Bassolino e la sua candidatura

Mi candido. Due semplice parole che su Facebook – il luogo da cui l’ex sindaco ed ex governatore sceglie da qualche tempo di parlare al popolo napoletano e del PD – raccolgono mille “mi piace” e quattrocento condivisioni in meno di due ore.

Lo fa dopo aver il giorno prima condiviso l’articolo che annunciava che la stazione di Via Toledo (di una metropolitana simbolo delle sue amministrazioni e di una tenacia estrema nel realizzarla) vinceva l’oscar delle opere pubbliche sotterranee.

Lo fa dopo che una segreteria regionale travolta dalla inefficienza con cui ha gestito le primarie regionali e dal caso De Luca – Mastursi è stata azzerata, ed in cui sono entrati – in cerca di visibilità e di ruoli di rilievo – i vari big della Regione in rappresentanza delle varie componenti di un PD in cui, Bassolino, ricorda che non è più “nemmeno dirigente di una sezione”.

Con un semplice “mi candido” Antonio Bassolino gela le ambizioni di improvvisati e improvvisabili quanto improbabili candidati mediocri in cerca di visibilità. Chi domani vorrà candidarsi – e c’è tempo sino al 7 febbraio – dovrà “sfidare lui”, dovrà avere la capacità che solo lui ha avuto in passato di tenere insieme le varie anime di un partito disunito e disomogeneo, dovrà avere credibilità programmatica ed amministrativa, e dovrà aver chiarito tutte le eventuali posizioni giudiziarie, come ha fatto lui stando lontano da cariche pubbliche.

Per qualcuno ha significato averlo messo all’angolo, ed i primi a tremare sono proprio tutti quelli che lui ha creato politicamente e che gli hanno prontamente voltato le spalle, semplici consiglieri comunali, ex parlamentari, assessori ed esponenti di primo piano, in una fase in cui – è bene ricordarlo – per fare il governo serviva avere dentro lui, Sindaco di Napoli ed ad interim Ministro del Lavoro.

Da quel tweet “state sereni” all’attuale “mi candido” è la sentenza decisiva su una classe dirigente che ha dichiarato rottamazione e rinnovamento, ha in realtà consolidato una “guerra tra bande” tra capibastone, e che oggi deve alzare le mani nella mancanza assoluta di una proposta altrettanto forte e credibile capace di mettere insieme più di lui, e di sfidarlo realmente. 
Una candidatura virtuale che lancia un segnale forte che va letto come un “Napoli merita di più e di meglio di essere vetrina per qualcuno per assicurarsi una posizione domani”. Napoli merita una proposta forte, dinanzi alla quale sono certo che per primo Antonio Bassolino farà un passo, non indietro ma affianco, per il bene di Napoli.

Perchè – ed anche questa è storia – Napoli da sempre è stata laboratorio politico non solo di alleanze ma anche di creazione politica, di coraggio per il bene comune che ha salvato questa città, se rileggiamo la storia, anche dalle peggiori amministrazioni possibili nei periodi più bui della prima repubblica.

Quel “mi candido” è il coraggio di chi si mette in gioco e pone una sfida politica, programmatica, di presenza fisica, nella latitanza delle scelte della deputata classe dirigente. È il coraggio che ci manca e che ci viene ricordato essere necessario per la nostra comunità.

In questa sfida Antonio Bassolino ha già vinto. E non solo per sé e contro chi lo voleva messo definitivamente all’angolo, ma soprattutto per Napoli. E sia De Magistris che il M5S che il centrodestra – oltre al partito democratico – da oggi sono chiamati ad “alzare l’asticella” del proprio livello di proposta politica. 
Ecco, da un leader politico dovremmo esattamente esigere questo: essere capace, oltre se stesso, di elevare il livello per il bene comune e di non accontentarsi della mediocrità opportunistica contingente, di stimolare il coraggio e di metterci la faccia. Chi pensa di poter accogliere queste sfide ha tempo fino al 7 febbraio. Il resto resta cronaca gossip che scema in un giorno tra i trafiletti.