LELLA COSTA: DALLA PARTE DELLE DONNE

Attrice, scrittrice, doppiatrice e Ambassador Women for Expo. Una donna, mille volti. Questa Lella Costa uno dei personaggi femminili oggi più noti del panorama artistico italiano che, con la sua sensibilità e dolcezza, miste a determinazione, ha conquistato intere platee… e anche noi.

Dagli inizi nel mondo dello spettacolo ad oggi si è dedicata a radio, cinema, teatro. Quando ha capito che questa sarebbe stata la sua strada?

“Non vi è stato un momento preciso ma bensì è stata la raccolta di ami gettati intorno a me, come l’accademia filodrammatica, i seminari con Renzo Rosso o Mrozek, che ad un certo punto mi hanno reso consapevole di ciò che volevo essere nella vita. Poi nel 1980 il mio lavoro d’esordio con un’autrice altrettanto esordiente che fece da anticamera, nel 1987, al mio primo vero monologo semplice, Adlib. Quella fu la presa di coscienza assoluta che forse potevo farcela da me”.

Cosa ricorda della sua prima volta sul palco?

“Il saggio finale della scuola di Mrozek, quando Maurizio Michetti mi scaraventò in scena per un’improvvisazione. Ricordo la grande emozione mista a tensione ma anche, in antitesi, quella tranquillità dettata dalla consapevolezza di essere dove volevo essere. L’emozione poi, non va mai dimenticato, é il carburante del nostro lavoro: se non la provi sarà dura tu possa perseguire questa strada”.

Oltre quindi all’emozione cos’ altro ha caratterizzato in questi anni la sua carriera?

“Sicuramente la consapevolezza della grande fortuna di poter fare questo mestiere e la gratitudine verso un pubblico che mi ha sempre seguito, indipendentemente io facessi un lavoro al cinema, in tele o in radio. E in questo ho scoperto una grande magia: quella di cambiare città e di trovare sempre persone pronte ad accogliermi e ad applaudirmi e, diversamente da quanto immaginavo, non solo persone che con gli anni mi avrebbero seguito e sarebbero “invecchiate”con me, ma anche gente giovane, interessata alle mie parole. Forse questa la risultante di aver sempre messo in scena temi urgenti in un dato “momento sociale”.

Oggi quale tematica vorrebbe affronterebbe sul palco?

“L’immigrazione, ma non considerata come “gli altri che vengono nel nostro Paese” bensì un fenomeno che riguarda tutti noi, gente di paesi privilegiati, che stiamo vivendo comunque un medesimo fenomeno di migrazione verso altri stati. Questo come conseguenza di un’urgenza, di uno smarrimento dei popoli alla ricerca di una nuova identità e un tema che, non a caso, sarà il fulcro dello spettacolo che ho scritto con un mio caro collega, Marco Mariani, dal nome Uman che tratterà appunto di questa sorta di Odissea o Eneide del quale tutti siamo partecipi ogni giorno”.

Entrando in questo campo così controverso, quale visione ha di questa “Italia 2015”?

“Uno dei privilegi di fare il mio mestiere è quello di avere un contatto diretto con le persone, girando in largo e in lungo. Quello che posso dire è che, diversamente da quanto si può pensare, le brave persone, con sani principi e valori ci sono, e sono tantissime. Certo lo spaccato vuole anche che una certa parte sociale non rispecchi questo stesso identikit ed ecco forse spiegato il perché l’afflusso alle urne oggi è sempre meno, sintomo senza dubbio di uno scoramento, una disillusione tangibile che spero tanto possa cambiare”.

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Expo ormai agli sgoccioli. Lei è stata Ambassator Women for Expo: com’è andata?

“Avremmo potuto avere maggiore visibilità e voce in capitolo per sottolineare l’emancipazione femminile ma nel complesso siamo riuscite a dare segnali precisi. Poi certamente non va dimenticato che il tema dell’Esposizione è stato centrato appieno sia a livello di contenuti che di idee, per cui non posso che darne un giudizio positivo”.

Quale messaggio vorrebbe lanciare alle donne, in particolare a quelle italiane?

“Io amo ascoltare quindi faccio fatica a pronunciare messaggi. Quello che però posso dire è che credo nell’aiuto reciproco tra donne e nella solidarietà femminile, diversamente da come molti pensano. Questa a mio avviso è una potentissima arma al servizio delle donne e in questo vorrei fungere da “altoparlante” per fare sì che tutte le donne lo capiscano. Un esempio? In questi anni di crisi quante attività sono state salvate dall’impegno delle donne, dalla loro capacità di mantenere una rotta, con chiarezza? Questo è un chiaro dato di superiorità femminile”.

Nonostante la sua formidabile carriera coltiva ancora un sogno?

“Continuare a lavorare fino a quando riuscirò e finché avrò qualche cosa da dire e trasmettere al mio pubblico. E poi di essere riconosciuta un giorno come una voce che ha avuto un senso e le cui parole seminate non sono andate perdute”.

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