“Oteri”, il nuovo codice eleganza della décolleté


Talvolta è il destino stesso a bussare alla nostra porta, sui post-it dei “TO DO” abbiamo una lista intonsa e tutt’a un tratto la scena della nostra vita cambia, chiude il sipario e il panorama è totalmente diverso. E’ successo anche ad Alessandro Oteri, fondatore del brand omonimo che ha fatto della scarpa da donna il suo nuovo “mood of life”.


Alessandro Oteri andava a trovare una cara amica, ma la porta a cui busso’ era quella sbagliata, o forse quella giusta, e ciò che vide non fu un bell’appartamento con dettagli muliebri, tende e pareti rosa, ma un laboratorio di scarpe, un monito forse.
Vigevano, era lì che si trovava, la città delle scarpe, la capitale della calzatura, erano gli anni ’90 ed Oteri era un giovane responsabile in un Istituto di Certificazioni CEE per ascensori, oltre ad essere un nuotatore professionista. 
Dalle pinne alle scarpe, Oteri decise che l’accessorio per eccellenza della donna sarebbe diventato il suo unico dio. 

Dopo aver soverchiato il periodo cieco, Oteri si imbarca per un altro mare e inizia a lavorare presso un’agenzia di marketing e comunicazione il cui prodotto è appunto la scarpa. Scopertosi proclive all’oggetto, fonda il brand su cui figge una missione: quella di rendere la décollété la sua unica mena. 

Perchè ha scelto l’accessorio scarpa da donna? 

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Perchè riassume due anime: quella pratica e quella certa. Cosa intendo? Tutte le donne hanno bisogno di scarpe, molte di loro hanno una grande passione per la calzatura e le cercano belle, e tutte le donne chiedono scarpe comode; difficilmente vengono del tutto accontentate. Il mio compito è quello di creare equilibrio tra questo ménage, con una scarpa esteticamente allettante e che al tempo stesso possa essere indossata tutto il giorno senza conseguenti dolori ai piedi. 

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E come ci riesce? 

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E’ prammatica per un’eccellente scarpa utilizzare la pelle, una buona pelle cede col tempo e non “taglia” i piedi della donna, cosa che invece potrebbe succedere con una calzatura fatta in tessuto, a causa delle colle che vengono utilizzate per assemblarle. 

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E la produzione? 

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Parabiago ovviamente, l’eccellenza in fatto di calzature; l’esperienza e la qualità sono imprescindibili per questo mercato, che ha infiniti concorrenti, ma che nel corso del tempo ha cambiato modello di business esportando la produzione per abbassare i costi. Compromessi a cui io non voglio scendere, per nessuna ragione. Tutti gli investimenti sono destinati ai miei fedeli produttori di Parabiago, che mi hanno sempre sostenuto e che non hanno rivali in materia. Alzo la qualità e continuo a produrre in Italia, ma con la scelta di dedicare ogni sforzo su un unico modello: la décollété

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Perchè la décollété?


Lasciamo a René Caovilla il sandalo gioiello chic, a Manolo Blahnik la parte glamourous e a Louboutin i modelli strong/rock, io prendo il modello a cui la donna non può rinunciare, quello evergreen abbinabile ad ogni tipo di outfit e stile.

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E come lo rende speciale? 

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Teniamo presente il grande limite dell’oggetto, e cioè che lo spazio di espressione si concentra sulla punta, è quello il foglio bianco, la tela su cui bisogna disegnare e raccontare il proprio stile. 
Io sono un curioso, uno sperimentatore, un materico, prendo a raccolta tutti i codici del mestiere, i consigli degli amici stilisti e racconto una donna elegante che sposa la mia idea di semplicità vanesia

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Qual è la parte più dura del lavoro? 


I passaggi. Pochi giorni fa contavo nei miei appunti ben 18 passaggi per raggiungere il risultato finale: bisogna contattare fornitori di tacco, suola, sottotacco, pelli, galvanica, accessorio se lo ha, taglio e cucito per le stoffe, produttori della scatola… E’ una macchina complessa e continua a infiniti perfezionamenti. 

Atelier Alessandro Oteri

E la parte più divertente? 


Il contatto con le clienti e la vendita. Discernere e rispondere al desiderio delle donne, chiacchierare allegramente con loro, instaurare un rapporto di fiducia reciproco. Non a caso oggi il mio Atelier è anche la mia casa, un luogo, un salotto dove poter fare “pan conversation”. Si fanno ciacole davanti ad un caffè fumante, un te’ indiano e, se l’ora lo permette, un piatto di pasta all’italiana! 

A quali donne si rivolge il brand Oteri? 


Alle indomite dei tempi moderni: oggi va bene tutto ed è un tutto che a me non piace, basta aprire i social network per rendersene conto, congerie volgari, venefiche e passeggere. Il mio è un messaggio di eleganza, di semplicità, di praticità e comodità. 

Alessandro Oteri