La svolta bipolare di Prada

La svolta bipolare di Prada

Due menti, una svolta: per la prima volta nella sua storia Prada sceglie di essere retta da una diarchia creativa. Miuccia stilista ironica, dadaista, intelligente ed elegantemente spregiudicata, ha lavorato gomito a gomito con il radicale e iconoclasta Raf Simons, demiurgo dell’estetica maschile anni’90, per forgiare un’identità stilistica nuova, resiliente e semplificata che fa del nitore cocooning la sua cifra distintiva, il segno della sua palingenesi artistica. Simons, che ha disegnato le collezioni di Jil Sander quando era ancora controllata dal gruppo milanese quotato alla Borsa di Hong Kong, ha una certa dimestichezza con il linguaggio della femminilità dal momento che si è distinto come direttore creativo della maison Dior tanto che al suo debutto chez Dior è stato dedicato anche un bel docu film. E per questo storico esordio da Prada Raf Simons, che con ‘Il quarto sesso’ ha ideato la narrazione genderless in notevole anticipo rispetto a Michele da Gucci, è partito da una riflessione sul concetto di uniforme, come fulcro della filosofia aristo-bourgeois di Prada ma anche come elemento insieme standardizzante e individualistico, perché è proprio con la divisa che riusciamo, come singoli, a esprimere la nostra peculiarità estetica. Uniforme: ordine e disordine, disciplina e caos. Si affaccia in pedana una donna nuova, più pensosa, essenziale ma elegantissima, solo apparentemente borghese che si interroga sulla relazione fra uomo e tecnologia. E’ ammantata da cappe cocooning che il duo ha definito ‘The wrap’, bozzoli leggiadri e quasi preraffaeliti nati per esprimere un desiderio di protezione evocato dal gesto pudibondo e femminilissimo del chiudersi sul cuore la stola-cappa camaleontica, è infilata in minuti ed eleganti completi pantaloni vagamente esotici che citano il pijiama palazzo ma in una chiave concettuale, adotta top sleeveless.

Il Dolce Stil Novo di Miuccia e Raf passa per outfit in felpa, piccoli origami 3D sulle sete crude, moiré, renylon nobilitati, duchesse croccanti e brillanti sdrammatizzate da un’allure funzionalista, iconiche e romantiche gonne a ruota accostate a briosi mini cache coeur in maglia sottile cosparsi di cut out circolari, accostamenti inconsueti di grigio e arancio, scarpine appuntite da Cinderella in tinte shock, stampe d’archivio riprese dalla dissacrante e leggendaria collezione ‘ugly chic’ del 1995. Miuccia, così come Raf, non cerca il consenso ma di fatto lo ottiene innegabilmente grazie a una visione estetica alternativa intessuta di cultura e intelligenza illuminista e progressista. La sigla, inconfondibile, un triangolo simbolo della vocazione grafica e intellettuale della griffe, diventa quasi una spilla da appuntare orgogliosamente sul petto, vessillo di personalità, individualità, carisma. Così è la nuova ‘Pradaness’. 

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