Il melting pot culturale di Christian Dada

Onirica e trasgressiva la sfilata di Christian Dada, che ha avuto luogo nell’ambito della settimana della moda uomo parigina. Masanori Morikawa, direttore creativo del brand, ha scelto di ispirarsi per la collezione AI2017-18 ai giovani problematici: a calcare la passerella è un enfant terrible che non lesina in droghe ed eccessi di ogni sorta. Ribelle ed anticonformista, il giovane che calca la passerella sfoggia uno stile iconico, in bilico tra eleganza sartoriale e suggestioni streetwear. Morikawa aggiunge anche una nota orientale, che completa il quadro di una collezione altamente sperimentale e ricca di ispirazioni eterogenee. Il gessato assume ora una nuova dimensione, lontana dagli stereotipi che tendono ad associarlo prevalentemente alla quotidianità e a note workwear. Largo ora a pelle e virtuosismi stilistici inusitati, che conferiscono all’intera collezione uno charme unico. “Non mi piacciono le droghe, sono io che piaccio alle droghe”, questo potrebbe essere il leitmotiv dell’autunno/inverno 2017-18 di Christian Dada, che si rivolge ad un giovane paranoico, preda di visioni oniriche. “Il punto focale è un conflitto e la frustrazione”, così Morikawa ha commentato il mood della sfilata. Numerosi i riferimenti alle sostanze stupefacenti, sebbene declinati in chiave ironica: su un maglione rosso spicca la scritta “Eroina”, in una sorta di logo che richiama quello di Coca Cola. Morikawa gioca sui contrasti e sulle sovrapposizioni, tra urban e sartorialità. Ma è un melting pot anche culturale quello che lo stilista punta ad ottenere, come nella riuscita rivisitazione di capi tradizionalmente associati all’Occidente, come i blazer, le giacche di pelle e i cappotti, che vengono sapientemente decostruiti fino ad assumere i tratti orientali che li rendono più simili a kimono. Un’estetica vincente, che si trova perfettamente in bilico tra culture diverse riuscendo nell’arduo compito di coniugare elementi tratti da ognuna di esse.

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