Atsushi Nakashima Spring Summer 2018

Scomporre e ricomporre è il fil rouge della collezione Atsushi Nakashima Primavera Estate 2018.

Tagliare e ricucire, customizzare il capo e differenziarlo con chiusure lampo; trench coat, parka, giacche in denim, felpe, tute, un tetris di colori per la stagione del sole.

Giochi di geometrie, di costruzione, di accostamenti diversi per colori, tessuti, pattern, la Primavera Estate 2018 di Atsushi Nakashima mixa con coraggio, ma con estremo equilibrio.

Per i dettagli sabot con calzini alla caviglia, cinture morbide e orecchini dello stesso colore, o vere e proprie cerniere lampo.

E’ una donna androgina quella di Atsushi Nakashima, alternativa, illuminata dalle luci metalliche e silver per le notti più buie.

Guarda la collezione Atsushi Nakashima Spring Summer 2018:



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Siviglia reinterpreta il bomber

Siviglia rilegge uno dei topic trend di stagione tra i capi spalla. Lo stile d’ispirazione Anni ’80 e ’90 del bomber è rilanciato in chiave millennials: il giubbotto cult è in versione tessuto o in pelle bicolor e si presta a versatili abbinamenti per l’autunno e l’inverno. Siviglia sceglie di rielaborare all’insegna della sobrietà e dello stile il modello classico e corto. Conferma la tradizionale linea con maniche abbondanti, elastico in vita e ai polsi, e colletto con chiusura a cerniera dritta sul davanti.

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Mix & match di tessuti (come lana e cotone), effetto spigato o check, ton sur ton o in pelle liscia con colori a contrasto d’ispirazione “college”, il bomber Siviglia guarda al futuro per rilanciare attraverso dettagli e tessuti di qualità un capo storico, che ha attraversato le epoche con declinazioni diverse, tra lo sport e il casual. È riproposto in una multi-versione contemporanea che incontra i gusti dell’uomo Siviglia, sempre attento al bello, al particolare, all’accostamento à la page.

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Personalizza la tua borsa TOUS!

Per questa stagione FW2017 le borse mini fanno tendenza! Mossaic, Kaos Shock e Obrian, le dimensioni di tre dei modelli più iconici del marchio TOUS, sono state ridotte al minimo per lanciare la loro versione “mini”. Con un gioco di colori, volumi e texture, l’effetto visivo delle mini-bag è fresco e d’impatto, ideale per dare un tocco chic e di colore a qualsiasi look.

TOUS abbraccia la nuova tendenza della personalizzazione con una collezione di accessori perfetti per dare un tocco divertente a qualsiasi borsa. Charms in pelo sintetico, portachiavi modulari a forma di orsetto e la versione in miniatura dell’iconica Obrian, utilizzabile a mo’ di charm per aggiungere una nota divertente e personale a qualsiasi borsa.

IL BRAND

Fondata nel 1920, l’azienda iniziò ad avere successo sotto la guida di Rosa Oriol e Salvador Tous, i quali puntarono su un’idea di gioielli innovativi che prese le distanze dall’alta gioielleria tradizionale. Tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90, entrarono a far parte dell’azienda familiare le quattro figlie del matrimonio Tous: Rosa, Alba, Laura e Marta. TOUS è diventata un marchio di gioielli “lifestyle”, con le sue linee di borse, fragranze, orologi, occhiali e accessori, posizionandosi nel mercato del lusso accessibile.
Presente nei 5 continenti, con più di 500 negozi in città come Barcellona, Madrid, New York, Miami, Shanghai, Tokyo, Mosca, Città del Messico o Dubai, TOUS si consolida come un marchio globale. Il fatturato dell’azienda ammonta a 403 milioni di euro nel 2016, il che rappresenta una crescita del 9,4% rispetto all’anno precedente.

“La Vendemmia” da Jaeger LeCoultre in Montenapoleone

La capitale del design e della moda celebra, come ogni anno, l’autunno a suo modo, con spumeggiante energia: per l’ottava edizione, porte aperte nel quadrilatero per “La Vendemmia”, evento che vede coinvolti showroom e spazi del cuore milanese dello shopping. La manifestazione, è stata organizzata da MonteNapoleone District, presieduto da Guglielmo Miani, in collaborazione con il comitato Grandi Cru d’Italia.


Jaeger-LeCoultre e il Brut Premier di Louis Roederer
Jaeger-LeCoultre e il Brut Premier di Louis Roederer



Nella Boutique di Jaeger-LeCoultre, si è degustato un grande classico dall’anima contemporanea: punto di equilibrio tra giovinezza e maturità, tra seduzione e carattere, tra freschezza e vinosità, il Louis Roederer che è un vino di assemblaggio ampio e strutturato, elegante ed energico, incredibilmente vibrante. La sua trama strutturata, la sua ricchezza e persistenza sono decisamente vinose. Completo, complesso, moderno e possente al tempo stesso, rimane pur sempre un grande classico.

Brut Premier - Louis Roederer
Brut Premier – Louis Roederer



Una visita alla Manifattura Jaeger‑LeCoultre è sempre un viaggio.


Per l’occasione nella storica boutique di Jaeger-LeCoultre è stato presente un Mastro Orologiaio, che ha potuto mostrare la perfezione dei movimenti dei grandi classici della maison, un vero privilegio per i veri appassionati di alta orologeria.
Storie e incontri si succedono in una scoperta continua. Ogni laboratorio ha i suoi suoni, la sua atmosfera, la sua anima. La passione è ovunque, in ogni dettaglio, in ogni parola pronunciata.
Una matita, un foglio di carta bianco e soprattutto la filosofia Jaeger‑LeCoultre: ecco tutto ciò di cui i designer della maison hanno bisogno per disegnare i quadranti degli orologi destinati a entrare nella leggenda. Prima vengono gli schizzi. Il loro ruolo primario è quello di delineare le idee, rivelare una funzionalità o visualizzare un nuovo concetto. Sono gli interpreti del linguaggio delle forme della Manifattura. Sempre attenti ai gusti più attuali, ma con un occhio rivolto verso il futuro, rimangono fedeli alla tradizione. È proprio questa fusione di epoche, questa alchimia tra passato, presente e futuro, che caratterizza il design di un orologio Jaeger‑LeCoultre.


Jaeger-LeCoultre - Montenapoleone
Jaeger-LeCoultre – Montenapoleone



Jaeger-LeCoultre - Montenapoleone
Jaeger-LeCoultre – Montenapoleone



Così per le strade del Quadrilatero hanno apprezzato il connubio moda-vino milanesi e turisti, un pubblico di anno in anno crescente che vede gli stessi proprietari dei più importanti marchi italiani accogliere i propri clienti nelle rispettive boutique nonché la partecipazione di molti VIP tra cui Renzo Rosso, Martina Colombari e Billy Costacurta, Oliviero e Rocco Toscani, l’avvocato Cesare Rimini, Inge Feltrinelli, Natalia Aspesi, Maria Venier.


Jaeger-LeCoultre - Montenapoleone
Jaeger-LeCoultre – Montenapoleone



Jaeger-LeCoultre - Montenapoleone
Jaeger-LeCoultre – Montenapoleone



Si Ringrazia Erminia Cutrì, Boutique Manager JLC e Roberto Balsamo


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Gianluca Gallo: Lui, Lei e l’amore universale

Gianluca Gallo è un giovanissimo illustratore italiano, particolarmente apprezzato sui social come Facebook e Instagrm per i soggetti minimali che rappresenta. Il disegno, per lui, è un’attività vitale: non c’è giorno in cui non impugni la matita per delineare storie che vive in prima persona sulla sua pelle.

Come tra naufraghi sfiniti.

Attraverso poche linee e un foglio bianco, riesce a dare voce ad emozioni personali che partono dal profondo: si tratta, dunque, di un lavoro del tutto personale e catartico. Egli stesso ha dichiarato di non riuscire ad accettare lavori su commissione, in quanto dovrebbe raccontare qualcosa che non gli appartiene affatto.

E i tuoi capelli ghiacciati.

Tutto ha avuto inizio per pura passione: fin da bambino ha instaurato un feeling particolare con la matita. Crescendo, ha poi scoperto anche la passione per la musica, fin quando non ha sentito l’esigenza di riprendere a disegnare per dare un volto alle sue emozioni. E’ stato allora che ha compreso che il disegno non soltanto è un elemento essenziale della sua vita, ma anche la forma comunicativa più adeguata alla trasmissione di ciò che vive e prova.

Hai l'anima che è come un'isola su cui mi affondi.

I suoi disegni rappresentano spesso un Lui e una Lei senza volto, una scelta stilistica che consente agli osservatori di immedesimarsi facilmente in essi. Il tema principale è, dunque, l’Amore in tutte le sue sfaccettature: un sentimento universale capace di condurre gli uomini alla disperazione o alla salvezza, a seconda del contesto e della situazione descritta; l’Amore finisce per essere, senza ombra di dubbio, lo strumento che che consente all’uomo di dare un senso all’esistenza.

Io, tu e la luna.

In base a quello che desidera raccontare, i suoi disegni assumono dei connotati dolci o più decisi e violenti. I due soggetti appaiono quasi sempre in interazione tra di loro, immersi nell’Universo o fluttuanti, trasportati da un sentimento che li accomuna. L’Amore diviene così il superamento della solitudine e del vuoto, la contemplazione della bellezza offerta dal cielo in piena notte o semplicemente un pensiero continuo verso la persona desiderata.

E lasciami guardare se di tanti capelli, ci si può fidare.

Dal punto di vista stilistico, è un linguaggio che procede per sottrazione e che rifugge ininterrottamente dal superfluo della contemporaneità. Le sue illustrazioni sono metafore che coniugano semplicità e complessità, aprendosi a innumerevoli chiavi di lettura. Ciò che colpisce maggiormente è la delicatezza del tratto che racconta e sottolinea la fragilità degli esseri umani e delle loro emozioni.

Come equilibristi.

A fine anno, uscirà la sua prima raccolta di illustrazioni per BUR RIZZOLI. Non ci resta, dunque, che augurargli un buon proseguimento di lavoro e nuove emozioni da vivere in pieno e da trasporre poi elegantemente in disegno.

True Love Will Find You In The End.

http://gianlucagallo.tumblr.com/
https://www.facebook.com/gianlucagalloillustrazioni/
https://www.instagram.com/_gianlucagallo_/

Vivian Maier: l’incanto di una scoperta

Vivian Maier è nota soltanto da una decina di anni ed è attualmente una delle figure più affascinanti nell’ambito della fotografia, tanto da ispirare libri e documentari sulla sua vita. Oggigiorno, il fascino di quest’artista risiede sicuramente non soltanto nella sua opera, ma soprattutto nella sua vita non priva di difficoltà e nel ritrovamento quasi casuale della sua fotografia. Per tutto il corso della sua vita, accompagnò la passione per la fotografia derivata da un’amica della madre, all’attività da bambinaia per pagarsi da vivere.


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Ciò che affascina maggiormente della sua storia è la decisione di non rendere pubbliche le sue fotografie: molti dei suoi negativi restavano non sviluppati in vita. Sembra quasi che a lei bastasse il semplice atto del fotografare, senza la necessità di condividere il risultato dei suoi scatti. Allo stesso tempo, è evidente che non fosse interessata alle finalità commerciali dell’epoca.


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La scoperta della sua opera ha dell’assurdo: i suoi negativi sono stati scoperti nel 2007 dall’americano John Maloof. In occasione di una ricerca sulla città di Chicago, il ragazzo acquistò uno scatolone contenente gli oggetti più disparati, messo all’asta per 380 dollari e sottratto alla proprietaria in seguito alle sue gravi problematiche finanziarie. Tra i vari oggetti, ritrovò anche una cassa contenente dei negativi e dei rullini ancora non sviluppati.


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Le immagini di Vivian Maier sono il dipinto dell’America dei primi decenni del ‘900, il racconto di un popolo tramite sguardi, espressioni, luoghi e gestualità. Ciò che maggiormente colpisce osservando le sue fotografie è la spontaneità con cui cattura un’immagine o il suo ritratto allo specchio. E’ una fotografia non troppo ricercata, quasi casuale: è proprio questa spontaneità dell’atto fotografico ad impreziosire di fascino e mistero i soggetti ritratti. Negli occhi dei suoi autoritratti, è possibile scorgere una personalità ricca di luci ed ombre proprio come la sua fotografia.


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Nel 2009, Vivian Maier morì in seguito ad una caduta sul ghiaccio e al suo ricovero in ospedale. John Maloof, che pur voleva incontrare la donna del box che aveva acquistato per valorizzarne l’opera, non ebbe mai modo di conoscerla. Senza le sue ricerche, Vivian sarebbe rimasta impressa soltanto nella memoria dei bambini americani degli anni ’50 e ’60 che la conobbero nelle vesti da bambinaia.


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1954, New York, NY

Todd Hido: il fascino di strade, case e donne

Todd Hido è attualmente uno dei fotografi più noti ed apprezzati nel panorama artistico internazionale. Noto prevalentemente per fotografare case avvolte in contesti periferici foschi e oscuri, stupisce per lo stile personale che lo rende ben riconoscibile.


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Le sue immagini sono contraddistinte da atmosfere buie, dalla presenza di strade e case e dall’assenza della componente umana. Contrariamente a ciò che si può immaginare, è un tipo di fotografia che non ha nulla a che vedere con l’architettura; dalle finestre delle dimore nei quartieri americani spuntano spesso luci che segnalano un’implicita presenza umana.


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Il suo stile fotografico è pittorico e cinematografico tanto nei paesaggi notturni che nei suoi ritratti e nudi. In tutte le sue composizioni, è evidente una particolare attenzione verso l’atmosfera catturata: misteriosa e intima allo stesso tempo. Le donne ritratte, seppur nude, emanano sempre un grande fascino ed un’insolita eleganza di cui sembrano quasi esserne inconsapevoli; spesso, appaiono ritratte di sfuggita, di spalle o sdraiate in posizioni sensuali.


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Nei ritratti, Todd Hido pone tutta l’attenzione sullo sguardo e l’espressione del viso delle sue donne. Nella stanza, la luce circostante sembra abbracciarle dolcemente o in maniera più decisa, avvalorando la loro naturale bellezza.


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La fotografia di Todd Hido appare guidata dall’istinto e dalla solitudine: casualmente s’imbatte in una strada poca illuminata o si ritrova di fronte a situazioni ricche di fascino e mistero. E’ una fotografia descrittiva e narrativa contemporaneamente: un dettaglio come uno sguardo, un’insegna luminosa o un’auto parcheggiata è sufficiente per incuriosire l’osservatore e per indurlo a fantasticare. Le sue immagini sono il segno di un’indagine che va ben oltre le apparenze e che ricerca in maniera sottile e inusuale la storia di luoghi e persone


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http://www.toddhido.com/

Anteprima suprematista – collezione Spring Summer 2018

COLLEZIONE PRIMAVERA ESTATE 2018 DI ANTEPRIMA

Un ritorno “suprematista” quello di Anteprima, come la corrente che seguiva Kazimir Malevich, il pittore russo che la fondo’.

Era il 1913 quando dipinse “Quadrato nero su fondo bianco“, il primo totalmente astratto, una forma geometrica che si sovrappone ad un’altra forma geometrica, il contrasto del bianco e nero, così come lo vede Anteprima, alternato allo stesso modo sul corpo.

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La Primavera Estate 2018 Anteprima si arricchisce delle gradazioni cromatiche dei colori primari, nei tagli geometrici malevichiani, creando quell’illusione di profondità e al tempo stesso di purezza a cui il pittore aspirava.


Leggerezza e luce per i tessuti scelti, che creano movimento, ma pulizia: le silhouette sono morbide , le texture mischiate e i pannelli irregolari.

La stagione del sole 2018 di Anteprima è essenziale e confortevole.


Guarda qui la collezione Spring Summer 2018 Anteprima: 



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Guy Bourdin: moda, provocazione e crudeltà

Guy Bourdin è stato sicuramente uno dei fotografi di moda e pubblicità più influenti del ventesimo secolo. Seppur meno noto rispetto al collega Helmut Newton, il suo stile ha profondamente cambiato il linguaggio pubblicitario della moda, tanto da influenzare molti dei fotografi successivi.


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Nacque a Parigi il 2 dicembre 1928 al 7 di Rue Popincourt. Abbandonato dalla madre all’età di un anno, fu Madame Maurice Désiré Bourdin che se ne prese cura e lo allevò affettuosamente. Sviluppò una particolare passione per la fotografia durante il servizio militare, a Dakar. Quando ritornò a Parigi, conobbe il grande Man Ray che incise indubbiamente sul suo stile conferendogli un tono inusuale. Nel 1961 sposò Solange Marie Louise Gèze, che morì suicida nel 1971. Dal 1955 al 1987 le sue immagini furono pubblicate su Vogue Paris; fu proprio un editore della rivista a presentare Guy Bourdin allo stilista Charles Jourdan, per il quale realizzò le campagne pubblicitarie delle sue calzature dal 1967 al 1981.


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Il fotografo parigino, che rifiutò nel 1985 il Grand Prix National de la Photographie, desiderava che le sue opere venissero distrutte dopo la morte. Durante il corso della sua vita, invece, rifiutò spesso di organizzare mostre o pubblicare libri. Si mantenne sempre ben lontano dalle lusinghe dei suoi tempi e sembra che fosse molto frustrato per la notorietà che aveva acquisito nel settore fotografico. Non fu soltanto un fotografo, ma anche un bravo artista: si dedicò alla pittura fino alla fine.


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Guy Bourdin ha sviluppato nel corso degli anni uno stile provocatorio, caratterizzato da immagini dai toni forti e da accostamenti surreali, in grado di spiazzare ed inquietare profondamente l’osservatore. I corpi femminili appaiono spesso sdraiati disordinatamente o frammentati; gambe che passeggiano, mani che si ripetono, corpi alienati ed elementi allusivi conferiscono una generale freddezza emotiva all’intera immagine che sfocia quasi nella crudeltà. Tale visione femminile deriva quasi probabilmente dal trauma infantile legato all’abbandono da parte dalla madre: sia con le donne a intorno a lui che con le modelle dei suoi shooting, si atteggiava con modi di fare spietati. Le modelle che egli seleziona, inoltre, sono quasi sempre dalla chioma rossa, dalla pelle chiarissima e truccate in maniera esagerata come la madre.


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La personalità enigmatica e ambigua di Guy Bourdin si riflette perfettamente nell’atmosfera onirica delle sue immagini, a tratti disturbante. E’ stato il primo fotografo a frammentare fino all’estremità il corpo della donna e a costruire un linguaggio ricco di metafore sensuali . L’artista francese è stato in grado di assorbire l’influenza di Man Ray e dei surrealisti Magritte e Balthus, creando uno stile complesso, provocatorio, stupefacente e difficile da decifrare nel settore pubblicitario della moda.


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Sfilano i fiori nella collezione Moschino Spring Summer 2018

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Sfilano i fiori, dei maestosi gigli bianchi, ninfee che galleggiano e la compattezza dei tulipani; non è un cartone animato, ma il visionario défilé di Moschino.
E’, oltre alle ballerine biker, la collezione Moschino Spring Summer 2018.

Immaginate l’immenso panorama colorato che la natura ci regala, quello dei fiori, della loro innata grazia, e la varietà delle specie, di infinite sfumature, dello slancio ereditario che li porta verso il cielo, a ergersi verso qualcosa di superiore.


Ci viene insegnato, per non sbagliare accostamenti di colore, a guardare alla natura, a prenderne esempio, perché la natura non sbaglia, i candidi bianchi dei gigli e gli accesi arancio dei pistilli, l’armonia dei toni e delle forme dei fiori, le striature venate che ricordano lo scorrere dei fiumi, ogni soggetto è un quadro dentro un quadro, un piccolo miracolo.  E l’anima rock del designer Jeremy Scott si addolcisce per questa Primavera Estate 2018 e ci regala un tripudio di nuances.



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Grande attesa per l’uscita in passerella di Anna Cleveland, che con la sua personalità cattura tutti, qui in versione ninfea, distribuiva petali agli spettatori, denudandosi di tanta bellezza. Un atto di generosità.

Le tinte delle ballerine Moschino sono caramellate, gommose, coreografie da étoile dal retrogusto rock.



Una danza femminile mixata sulle delicate musiche floreali e sulle note acute del rock, la donna Moschino sboccia come un fiore e poi spicca il volo come una danseuse; il paesaggio è il suo sipario di scena, il mutamento il fil rouge della sua esistenza.



I fiori sono gli accessori che indossa, esse stesse sono dei mazzi di rose rosse, dei cadeaux impacchettati e infiocchettati ed hanno il nome di Gigi Hadid e Bella Hadid. Chi non le vorrebbe ricevere?!




Guarda qui la collezione Moschino Spring Summer 2018:




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Andrea Tomas Prato: Ghirri ha svelato quello che c’era e nessuno vedeva

Andrea Tomas Prato vive a Tortona, in provincia di Alessandria. La scoperta della fotografia avviene, per lui, in maniera del tutto casuale. Da quel momento, sarà la sua passione più grande, trasformandosi in un vero e proprio “gioco artigianale“.

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Come nasce la sua passione per la fotografia? Ci racconta un aneddoto?

La passione per la fotografia nasce per caso, per aver accompagnato un collega ad un corso base di fotografia nel 2011. L’aneddoto, invece, è che fotografavo da anni per lavoro le scene del crimine con uno schema, una metodologia,  che avrei usato lo stesso strumento con tanta passione e senza metodo, in maniera opposta.

Cosa c’è di autobiografico nella sua fotografia?

Il fatto stesso che la realizzo io.

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I dettagli del corpo femminile sono i veri protagonisti di molte sue immagini. Cosa intende comunicare tramite essi?

Non credo che dietro una immagine ci debba essere per forza un messaggio. Al contrario, credo di non voler comunicare proprio nulla. E’ solo una ricerca di ciò che io considero bello esteticamente; in questo caso, ricerco ciò che più bello ci sia negli aspetti armonici del corpo femminile. Vorrei solo precisare che i veri protagonisti delle mie immagini sono le persone che fotografo nella loro unicità, e quindi nei loro ritratti.

Come si pone verso la modella, mentre fotografa?

In modo riconoscente, educato ma informale. Ci tengo molto al fatto che la persona ritratta capisca che di fronte ha qualcuno che può risultare molto meno interessante delle proprie fotografie, ammesso che lo siano.

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La presenza umana sembra essere molto significativa nelle sue immagini. E’ anche un modo per sottolineare l’unicità del momento?

Certo, ma il momento è unico anche quando fotografo in assenza di soggetto; d’altronde, ogni secondo della nostra vita è unico.

Che posizione occupa l’istinto nella sua fotografia?

Un’importanza fondamentale, unitamente alla necessità di mettersi dietro l’obiettivo.

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E la tecnica?

Direi, l’ultima posizione. Alcune foto, tra quelle che più amo, le ho scattate con macchine usa e getta che anche mio nipote di 5 anni sa usare. Il senso dell’inquadratura ce l’abbiamo tutti fin da bambini. Lo schermo televisivo, quello di un cinema o di un quadro ci ha inconsciamente educato. Il gusto, invece, è personale e per questo vengono fuori foto differenziate, che qualcuno si arroga il diritto di giudicare; ma è evidente che non esistono dati oggettivi in fotografia.

Cosa le piace cogliere nei paesaggi che fotografa?

Mi piace muovermi nei nostri amati colli, quelli Tortonesi, e omaggiarli catturandoli in un’immagine.

Hai affermato di apprezzare Luigi Ghirri. Quali sono gli aspetti delle sue immagini che apprezzi maggiormente?

Ghirri ha svelato quello che c’era e che nessuno vedeva, facendolo con tanta eleganza ed in silenzio. Ora tutti quanti vedono di più attraverso i suoi occhi. Ha educato davvero tutti, da quel momento in poi.

Se dovesse associare una parola alla sua fotografia, quale userebbe? Perchè?

Gioco artigianale”, perché la fotografia che preferisco è quella che mi permette di acquistare bobine di pellicole, fare rullini, scattare, sviluppare e stampare in una piccola camera oscura; tutto questo fatto per gioco.

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La fotografia di Andrea Tomas Prato è la dimostrazione di come non sia necessario essere professionisti per creare una “buona fotografia”. Nelle sue immagini, il buongusto si unisce alla semplicità, dando vita ad un momento unico e irripetibile . Il risultato finale di ogni sua ricerca è una fotografia d’impatto, intima ed armoniosa.

http://andreatomasprato.com/