La fotografia di Riccardo La Valle: “una sorta di effimera eternità, così lieve da apparire irreale”

Il fotografo Riccardo La Valle nasce a Latina ma attualmente risiede a Milano. E’ conosciuto per i suoi editoriali e per le pubblicità che ha avuto modo di curare nell’ambito della moda. La sua è una fotografia fatta non soltanto di immagini, ma anche e soprattutto di parole. Ed è proprio la parola “eterea” che egli adora utilizzare per riferirsi alle proprie immagini. La pelle chiara, l’utilizzo di elementi simbolici, l’intimità e l’interiorizzazione della modella sono elementi caratteristici della sua fotografia.

Luoghi e soggetti fotografati. Nell’immagine, i corpi che lei ritrae sembrano quasi voler essere un tutt’uno con l’ambiente circostante. Ce ne può parlare?

Nel cercare l’interpretazione di un soggetto e ancora più a fondo, nel tentativo di raccontare una storia, bisogna inevitabilmente affrontare il contesto in cui si sceglierà di rappresentare la propria idea. Nel mio caso, ho deciso di far sì che l’ambiente diventi un tutt’uno con il soggetto al fine di trasportate l’interiorizzazione della modella a tutto ciò che la circonda, come se ogni cosa fosse presente e disposta per un preciso motivo. Potrei definirla una sorta di scelta pittorica. La più grande opportunità di questo percorso di rappresentazione è quella di poter connotare il soggetto con elementi simbolici, così da poter, in una certa misura, far dialogare la modella con chi osserva la foto.



Introspezione, scrittura e fotografia. Come s’incontrano nelle sue immagini?

In un contesto ormai così ampio e fuori controllo come la fotografia, l’unico modo per ripristinare un controllo sull’immagine e un contenuto nella rappresentazione è quello di far sì che le fotografie divengano rappresentazione di un concetto: un’idea che non sia una semplice visione di una scena, ma che in qualche modo sia la manifestazione tangibile di un sentire più profondo e vero. In questa maniera l’osservatore può venire trascinato in una nuova realtà. Le parole sono la base dell’immagine poiché è attraverso l’organizzazione dei pensieri che possiamo trovare nuove visioni. L’ispirazione che più mi travolge è proprio quella generata dalla scoperta di accostamenti di parole. Sono come un fiume ricolmo di immagini possibili, una musa, da cui devo solo attingere. Nelle mie immagini, trovano forma parole che ho avuto modo di scrivere in attimi che precedono la fase di scatto: anche solo per questo motivo, potrei direi che all’origine di una mia immagine vi è la parola che l’ha ispirata.

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Lei si approccia alla fotografia all’età di 21 anni. Si ritiene soddisfatto dei risultati che ha ottenuto finora?

La verità è che non potrei non esserlo, eppure sto cercando di cambiare tutto per poter nuovamente sentirmi soddisfatto come la prima volta che lo sono stato. Ciò che mi sono prefissato da quando ho scelto di trasformare la fotografia in lavoro, si è concretizzato nonostante gli imprevisti incontrati. Tutto ciò mi ha dato la convinzione che sia ancora possibile poter decidere della propria vita ed essere soddisfatti nel proprio operato. Il problema, sono i costanti nuovi stimoli che ti portano a guardare sempre più in là, e che di conseguenza ti costringono a stare in stretto contatto con l’insoddisfazione per il presente.

Ci sono dei fotografi ai quali crede di essersi ispirato?

Assolutamente, Tim Walker e Paolo Roversi, attraverso le loro opere ho potuto educare la mia immaginazione e così la mia capacità rappresentativa.

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Se dovesse rappresentare la sua attuale fotografia tramite un’immagine, quale userebbe?

Molto probabilmente sceglierei ciò che è più facile riconoscere come proprio dai miei occhi, e opterei per una delle foto in cui studio la rappresentazione del corpo: è in quelle figure piegate ed eteree, così pallide da sembrare eterne, che vado trovando profonda quiete nella loro irremovibile compostezza. Ciò che le rende così intime ai miei occhi è la sensazione di sacro che le avvolge, possiedono un fascino religioso.

Se dovesse associare una parola invece, quale indicherebbe e perché?

Etereo, perchè è ciò che cerco di rappresentare: una sorta di effimera eternità, così lieve da apparire irreale. Questa parola va al di là delle mie immagini. E’ un concetto fondante della mia percezione delle cose, un postulato della mia persona che provo ad infondere in tutto ciò che faccio.

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Le riesce più facile rappresentare le immagini che ha in testa tramite la fotografia o tramite la scrttura?

Direi attraverso le parole per quanto detto prima, ma anche per via dei miei limiti fotografici.

C’è stato mai un sogno che l’ ha ispirata fotograficamente?

Assolutamente si, ma per essere più precisi direi che quel sogno più che ispirato, mi ha proprio svelato la storia di un progetto. L’idea di base già era stata scritta, ma durante il sogno, ho potuto vedere tutte le scene svolgersi una di seguito all’altra, esattamente come fosse un film. E’ stato fortemente illuminante.

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In quale direzione va attualmente la sua fotografia?

Sto cercando di varcare la soglia del settore della fotografia artistica. E’ un processo che richiede molti sacrifici e compromessi con il presente, ma sono certo che lì potrei trovare la mia reale dimensione, nella quale potermi muovere più liberamente e iniziare così a creare le opere che ho sempre voluto.

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Ha dei progetti in cantiere? Può accennarci qualcosa?

Molti, ma preferisco non andare nel dettaglio perchè sono progetti a cui tengo molto e non vorrei snaturarli parlandone prima che siano conclusi.

Riccardo La Valle, nonostante la sua giovane età, è riuscito a costruire un proprio linguaggio. Sempre in bilico tra sogno e realtà, le sue immagini risultano agli occhi degli osservatori lievi ed eleganti. Tuttavia, egli è perennemente alla ricerca di se stesso e di un linguaggio che lo rifletta nel migliore dei modi. Non resta dunque che augurargli buon lavoro.

www.riccardolavalle.com