“La decisione di utilizzare altre opere, quali catalizzatori per portare in superficie tutto ciò che a loro soggiace, è stata sorprendente e terrorizzante. Sorprendente nella sua validità e veracità, terrorizzante nelle possibili conseguenze. Era mia intenzione sviluppare domande che, nella loro attualità estetica, sondassero il concetto stesso e i limiti dell’originalità”.
Queste le parole di Elaine Sturtevant che, meglio di qualsiasi interpretazione della sua opera, spiegano il suo lavoro di artista.
Nata a Horan nel 1924 è morta-sempre che sia lecito parlare di morte per un’artista- esattamente un anno fa il 7 maggio del 1914.
Nel 2011, la Sturtevant ricevette il Leone d’oro alla carriera alla 54° Biennale di Venezia .
Le sue opere sono esposte, nella prima grande retrospettiva italiana, al Museo Madre di Napoli fino al 21 settembre del 2015.
I temi fondamentali intorno a cui ruota la ricerca di questa grande artista sono legati al concetto di produzione e riproduzione dell’opera d’arte, la Sturtevant infatti reinterpreta alcune icone dell’arte contemporanea per “depotenzializzare” e nello stesso tempo rimettere in circolo la potenzialità iconica dell’opera d’arte.
Gli artisti su cui ha lavorato sono principalmente Andy Warhol e Marcel Duchamp.
La ricerca artistica della Sturtevant si pone in sintonia con le riflessioni di grandi filosofi del novecento come Baudrillard, e la sua teoria dei simulacri, ma anche con le riflessioni che fa Gilles Deleuze in Differenza e Ripetizione.
Il punto di partenza fondamentale però, prima ancora che Baudrillard e Deleuze, è il filosofo tedesco Walter Benjamin che con le riflessioni contenute ne L’opera d’arte nell’ epoca della sua riproducibilità tecnica pone la questione fondamentale: l’ opera d’ arte, in quanto riproducibile, perde inevitabilmente la sua aurea divenendo cosa tra le cose .
Questa sottrazione di essenza all’arte-ammesso che l’arte detenga un suo valore supremo come immaginavano i romantici dell’ottocento- è il risultato di processi di destrutturazione dei modelli visivi che si distaccano dal loro rapporto con la mitologia la religione o la rappresentazione del reale per reinterpretare ed elevare la banalità dell’oggetto ad opera d’ arte.
E’ esattamente questo ciò che ha fatto Marcel Duchamp esponendo un cesso capovolto come opera d’arte, o Warhol riproducendo serialmente una scatola di salsa da pomodoro.
La ricerca artistica di Elaine Sturtevant si pone in una dimensione di rivalutazione e rielaborazione di teorie che circolano ormai da quasi un secolo.
In mostra al Museo Madre di Napoli sono presenti anche alcuni video dell’artista che dal 2000 si è cimentata anche con la video arte.
In questo lavoro riutilizza, banalizza e ironizza, un po’ come fa con i capolavori dell’arte, sull’ immaginario televisivo e hollywoodiano.
Un’artista straordinaria, eccentrica nel suo rimescolare le carte della storicizzazione dell’arte, riproducendo e reinventando stili e forme.
Uno dei tratti salienti della sua opera è, senza dubbio l’ironia, la sovrapposizione dei linguaggi, smitizzando l’iconicità dell’arte la riporta a una dimensione ludica, perché in fondo l’arte è anche un grande meraviglioso gioco per gente veramente seria.
Sturtevante sturtevant,
Museo Madre Museo d’arte contemporanea Donnaregina,
via settembrini, 79
tel 08119313016