Il magnetismo della bellezza classica – Alberto Zambelli SS19 Milano Fashion Week

MILANO FASHION WEEK – COLLEZIONE ALBERTO ZAMBEZI SPRING SUMMER 2019

Quando attingiamo dalla nostra memoria, dal nostro bagaglio culturale, frughiamo tra i bauli del passato, nei nostri studi, nei libri del liceo a cui ci siamo applicati. Ma pensiamoci, molti contenuti vanno persi, perché per noi meno interessanti, meno vicini al nostro gusto, altri invece rimangono impressi e tornano, tornano nelle foto che scattiamo, inevitabilmente, inconsciamente, nei disegni che realizziamo.

La cultura classica, quella del periodo greco (V-IV sec. a.C.), quella del pensiero artistico che influenza la scultura, l’architettura, il teatro, la letteratura, la filosofia, ha apportato dei grandi cambiamenti, con strascichi lunghi fino a noi. La sua eredità, è dentro ogni processo e progressione occidentale, è talmente forte e marmorea, da permetterci di guardarci intorno e trovarla nelle città che visitiamo, nella musica che ascoltiamo e non ultimo nella moda che indossiamo.

Alberto Zambelli, per la collezione Primavera/Estate 2019, le ha reso omaggio con dei capi ispirati al più grande esponente del periodo neoclassico italiano, l’artista Antonio Canova.

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L’eleganza delle forme, la morbidezza dei tessuti, i modelli sembrano levigati come delle statue di marmo, il movimento regala loro dei giochi di chiaro-scuro, di luce ed ombra, sono tridimensionali.

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Alberto Zambelli cela in questa collezione la passione più violenta, e lascia sussurrare la grazia, la bellezza, il sottinteso, il sussurrato, quella tendenza romantica che è l’antico mistero delle statue greche. La ragione controlla il sentimento più impulsivo, ogni aspetto è più leggiadro, come gli abiti in voile total white, trasparenze che ricordano il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino (1753), opera in marmo ora nella cappella di San Severo.

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I gesti sono misurati e ridotti, come i colori scelti per la collezione SS2019: gesso, calce, roccia, lunare. Le composizioni equilibrate, dalle forme a uovo, kimono, tuniche. Le stampe rappresentano le sculture del maestro Canova, quasi la donna fosse un tutt’uno con l’opera dell’artista.

Sfoglia l’intera collezione Alberto Zambelli Spring Summer 2019:

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FASHION EDITORIAL “JUSTIFY MY LOVE” STARRING JUSTINE MATTERA

Una collezione mai terminata quella di Moschino Spring Summer 2019 – Milano Fashion Week

MILANO FASHION WEEK – COLLEZIONE MOSCHINO PRIMAVERA ESTATE 2019

I ritmi delle sfilate sono serrati, finita una collezione si è già al lavoro per un’altra, i disegni, i tagli, le prove, le modelle, i fitting, lo show da preparare, le nottate insonni. Insomma si ha sempre l’ansia di non arrivare mai in tempo, di non farcela, il Lexotan per il panico, il Supradine per il fisico, gli aiutini per aumentare la creatività. Che tutti pensano, ehi, se c’è qualcuno a cui non manca – la creatività – quello è proprio Jeremy Scott. Ma oggi scopriamo che anche Jeremy è uno di noi, umano, uno che non ce la fa, uno che ha dovuto consegnare i bozzetti, gli schizzi dei disegni, e dare ordine di concretizzarli così com’erano sulla carta: degli abiti scarabocchiati, delle calze dal tratto di pennarello nero, dei cappelli disco che sembran di cartone appena ritagliato, scarabocchiate anche le décolleté in tinta con l’abito, le pochette, stampe che sono disegni di catene d’oro con il logo Moschino.

Non c’è mai tempo, si ha troppo da fare, troppo lavoro, questo lo deve dire la donna super impegnata, lo dice, con il tailleur che indossa, con quei fiorellini disegnati e colorati fuori dal bordo, con il rotolo di tessuto ancora in mano, di un long dress non finito, quello importante, per la sua serata galante, quello per l’evento speciale, ma non ha tempo, è sempre tutto in divenire, e poi potrebbe cambiare idea, volerlo più corto, più lungo, più drappeggiato. Presto presto presto che deve uscire!!!

Et voilà, la donna fumetto Moschino Spring Summer 2019 .



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Milano Fashion Week – Philosophy di Lorenzo Serafini SS2019

MILANO FASHION WEEK – COLLEZIONE PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI SPRING SUMMER 2019


Vedo sfilare dei caftani e penso subito alla signora Marzotto, a quella “Marta da Legare“- così aveva chiamato una sua linea di abbigliamento – che di stile ne aveva dettato tra salotti e apparizioni mondane.

Tra i capi che sfilano alla Milano Fashion Week, nella collezione Philosophy di Lorenzo Serafini SS19, si percepisce l’atmosfera del viaggio, tra una meta desertica come quella del Marocco, e le spiagge più selvatiche e lontane di una “Laguna blu” delle sue ultime collezioni.

Ma quell’abito in lino stampato djellaba, ha la firma di Marrakesh, dove la signora Marzotto aveva una casa, nella Medina, la “Maison du caftan”, una graziosa boutique-sartoria del tipico abito maghrebino, con tante sue foto affisse alle pareti.

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Con un piede nella calda Marrakesh e uno nel passato vittoriano, quello tanto caro a Lorenzo Serafini, fatto di pizzi e merletti, di sofisticate camicette, di donne che non rinunciano alla femminilità nonostante le difficoltà, assistiamo ad una sfilata carica di forza e al contempo di grazia. Se uno stivale stampato pitone ci permette di correre con grinta tra i focosi deserti, gli abiti in tulle con volant ci riportano alla natura più docile e muliebre, e solo Philosophy sa mixare questi opposti con gusto ed equilibrio.

La demi-vierge Philosophy oggi in camicia con pettorina da smoking, domani in gonna plissettata con balze; gioca con i dettagli che completano il look, le fasce a trecce, le desert scarf, le corde annodate da usare come cintura.


finale della sfilata Philosophy ss19 – dx Marta Marzotto


Sfoglia l’intera sfilata Philosophy di Lorenzo Serafini Spring Summer 2019:



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Milano Fashion Week – Alberta Ferretti Spring Summer 2019

MILANO FASHION WEEK – COLLEZIONE PRIMAVERA ESTATE 2019 ALBERTA FERRETTI 


Un tempo per farsi fare un ritratto da un pittore noto occorreva molto denaro, e talvolta vere e proprie opere di convincimento, come fece Gertude Stein con Picasso, il quale glielo rifiutava perché troppo brutta. Alla fine quel mascalzone di Picasso dovette cedere e realizzò quello che gli esperti stimano come il passo embrionale del pittore verso il cubismo, opera che rimase insieme alla proprietaria fino alla sua morte.

Oggi non c’è niente di più semplice del farsi fare ritratti; la Milano Fashion Week è un covo di fotografi e persone totalmente sconosciute (o Gertrude, ci manchi tanto) assetate di scatti da postare sui social. Chi siano queste persone e perché vengano invitate ad una sfilata dove un tempo presenziava Jacqueline Kennedy rimane un mistero; meno misteriose invece le facce delle “fashion blogger” che si è soliti seguire attraverso un cellulare, rivelatesi in tutta la loro normalità, e regalandoti dapprima una grande delusione, poi il piacere (ammettetelo donne) di vederle con le rughe, i brufoli, più grasse, con le dita tozze, le braccia grosse, la voce stridula, la palpebra calante, l’occhio pigro. E so che vorreste anche i nomi!

Alla sfilata di Philosophy by Lorenzo Serafini, una Maria Bernard più piccola e più magra che in foto, e mi viene in mente un amico quando intervistò Penelope Cruz, tutto eccitato per l’occasione, per poi tornare a casa confidandomi che le sembrava un topo! Maria ti adoro lo stesso!

Da Alberta Ferretti non ci si distrae invece (quanto sono bugiarda), se non per un drink di benvenuto offerto da due fila di camerieri in divisa, di cui si potevano distinguere solo le sagome.
La signora Ferretti, incline all’eleganza e non alle mode, ci regala una collezione primavera estate 2019 dai volumi fluttuanti, dai colori tenui del rosa pastello, verde muschio, giallo crema, carta da zucchero.

Abiti lunghi e leggeri che giocano con le trasparenze, stretti in vita da corde tono su tono, come d’uso nel periodo greco o da giacche safari e pratiche cinture.
I toni, le lunghezze, le lavorazioni, ci riportano alle atmosfere dei dipinti appartenuti a John William Godward, pittore vittoriano neoclassico di origine inglese.

sx collezione Alberta Ferretti SS2019 – dx “The engagement ring” di John William Godward


Gli abiti in pizzo di San Gallo sono impreziositi dai ricami crochet, che ritroviamo anche nelle tute corte in popeline, nei pantaloni bianco candido, lavorazioni richiamate dall’intreccio dei sandali flat dai colori pastello.


sx “A grecian girl” di John William Godward -dx collezione Alberta Ferretti SS2019


Il daywear si arricchisce di capi sahariani, dai pantaloni con maxi tasca staccabile, alle morbide salopette, dalle jumsuit senza maniche, alle giacche che potrebbero destinarsi alla meravigliosa Meryl Streep in “La mia Africa“.


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Kaia Gerber in Alberta Ferretti SS2019


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sx collezione Alberta Ferretti SS2019 – dx “Idleness” di John William Godward


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TWINSET LANCIA UNA T-SHIRT UNISEX IN EDIZIONE LIMITATA DISEGNATA IN COLLABORAZIONE CON SFERA EBBASTA

Twinset coinvolge il giovane rapper Sfera Ebbasta in una vibrante collaborazione creativa dedicata a tutte le amanti del brand e alle numerosissime fan del musicista e fondatore dell’etichetta discografica Billion Headz Music Group.
Forte di milioni di visualizzazioni su Youtube e primo artista italiano ad entrare nella top 100 di Spotify, Sfera Ebbasta è divenuto in brevissimo tempo un’icona dei post-millenials e l’idolo indiscusso della “trap music”, sottogenere rap di origine americana amatissimo dagli under 30.

SFERA EBBASTA_ T-SHIRT_TWINSET

Personaggio dallo spirito artistico e ribelle, Sfera Ebbasta ha collaborato personalmente nella creazione di una nuova edizione limitata di t-shirt unisex proposta da Twinset nei toni del bianco e nero. Ogni pezzo è caratterizzato da una grafica a contrasto fucsia che abbina le ali d’angelo al messaggio “ti ho colpita sono Cupido”, tratto dal singolo Cupido pubblicato nell’album Rockstar.

Le nuove “trap tees” saranno presentate mercoledì 19 Settembre a Milano, in occasione dell’apertura del nuovo flagship store di Twinset in Galleria Passerella 2 / Corso Vittorio Emanuele.

SFERA EBBASTA_T-SHIRT_TWINSET

SFERA EBBASTA_T-SHIRT-TWINSET

TWINSET INAUGURA LA NUOVA BOUTIQUE MILANESE DI CORSO VITTORIO EMANUELE

Twinset rinnova totalmente il suo store concept aprendo una nuova boutique a Milano, in Galleria Passerella 2, nel cuore pulsante della città simbolo dello stile italiano e della moda internazionale.

L’immagine del nuovo flagship di C.so Vittorio Emanuele si distingue per le atmosfere sofisticate e femminili progettate per accogliere l’universo stilistico del brand, che oltre al ready-to-wear include le linee di accessori, underwear, beachwear e la collezione bambina.

Esteso su una superficie di XX metri quadri, il negozio svela interni ampi e luminosi ispirati agli spazi living contemporanei, dove le nuance calde della resina monocromatica incontrano la morbidezza tattile e visiva delle pareti in velluto.

Il raffinato sistema espositivo è scandito da sottili tubolari verticali e oggetti dal design moderno, come i pannelli di vetro dai colori accesi e le superfici metalliche nelle finiture acidate o satinate.
Tra gli elementi di arredo spiccano le forme curvilinee in toni opachi, gli stool in essenza di legno e gli inserti di caldo parquet sul pavimento, accostati in ambienti accoglienti e rilassanti che si completano di sedute modulari in pelle e velluto.

La scenografia su-misura è dominata da un imponente lampadario formato da tubi in cristallo colorato e sfere opaline luminose, cui si affianca una grande sfera site specific illuminata con gemme di vetro brillante e pianeti di luce sospesi all’interno.

La nuova boutique di Twinset aprirà durante la Fashion Week di Milano, il prossimo mercoledì 19 Settembre.

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Torino, sotto sequestro la casa a luci rosse delle sex dolls

Ha avuto vita breve la casa a luci rosse torinese con bambole in affitto, la LumiDolls è stata messa sotto sequestro a pochi giorni dall’inaugurazione. Polizia e Asl hanno fatto irruzione con conseguente ammenda di 3000 euro perché l’attività pare non sia a norma di legge e il livello di igienizzazione delle bambole è stato giudicato insufficiente.

Insomma gli ipocondriaci che pensavano di stare tranquilli facendo sesso con una bambola, devono tenere a mente che il rischio di malattie non è da escludere.
La pulizia interna ed esterna delle signorine di plastica spetta ad un addetto, lo stesso che si occupa della cassa (di questi tempi bisogna essere versatili), il costo del giro in giostra vale 80 euro per mezz’ora, 100 euro se si ha un’ora in cui potersi dilungare in un monologo post coito…qui chi sognava di avere una donna muta accanto a sé, è accontentato.

I gestori del marchio LumiDolls promettono la riapertura a breve, giustificando gli accaduti con “una svista”.

Siamo pieni di prenotazioni per settimane, salvo qualche piccola eccezione. Abbiamo clienti che hanno prenotato anche dal Veneto (da Torino, Venezia dista 400 chilometri, ndr) e la maggior parte ha scelto la mattina o il pomeriggio per l’appuntamento. Anche per questo motivo per il momento non terremo aperto di notte. Abbiamo richieste anche per degli addii al celibato



Il bordello del silicone è quindi sold out fino ai primi di novembre, frequentato da uomini di tutte le età, chi spinto dalla curiosità, utilizzando la bambola come un vero sex toys, solo più grande, chi come succedaneo di una donna in carne ed ossa, quindi accomunandole alla prostituta.

La scelta si fa su sette bambole, si può scegliere la favorita tra Kate, Molly, Arisa, quindi tra la Principessa del Galles, un cane e la cantante stramba dai capelli corti, perché sono i primi collegamenti che vengono alla mente o no?! – e altre donne dal seno più o meno grande e un signorino dalle dimensioni perfezionabili, a seconda dei gusti. Ah, si chiama Alessandro! Si sa mai che durante l’atto sbagliaste il nome provocando in lui l’ira funesta.

L’indirizzo della casa per appuntamenti è segreta, fino alla sottoscrizione sul sito web, il pagamento avviene in loco, se invece siete timidi potete addirittura comprare la signora sul sito dell’azienda catalana, ad una cifra che va dai 700 ai 2000 dollari. Non è nemmeno cara, pensate a quanto spendete per la vostra fidanzata!)

Ecco cosa pensa la gente:

Venezia Film Festival 2018: i look più belli tra star del cinema e influencer

Il fascino di Venezia non è così facile da dimenticare, ti rimane addosso come un segno indelebile sul cuore, ma c’è un periodo dell’anno in cui la città si veste di un’eleganza estrema, i giorni dedicati al Festival del Cinema!
Sono stati giorni intensi, emozionanti, sorprendenti, e tra chi ha brillato di più e chi meno, il red carpet è stato un tripudio di applausi, lacrime, emozioni, abbracci, colori, pizzi, piume, volumi e trasparenze.
Il Festival del cinema di Venezia regala come ogni anno emozione e stupore, il red carpet diventa palco di abiti da sogno, accessori preziosi, tacchi vertiginosi, il tintinnio dei gioielli, amici immancabili per le donne dello star system e protagonisti delle giornate veneziane.

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La star assoluta del red carpet di Venezia 2018 è stata la grande Lady Gaga (protagonista di A Star is Born al fianco di Bradley Cooper che l’ha diretta), che con un vaporoso abito rosa in tulle e piume di Valentino Couture, ha incantato il festival durante la terza giornata.
Anche Cate Blanchett si è fatta tentare dalle piume, indossando un “black &white” firmato Armani.

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Ma andiamo per ordine.

Alcune delle protagoniste della prima giornata di Festival sono state: Olivia Hamilton (J. Mendel), Naomi Watts (Armani Privè) che ha ricevuto il Leone alla carriera, Sara Sampaio (Armani Privè), Claire Foy (Valentino Couture), Izabel Goulard (Alberta Ferretti), Carolina Crescentini (Gucci), Elisa Isoardi (Elisabetta Franchi).

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Emma Stone, Cristiana Capotondi e Melissa Satta, sono state tra le protagoniste della seconda giornata; la Stone in Louis Vuitton, Capotondi in Hilfiger Collection e la Satta in Alberta Ferretti.

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La terza giornata è stata animata dal look etereo di Levante in Christian Dior, Emma Marrone in total look Emporio Armani e Aimee Song in un elegante Giorgio Armani, mentre Salma Hayek è stata la protagonista del gala dinner al Franca Sozzani Award, che ha ritirato il premio come donna dell’anno, all’evento diverse sono le celebrities accorse per omaggiare la memoria dello storico direttore di Vogue.

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Con il tanto atteso remake di Suspiria, firmato Luca Guadagnino, il red carpet della quarta giornata ha occhi solo per le protagoniste: Dakota Johnson, Tilda Swinton, Chloe Grace Moretz, Jessica Harper, Mia Goth, Malgosia Bela, tutte elegantissime e bellissime.

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Nella giornata di domenica 2 Settembre approda al Lido un’eterea Bianca Balti, che insieme a Kasia Smutniak (in Givenchy) e Alba Rohrwacher (in Valentino), ha formato un fantastico trio di sobrietà, eleganza e simpatia.
Nella serata della quinta giornata di Festival, si è celebrato l’atteso appuntamento nato dall’estro creativo di Miuccia Prada, i Miu Miu Women’s Tales.
Gli outfit delle star? Rigorosamente Miu Miu o Prada!

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Emmanuelle Seigner è stata la star più attesa della giornata di lunedì 3 Settembre, con l’allure sensuale che la distingue, ha calcato il red carpet per la presentazione della pellicola di Julian Schnabel in un elegante abito verde lastricato da pailettes scintillanti firmato Alexandre, Vauthier.
Sul tappeto rosso anche Tilda Swinton in un’elegante outfit Schiaparelli.
La settima serata ha proclamato protagonista assoluta il premio Oscar Natalie Portman in uno scintillante abito Gucci ricco di pailettes in oro, arrivata a Venezia per promuovere il film Vox Lux, ha abbagliato tutti con la sua naturale bellezza.
Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino sono state invece le protagoniste dell’ottava serata tutta italiana, giunte al Lido per presentare il film I Villeggianti in eleganti outfit nero profondo (sottoveste per la prima e tuta con vertiginosa scollatura la seconda), si sono aggiudicate la palma delle più eleganti della serata.

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Details: il mono-orecchino di Tilda Swinton e la pochette di Donatella Finocchiaro

Le italiane sono state protagoniste anche della nona serata: Marianna Fontana e Donatella Finocchiaro (in Gucci) sono le protagoniste del film Capri Revolution, mentre sul red carpet si sfidavano a suon di eleganza Violante Placido (in rosso) e Paola Turci (nude look).

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“Una storia senza nome” è invece il film italiano che vede protagonista una bellissima Micaela Ramazzotti (Prada), arrivata sul red carpet di Venezia in un bellissimo e scintillante abito in pailettes nella giornata di venerdì 7 Settembre, a contendersi i flash dei fotografi anche un’elegantissima Carolina Crescentini in un abbagliante abito giallo sole.

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Tra le influencer presenti a Venezia, che hanno spiccato per eleganza e bellezza, troviamo in pole position: Paola Turani, Giulia Gaudino (accompagnata dal fidanzato e style consultant Frank Gallucci), Beatrice Valli, Laura Comolli, Giulia De Lellis, Alice Campello (moglie del noto calciatore Alvaro Morata).

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Volge dunque al termine la 75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, edizione che ha regalato grande stupore e meraviglia, non solo per i film in concorso ma anche per gli outfit indossati dalle donne dello star system, che hanno monopolizzato l’attenzione di fotografi e pubblico presenti sul red carpet.
La serata finale è stata dominata dalla vittoria del film “Roma” di Alfonso Cuaròn, pellicola in bianco e nero ricca di emozioni e amarcord, per la prima volta nella storia del Festival vince un film prodotto per lo streaming e che andrà in onda a Dicembre, contemporaneamente anche in alcune sale cinematografiche.
William Dafoe vince la Coppa Volpi per il film dedicato a Van Gogh “At eternity’s gate”, mentre Olivia Coleman vince come migliore attrice per “The Favourite”, il Leone d’Argento è conquistato da Jacques Audiard per “The sister brothers”.

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Le opere di Lorenza Pasquali in mostra ad Arona

La cittadina aronese è ricca di eventi e attività culturali, tra queste la collettiva di Paolo Bazzarri, Daniela Castellin e Lorenza Pasquali, sita in Piazza del Popolo 33 (accanto Hotel Florida) e visitabile fino al 23 settembre 2018.

La stanza d’entrata è dedicata all’artista Lorenza Pasquali, milanese d’origine, ex grafica pubblicitaria e un passato nel mondo delle calzature e della moda.
Se preponderanti sono i paesaggi urbani milanesi, nello spazio della mostra troviamo l’elemento “acqua”, la cui forza espressiva risalta la tecnica pittorica dell’artista, attraverso l’uso di colori cristallini e brillanti.

Più introspettive le opere paesaggistiche, dove l’ombra prende il posto della luce, dove le figure si stagliano in proiezioni misteriose, siano esse statue che uomini soli.
Una Milano vista attraverso il silenzio delle notti, quando il fuggi fuggi generale si è calmato, quando si accendono le luci della città illuminando un maestoso Castello Sforzesco e dando forma ai monumenti allora dimenticati.

Lorenza Pasquali rivela il suo prossimo progetto, la sua città vista attraverso l’abbraccio della neve. Se risultano piccoli lavori in cui l’elemento compare, la prossima mostra lo avrà come unico tema. Tutto si ammanta di una certa nostalgia e questo piace – ci fa notare l’artista – forse perché la neve assume quel fascino romantico e fiabesco che ci ricorda Lewis Carroll:



Mi chiedo se la neve ama gli alberi e campi, che li bacia così dolcemente. E li copre come con una morbida trapunta bianca; e forse dice “Andate a dormire, cari, finché non arriva l’estate di nuovo.”



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“Sforzesco di notte, Milano” acquerello 35×50




Orari di apertura:
Da martedì a venerdì 15.30 -18.30
Sabato e domenica 10.30 – 12.30 / 15.30 -18.30

Ingresso libero

Piazza del Popolo 33 accanto Hotel Florida

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BIENNALE ARTE DI VENEZIA 57^ EDIZIONE – IL PEGGIO

Venezia 75 – Il film “Suspiria” di Luca Guadagnino svela la vera natura delle “madri”

75^ MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA

Siamo in metropolitana, una ragazza cerca l’uscita, in lontananza si legge una fermata:”Suspiria“. Quanti sguardi attenti lo hanno notato?!
Fuori l’aspetta una Berlino in pieno autunno tedesco, con la città scossa dalle azioni terroristiche della banda Baader-Meinhof. Siamo nel 1977 e Susie Bannon (Dakota Johnson) sogna di diventare una grande ballerina, diventa quindi una componente della scuola di danza di Madame Blanc (Tilda Swinton).

Chi di voi ha visto il “Suspiria” di Dario Argento, può facilmente concludere che la versione di Luca Guadagnino è molto lontana dall’originale, e ci tiene a sottolinearlo anche il re dell’horror, che ha rifiutato all’ultimo minuto l’invito al Festival del Cinema da parte del regista.

Suspance e brivido che l’immaginario collettivo ricorda nella versione di Dario Argento, in Guadagnino semplicemente non esistono.
La scuola di danza di Madame Blanc è un covo misterioso e conserva antiche e oscure presenze, ma se in Argento si riempie di citazioni (come le immagini ispirate a Escher sulle pareti), in Guadagnino si fanno estetizzanti, minimaliste come gli abiti indossati da Tilda Swinton, lontana dalla matrigna super accessoriata che fu Joan Bennett.

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Tilda Swinton in “Suspiria”


L’espressione artistica delle insegnanti (che si riveleranno essere delle streghe), cela la loro crudeltà, sono le “madri non buone” della teoria di Donald Winnicott, psicanalista britannico, quelle che portano alla creazione del “falso sé“, ex bambine vittime ma mai del tutto vittime.

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Tilda Swinton è Madam Blanc


Dakota Johnson, che era già poco convincente nei panni della verginella in “Cinquanta sfumature di grigio“, qui mostra forza attoriale solo nelle scene del ballo. La danza, che in Guadagnino assume un ruolo fondamentale, diventa rito magico, richiamo di entità oscure e profonde; ipnotiche le coreografie di Volk, balletto ideato da madame Blanc, accompagnate dalla musica di Thom Yorke dei Radiohead, in esclusiva per il film.



Più che un horror “Suspiria” di Luca Guadagnino sembra un dramma psicologico.


Una madre può prendere il posto di chiunque altro, ma nessuno può prendere il posto di una madre” è la scritta che troviamo nella casa natale di Susie. Le madri di Luca Guadagnino sono generatrici di vita e di morte, ci accolgono in un nuovo mondo ma ci umiliano, ci regalano il potere dell’arte ma ci nascondono il nostro triste destino, ci amano e ci odiano e parafrasando da una scena: “hanno bisogno della colpa e della vergogna“.

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Dakota Johnson in “Suspiria”




 

«Il film parla della madre terribile», ha spiegato Guadagnino. «È un film sul terribile che segna i rapporti umani, così come la Storia».




Difficile rievocare la magia, le superstizioni, la paura, la fotografia del primo Dario Argento, ma il remake (e guai a chiamarlo “remake”) è da premiare anche per il solo coraggio di mettere mano a un’opera già perfetta com’era, anche se in verità si è voluto raccontare la storia in un altro modo: pensiamo a quante versioni ha avuto l’Odissea di Omero!


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una scena del film


Omaggi alla fotografia di Francesca Woodman nel film di Guadagnino e citazioni simboliche come la falce utilizzata dalle streghe per uccidere e la presenza parallela di una figura che risuona come la nostra coscienza: il dottor Jozef Klemperer, psicologo a cui una ragazza della scuola si era rivolta in cerca di aiuto.

Un cast tutto al femminile, soffocante, materno ma senza vere madri, che rivelerà la natura dell’essere femminino, ma anche in questo caso Lars Von Trier rimane imbattuto con Antichrist.


L’uscita americana è prevista per il 2 novembre, distribuito da Amazon Studios.

Guarda il trailer ufficiale:


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Uscita dalla sala ho chiesto a un uomo se ai western si piange.

Perché quella del western è solo una scusa, il regista francese Jacques Audiard prende in prestito il genere per raccontare qualcosa di diverso da colpi di pistola, whisky ingollati, corse a cavallo, eroi machi e sporchi di terra. Tutto questo rimane una bella cornice intagliata nel legno, ma dentro c’è un bellissimo dipinto che raffigura due fratelli e i loro desideri.

Prendiamo due cowboy fuorilegge, Charlie (Joaquin Phoenix) e Eli (John C. Reilly) che lavorano per un ricco boss dell’Oregon, il Commodoro; i due sono fratelli e soci in affari, il loro compito è sempre e solo uno: uccidere. I killer danno la caccia a Herman Warm, un colto chimico al galoppo per la ricerca dell’oro (siamo nel 1851), possessore della formula per farlo brillare nei torrenti, l’obiettivo dei furfanti è rubargliela e farlo fuori.

All’inseguimento del chimico Morris (Riz Ahmed) c’è anche un detective, Mr. Warm (Jake Gyllenhaal); il suo compito è bloccare l’uomo e condurlo ai fratelli Sisters. Mr. Warm finirà col farci squadra, rapito dalle sue ideologie politiche, che sognano una Dallas fondata sulla democrazia e il mutuo sostegno.

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Riz Ahmed e Jake Gyllenhaal in una scena del film


Il titolo “I fratelli Sisters”, insomma i “fratelli sorelle“, la dice lunga sulla natura del loro rapporto, un legame di sorellanza che contempla il gesto femminile di prendersi cura l’uno dell’altro (i due si tagliano vicendevolmente i capelli) e il più forbito tra i due (surreale tanta grazia per un cowboy) è Edi, cui tocca far da balia al più rude Charlie, sempre preso da alcol e testosterone.

The Sisters Brothers. Day 35.
The Sisters Brothers


Parodico, carico di humor e avventure selvagge, il western di Audiard ci spiazza; a volte freddi e privi di rimorsi, i personaggi si rabbuiano davanti alle loro azioni, o si rattristano per la morte del loro cavallo.

John Morris (Jake Gyllenhaal) e Herman Warm (Riz Ahmed) incarnano l’onesta’ e la sapienza, i fratelli Sisters sono la prepotenza e l’avidità. Audiard ce li presenta attraverso le proprie debolezze e i propri feticci: Eli è il romantico che chiede ad una prostituta di recitare una frase, anziché concedersi senza domande. E’ colui che piega ogni notte, prima di addormentarsi, una coperta rossa regalatogli da un’amante passata, la annusa e fantastica, per poi masturbarsi stringendola a sé. Charlie invece è istintivo e vive dell’oggi, beve con piacere e si lascia andare al vizio. (Un Joaquin Phoenix totalmente a suo agio nella parte).

Svuotato della crudeltà del western, “The Sisters Brothers” parla di umanità e di sogni, di un’America che corre verso la ricchezza e che finisce in mano agli avidi e non agli uomini di intelletto, ma lo fa giocando ogni tanto con la pistola e con le corse al galoppo.


Guarda qui il trailer ufficiale:


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Matrimonio “da lunapark” per la coppia Ferragni-Fedez: “Postate pure tutte le foto che vi pare, non vi trattenete”

La coppia Ferragni-Fedez ha coronato senza ombra di dubbio il matrimonio italiano più social di tutti i tempi, tutto in diretta Instagram. Gli stessi sposini si sono raccomandati con gli invitati di non trattenersi, bensì di caricare tutte le foto che desideravano senza badare a possibili divieti.


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Ed ecco che ne deriva l’immagine di un matrimonio sapientemente “costruito” e tutt’altro che discreto: sfogliando la gallery, sembra quasi di essere di fronte alle scene di un film americano. In alcune foto, la coppia appare affiancata da una schiera di damigelle in abito rigorosamente rosa, in altre la Ferragni esibisce indifferentemente con tanto di sorriso la fede nuziale, gli abiti o gli ospiti scatenati.


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Non potevano ovviamente mancare i fuochi d’artificio, per non parlare del piccolo lunapark allestito all’interno della Dimora delle Balze a Noto, che per l’occasione era blindatissima, dove i due hanno deciso di celebrare il grande evento.


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Come da vero copione, quasi per rispettare le tradizioni del matrimonio all’italiana, non potevano mancare gli scatti coi genitori e quelli con le lacrime dovute alla commozione. Il matrimonio della coppia Ferragni-Fedez è divenuto, insomma, un grande hashtag (#TheFerragnez) dove milioni di fans cliccavano compulsivamente pur di avere aggiornamenti in tempo reale sui loro personaggi preferiti.


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Non c’era da aspettarsi altrimenti, dal momento che la coppia ha sempre trovato nuove occasioni pur di esibire la propria vita privata, come se la loro storia d’amore fosse un vero e proprio film a puntate dove l’elemento imprescindibile è sempre stato rendere partecipi gli “spettatori”, che in tal caso sono invece follower, dei loro video e delle loro dirette.


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