Gap lancia i camerini virtuali

Svolta tecnologica in casa Gap: il brand lancia una app destinata a rivoluzionare lo shopping virtuale. Dressing room by Gap permette agli utenti di testare la vestibilità dei capi senza muoversi da casa. L’app, presentata durante l’edizione 2017 della fiera dell’elettronica di consumo a Las Vegas, sarà disponibile da fine mese solo per i modelli di telefonia mobile compatibili con Google.

Attraverso cinque avatar di taglie differenti, i clienti potranno verificare la vestibilità dei vari outfit: dalla taglia extra small passando per small, medium, large, fino alla taglia extra large, i consumatori potranno scegliere un capo aiutandosi con i manichini digitali. Un esperimento analogo era già stato lanciato nel 2016 da Inditex, che aveva creato il primo store digitale di Massimo Dutti; inoltre anche Rebecca Minkoff aveva creato un sistema di virtual fitting insieme all’e-commerce Zeekit.

Facile da usare ed accattivante, la nuova app brevettata da Gap si rivolge a tutti coloro che vogliono provare un capo senza andare in store. Basta selezionare un capo Gap, scegliere il tipo fisico che più ci rappresenta e una mannequin digitale indosserà per noi quell’outfit, aiutandoci nell’eventuale acquisto dello stesso.

L’app nasce in collaborazione con Google e Avametric, un’azienda specializzata nella creazione di prototipi 3D per brand di moda. “Google era un collaboratore scontato per noi in questo progetto, essendo innovatore di lungo corso nella realtà aumentata”, ha dichiarato Liz Nuna, portavoce di Gap.

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“Allo stesso modo Avametric è pioniere della realtà aumentata”, ha aggiunto Nuna dalle pagine del suo blog. “La tecnologia che essi hanno creato utilizza avatar per aiutare le persone a capire come i prodotti vestiranno senza mettere piede in un camerino e questo è davvero eccitante (….) La tecnologia dà ai clienti incredibile autonomia nello shopping ed è nostra responsabilità esplorare sempre nuovi modi per rendere lo shopping comodo proponendo soluzioni che aggiungeranno valore all’esperienza del consumatore”, ha concluso infine Nuna. Resta da chiedersi se l’avvento del camerino virtuale segnerà la fine dello shopping reale: dovremo quindi dire addio alla sensazione di provare i capi, indossandoli davanti allo specchio?