Lowell, il suo telescopio e internet

Lowell, l’astronomo, fu categorico: “È certo che Marte sia abitato da esseri viventi, ma sicuramente non sappiamo che tipo di esseri siano”. 
Era il 1896 ed aveva usato uno speciale telescopio modificato – come faceva anche Galileo del resto – ed aveva individuato una serie di canali, costruiti sicuramente da esseri viventi, probabilmente per portare acqua verso l’equatore del pianeta, ricavandola dai poli, ricchi di ghiaccio. Questa la sua tesi e la sua spiegazione.
Un’analisi approfondita dopo anni ha rivelato che la modifica che ha realizzato Lowell al suo telescopio ha reso lo strumento un gigantesco oftalmoscopio: i “canali” avvistati su Marte erano i vasi sanguigni dell’occhio di Percival Lowell. 



Lowell, il suo telescopio e internet


Questa storia ci insegna molte cose non solo sul web, ma sul nostro approccio al mondo. Specie in un tempo in cui le fonti di informazione non hanno più quel manto di autorevolezza che viene dall’Accademia o dai “giornali accreditati della stampa tradizionale” (entrambe categorie che non sono sempre state garanzia di autenticità, come del resto anche questo aneddoto ricorda).
Come è avvenuto per i canali su Marte, c’è il rischio di proiettare un’immagine di se stessi sull’oggetto osservato. E anche peggio interpretare ciò che vediamo secondo i parametri che conosciamo. Chi lo ha detto ad esempio che Marte funzioni come la Terra e abbia ghiaccio ai poli?
Molte volte “il nostro occhio” deforma la percezione e l’immagine di quello che osserva.
Come ho cercato di descrivere ne “La stanza stupida” , accade fin troppo spesso ad esempio che leggendo sempre e solo gli stessi siti, gli stessi blogger, frequentando i soliti gruppi su Facebook, e commentando sempre le sole 150 persone della nostra stretta cerchia (che restano al massimo 150 anche se abbiamo 5000 amici! – provate a verificare), riteniamo che “tutto il mondo” sia così.
Riteniamo che quello che pensano e come la pensano quei 4000 iscritti ad un gruppo che frequentiamo anche più volte al giorno sia “come la pensano tutti” e la società nel suo complesso.


È un po’ come credere ai sondaggi – che sono più scientifici anche se spesso fallibili – e poi ritrovarsi fuori dalle urne con risultati profondamente differenti. Errore molto comune proprio per la straordinaria capacità del web di creare micromondi sociali.
Un esempio duplice è quello delle elezioni politiche, in cui nessuno sino al giorno dopo il voto aveva avuto la percezione di quanto diffuso fosse il sentimento di protesta politica, tale da far schizzare il M5S al 25%.
Altrettanto, nello stesso equivoco è caduto Beppe Grillo, quando alle elezioni europee si era autoconvinto di quel #vinciamonoi e che avrebbe battuto il Pd, prima di risvegliarsi il giorno dopo doppiato: 20% contro 40%. 
Nessun broglio, nessun astensionismo fuori misura, nessun complotto: semplicemente in entrambe le occasioni il web aveva generato una percezione deformata della realtà.
Un rischio che è sempre dietro l’angolo, e che dovrebbe spingerci spesso, quasi come un esercizio periodico, a guardare fuori dai nostri soliti ambienti sociali. Sempre che ci interessi davvero capire come stanno le cose e come “gira il mondo”, e non accontentarci di vedere – come Lowell – ciò che vogliamo che sia.