Il complottismo di Trump

Visto che pare che il trumpismo sia l’anima ispiratrice di un percorso, di un linguaggio politico, di un programma elettorale che mette insieme i vari partiti e movimenti politici dell’occidente, a futura memoria e per completezza, è bene tenere a mente una sua caratteristica che – anche questa – poco si discosta da linguaggi usati in Europa.
Questa caratteristica è il complottismo, estrema risorsa per giustificare insuccessi, incapacità, e coprire la propria inadeguatezza sviando l’attenzione dalle scelte politiche.
Una tradizione che si perde nel tempo per quanto riguarda il magnate americano.
Quando venne accusato di razzismo e politica antisindacale nell’assunzione dei lavoratori nelle sue imprese edili, parlò di complotto dei concorrenti e dei messicani.


Quando le sue trasmissioni non vincevano premi era un complotto dei produttori.
Quando le banche non gli facevano credito senza garanzie – e Trump conta ben cinque fallimenti in carriera – anche quello era un complotto ordito da altri magnati ai suoi danni.
Non demorde oggi, quando è lui ad avere in mano il potere assoluto. Anche quando si è candidato come tsunami che avrebbe spazzato via le lobby di Washington e i politici di carriera e i poteri forti di economia e industria. Anche quando ha poi liberamente nominato proprio i maggiori rappresentanti dei poteri forti dell’eonomia e dell’industria come ministri e segretari di stato.


Anche quando la parte peggiore dei politici di professione si sono spostati alla sua corte e nel suo staff. Lui che proponeva la meritocrazia è diventato il campione del nepotismo promuovendo in posizioni chiave amici e parenti senza alcun merito se non appunto amicizia e parentela diretta, come per figli e generi.
Meno vale che nel suo programma le spese militari erano eccessive, e che ha sbandierato in tutti i comizi che l’America doveva smettere di offrire la propria difesa al mondo gratis, che gli alleati avrebbero dovuto pagare e che le spese militari andavano ridotte e quelle risorse andavano spese per il popolo americano.
Dopo un mese dal suo insediamento la sua proposta è quella del maggiore aumento delle spese in armamenti dalla guerra del Vietnam: 54 miliardi di dollari in più.


Le sole tre altre iniziative sono state: rendere esecutiva la costruzione del muro col Messico, che doveva costare 7 miliardi e forse ne costerà 22; nominare un giudice della corte suprema acerrimo nemico di aborto e diritti civili; vietare l’ingresso a cittadini – anche provvisti di regolare visto – di sette paesi rei di essere a maggioranza musulmana. Tutti provvedimenti che non solo non si comprende cosa abbiano a che fare con il “rendere l’America grande”, ma che anzi la rendono certamente impopolare e che generano lacerazioni nella sua stessa popolazione.
Va da sé che oltre ad essere il primo presidente che nel suo primo anno ha toccato il livello minimo di popolarità, è anche quello che vanta sui suoi ordini esecutivi l’opposizione di autorevoli membri del suo stesso appena nominato gabinetto.


Infine, dopo settimane di annunci di uno straordinario piano di riforme fiscali che dovevano dare impulso all’economia e stimolare la creazione di posti di lavoro, il commento del congresso è che mai un presidente è stato così vago e fumoso. Il suo segretario all’economia ha affermato che forse “le misure che verranno prese non avranno un grande impatto”, e la Yellen – a capo della Fed – stanca della mancanza di decisioni dell’esecutivo, in autonomia ha annunciato l’aumento dei tassi e le relazioni sulle scorte.
Come risponde questo presidente a questi fatti, ed alle reazioni alle sue decisioni?
Nuovamente con il complotto.
Prima i giornalisti che pubblicano fake-news sul suo conto, poi espellendo autorevoli testate dalla sala stampa della Casa Bianca, e infine – di fronte al fatto che quelle cd. fake news tanto fake non erano – accusando l’ex presidente Obama di aver fatto intercettare i telefoni della Trump Tower. Per l’ennesima volta senza prove.


I cittadini europei, in vista di importanti e imminenti scadenze elettorali, sono avvisati. Chi si ispira a Trump ha già dimostrato in passato di usare i vari complottismi come scusa alla propria inadeguatezza ed agli errori derivanti dalle proprie scelte.
Se sceglieranno i trumpisti, è questo lo scenario che attende la cara vecchia Europa.