“Relais Del Nazionale” nel Vernante, originalità ed eccellenza

Esiste un elemento in natura che mette tutti d’accordo, che regala un’atmosfera calda e familiare; questo elemento è il legno.

Esiste una natura che coinvolge, attira ed entusiasma, ed è quella passionale.

Qui tutto è legno e passione, e da questi due ingredienti nasce una struttura unica nel suo genere: Il Relais Del Nazionale sito nel Vernante, comune della provincia di Cuneo, facente parte di quel luogo magico e storico delle Alpi del Mare.

La famiglia Macario, nata e cresciuta in questo luogo da generazioni, porta avanti l’amore per il territorio e per le tradizioni da 150 anni; il Relais Del Nazionale, ristrutturazione deliziosa di quattro lunghi anni dediti alla ricerca del dettaglio, è un Hotel de Charme in cui poter assaporare la vera atmosfera montana, unita ad un accogliente momento di relax nella spa privata.



Otto sono le camere a tema, frutto dell’ingegno di Franco Ballarè, grande architetto di Limone Piemonte, totalmente attorniate dalla sensazione materna del legno, alternate alla pietra con grande armonia ed equilibrio. Lo sport e i mestieri di montagna sono i grandi protagonisti, “cacciatore”, “pastore”, “sciatore”, i nomi delle camere, e il cliente si sente subito parte del maestoso mondo montano.

Come un elegante e distinto signore, Il Relais Del Nazionale si distingue per i dettagli: grandi bauli in legno con chiave in ogni camera, quelli che ricordano i vecchi tesori della nonna che custodivano il corredo matrimoniale o l’abito da sposa da “passare” alla nipote; materassi oversize su strutture di legno che sono grandi slitte, slitte che troviamo in ogni misura e in ogni angolo dell’albergo, usate come portavasi, portagiornali, simpatici attaccapanni, tavoli nella hall. Il portachiavi della camera è in legno intarsiato, la porta di ingresso alla spa è un’intera cornice di legno antico, i prodotti cortesia da bagno provengono dall’Officina cosmetica Aulina, a pochi passi dal Castello Reale di Racconigi, prodotti naturali provenienti da preziose ricette della tradizione cosmetica, e vengono ricaricati negli appositi contenitori per evitare gli sprechi.



Distante anni luce dalla solita caotica cittadina, la Spa del Relais Del Nazionale è un’oasi di benessere e di pace: la grande vasca idromassaggio si affaccia sul parco, un’immensa area verde attraversata dal fiume Vermenagna, godersi il panorama sulle sdraio bevendo una calda tisana alla salvia è un piacere non solo fisico ma spirituale, una ricarica di energia positiva di cui tutti noi avremmo bisogno e da cui dovremmo attingere più spesso.
Due saune al suo interno, una Finlandese e un bagno profumato all’abete e agli aromi di montagna, un bagno turco, una doccia cromoterapica rivitalizzante, una mini piscina Jacuzzi e una panca pediluvio con sassi di montagna massaggianti.

Questo quattro stelle supera di gran lunga il servizio di un classico quattro stelle, per originalità, bellezza, accoglienza e l’evidente amore e l’enorme investimento nei dettagli che non ha competitors nel suo genere.

Ma le sorprese non finiscono in questa valle incantata, la famiglia Macario ci delizia con le prelibatezze del territorio nel Ristorante Nazionale, dirimpetto al Relais, e non esagero affatto quando dico e sottolineo che meriterebbe la stella Michelin.

Il fil rouge rimane il legno, il grande camino al centro ci scalda e ci coccola e veniamo accolti da Cristian, maître del ristorante che, dietro consiglio dello chef, ci racconta un menu degustazione, un LunaPark dei sapori.
Iniziando con un aperitivo Belle Epoque, Vermouth di Torino, si passa ai loro cracker al burro, polpettine di salsiccia di Bra cruda, bignè al parmigiano, sardine in saor, il pane fatto in casa su cui spalmare uno spumoso burro montato leggermente salato. In accostamento alla battuta di salmerino con le sue uova, tipico pesce delle Alpi, salsa allo yogurt e prezzemolo, un bianco delle Langhe – Le Coccinelle -. Con il risotto mantecato con Parmiggiano Reggiano 48 mesi da vacche rosse e fondo bruno di verdure, un Dominio de Anza, un rosso equilibrato, espressivo e dai sapori fruttati; nel terzo piatto, un quadro astratto con punte di colore rosso dato dai gamberi, una scelta delle “nate povere per diventare ricche”: le interiora.
Vasta la scelta di formaggi: due carrelli di prodotti tra cui compaiono i ricchi formaggi fienati delle Langhe, un Castelmagno di montagna e dei formaggi al peperoncino, da abbinare al miele o al mosto. Per rinfrescare la bocca, una gelatina di pompelmo rosso, olio al mandarino e oliva secca; come dessert un gelato allo yogurt di latte di capra con fragole fresche e polvere di cioccolato, abbinato ad una Geisha, birra del territorio, interessante scoperta che sta tra due monti, da una parte l’autentico amaro di una birra scura, e dall’altra il dolce retrogusto di un passito. Assolutamente da riprovare. Eccellente la pâtisserie, con tenere gelatine al mandarino, gianduiotti e gelèe di albicocca.



Raffinati i portaposate di porcellana provenienti dall’America, simili a pietra bianca plasmata come creta, bicchieri in cristallo dalla Germania, ciocchi di legno che si trasformano in caratteristici porta-cracker, il personale qualificato e competente comunica con i tavoli della sala in francese, inglese e tedesco, il mâitre Cristian racconta la costante ricerca delle materie prime locali, l’affinamento delle tecniche per soddisfare una clientela sempre più esigente ed attenta. Il risultato è un servizio da Stella Michelin, non capisco perché non sia ancora arrivata. Ma sono sicura che festeggerò il loro successo molto presto.

RELAIS DEL NAZIONALE
Via Cavour, 60 – 12019 VERNANTE, CUNEO (CN)
ilnazionale.com

Viaggio insolito in Bretagna: Rennes e dintorni

Viaggio insolito in Bretagna: Rennes e dintorni

La zona della Bretagna si trova nella parte nord-occidentale della Francia ed è una vera miniera di posti imperdibili. Abitata sin dal Paleolitico e Neolitico (come testimoniano i megaliti come quelli di Carnac), viene occupata dal popolo dei Celti, dai Romani e dalle popolazioni germaniche, per via della sua posizione strategica per il commercio.

Scopriamo quindi la Bretagna e, più in particolare, la zona di Rennes, con i suoi borghi da fiaba che non potranno che lasciarvi a bocca aperta. Per goderveli al meglio e immergervi completamente nell’atmosfera del luogo potrebbe essere una buona idea dare una rispolverata al vostro dizionario di francese usando risorse come Babbel, ad esempio, un sito molto utile in questi casi; chi mastica già il francese, invece, potrebbe provare a cimentarsi nel bretone, parlato soprattutto dai più anziani (ma non solo).

rennes
Rennes


Rennes, la città tra due fiumi

Capoluogo della Bretagna, Rennes ha origini molto antiche (la sua fondazione risale ai primi secoli a.C.) e si trova tra due fiumi, la Vilaine e l’Ille, suo affluente; non a caso, un tempo il suo nome era proprio Condate, che significa “confluenza”. Dopo gli anni difficili della Seconda guerra mondiale, durante i quali ha subito gravi danni dovuti a incendi e bombardamenti, oggi la città di Rennes è un contesto vivace e frizzante, anche per via dell’alto numero di universitari che vi risiede (una persona su tre è studente).

Di particolare interesse il suo centro storico, visitabile a piedi o in bicicletta, con più di 280 case a graticcio dalle facciate colorate uniche nel loro genere. Da visitare la chiesa di Notre Dame, risalente al XIV secolo, la chiesa gotica di Saint-Germain, la neoclassica cattedrale di Saint Pierre, la Piazza del Municipio, all’interno della quale si trova il Teatro dell’Opera, uno dei più piccoli di tutta la Francia, Parc du Thabor, perfetto per un pomeriggio all’insegna del relax e della natura, e il Museo delle Belle Arti, che ospita opere di artisti come Gauguin, Picasso, Rubens e Botticelli.

saint malo
Saint malo


Saint-Malo e le sue maree

A circa un’ora di distanza da Rennes c’è Saint-Malo, una delle città costiere più vive e dinamiche della Bretagna. Nota per la sua cintura di bastioni e per il suo litorale unico, caratteristico per via dal fenomeno delle maree (con dislivelli che arrivano anche a 10 metri di altezza), la città corsara prende il nome da Mac Low, monaco gallese arrivato nella penisola di Aleth con il fine di evangelizzare il paese.

Saint-Malo è davvero perfetta per una visita a inizio estate, quando il flusso dei turisti è ancora minimo. Da visitare assolutamente il quartiere in pietra all’interno delle mura di cinta (Intra Muros), per attendere poi la bassa marea e raggiungere a piedi il Fort National e il Fort du petit Bè, che si trovano sull’isola collegata alla costa. Come anticipato, i panorami offerti dai suoi bastioni sono davvero imperdibili. Infine, ritagliate un po’ di tempo da dedicare alla visita alla Cattedrale di Saint Vincent, costruita in stile romanico e gotico.

rochefort-en-terre
Rochefort-en-terre


L’atmosfera da fiaba di Rochefort-en-Terre

Questo piccolo borgo, completamente immerso nella natura ed è interamente percorribile a piedi, vi farà viaggiare indietro nel tempo con la sua atmosfera fiabesca. Dedicate un po’ di tempo alla visita del castello, fondato nel XII secolo, distrutto nel periodo della Rivoluzione e restaurato nel XX secolo, che oggi ospita festival ed eventi culturali e all’interno del quale è possibile visitare il Naïa Museum. Merita decisamente una visita anche la Chiesa di Nostra Signora della Tronchaye, costruita in stile romanico-gotico.

Cosa mangiare in Bretagna? Le specialità locali

Un viaggio non è un vero viaggio se non ci si immerge anche nella filosofia gastronomica del posto, ma cosa si mangia in Bretagna? La cucina bretone è davvero deliziosa: non fatevi scappare l’occasione di assaggiare le famose crêpes dolci e salate, il boudin (insaccato a base di carne bianca), il burro salato, i carciofi (conditi con la vinaigrette, condimento a base di olio, aceto e senape), le fragole, il far breton (dolce simile a un budino cotto al forno) e il sidro (bevanda leggermente alcolica derivata dalla fermentazione delle mele).

Una wunderkammer in mostra nel centro di Milano

La Natura, nella sua magnificenza, è la protagonista della mostra tematica ospitata a Palazzo Reale di Milano.

Dal 13 marzo al 14 luglio 2019, infatti, nella Sala delle Cariatidi e in quelle contigue, di Palazzo Reale, è allestita la mostra Il meraviglioso mondo della Natura. Una favola tra Arte, Mito e Scienza, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, professori all’Università degli Studi di Milano. La mostra è promossa da Comune di Milano, Palazzo Reale e 24Ore Cultura. Si tratta di un’occasione unica, in quanto, per l’evento, è stata allestita una vera e propria wunderkammer, ovvero uno di quei gabinetti delle meraviglie, con pietre rare, oreficerie, oggetti rari e animali imbalsamati, che caratterizzavano, nel Cinquecento, alcune dimore della nobiltà austriaca e del Nord Italia. Un’ulteriore occasione è fornita dalle celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, che, più di ogni altro, seppe analizzare, da scienziato, e rappresentare, sia da artista che da ingegnere, la Natura, adattandola all’uomo e alle sue esigenze.

La mostra è esattamente una panoramica sulla rappresentazione della Natura dal XV al XVII secolo, con particolare attenzione a Milano e al suo scenario, famoso già all’epoca per la perfetta sintonia tra Arte e Scienza, tramite l’analisi della Natura. Punto di partenza sono due opere grafiche: la prima è un foglio di un codice tardogotico lombardo, l’Historia plantarum, custodito a Roma, in cui è rappresentato un gatto, associato, quasi come in un bestiario medievale, a superstizioni legate a varie parti del suo corpo. Il foglio del codice è affiancato da un disegno di Leonardo da Vinci, della Biblioteca Ambrosiana, di analogo soggetto, ma frutto di un’analisi scientifica sul corpo dell’animale. Quindi, Medioevo contro Rinascimento significa Superstizione contro Scienza ed Esperienza diretta.

Bottega di Giovannino de’ Grassi, Gatto arraffa una fetta di cacio, 1395-1400 circa, Roma, Biblioteca Casanatense
Bottega di Giovannino de’ Grassi, Gatto arraffa una fetta di cacio, 1395-1400 circa, Roma, Biblioteca Casanatense


 

Leonardo da Vinci, Studio sull'equivalenza di superfici e disegno di un gatto, 1513-15, Milano, Biblioteca Ambrosiana © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio
Leonardo da Vinci, Studio sull’equivalenza di superfici e disegno di un gatto, 1513-15, Milano, Biblioteca Ambrosiana © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio


Segue un altro bellissimo confronto, tra due dipinti celeberrimi rappresentanti una Natura morta, eseguiti alla fine del ‘500: la Natura morta con pesche di Giovanni Ambrogio Figino e la Canestra di frutta di Caravaggio. La prima, del 1594-95, in collezione privata, è un’opera estremamente realistica, che pare quasi in 3D, se la si guarda da vicino, ma che risente ancora dell’espressività idealizzata del Manierismo, di cui Figino fu uno dei massimi rappresentanti milanesi. La versione di Caravaggio, dell’Ambrosiana, opera giovanile eseguita dal Merisi mentre era ancora allievo di Simone Peterzano, è frutto di un’osservazione diretta, e scientifica, della canestra, condotta tramite una perfetta resa al dettaglio e con l’uso di un fondale chiaro che simula un intonaco, a dare un effetto illusionistico. Sembra vera, nonostante sia un quadro!

Giovanni Ambrogio Figino, Natura morta con pesche, 1594-96, Milano, Collezione Privata
Giovanni Ambrogio Figino, Natura morta con pesche, 1594-96, Milano, Collezione Privata


 

Leonardo da Vinci, Studio sull'equivalenza di superfici e disegno di un gatto, 1513-15, Milano, Biblioteca Ambrosiana © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio
Leonardo da Vinci, Studio sull’equivalenza di superfici e disegno di un gatto, 1513-15, Milano, Biblioteca Ambrosiana © Veneranda Biblioteca Ambrosiana / Mondadori Portfolio


Queste opere sono il prologo al vero fulcro della mostra, ovvero il cosiddetto Ciclo di Orfeo, allestito nella Sala delle Cariatidi. Si tratta di uno dei più riusciti cicli pittorici del ‘600 italiano, che si trovava all’interno di un palazzo, oggi non più esistente, all’angolo tra le vie Monte Napoleone e Pietro Verri. Tra il 1623 e il ’24, tale palazzo venne acquistato da un ramo dei Visconti, a cui apparteneva anche Alessandro, in contatto con i duchi di Toscana e dalla cui corte fece chiamare due pittori, il polacco Pandolfo Reschi e il fiammingo Livio Mehus, per realizzare, nel salone, un ciclo dipinto raffigurante la Natura e il mondo animale, inquadrato nelle vicende mitologiche di Orfeo e di Dioniso. Intorno al 1670, il ciclo, stando ai documenti, doveva essere terminato. Nel Settecento, il palazzo passò dai Visconti ai Lunati e, poi, ai Verri, la famiglia a cui appartennero, tra gli altri, gli illuministi Pietro e Alessandro. Un Verri, Carlo, cercò di restaurare, a un secolo di distanza, le tele di Reschi e Mehus, ma con esiti disastrosi. In questi anni, iniziò a circolare l’errata attribuzione delle tele al genovese Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, e, per tale motivo, la sala iniziò a essere chiamata in questo modo e, nell’800, venne usata dagli allievi di Brera per studiare composizioni naturalistiche e relative al mondo animale. Nel 1877, i Verri vendettero il palazzo e il ciclo venne smembrato. Nei primi anni del ‘900, le tele vennero rimontate e riallestite in Palazzo Sormani, l’attuale sede dell’omonima biblioteca, da Achille Majnoni d’Intignano che, per sistemarle in un ambiente più piccolo e stretto, le tagliò per poi risistemarle sovvertendo l’ordine narrativo. Nacque, così, quella che, ancora oggi, è la Sala del Grechetto di Palazzo Sormani, dove il ciclo è attualmente ospitato. Il palazzo, nel 1935, passò al Comune, mentre le tele, sfuggite ai bombardamenti del 1943, negli anni ’50, vennero ripristinate nel loro assetto d’anteguerra. L’effetto è scenografico, anche frutto dell’allestimento, delle luci e della pittura illusionistica mirante a ricostruire l’ambiente di Palazzo Verri. Le 23 tele che costituiscono il grandioso ciclo troneggiano per magnificenza nella loro mirabile rappresentazione della Natura e del Mondo animale, del quale sono raffigurati circa duecento esemplari. Tra questi, compaiono anche animali fantastici, come l’unicorno, accanto a esemplari esotici conosciuti dai pittori solo tramite testi illustrati consultati nel Nord Europa e a Firenze. Si tratta di un autentico capolavoro, unico nella Storia dell’Arte lombarda, per varietà tematica e grandiosità, che, grazie a una sapiente ricostruzione, ora si può ammirare quanto più possibile nella sua verosimiglianza all’originario assetto di palazzo Verri.

Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati
Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati


 

Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati
Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati


 

Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati
Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati


 

Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati
Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati


 

Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati
Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati


 

Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati
Anonimo olandese, Pandolfo Reschi (16401696), Livio Mehus (1627-1691) Ciclo di Orfeo (dettaglio) 1675-1680 circa olio su tela Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco (in deposito a Palazzo Sormani, sala del Grechetto e sala dei Putti) © Comune di Milano-Tutti i diritti riservati


A concludere la mostra, un’appendice con una piccola esposizione di animali imbalsamati, circa 160, provenienti dal Museo di Storia Naturale e dall’Acquario di Milano, oltre che dal MUSE di Trento: si tratta degli stessi animali rappresentati da Reschi e Mehus, che paiono prendere vita tramite un sortilegio e che fanno, della rappresentazione della Sala delle Cariatidi, una sorta di wunderkammer contemporanea.

Il meraviglioso mondo della Natura. Una favola tra Arte, Mito e Scienza
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano

Orari: Lunedì 14,30 – 19,30;
           Martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30
           Giovedì e sabato 9,30 – 22,30
Biglietti: Intero € 14,00, Ridotto € 12,00
Info: www.mostramondonatura.it

Il meglio del Fuorisalone 2019

IL MEGLIO DEL FUORISALONE 2019

E’ l’evento più atteso dagli amanti del design, dagli addetti al settore, dai curiosi, da chi vuole prendere spunti e catturare idee per la propria casa, la MILANO DESIGN WEEK attira da sempre migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Evento nato nei primi anni ’80 dalla mente di aziende operanti nel settore del design e dell’arredamento, negli ultimi anni la Milano Design Week si arricchisce di eventi collaterali che includono anche altri rami, tra cui l’automotive, l’arte, la moda, la gastronomia, la tecnologia.

L’edizione del 2019 stupisce con le sue infinite proposte, qui il nostro BEST OF, con i luoghi da vedere, tra antichi palazzi in genere chiusi al pubblico, gli eventi da non perdere, le installazioni più interessanti.


LIFE IN VOGUE 2019- THE INTERIOR’S CUT

Gli uffici della redazione di Vogue Italia smantellati per la design week per ospitare 8 creativi di fama internazionale che hanno reinterpretato le stanze di lavoro con oggetti e arredo di design.

david/nicolas, Massimiliano Locatelli, Pierre Marie, Ana Kraš, Rafael de Cárdenas / Architecture at large, Jonathan Anderson, storagemilano e Studio Proba hanno accettato la sfida lanciata dal direttore di Vogue Italia Emanuele Farneti, lavorando ad un progetto davvero speciale, in cui ogni ambiente assorbe energia e personalità proprie. Dalla parete minimal del direttore creativo somigliante ad un quadro di Miro‘, realizzata da Ana Kraš, fino alla più elegante dai toni dorati, la “newsroom office” ideata da Storagemilano, che nasconde un’angolo segreto dedicato al relax, in cui potersi sdraiare, come in mezzo ad una giungla, e godersi i suoni della natura, il canto degli uccelli, il profumo delle piante.

quando: Dal 9 al 12 aprile – dalle 10 alle 20 (il 9 aprile dalle 12 alle 20)

dove:  in Piazzale Cadorna 5/7



CANADA GOOSE – evento

Canada Goose si avvale della collaborazione di due importanti artisti, il sound designer Kouichi Okamoto e l’esperta calligrafa Aoi Yamaguchi per raccontare la Nomad Capsule Collection. Una limited edition di giacche da pioggia che protegge l’esploratore più impavido dalle imprevedibili sorprese atmosferiche; quattro capi uomo e donna studiati in collaborazione con GORE-TEX, i modelli Nomad Jacket – Rain Shell e la Nomad HyBridge Lite Jacket combinano la profonda esperienza di Canada Goose con i materiali innovativi di GORE.

La capsule è stata lanciata inizialmente in Giappone, dove la pioggia è elemento guida e grande fonte di ispirazione, come rappresenta lo speciale wall in cui, durante l’evento, era possibile gettare dell’acqua per veder nascere delle scritte japan, in cui lo sfondo musicale a tema raccontava i suoni della pioggia e degli elementi naturali nella loro forma più pura.

La collezione Canada Goose è disponibile in limited edition ed esclusiva italiana a partire dall’8 aprile a Milano presso Antonioli e a livello internazionale nei flagship store di Canada Goose, online e presso i partner selezionati del brand.



LUISA BECCARIA

Nella meravigliosa boutique di Via Formentini 1 in zona Brera, Luisa Beccaria aggiunge un posto alla sua tavola imbandita, ricca di fiori, di bicchieri di cristallo, di tovaglie in lino colorate, immersa tra le piante come in una casa di campagna, l’atmosfera che si respira in questo luogo è davvero magica.
Non solo abiti ma oggetti per la casa, accessori, sandali, fermagli, cerchietti, se entrerete farete fatica ad andarvene.

quando: 8-14 aprile dalle 10.00 alle 19.00
dove: Via Formentini 1 – Brera



GABRIELLA CRESPI DA DIMOREGALLERY

Forse l’ambiente più suggestivo della design week 2019, con una serie di stanze tra le più instagrammabili e perfette per un set di moda in stile boudoir. Montagne di sabbia in luogo di tappeti, tavoli/scultura che riflettono la luce, lampade dorate come grandi funghi tropicali, camere da letto in stile savana, con pareti animalier e letti in bamboo e candelabri i cui bracci si allargano in grandi e preziose conchiglie di mare.

dove: Dimoregallery, via Solferino 11
quando: da martedì 9 a domenica 14 dalle 11.00 alle 20.00



ELLE DECOR AT WORK

Una successione di ambienti pensati per il worker, animati da installazioni digitali interattive che coinvolgono il visitatore in una realtà immaginifica orientata al luogo di lavoro del futuro.

Molto interessante l’area “The exchange” in cui indossando un visore VR, ci si può immergere in uno spazio di lavoro virtuale, come in una skype call, con il collega posto dall’altra parte del mondo.

Indossando i visori si entra in una realtà condivisa, con schermi di appunti e scambiandosi documenti e file. Il vostro collega è un avatar blu che vi sorride, direi meglio della realtà!

dove: Palazzo Bovara Corso Venezia 51
quando: dall’8 al 18 aprile ingresso gratuito


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Elle décor


LOUIS VUITTON – OBJECTS NOMADES
Nella splendida cornice di Palazzo Serbelloni, l’esposizione Objects Nomades di Louis Vuitton si apre con una tendenza modaiola, il fluo negli arredi per foglie tropicali e divani dalle forme di un fiore.

Suggestiva la visione di centinaia di lampade di carta ispirate alle lanterne Bell Lamp di Edward Barber & Jay Osgerby, quasi fossero delle piccole e bianche lanterne di carta cinesi che, allontanandosi verso l’alto, portano via un desiderio per riportarlo, esaudito, sulla terraferma.

dove: Palazzo Serbelloni, Corso Venezia 16, Milano
quando: dal 9 al 14 Aprile



LEONARDO HORSE PROJECT

13 cavalli di design intorno alla maestosa statua equestre disegnata da Leonardo, che per la serata è diventato schermo su cui proiettare un video-mapping sulla storia della scultura, dai disegni del grande artista fino appunto al Leonardo Horse Project.
Uno spettacolo straordinario che ha permesso agli ospiti di interagire coi cavalli e vivere in un’esperienza immersiva la storia del Cavallo di Leonardo

Da maggio i cavalli di design lasceranno l’Ippodromo e prenderanno casa in 13 angoli della città di Milano, dove rimarranno fino ad ottobre.

Il lighting dell’evento e il cavallo di Marcel Wanders è stato sponsorizzato da Grandi Architetture & Partners

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il cavallo di Marcel Wanders


dove: Ippodromo Snai San Siro
quando: fino a fine aprile

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LIVING OBJECTS DI ARTEMEST E TED

Per fortuna c’è ancora chi vive casa come uno spazio in cui sognare e dedica la zona notte ad un film cult della storia del cinema: “Ieri, oggi, domani” del maestro Vittorio De Sica.

La romantica stanza rosa in cui Sofia Loren si sfilava le calze in un sensualissimo spogliarello rimasto nell’immaginario collettivo, ispira il progetto di cooperazione tra Artemest e Ted interior.

Una splendida villa anni ’30 che si fa teatro di vita e leggenda, in cui performer hanno animato lo spazio con giochi e balletti; il contesto domestico da sogno, decoro e illuminazione di designer provenienti da tutta Italia, un’immagine di vita contemporanea ma assai legata alla tradizione, il gusto retrò e il design più contemporaneo.

dove: via Giovanni Randaccio 5, Milano
quando: dal 9 al 14 aprile, dalle ore 11.00 alle 20.00

Ingres a Milano. Un viaggio tra Neoclassicismo e Romanticismo a Palazzo Reale

La grande stagione del primo ‘800 è la protagonista della nuova mostra ospitata a Palazzo Reale di Milano.

Jean Auguste Dominique Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone è il titolo completo della mostra che si tiene, dal 12 marzo al 23 giugno, nelle sale del piano nobile del Palazzo di Piazza Duomo. Promossa dal Comune di Milano, in collaborazione con Palazzo Reale, Civita Mostre e Musei, l’esposizione è curata da Florence Viguier-Dutheil, direttrice del Museo dedicato all’artista a Montauban, in Occitania, dove l’artista nacque nel 1780. La collaborazione con il museo di Montauban è molto importante, dal momento che Ingres, al momento della sua morte, a Parigi, nel 1867, lasciò un corpus di circa 4500 disegni alla città natale, e così iniziò a formarsi quella che è la collezione permanente, poi arricchitasi di numerosi dipinti di Ingres e dei suoi allievi.

Ingres Jean-Auguste-Dominique (1780-1867). Paris, musée d'Orsay. RF2521.
Ingres Jean-Auguste-Dominique (1780-1867). Paris, musée d’Orsay. RF2521.


La mostra di Palazzo Reale, con i suoi circa 150 pezzi, tra tele, statue e disegni, non è un racconto biografico sulla vita di Ingres ma un percorso all’interno dell’epopea napoleonica nelle Arti e un dialogo, continuo, tra Francia e Italia, sempre legato alla figura di quel Napoleone Bonaparte che, da generale semisconosciuto figlio degli ideali della Rivoluzione, varcò le Alpi per la prima volta nel 1796 per sconfiggere gli Austriaci e instaurare le Repubbliche che si rifacevano all’esperienza politica transalpina, ma anche di quel Napoleone che, nel 1805, già incoronato Re dei Francesi, si fece anche fregiare del titolo di monarca d’Italia nel Duomo di Milano, deludendo le speranze di chi vedeva, in lui, non un imperatore figlio del potere assoluto, ma un liberale in grado di scacciare i vecchi regimi. Non si tratta certo di una mostra sulla figura di Napoleone, ma di un excursus artistico che, sicuramente, ha coinvolto la sua persona, come mecenate e come fonte d’ispirazione.

Jean Auguste Dominique Ingres, Dormeuse, 1820 circa, Londra, Victoria and Albert Museum
Jean Auguste Dominique Ingres, Dormeuse, 1820 circa, Londra, Victoria and Albert Museum


La mostra intende anche essere un nuovo, e più focalizzato, punto di vista sul Neoclassicismo, allontanandolo dalla visione e dal pessimo giudizio critico che il nuovo stile ricevette già in epoca romantica. Il Neoclassicismo venne inteso come qualcosa di totalmente purista, freddo e lontano dalla sensibilità umana, e solo come un fenomeno artistico meramente estetico ed estetizzante, mirante alla celebrazione del Bello ideale, incarnato nella Classicità greco-romana. Da quello che emerge in mostra, invece, è possibile cogliere un’altra sfumatura, ovvero un’anticipazione del nascente Romanticismo, in alcune opere oniriche e notturne, come Il Sogno di Ossian di Ingres, in cui il bardo celtico, già romantico per scelta tematica, vede, nel sonno, le anime dei Morti, un oltretomba virgiliano fatto di eroi e Dee totalmente tratte dalla Classicità, come provano la presenza di armature achee e pose da statue ellenistiche. Il Neoclassicismo, però, seppe anche anticipare l’attenzione romantica al paesaggio e al dato naturale, come provato dai dipinti, quasi cronachisti, di Nicolas Taunay, che raffigurano la traversata delle Alpi da parte di Napoleone, in cui la Natura è avvolta nella sua bellezza sublime.

Il punto di partenza del percorso è Jacques Louis David. Ingres fu il suo allievo più famoso e nel suo atelier parigino giunse nel 1797. Testimonianza base di questa prima fase della sua carriera sono i due Torsi maschili con cui il giovane Ingres  vinse i primi premi, che iniziarono a valergli la fama pittorica. Affiancate alle opere del giovane Ingres e a un uomo di spalle di David, frutto di ricordi romani, degne di nota sono anche quelle di un altro grande distruttore dell’estetica rococò e tardobarocca, ovvero François Xavier Fabre, come prova la sua Susanna e i vecchioni, tema barocco per antonomasia, ma, ora, affrontato con una più spiccata attenzione all’episodio della violenza verso la donna e con una maggiore propensione al sentimento.

Jean Auguste Dominique Ingres, Torso d'uomo, 1799, Montauban, Musee Ingres
Jean Auguste Dominique Ingres, Torso d’uomo, 1799, Montauban, Musee Ingres


 

Jacques Louis David, Nudo detto Patroclo, 1780, Cherbourg, Museo Thomas Henry
Jacques Louis David, Nudo detto Patroclo, 1780, Cherbourg, Museo Thomas Henry


A seguire, una sezione è dedicata al ritratto, in cui Ingres eccelse e iniziò a specializzarsi non appena aprì un suo atelier autonomo. Si tratta di istantanee che colgono lo sguardo del protagonista, ma anche i suoi aspetti più fisiognomici, lontani dal gioco galante del ritratto settecentesco di Boucher e Fragonard. Tra questi, spiccano il ritratto fatto al ventcinquenne Ingres all’opera dalla sua fidanzata di allora, Julie Forestier, ma anche quello, del maestro, di Paul Lemoyne. Compaiono, poi, anche scene di ritrattistica ufficiale, condita, però, di un tocco già trasognato, come prova la Principessa di Lichtenstein di Elisabeth Vigee-Lebrun, che trasforma la nobildonna austriaca in una dea in volo verso la gloria, mescolando elementi neoclassici (il vestito e la trasposizione con la mitologia classica) e romantici (lo “streben” verso l’infinito). Forestier e Vigee-Lebrun sono due nomi importanti perché furono, tra le prime donne della Storia dell’Arte, a essere considerate maestre di Pittura e non più casi isolati in un mondo ancora prevalentemente maschile, come lo erano state, in passato, Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana e Rosalba Carriera.

La sezione successiva è dedicata al rapporto tra i primi temi romantici e il mito classico. La dicotomia segnò anche Ingres prima di entrare in rapporto con Napoleone Bonaparte. In questa sezione, degna di nota è la scena dal Guglielmo Tell dipinta da Vincent, già frutto dello storicismo romantico, affiancata al Sogno di Endimione di un’altra grande pittrice, simbolo di emancipazione, ovvero Anne-Louis Girodet Troison, che dipinse una scena ancora neoclassica ma carica di un erotismo straordinario nel meraviglioso nudo della ragazza, che pare, anch’esso, già romantico.

La figura centrale di Napoleone, è introdotta dal capolavoro del pittore di Montauban, quel Sogno di Ossian dipinto nel 1813 per la camera da letto del Bonaparte. La grandiosa tela si trovava nel soffitto della stanza per esplicita richiesta del generale, che amava i Canti di Ossian, un poema epico gaelico che, nel fervore storicista del primo ‘800, trovò ampio spazio nella Cultura dell’epoca, come prova la traduzione italiana di Cesarotti, e che Napoleone stesso considerava una base per il suo pensiero, tanto da portarsi una copia dell’opera, tradotta in francese, in battaglia. L’attenzione, a questo punto, si sposta prima sulla campagna d’Italia, del 1796, la cui testimonianza sono le raffigurazioni del passaggio alpino del Bonaparte di Taunay, e, poi, sull’arrivo di Napoleone a Milano, con il meraviglioso ritratto eseguito da Andrea Appiani nel 1796-98, in cui sono riassunte tutte le speranze che gli Italiani riponevano in lui in quanto simbolo della liberazione dal giogo austriaco al Nord e spagnolo a Napoli: basti osservare la sua spada, la cui elsa è avvolta da un ramoscello d’ulivo. Il messaggio è molto chiaro: Napoleone porterà, con una campagna bellica, la pace in Italia. Sappiamo tutti che non sarà così, perché Bonaparte avrebbe piazzato sui vari troni d’Italia parenti e generali a lui fedeli, come Murat a Napoli, deludendo le speranze liberali e unitarie degli intellettuali e degli artisti italiani, da Foscolo a Canova e allo stesso Appiani. Nonostante ciò, Milano, con Napoleone re d’Italia, sarebbe divenuta, nei primi anni dell’800, una seconda Parigi, una vera capitale politica e culturale, con personaggi di spicco, come Canova, presenti in città accanto a una generazione d’oro di artisti milanesi, come Appiani e Bossi, e di architetti come Cagnola e Cantoni. Non a caso, dopo essere stato incoronato re dei Francesi a Notre-Dame, Napoleone volle una seconda cerimonia in Duomo a Milano, in cui si proclamò Re d’Italia e Imperatore. Era il 1805, e quel momento Ingres lo seppe cogliere. L’anno successivo il maestro francese realizzò il suo secondo capolavoro, il Napoleone sul trono imperiale. Un’opera lontanissima da quel ritratto liberale che ne face Appiani! Napoleone, sguardo fisso e freddo sull’osservatore, abbigliato di broccati ed ermellino, come un qualsiasi “dux”, siede sul trono mentre regge due scettri, di cui uno è quello imperiale di Carlo Magno. Ai suoi piedi, un tappeto tessuto con il disegno di un’aquila imperiale. Si tratta di simboli di un potere assoluto, e per molti aspetti sacrale, come provato dallo schienale del trono, quasi a forma di aureola. Tra i due estremi temporali, il ritratto di Appiani e quello di Ingres, però, si colloca una grande epopea celebrativa esemplificata dai busti di Canova e Monti, in cui Napoleone è raffigurato come Giulio Cesare, o dalle incisioni di Andrea Appiani che riproducono il fregio da lui dipinto nel salone di Palazzo Reale e distrutto dalle bombe nel 1943, dedicato alle imprese belliche di Napoleone in Italia, in Francia e in Egitto. Degna di nota è anche la figura di Giovanni Battista Sommariva, commerciante di Lodi che, grazie a Napoleone e al suo lavoro a Milano, poté divenire conte e creare, nel suo palazzo, una grandiosa collezione di dipinti dell’epoca, anche di Ingres, di cui ci restano delle riproduzioni in miniatura, simili ai cammei romani, oggi custodite alla Pinacoteca di Brera.

Jean Auguste Dominique Ingres, Il sogno di Ossian, 1813, Montauban, Musee Ingres
Jean Auguste Dominique Ingres, Il sogno di Ossian, 1813, Montauban, Musee Ingres


 

Jean Auguste Dominique Ingres, Napoleone sul trono imperiale, 1806, Parigi, Museo delle Armi
Jean Auguste Dominique Ingres, Napoleone sul trono imperiale, 1806, Parigi, Museo delle Armi


 

Adele Chavasseau d'Haudebert da Andrea Appiani, Venere che accarezza Amore, miniatura, Milano, Pinacoteca di Brera
Adele Chavasseau d’Haudebert da Andrea Appiani, Venere che accarezza Amore, miniatura, Milano, Pinacoteca di Brera


Ingres fu affascinato da Napoleone ma ancora di più da un altro personaggio che fece la Storia: Raffaello. Il pittore francese giunse a Roma nel 1806, per rimanervi vent’anni a inseguire il suo ideale di perfezione legata al mito dell’Urbinate. Lui stesso si definiva quasi figlio artistico di Raffaello e l’ultima parte della mostra ne è la migliore prova. Il suo ideale di bellezza era un canone fisso, come provato dal ritratto che Ingres fece al padre, anch’egli pittore, a cinquant’anni, ma ringiovanendolo secondo i canoni estetici puristi del primo raffaellismo, o quello dello scultore fiorentino Lorenzo Bartolini. Ingres, in Italia, fu anche affascinato dalla bellezza delle ragazze e delle donne della Penisola: in vari disegni ebbe modo di studiare quegli elementi che, delle italiane, affascinarono molti artisti nordici che ebbero modo di effettuare il Grand Tour. Tra questi spicca quello della donna, molto in carne, quasi abbondante ma straordinariamente sensuale, con tre braccia, che sembra riprendere le figure femminili di Tiziano e Veronese. Dipinse, inoltre, in Italia, molte figure femminili nelle fattezze di Odalische, come quella celeberrima per la scarsa verosimiglianza anatomica legata alle tre vertebre in più e al seno troppo a contatto con l’ascella.

Jean Auguste Dominique Ingres, Grande Odalisca, 1830, New York, Metropolitan Museum of Art
Jean Auguste Dominique Ingres, Grande Odalisca, 1830, New York, Metropolitan Museum of Art


 

Jean Auguste Dominique Ingres, Donna con tre braccia Montauban, Musee Ingres
Jean Auguste Dominique Ingres, Donna con tre braccia Montauban, Musee Ingres


 

Jean Auguste Dominique Ingres, Copia dell'autoritratto di Raffaello, 1820-24, Montauban, Musee Ingres
Jean Auguste Dominique Ingres, Copia dell’autoritratto di Raffaello, 1820-24, Montauban, Musee Ingres


Il finale è tutto giocato sull’ammirazione, quasi maniacale, di Ingres per Raffaello. L’ultima sala, infatti, ruota intorno a tale venerazione e ad alcune opere che ne sono testimonianza, da quella simbolica che raffigura il Sanzio con la sua modella preferita, la Fornarina, fino alla Morte di Leonardo da Vinci e all’opera più raffaellesca di Ingres, ovvero la pala d’altare raffigurante Cristo che consegna le chiavi a San Pietro, destinata a una Cappella presso Trinità dei Monti a Roma, eseguita nel 1820, e alla copia del ritratto di Raffaello, che Ingres stesso destinò a Montauban, quasi a dichiarare che il nuovo genio della Pittura francese fosse nato in Occitania.

Jean Auguste Dominique Ingres, Raffaello e la Fornarina, 1848, Columbus Museum of Art
Jean Auguste Dominique Ingres, Raffaello e la Fornarina, 1848, Columbus Museum of Art


 

Jean Auguste Dominique Ingres, La morte di Leonardo da Vinci, 1818, Parigi, Petit Palais
Jean Auguste Dominique Ingres, La morte di Leonardo da Vinci, 1818, Parigi, Petit Palais


Jean Auguste Dominique Ingres e la vita artistica al tempo di Napoleone
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
Orari: lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30 – 19.30
giovedì e sabato: 9.30 – 22.30
Biglietti: Open 16,00 €, normale 14,00 €, ridotto 12,00 €
Info: https://www.mostraingres.it/

AMAZON HOUSE IN A BOX – MILANO DESIGN WEEK

AMAZON HOUSE IN A BOX

Amazon presenta soluzioni d’arredo per la casa per ogni stile e budget, e ne rende l’acquisto più comodo e divertente.

Amazon, in collaborazione con lo Studio AMA Albera Monti Architetti, apre le porte della propria sede per mostrare ai visitatori una selezione di prodotti che include articoli di design a prezzi accessibili, marchi di fascia alta e soluzioni innovative per la casa intelligente. Il progetto “House in a Box” presenterà inoltre vari servizi di Amazon che rendono l’esperienza d’acquisto intuitiva, veloce e divertente: dalla ricerca degli articoli in grado di soddisfare le esigenze di tutti i clienti, alla scelta di quelli desiderati, fino alla consegna a casa propria.

L’esposizione, curata dallo Studio AMA Albera Monti Architetti, includerà due appartamenti in stile contemporaneo, allestiti con una selezione di arredi disponibile su Amazon.it. All’interno dello showroom sarà possibile lasciarsi ispirare da un’ampia varietà di prodotti con diverse caratteristiche, inclusi articoli delle nuove collezioni di Amazon, Alkove e Movian, che portano un tocco di stile nelle case dei clienti, insieme ai prodotti di artigianato Made in Italy. I visitatori avranno inoltre la possibilità di vedere Alexa in azione, mentre interagisce con diversi prodotti di domotica. Tutti gli articoli presenti nell’esposizione sono disponibili nello speciale store dedicato alla Design Week: Amazon.it/Designweek.


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L’esposizione sarà allestita all’interno della nuova sede di Amazon a Milano, in Viale Monte Grappa 3. L’11 aprile, dalle 15:00 alle 20:00, e il 12 e 13 aprile, dalle 10:00 alle 20:00, lo showroom sarà aperto al pubblico, che avrà la possibilità di esplorare gli spazi. I visitatori potranno scoprire maggiori informazioni sui prodotti direttamente su Amazon.it, semplicemente inquadrando lo SmileCode associato ad ogni articolo esposto. Il pubblico avrà inoltre l’opportunità di scattare le proprie fotografie all’interno di un percorso che presenterà alcune illusioni ottiche. Per i clienti che desiderano avere un’esperienza personalizzata dell’esposizione, saranno organizzate visite guidate ogni mezz’ora.

I visitatori potranno anche sperimentare nuove funzionalità dedicate all’acquisto di arredi: Amazon Augmented Reality, che consente di visualizzare i prodotti direttamente nella propria casa, Amazon 360 Spin, che permette una visione a 360 gradi dei prodotti, e Discover, la funzionalità che consente ai clienti di filtrare gli articoli in base alle proprie preferenze di stile e fornisce raccomandazioni personalizzate tra una selezione di migliaia di prodotti.


“Siamo lieti di partecipare alla Milano Design Week 2019, uno dei più importanti eventi internazionali nel settore del design e dell’arredamento sia per gli esperti del settore sia per un pubblico più ampio a livello nazionale e internazionale,” afferma Mariangela Marseglia, Country Manager Amazon.it e Amazon.es. “Per l’occasione, accoglieremo visitatori e clienti negli uffici della nostra sede direzionale, dando loro la possibilità di provare in prima persona diversi prodotti interessanti e di scoprire opzioni di consegna e soluzioni disponibili su Amazon.it. Speriamo che i nostri clienti possano cogliere questa occasione quale fonte d’ispirazione per arredare le proprie case secondo qualsiasi budget e stile.”

“Abbiamo accolto con entusiasmo questa proposta da parte di Amazon e siamo felici di offrire la nostra esperienza nel campo del design”, afferma Nicolas Monti dello studio AMA Albera Monti Architetti. “Gli spazi di presentazione proposti sono pensati per ispirare i clienti e aiutarli a scoprire la vasta gamma di prodotti disponibili su Amazon.it, a visualizzarli nelle loro case e a ordinarli secondo le proprie necessità” afferma Giuseppe Albera di AMA Albera Monti Architetti.


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Su Amazon.it i clienti possono sempre trovare un’ampia selezione di mobili e accessori per la casa, sia di marchi più conosciuti sia di brand più di nicchia, disponibili in un’ampia varietà di dimensioni, colori, finiture e prezzi, nonché soluzioni per la domotica, tra cui proposte per l’illuminazione, dispositivi Echo e prodotti integrati con Alexa. La comodità e la velocità della consegna sono aspetti fondamentali nell’esperienza d’acquisto dei prodotti d’arredo: Amazon ha recentemente aggiunto una nuova funzionalità per la consegna di articoli di grandi dimensioni, che consente ai clienti Amazon a Milano di pianificare l’orario e il giorno di consegna in base alle proprie esigenze e ricevere i prodotti nella stanza che preferiscono. Questo servizio sarà presto esteso ai clienti di tutta Italia.

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House in a Box è stata allestita grazie alla collaborazione di diversi marchi come Huawei, Lavazza, Alessi, Argoclima, Baldiflex, Bticino, Candy Hoover Group, Ecovacs, Moleskine, Moulinex, Rowenta, Philips Hue, Samsung.

Lavazza porta all’”House in a box” Amazon l’eccellenza del suo sistema domestico A Modo Mio con Deséa, un prodotto in cui si concentrano alta tecnologia e design premium, capace di personalizzare la coffee & milk experience in un solo tocco, e Tiny, la macchina dallo stile pop pensata per i più giovani. Ad accompagnarle, due iconiche miscele in capsula dai profumi e gli aromi unici: Qualità Oro e Qualità Rossa.

Huawei sarà presente all’”House in a Box” con una selezione dei propri prodotti chiave: HUAWEI P30 e HUAWEI P30 Pro, i nuovi smartphone eleganti e performanti che stanno riscrivendo le regole della fotografia; il nuovo notebook HUAWEI Matebook 13 che, grazie ad un design esclusivo ed attraente, è perfetto per i giovani professionisti. Il wearable HUAWEI Watch GT Active, un’estensione dello smartphone che aiuta i clienti ad ottenere di più dai propri dispositivi, perfetto per gli esploratori urbani.

Intervista a Paolo Barretta: Ho sempre una grande esigenza di raccontare

Paolo Barretta è un giovanissimo fotografo italiano, che nonostante l’età, si caratterizza per l’eleganza delle immagini dove lo spazio assume un carattere dominante. Servendosi dei soggetti ritratti e della geometria, riproduce un mondo altamente intimista ricchissimo di immagini potenti, richiami musicali e cinematografici. Ha inoltre partecipato al famoso talent di Sky “Master Of Photography” per l’edizione del 2018.


Fotografia e cinema: come s’incontrano nelle sue immagini?


La fotografia ed il cinema sono due mondi che viaggiano parallelamente nel mio immaginario artistico. Basti pensare che uno dei miei punti di riferimento in giovanissima età è sempre stato Gregory Crewdson, che reputo esser stato un pioniere della fotografia cinematografica e scenica. Personalmente, nonostante non mi piacciano le etichette, mi definisco un fotografo ritrattista, e fondamentalmente ciò che inseguo è un ideale intimo della stage photography. Cerco di unire la mia visione ritrattista ad un’impronta cinematografica, e ciò a cui aspiro è l’idea di riuscire a creare un nuovo modo, diverso, di vedere la moda.


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Può parlarci del suo ultimo progetto?


Il mio ultimo progetto, ormai di qualche mese fa, riguarda un viaggio in crociera trascorso intorno il Mediterraneo. Ho parlato della solitudine dell’essere umano catapultato in mezzo al nulla più assoluto, come riferimento esterno al mare che porto dentro di me.
Ultimamente, per lavoro e per mio diletto personale, mi sto dedicando meno alla realizzazione di progetti e più al fotografare le modelle con cui solitamente lavoro.


Reputa la fotografia una forma di terapia personale?


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Beh, assolutamente sì, in caso contrario non sarebbe mai arrivata fino a questo punto ben radicato della mia vita. In primis esiste la musica, ma subito dopo la fotografia.
La vera terapia però risiede nella prima, tramite cui riesco a creare immagini. E’ la base, l’ispirazione madre.


Come l’avvento dei social ha influenzato la fotografia?


Ha cambiato tutto radicalmente. La frenesia di caricare tutto sui social ha fatto sì che, specialmente nei giovanissimi, non ci sia più un senso critico e di selezione, ma essenzialmente la brama di pubblicare qualunque tipo di contenuto.
Chiaramente mi riferisco solo ed esclusivamente alla fotografia, in quanto altrimenti dovremmo affrontare un discorso gigantesco. Tutto è diventato troppo fast, nessuno ha intenzione di dedicare più di qualche secondo nella valutazione di un contenuto che gli si palesa davanti, e questa dinamica, a mio avviso, è molto pericolosa.


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Come concilia la ricerca estetica all’esigenza di raccontare?


Ho sempre una grande esigenza di raccontare. Ho sempre anche una ricerca estetica. Queste due peculiarità viaggiano insieme, motivo per cui non mi risulta complesso conciliarle perché già intrinseche in me. La mia ricerca estetica è sempre condizionata da ciò che voglio comunicare, e viceversa.


Come nasce la sua passione per la fotografia?


La grande passione, odi et amo, per la fotografia nasce una manciata di anni fa, in tenerissima età, durante un periodo di grande bisogno espressivo già iniziato qualche anno prima con la musica. Mi sono avvicinato alla fotografia per creare qualcosa di diverso e alla fine è diventata, spero ancora per molto, il mio lavoro.


Quali sono i fotografi o i registi che crede abbiano potuto influenzare la sua fotografia?


Crewdson come già accennato, Nolan, Laura Makabresku, ed Edward Hopper, che mi ha davvero illuminato.


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I soggetti fotografati sono sempre giovanissimi. Racconta qualcosa di loro o si serve di essi per dar voce a suoi sentimenti o pensieri?


I soggetti che fotografo non sono sempre giovanissimi, ma capisco la domanda. Tendo a non comunicare mai nulla della persona che ho davanti, ma la utilizzo per far sì che lei/lui comunichi ciò che è dentro di me. Dinamica a cui mi rifacevo molto di più qualche tempo fa, ora le cose stanno leggermente evolvendosi.


Qual è l’aspetto a cui presta maggiore attenzione mentre fotografa?


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I dettagli, la geometria, lo spazio, davvero tantissimo. Se sto scattando ritrattistica, ovviamente l’intensità di ciò che sto per creare, anche se tendo quasi sempre a considerare prima lo spazio che ho intorno a me.


C’è qualcosa che vorrebbe non trasmettere mai tramite le sue immagini?


Non vorrei mai comunicare estetica fine a se stessa. O che io mi occupi di moda. Credo sia errata. Non mi interessa la bellezza statica, non ho mai saputo cosa farmene. Non vorrei che le mie foto arrivino nella maniera sbagliata, ma credo fino ad ora, di essere stato su una buona strada.


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