Gli angeli orfani di Elio Fiorucci

Si è spento nella giornata di lunedì 20 luglio il visionario imprenditore che, nel pieno dei moti rivoluzionari di fine anni ’60, ha cambiato il modo di percepire la moda in Italia e nel mondo.

Milano. Possiamo definirci una generazione di angeli orfani della nuvola di divertimento e provocazione, creativa e visiva, che accompagnava l’universo di Elio Fiorucci, spentosi all’età di 80 anni.

Sui social network rimbalzano post, tweet e articoli intenti a ricordare il folle meneghino che importò in Italia la rivoluzione del costume proveniente dalla Swinging London. Colui che aprì le porte verso una via di fuga dall’ancora ingessata e borghese Italia.

Il primo al mondo a ideare, nel 1974, un concept store multisensoriale, dove si potevano non solo acquistare articoli di vario genere, ma assistere a performance, degustare il “tè delle 5” e mangiare deliziosi hamburger su piatti di Richard Ginori.

Fiorucci ADV

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La Milano libera e cosmopolita di Fiorucci venne catapultata, grazie al suo estro e alle advertising dallo spirito ribelle, firmate da Oliviero Toscani, ad onor di cronaca.
Seguirono i monomarca in giro per il mondo, alcuni dei quali firmati in collaborazione con Ettore Sottsass, Andrea Branzi e Franco Marabelli, per poi finire nelle grazie del re della Pop Art, Andy Wahrol, che scelse di presentare il suo magazine “Interview” proprio presso una boutique Fiorucci; senza dimenticare la consolidata amicizia con Keith Haring, che dipinse le vetrine in San Babila.

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Antesignano è dir poco quando, con Lycra, diventò fautore del primo jeans stretch. Quello nato a inizio secolo come indumento da lavoro, grazie a Fiorucci viene proclamato elemento chiave del guardaroba di tutte le donne che vogliono sentirsi sexy e desiderate.

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Un marchio come espressione di uno stile di vita, senza regole e costrizioni, emblema della felicità e dell’anticonformismo di una società libera di indossare, a qualsiasi età, t- shirt con i personaggi Disney e scaldamuscoli in pieno “stile Flashdance”.

Con l’inizio degli anni ’90 il brand viene acquistato dai giapponesi per affdare a Fiorucci solo la direzione creativa.
La “sua terapia dell’amore” continua negli anni a seguire con iniziative e progetti benefci fno a pochi giorni fa quando ancora dispensava sorrisi e consigli ai vicini di quartiere in Porta Venezia.
Lui che con quegli angeli vittoriani, logo del brand progettato insieme all’architetto Italo Lupi, ha finito per giocarci davvero.

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