei voti validi. Partita solo parzialmente rinviata quindi al prossimo 7 maggio quando si terrà un secondo turno tra i due contendenti più votati.
La lunga campagna elettorale segnata dalle primarie dei socialisti e dei repubblicani, è stata movimentata e caratterizzata da un sali-scendi di percentuali, di sondaggi altalenanti, di colpi di scena, e soprattutto molti scandali.
E questo è il primo dato che sta caratterizzando le campagne elettorali dell’era digitale in occidente, che sembrano delineare almeno tre caratteristiche comuni nella comunicazione e propaganda politica.


La prima, una forte connotazione sull’immagine personale più che sui contenuti propositivi.
La seconda, consequenziale, più che uno scontro e un confronto sui programmi e le alleanze politiche, le campagne si connotano sempre più – anche grazie al web – come una “propensione a scavare nel torbido” e abbattere l’immagine positiva del candidato (con veri o falsi o relativi scandali, sempre più personali e non necessariamente politici).
La terza, la rincorsa su parole chiave comuni e di interesse diffuso, più che su slogan e temi propri e caratterizzanti.


Queste tre caratteristiche allontanano i temi della politica e riconducono le competizioni elettorali su un appiattimento anche lessicale condizionato fortemente dai fatti di cronaca.
Fatta eccezione per la seconda guerra mondiale – e negli Stati Uniti durante la guerra in Vietnam – mai prima d’ora le questioni sovranazionali (dall’Europa al rapporto con la Russia di Putin alle questioni legate al terrorismo internazionale e all’interventismo).


I maggiori candidati i campo sono cinque.



Il socialista Benoit Hamon, il vincitore (a sorpresa) delle primarie dello scorso novembre. Il Psf, al governo dal 2012, rischia oggi di ottenere uno dei risultati peggiori di sempre, al di sotto addirittura del 10% al primo turno. Da una parte il peso dell’eredità di uno dei governi con il più basso gradimento politico mai registrato, dall’altra l’incapacità di Hamon, sono considerate le cause principali della crisi dei socialisti. Tanto che l’ala moderata del partito (tra cui Manuel Valls, lo sconfitto illustre delle primarie) si è gradualmente spostata verso Macron e molti elettori di sinistra si sono avvicinati al più radicale Mélenchon.


La vera sorpresa di questa campagna elettorale sembra essere proprio Jean-Luc Mélenchon, “campione” dell’estrema sinistra con un passato nelle fila del Psf, abbandonato nel 2008 per divergenze con Ségolène Royal. E’ proprio nel 2008 che fonda il nuovo Partito della Sinistra e nel 2009 viene eletto all’Europarlamento.
Nelle ultime settimane le sue quotazioni hanno subito un’improvvisa accelerata – complici le buone performance televisive, i comizi super-affollati e una proposta politica decisamente radicale sia in materia economiche che sociali – tanto che diverse rilevazioni lo danno ormai stabilmente intorno al 20%, a giocarsi la sua France insoumise la terza piazza.


Un favorito c’è ed è Emmanuel Macron. Ex ministro dell’Economia tra il 2014 e il 2016 con il governo Valls, 39 anni, Macron ha lasciato il Partito socialista per fondare En Marche! (In cammino!) il suo movimento che viene considerato “di centro” perché pesca sia dalla tradizione di sinistra in termini di diritti e da quella liberale di destra in termini di politiche economiche. Strenuo sostenitore dell’Unione Europea, è il candidato che ha giovato maggiormente degli scandali che hanno colpito il candidato gollista Fillon.


Il vero “deluso” di questa campagna elettorale è sicuramente François Fillon, candidato del principale partito di centrodestra che alle primarie ha sbaragliato la concorrenza, tra gli altri, di Alain Juppé e dell’ex presidente Nicolas Sarkozy. Esponente dell’ala destra dei Républicains, veniva considerato il migliore antidoto all’avanza dell’estrema droit di Marine Le Pen.
A segnare negativamente la sua campagna elettorale è stato lo scandalo legato al compenso che per anni ha garantito alla moglie Pénélope per il ruolo di assistente parlamentare da lei di fatto mai svolto. Il fatto ha avuto una presa enorme sull’opinione pubblica, tanto che in molti hanno chiesto (inutilmente) a Fillon di fare un passo indietro a favore di Juppé.


Infine Marine Le Pen. La leader del movimento anti-sistema, anti-euro e anti-immigrazione ha concrete possibilità di raggiungere il ballottaggio, quattordici anni dopo il padre Jean-Marie, largamente sconfitto poi da Jacques Chirac. La figlia del fondatore del Front National è l’unica a cui i sondaggi hanno sempre attribuito una delle prime due posizioni necessarie per accedere al secondo turno.


Il vero dato di queste elezioni è che ci sono ben cinque candidati chiusi tra il 23% e il 18% del gradimento degli elettori. 
Questo determina una forte incertezza perché gli indecisi sono tanti anche a poche ore dal voto.
Questa indeterminazione è dovuta proprio a quei fattori che ho richiamato prima: appiattimento delle posizioni, una forte campagna personale e spesso a ribasso giocata sugli scandali altrui, e sulla non originalità dei programmi.
Sono tutti “nello stesso posto” a declinare le stesse parole e i medesimi temi programmatici.
L’unico dato che appare certo è che la Le Pen è chiusa nel suo “massimo risultato possibile” e che non si discosterà molto da quel 23/25%. difficilmente arrivando al ballottaggio potrà far convergere su di sé i voti e le preferenze di elettori di qualsiasi degli altri 4 candidati, che invece è abbastanza certo confluiranno sullo sfidante.


Quello che resta però sul tappeto è che sembra intravvedersi una tendenza – anche nella politica consolidata francese – a campagne elettorali che non consentano una espressione di candidature così forti o autorevoli da reggere l’impatto di governo e poi ripresentarsi per un secondo mandato.
E questo è un chiaro segnale della debolezza della politica nell’era dei populismi.

Pourquoi me: La camicia Gioiello di Elena Montagano

“Ogni volta che qualcuno mi domanda che cosa caratterizza le mie creazioni, qual è, se esiste, l’elemento decisivo che le rende uniche e preziose, rispondo immancabilmente: i dettagli.”


Elena Montagano


Pourquoi me
Pourquoi me



L’idea di una camicia gioiello nasce dall’idea di rendere ‘prezioso’ ogni istante della giornata di una donna, che deve indossare capi che ne esaltino la bellezza e la cura di sé, distinguendola senza mai renderla inadeguata. “Gioiello” perché ogni singolo elemento che compone la camicia nasce dall’amore per il dettaglio: è percepibile la cura che viene messa dalle piccole aziende italiane che artigianalmente creano i tessuti, generati da filati naturali e con motivi esclusivi. Ogni singolo bottone, ricamo e accessorio sono frutto di ricerca del bello, generati singolarmente da mani esperte italiane.


Pourquoi me
Pourquoi me



Basti pensare, ad esempio, che alcune frange in vetro utilizzate su preziose camicie in seta sono create con minuscole perline, che sapientemente infilate a mano, creano disegni luminosi e unici; ancora, i ricami sono realizzati a mano su ciascun capo e le inevitabili diversità che presentano, riescono ad esaltarlo e valorizzarlo.
Il 2017 sarà proprio l’anno della camicia gioiello anche perchè in un momento di estrema globalizzazione, di conformismo e di appiattimento commerciale, l’eleganza si manifesta con la ricerca di ciò che è sobriamente esclusivo, privo di ostentazione ma estremamente curato.


Pourquoi me
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La donna a cui si è ispirata è una donna dinamica, impegnata, indipendente ma sempre, estremamente e rigorosamente curata. Di solito la donna non ha tempo per i cambi d’abito e la sua giornata è un tour de force in cui le è richiesto di essere  sempre impeccabile, in qualunque circostanza e ad ogni genere di incontro.


“L’ho immaginata molte ore al lavoro, poi mentre corre in auto a fare la spesa o a partecipare alla lezione di yoga, mentre accompagna i figli ad equitazione e viene invitata ad un aperitivo con le amiche. Sarà sempre impeccabile, sorridente, profumata, nella sua camicia in tessuto naturale che non la tradisce mai e poi ad una festa tra amici, elegantissima, con un capo gioiello esclusivo in edizione limitata,  indossato solo da lei, ammirata e…perché no, invidiata!”Elena Montagano


Pourquoi me
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Per molti, la praticità spesso non si sposa con la femminilità; la camicia pensata da Pourquoi me, invece, riesce a rendere il capo comodo per antonomasia, la camicia, la giusta cornice per un corpo seducente e femminile, poiché la sartorialità dei modelli rende la vestibilità di ciascun capo adatta alle sinuosità del corpo di una donna.


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“Tutto questo e molto altro ancora, perché nulla mai è casuale ed ogni cosa è sempre il risultato straordinario di un cammino denso di momenti, persone, sguardi, sentimenti, pensieri, emozioni, sorrisi, risate, pianti, grida, fatica, gioie, ricompense, regali, frammenti piccoli e grandi di una storia che è già importante e che però è appena cominciata.”


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“Questo cercare la rappresentazione dei miei sogni, e allo stesso tempo incontrare i desideri delle donne e degli uomini che personalizzeranno con il loro stile il mio, rendendolo ancor più unico, è una soddisfazione immensa.”Elena Montagano


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Gli abiti scultura Calcaterra – collezione autunno inverno 17/18

COLLEZIONE CALCATERRA FALL WINTER 2017/18

Sono forme, strutture, cubi, spirali, gli abiti della collezione Calcaterra per la stagione autunno/inverno 2017/18.

Troviamo il rigore nelle linee e negli angoli retti, la musicalità nelle onde dei tessuti e nelle ruches, il senso dello spazio sulle superfici scomposte e sovrapposte.

Calcaterra si ispira per la collezione FW 17/18 alle opere di Richard Serra, artista statunitense in cui il prodotto materico diventa di fondamentale importanze nelle sue opere.



Sono cappotti over come pezzi di cemento, blazer come metalli lavorati, maxi martingale come acciai ossidati.

Daniele Calcaterra, designer della maison, firma una collezione geometrica, dove i crêpe si fanno pesanti e fluidi, gli accoppiati giapponesi rivisitano il fresco di lana creando nuove sonorità materiche e voluttuose. I mikado, in seta pesante e cruda, si dettagliano di nuovi ricami in angora e mohair tracciando proporzioni nuove tra forma e ricerca materica, che da sempre caratterizza il personale codice interpretativo CALCATERRA.




Grandi i contrasti, dalla giacche maschili voluminose e le vite strizzate, dalla delicatezza delle palette sabbia al blu scurissimo fino al bordeaux che ricorda i “muri” tanto criticati di Serra.



Guarda la collezione Calcaterra FW 17/18:



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Google Fact Check

L’etichetta Fact Check è da qualche settimana disponibile in tutti i paesi nella ricerca Google e in Google News
Cosa sia e come sia stata sviluppata lo spiega la stessa Google.
“Google è stata creata con l’obiettivo di aiutare gli utenti a trovare informazioni utili, offrendo visibilità ai contenuti che gli editori creano.


Tuttavia, con migliaia di nuovi articoli pubblicati online ogni minuto di ogni giorno, la quantità di contenuti con cui si confrontano gli utenti può risultare eccessiva. E purtroppo, non tutti questi contenuti sono aderenti ai fatti o veri, rendendo così difficile per i lettori distinguere i fatti da ciò che è falso.
L’etichetta “Fact Check” in Google News consente di identificare in modo più immediato gli articoli di verifica dei fatti, ed è ora disponibile ovunque ed estesa al motore di ricerca, a livello globale e in tutte le lingue.


Quando viene effettuata una ricerca su Google che restituisce un risultato che contiene la verifica dei fatti di uno o più affermazioni pubbliche, questa informazione verrà chiaramente visualizzata nella pagina dei risultati di ricerca. Lo snippet mostrerà informazioni sulla dichiarazione verificata, da chi è stata fatta e se una fonte ha verificato quella particolare dichiarazione.


Queste informazioni non sono disponibili per qualsiasi risultato e potrebbero esserci pagine di risultati di ricerca in cui diverse fonti hanno verificato la stessa affermazione raggiungendo però conclusioni diverse.
Queste verifiche dei fatti naturalmente non sono effettuate da Google e potremmo anche non essere d’accordo con i risultati, proprio come diversi articoli di fact checking potrebbero essere in disaccordo tra loro, tuttavia Google ritiene che sia utile per le persone capire il grado di consenso attorno a un argomento e avere informazioni chiare su quali fonti concordano.


Per poter usufruire di questa etichetta, gli editori devono utilizzare il markup ClaimReview di Schema.org sulle pagine nelle quali effettuano il fact checking di dichiarazioni pubbliche o usare il widget Share the Facts sviluppato dal Duke University Reporters Lab e Jigsaw.
Solo gli editori che sono algoritmicamente determinati come fonte autorevole di informazioni si qualificheranno per essere inclusi. Infine, i contenuti dovranno rispettare le norme generali che si applicano a tutti i tag di dati strutturati e ai criteri di Google News Publisher per il fact checking.


Tutto questo può essere a prima vista molto positivo, proprio se si pensa a quante fake news quotidianamente vengono pubblicate, con un grave pregiudizio per l’informazione individuale e collettiva.
Ma quella messa in campo da Google non è un’iniziativa squisitamente etica e filantropica.
Le fake-news sono uno strumento per attrarre traffico e utenti su siti tecnicamente e contenutisticamente irrilevanti. Questo “devisa” anche la webreputation, distorce il mercato pubblicitario, sposta inserzionisti che invece dovrebbero essere premiati (sempre dagli algoritmi) in base alla qualità dei contenuti, alla loro autenticità ed originalità.


Per questo Google – e gli altri big del web – si sono mossi con altrettanti algoritmi per evitare (o cercare i limitare) distorsioni di mercato che possano mettere il discussione le leadership dei colossi della pubblicità online, su cui si reggono i loro fatturati ma anche quelli degli editori online.
Tempo fa accadde che Umberto Eco volle correggere alcune informazioni sulla sua bio apparsa su wikipedia. Gli venne risposto che le modifiche proposte erano “con fonti irrilevanti” e che lui come utente ed editor “non era abbastanza autorevole” per modificare quella voce.


A nulla valse il far rilevare che si trattava di se stesso e della propria biografia.
Ecco, il rischio di questo sistema di “verifica della notizia” è in qualche modo quello di creare un “oligopolio” che imporrà “chi e cosa” è rilevante, autorevole, affidabile.
È probabile che sulla singola notizia non saremo d’accordo, ma è anche probabile che la “rilevanza” del sito sia anche dettata da quanto rilevante è quell’editore come inserzionista o come contenitore di pubblicità.

Google diventa personal stylist: in arrivo la funzione Idee di Stile

Sui motori di ricerca sempre più spesso le query riguardano abiti, accessori, scarpe e borse, cercate da fan dello shopping online per comparare i prezzi e scegliere il capo perfetto per il proprio guardaroba. Google ha colto questa tendenza e ha deciso di introdurre una nuova funzione: Idee di Stile. La feature, disponibile sull’app Android e iOS, mostra una serie di look in cui sia presente quel capo, per ispirare l’utente e alimentare la sua voglia di shopping. Per esempio, inserendo come parola chiave nella casella di ricerca un capo di un determinato stile, colore o brand (come abito giallo, borsa Louis Vuitton, stivaletti bassi), insieme ai risultati della ricerca apparirà una serie di fotografie di modelle, blogger, adv che inseriscono quel capo in un outfit.


Per Idee di Stile, Google si è ispirato al funzionamento di Pinterest: inserendo una parola chiave, una serie di immagini indica eventuali abbinamenti, look vincenti e capi simili di altri marchi. «Sfogliando le immagini di articoli d’abbigliamento, Google mostra una griglia di outfit e immagini ispiratrici che fanno vedere come un prodotto può essere indossato nella vita reale» spiega la società in un post con cui lancia questa nuova funzione. Il motore di ricerca, capace di cogliere le caratteristiche del capo ricercato e contestualizzarlo nelle immagini di outfit in cui compare, diventa una sorta di personal stylist virtuale. La feature, infatti, alimenta la diffusione di stili e tendenze, convogliando l’attenzione dell’utente verso altri capi e accessori da abbinare e accrescendo così le potenzialità dello shopping online. Non solo: Google Idee di Stile permette anche di visualizzare pezzi simili a quello ricercato, comparando prezzi e brand perché l’utente possa scegliere quello che preferisce tra le tante proposte degli e-commerce. La nuova funzione di Google è stata lanciata il 13 aprile con un post ufficiale, ed è oggi disponibile su iOS e Adroid.


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Yeezy, arrivano i gioielli d’ispirazione religiosa di Kanye West

Kanye West si lancia (anche) nell’alta gioielleria. Il rapper americano, metà di una delle coppie più famose e chiacchierate dello showbiz, presenta una linea di gioielli d’ispirazione religiosa. Il progetto è in cantiere da almeno un anno, infatti già dallo scorso agosto la moglie famosa-per-essere-famosa Kim Kardashian indossa i gioielli, disegnati insieme al marito, agli eventi e sul red carpet. Gli scatti di Kim con indosso i gioielli del marchio Yeezy alla sfilata di Givenchy a Parigi, per esempio, hanno fatto il giro del mondo. Dopo uno stop dovuto alla rapina che la regina dei reality ha subito proprio a Parigi, oggi finalmente i gioielli firmati da Kanye West sono pronti per invadere il mercato.


La linea di gioielli si ispira all’arte religiosa italiana, soprattutto a quella fiorentina del XIV secolo. Sembra che a colpire particolarmente Kim e Kanye sia stato il bassorilievo di Donatello. Kanye West non ha mai nascosto una certa propensione alla riflessione religiosa (si dice che il nome Yeezy sia ispirato a Gesù Cristo) e, come ha raccontato lo stesso rapper e designer in un’intervista a Vogue, ha voluto «creare qualcosa che rappresentasse l’amore senza tempo», perfettamente incarnato dall’arte religiosa. La linea di gioielli è composta da dodici pezzi tra cui collane, anelli e bracciali in oro 18 carati, realizzati insieme al designer Jacob Arabo, leggenda dell’hip hop conosciuto come “Jacob the Jeweler”. Si va dalla collana che riproduce un bassorilievo di Donatello all’anello con scritte in ebraico, dal bracciale intrecciato alle fedi con la scritta “A God dream“. In vendita su yeezysupply.com e Jacob & Co., i gioielli hanno ovviamente un costo proibitivo. Il più economico è un anello da 1400 euro, mentre il pezzo clou è una collana del valore di 12.300 euro. Tutto ciò che riguarda Kanye West e Kim Kardashian diventa oro, ma i loro fan potranno permettersi questi gioielli di lusso?


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