Appunti elementari di psicoanalisi

La psicoanalisi si colloca tra due poli: tra scienza e umanesimo. È opportuno, anzi necessario, che questa tensione permanga e continui a fecondare ambedue queste componenti. I principali concetti della psicoanalisi sono in grado di offrire degli strumenti utili per approfondire e consolidare la propria vita e le proprie relazioni con gli altri. La psicoanalisi – è ormai arcinoto – non va intesa come una scuola di pensiero unitaria e rigidamente istituzionalizzata, bensì come una galassia di teorie, sperimentazioni e ipotesi che si sono sviluppate a partire da colui che ne è il padre universalmente riconosciuto: Sigmund Freud.


L’ultimo scorcio dell’Ottocento e tutto il Novecento, fino ai nostri giorni, sono fortemente influenzati dal suo pensiero. Il suo ascendente lo si riscontra non solo nell’ambito strettamente clinico, ma in un senso culturale molto più ampio: religione, filosofia, antropologia, morale, sociologia, storiografia, poesia, teatro, arte, critica, cinema, musica, … nulla è sfuggito all’ottica della proposta freudiana, anzi molto è stato creato o reinterpretato alla luce di essa.


Il suo primo approccio alla problematica del profondo avvenne studiando le malattie nervose e applicando ai pazienti l’ipnosi, come metodo per scoprire le motivazioni dei sintomi isterici. Fu questa la strada che permise a Freud di addentrarsi nel mondo dell’inconscio, per giungere alla fondamentale scoperta che in ogni individuo esiste una parte di sé che è stata dimenticata e rimossa. L’ipnosi, tuttavia, non bastava, perché era necessario condurre il paziente ad una partecipazione attiva. Occorreva, perciò, un nuovo tipo di rapporto da stabilire con lui: Freud individuò tale rapporto nel metodo delle libere associazioni, in modo che il paziente potesse reperire e narrare le sue relazioni affettive che erano state dimenticate e, in sostanza, consegnate ai sogni.


Le sue opere costituiscono delle pietre miliari della cultura contemporanea. In esse l’autore sostiene che non esiste una manifestazione pura del pensiero umano ma ogni pensiero e ogni azione sono condizionati da forze, motivazioni e desideri che molte volte sono ignote. La nuova scienza, cioè la psicoanalisi, deve portare alla luce e comprendere proprio questa realtà inconscia, che determina la nostra condotta e i nostri sentimenti. Prima di Freud, dunque, «normale» e «anormale», «razionale» e «irrazionale» avevano confini ben precisi: dopo di lui, non è più così. Sia la singola persona quanto i gruppi sociali vivono questo dinamismo, non di rado conflittuale, tra consapevolezza e incoscienza.


Tra gli scopi della psicoanalisi c’è quello di individuare le cause delle nevrosi in funzione di una distorsione della personalità con un disarmonico sviluppo del comportamento. Perciò si studia il contenuto conscio ed inconscio dei pensieri umani e il rapporto che esso ha con l’immaginazione e con la creatività.


Come pratica terapeutica questa scienza cerca di portare alla consapevolezza le pulsioni inconsce, i desideri e i ricordi che condizionano la vita della persona. In tal modo queste pulsioni, proprio perché sottratte al sistema inconscio, perdono la grande influenza che avevano nella vita psichica dell’individuo e possono essere soggetti alla critica razionale caratteristica del sistema conscio. La persona, così, è facilitata nel tenere simili impulsi sotto controllo.


Ma. oltre che un metodo di cura, la psicoanalisi, come precedentemente accennato, è una vera e propria teoria sui processi del funzionamento della mente umana. I concetti fondamentali del pensiero freudiano, al di là di inevitabili contestazioni e con le opportune critiche ed evoluzioni, restano i cardini intorno ai quali gira la visione e la terapia psicoanalista. Certo, come ogni altro processo conoscitivo e scientifico, anche questi concetti hanno subìto sviluppi e adattamenti: importanti, ad esempio, sono la rilettura, l’approfondimento e la rivitalizzazione proposte da un Jacques Lacan o da un Michel Foucault. Molto ha contribuito anche il grande sviluppo delle neuroscienze e delle scienze sociali a mettere in crisi o convalidare le teorie freudiane.


La psicoanalisi, dunque, parte dal presupposto che gli individui sono spesso inconsapevoli di ciò che è alla base di emozioni e di comportamenti. Suo singolare oggetto di studio sono l’inconscio e il suo rapporto con la memoria e il sogno come via regia per l’inconscio. I fattori inconsci possono essere fonte di difficoltà, che si presenta talora sotto l’aspetto di sintomi riconoscibili, altre volte attraverso tratti problematici sotto il profilo sanitario, affettivo, relazionale e lavorativo. Frequenti, tra gli altri, sono i disturbi dell’umore o dell’autostima.


La psicoanalisi, pertanto, fonda il proprio metodo sulla concezione di processi mentali inconsci. Il trattamento psicoanalitico può mettere in evidenza tali fattori, vedere come essi influiscano sulle relazioni e sui comportamenti, ripercorrerne il processo storico, rivelare in che modo questi abbiano influenzato la vita del soggetto e aiutarlo ad affrontare meglio la realtà del proprio vissuto.