Acquerelli di Lorenza Pasquali, le tempeste della vita

Era al Café Voltaire di Parigi, Paul Gauguin, quando comunico’ agli amici simbolisti della sua partenza per Tahiti. Lascio’ moglie e cinque figli e si dedico’ alla causa della sua vita: la pittura. La ricerca del suo stile:

Finiro’ là la mia esistenza. Credo che la mia arte non sia che un germoglio, e spero di poterla coltivare laggiù per me stesso allo stato primitivo e selvaggio. Per far questo mi occorre la calma: che me ne importa della gloria di fronte agli altri! Per questo mondo Gauguin sarà finito, non si vedrà più niente di lui.”

Inizio’ così il Gauguin più amato, quello che noi tutti conosciamo, quello che ci racconta delle donne giavanesi, dei colori sgargianti di civiltà indigene, il periodo della felicità vera dove, racconta:

Comincio a pensare con semplicità, a non avere più odio per il mio prossimo, anzi ad amarlo. Godo tutte le gioie della vita libera, animale e umana. Sfuggo alla fatica, penetro nella natura: con la certezza di un domani uguale al presente, così libero, così bello, la pace discende in me; mi evolvo normalmente e non ho più vane preoccupazioni”.

E’ attraverso quella natura che il pittore conoscerà se stesso. La natura che, con occhi diversi, ci racconta l’acquerellista Lorenza Pasquali, dopo un trascorso nel settore della moda, dopo voli pindarici, è nelle tele che ritrae il suo immaginario creativo.

Lorenza Pasquali trasforma temi classici in composizioni dall’atmosfera onirica. Una fredda e bronzea statua si scalda con le passioni umane, prende vita come un Golem e i sentimenti intelligibili sul suo volto sono tormento e disperazione.


Il pensatore


Tutto diviene leggero quando sul foglio compaiono figure animali. E’ allora che Lorenza Pasquali si lascia andare alla purezza del tratto, che si fa più semplice, morbido e compatto ed è questo il luogo della tenerezza; i dettagli sullo sfondo divengono rarefatti, il protagonista è l’animale e il suo naturale modo di amare, di cui è sempre ricambiato.



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Pioggia e amore – acquerello


Ma la forza espressiva e la capacità tecnica della pittrice, hanno massima rivelazione nell’elemento acqua. La natura in questo caso assume un significato romantico, nel senso letterale del termine, il mondo reale è un mare in tempesta, è una barca in balìa delle onde, è la solitudine di un peschereccio in mezzo all’oceano, è l’insicurezza dell’essere umano, impotente.


L’elemento marino colma tutti gli spazi, la tela è cielo e mare in gradazioni di blu, verde acqua e turchese, la quotidianità rappresentata nei paesaggi milanesi lascia il posto al dominio romantico, ai guizzi dell’estati creativa, alla notevole estetica, alla perfetta scelta del colore che ne sottolinea l’emozione, l’inquietudine di un cielo nero o la nota di un blu notte dell’abisso più scuro, quello dell’incertezza.

L’attenzione va ai dettagli di queste ambientazioni, ai bianchi candidi e vivi delle onde che s’infrangono sulle barche, si spezzano in due come delle lame, si stagliano in mille pezzetti che sembran cristalli. Il valore della luce è fondamentale e racconta l’intimità sentimentale, vero contenuto emotivo del quadro.


Le cedre blue



Milano rimane protagonista dei paesaggi urbani, la quotidianità in un tram, la passeggiata in Galleria Vittorio Emanuele, il tramonto sui Navigli. Ma sempre, negli effetti di cromatismo soprattutto, il tema sembra essere quello della solitudine. Si è in mezzo ad una folla ma si è soli, si sale su un mezzo di trasporto pubblico, ma si è soli.


Una donna dagli stivali rossi attende la sua fermata in un giorno di pioggia, la figura è nell’ombra su un vecchio tram, non riusciamo a definirne i contorni, né quindi a ipotizzare la sua età, ha un cappello che le nasconde il volto, guarda fuori lo scorrere della quotidianità, del giorno che sta per giungere al termine.



Dentro il tram – Milano


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