EMERGENZA IMMIGRAZIONE: ANCORA TRAGEDIE IN MARE NEL SILENZIO EUROPEO

Un altro viaggio in mare, il quale doveva essere l’inizio di una nuova vita per le tante persone presenti sull’imbarcazione, si è trasformato in una vera e propria e tragedia: 18 vite umane sono state inghiottite dall’immensità del mare, proprio davanti le coste della Turchia. Tra i morti 10 bambini.
Notizie che fanno rabbrividire e che, allo stesso tempo, dovrebbero far riflettere: non si può morire così.
Fuggire da zone di guerra, in cui morte e devastazione regnano come sovrani indiscussi, con il dolore negli occhi, per sperare di cambiare la propria vita, o meglio, per sperare di continuare a vivere: è questa la triste realtà, la situazione delle tante persone che, strette nei pochi metri di una barca, troppo piccola e malandata, affrontano, con disperato coraggio, la traversata della salvezza.
Salvezza? Magari: altro naufragio, altre 18 vite spazzate via dalle onde di un mare che non perdona e che pian piano si sta trasformando in un vero e proprio cimitero.
Questa volta è toccato ad una piccola imbarcazione a bordo della quale vi erano profughi provenienti dalle zone più devastate, più pericolose: persone che fuggivano da Iraq, Siria e Pakistan.
Il naufragio è avvenuto a Bodrum Bay a meno di 4 chilometri dalle coste turche.
Sono stati dei pescatori del luogo ad avvertire i soccorsi, dopo aver udito in lontananza le disperate urla dei profughi.
Sono circa 600 le persone che solo quest’anno hanno perso la vita in quelle acque: la rotta del mediterraneo orientale, o forse, meglio ridefinirla come la rotta della morte.

CIFRE DA PAURA
Nel 2015 il numero dei migranti che hanno cercato di attraversare il mediterraneo, per giungere sulle coste europee, si è quadruplicato rispetto al 2014: sono più di un milione le persone che, scappate da zone di guerra, sono riuscite ad arrivare in Europa.
Un flusso di migranti che non accenna a diminuire e che sta creando non pochi problemi: l’Europa sembra non essere in grado di fronteggiare tale situazione.
L’Italia, così come la Grecia, che sono le destinazioni raggiungibili più facilmente, più volte ha chiesto un solido e valido aiuto alla Comunità Europea, dalla quale sono arrivate solo promesse, ma mai è stato attuato, tutt’ora, un concreto piano d’azione per fronteggiare tale situazione.
Secondo i dati resi noti dall’ Oim, il 2015 può essere tranquillamente definito come l’anno delle migrazioni: 1 persona su 120 è stata costretta da guerre, devastazioni, violenze e persecuzioni ad abbandonare la propria casa, a lasciare per sempre la propria terra, per dirigersi verso Paesi liberi. Un flusso migratorio di dimensioni impressionanti, che purtroppo conta un numero di vittime davvero alto: solo negli ultimi mesi, i morti in mare sono stati più di 400.

IL SILENZIO EUROPEO
Il mare aumenta sempre più di volume: troppe lacrime sono state versate dalle persone che affrontano questi viaggi della speranza, troppe lacrime di mamme che hanno visto annegare i loro piccoli.
E, mentre nei nostri mari continuano i naufragi e sempre più persone continuano a perdere la loro vita, cosa succede in Europa? Niente.
Proprio così, niente.
La notizia del naufragio dura al massimo due giorni, rimbalzando come una pallina da tennis impazzita, tra un notiziario all’altro, e riempendo quelle due righe dei maggiori quotidiani.
Poi, il silenzio.
La notizia, velocemente diffusa dai media, è pronta a scoppiare, come una bolla di sapone, poco dopo. Velocemente si diffonde, velocemente si dissolve.
Ma, la cosa inquietante, a parte vedere le immagini che testimoniano tali tragedie, è il fatto che la notizia è sola: mai è accompagnata da altra notizia che descriva un nuovo piano di aiuti, una linea d’azione concreta da adottare per fermare tali tragedie. No, niente.
L’Europa si arrabbia alla vista di quelle atroci immagini, ma basta girare le spalle e tutto torna alla normalità.
Non si parla di un’emergenza delle ultime ore, ma di una situazione di emergenza che va avanti ormai da mesi, da anni. È normale non riuscire a fronteggiare situazioni così complicate, data la grandezza del flusso migratorio, nei primi periodi, però, sulla distanza di un anno qualcosa in più poteva essere fatto. Sarebbe bastato un controllato corridoio umanitario.
Invece, siamo ancora incapaci a fronteggiare una situazione del genere.
Si parla sempre di cooperazione Europea ed Internazionale, ma forse ancora non si è compreso il vero significato del termine, il quale sembra essere un sinonimo di “egoismo”.