Il moschettiere 2.0 di Y/Project

Suggestiva ed affascinante la sfilata Y/Project, che ha avuto luogo nell’ambito della settimana della moda maschile di Parigi. Gleen Martens esaspera i volumi delle maniche e dei pantaloni, dando vita ad un’estetica altamente evocativa. Lo stilista belga, nato a Bruges, fin da bambino ha sviluppato un’ossessione per la bellezza classica: tuttavia crescendo il suo lato ribelle è venuto alla ribalta e il suo occhio ha assorbito suggestioni fiamminghe come anche note underground derivanti dalle luci al neon e dai negozi, spesso caratterizzati da elementi kistsch. Ne deriva una visione del bello ricca di contraddizioni: una dicotomia che si arricchisce, per la collezione AI2017-18 di inedite suggestioni francesi. L’uomo che calca la passerella è un eroe ribelle che ostenta un lato noir e un fascino romantico: il moderno moschettiere ripristina codici ottocenteschi e cita Napoleone Bonaparte, protagonista anche dell’invito al défilé. Largo a sapienti decostruzioni e tripudio di denim all over per inedite ruches che arricchiscono pantaloni e maniche: Martens gioca con i volumi, creando silhouette dal piglio streetwear che si caratterizzano per virtuosismi couture come le maniche esasperate che sbucano da tute workwear e da cappotti e giacche in pelle. Un nuovo romanticismo si fa strada tra il velluto e i colori dark che sfilano, in primis il viola: altamente scenografici i pantaloni ampi fermati da pannelli, camaleontico il patchwork in denim, perturbante il satin rosso. Ricordano certi costumi sfoggiati nei teatri di periferia, improvvisando un Macbeth o un Otello shakespeariano, i capi che indossa l’uomo Y/Project. Non mancano inoltre suggestioni tailoring in una sfilata dal mood onirico, che cerca anche di creare una dimensione nuova ridefinendo i codici tradizionali dello stile. Il dramma sembra dominare il défilé, tra inaspettati colpi di scena come i capi monospalla e i cappotti lunghi fino al pavimento: inserti di pelliccia fanno capolino da giacche techno. Martens, maestro nelle tecniche di decostruzione, crea un’estetica nuova, pregna di antiche suggestioni che rivivono ora in chiave contemporanea.

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