Le ninfe bucoliche di Dior

Un paesaggio silvestre fa da sfondo alla prima collezione di haute couture firmata da Maria Grazia Chiuri per Dior: in passerella si alternano giovani ninfe dallo sguardo trasparente, che indossano corone di fiori e boccioli di rosa. Suggestioni di virgiliana memoria si alternano a sottili divagazioni visionarie, in un anno che segna il 70esimo anniversario del New Look: correva l’anno 1947 quando Christian Dior rivoluzionava per sempre il corso della moda femminile. Maria Grazia Chiuri parte proprio dagli albori per una collezione ricca di ispirazioni eterogenee e suggestive. «Ho iniziato approcciando la storia couture di Dior che ha una grande tradizione ma che in questi 70 anni si è evoluta molto, anche seguendo i vari designer che hanno guidato la maison», ha dichiarato la designer. «Monsieur Dior ha messo le basi di un racconto che poi Yves Saint-Laurent e Marc Bohan hanno continuato e che, fino a Gianfranco Ferré, è stato un racconto di couture classica e tradizionale. John Galliano ha spettacolarizzato il tutto rendendola sognante e con Raf Simons il racconto ha esplorato la modernità. Io ho iniziato ora il rapporto con un atelier che ha dovuto mettersi al servizio di anime creative straordinarie e impegnative. E, in questo lavoro, ho cercato di mantenere l’aspetto couture più tradizionale e artigianale, che è proprio del mio essere italiana, insieme al côté più onirico della cultura francese. Il mio è un viaggio dentro il labirinto della couture… Un viaggio misterioso, difficile ma sapendo che alla fine c’è la luce». Nella cornice del parco del Musée Rodin si staglia un gioco di specchi fantasmagorici, che impreziosisce lussureggianti giardini ideali, su cui si staglia il défilé: qui sfilano le ninfe silvestri immaginate da Maria Grazia Chiuri, in bilico tra couture e volumi teatrali, che omaggiano il New Look, come i capi total black che aprono la sfilata. Largo poi a note dolci nelle trame floreali dipinte a mano e condite da note surrealiste: tripudio di tulle e simbologia allegorica che riporta alla mente l’opera di Jean Cocteau, grande amico di monsieur Dior. Boccioli di rosa si alternano a tarocchi e a dettagli presi in prestito dall’astrologia, in un’iconografia che guarda ad icone di stile leggendarie, da Leonor Fini alla marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino: figure eteree e misteriose, che hanno sdoganato uno stile destinato a restare impresso nei libri di storia. I gioielli della collezione sono stati realizzati da Claude Lalanne, mentre le corone di fiori sono firmate da Stephen Jones. Largo a caleidoscopici giochi di tulle che si alternano a preziose sete plissé, in bilico tra opulenza e rigore. La sfilata, dedicata a Franca Sozzani, riporta in auge lo stile primigenio della maison Dior, tra note poetiche ed evanescenti.

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