La camorra a Quarto

Sarò ingenuo, ma a me queste polemiche su Quarto stupiscono molto. Forse perché a me queste “infiltrazioni” criminali prive di qualsiasi geografia tanto cara alla Lega non stupiscono affatto.
Scrivevo un anno fa, a proposito del rischio infiltrazioni nelle primarie del Pd, a proposito di Mafia Capitale a Roma e poco prima di tante elezioni amministrative: La criminalità organizzata agisce ed ambisce ad essere e funzionare come una vera e propria istituzione. Chiariva in modo efficace Paolo Borsellino “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”.
Alla criminalità organizzata interessa entrare nella gestione politica e amministrativa per svariate ragioni quasi tutte rientranti nel “controllo del territorio” in senso lato.



Intanto per “dimostrare” che condizionando la vita politica e amministrativa di fatto “è più potente” dello Stato, che invece di certo non può fare la stessa cosa nello stesso modo con la stessa incidenza.
Da un punto di vista economico la criminalità organizzata ha un interesse preciso nelle amministrazioni locali per svariate ragioni: condizionare appalti, aggiudicarsi gare, ma anche gestire direttamente e indirettamente parte del mercato del lavoro, condizionando assunzioni in municipalizzate, partecipate o aziende vincitrici di appalti nei servizi.
Di cosa ci si stupisce dunque oggi parlando di Quarto? Comune nato nel 1948 per scorporo dal comune di Marano, di cui era frazione. Dalla sua istituzione ha avuto un boom demografico in seguito al terremoto dell’Irpinia del 1980 e al bradisismo di Pozzuoli del 1983, che comportò lo svuotamento del rione Terra a seguito dei numerosi danni alle strutture abitative.


La popolazione allora crebbe dai meno di diecimila abitanti ai circa quarantamila attuali. Abusivismo edilizio e concentrazione criminale inclusi. Un pezzo di quella cintura della città di Napoli che raccoglie circa tre volte la popolazione di Napoli e pesa molto in termini elettorali.
Secondo Berni “La grande anomalia della Campania è la presenza di una criminalità organizzata che controlla in maniera capillare il territorio… Dimensione economica, radicamento sul territorio, capacità di supplenza dell’amministrazione pubblica, reti di complicità, distribuzione del reddito come agenzie del lavoro illegale nelle terre dove il lavoro legale non c’è, fanno delle ecomafie molto più di un’emergenza criminale”.
Ma proprio questa “anomalia” dovrebbe indurre i partiti politici ad un maggiore rigore non tanto e non solo nella selezione della classe dirigente, ma soprattutto nella definizione di regole e codici interni chiari che rendano “sconveniente” non solo il favorire in maniera attiva, ma anche il restare passivi rispetto a certi episodi.



Mi stupisco quindi che qualcuno possa aver creduto anche solo per un momento che potesse esistere un solo partito esente da rischio infiltrazioni. Come se ci potesse essere qualcosa nel dna o per grazia divina ricevuta, che impedisse geneticamente o religiosamente che il singolo candidato, il singolo consigliere, potessero chiedere e ricevere voti criminali.
Certo, sino a che un partito politico è piccolo, marginale, di opposizione, questo rischio si riduce per due motivi: scarsa rappresentanza e scarso potere gestito. Ma quando un partito cresce, il rischio infiltrazione cresce con lui.
Risolvere la questione col semplice garantismo, con una veloce espulsione, con una dissociazione da azioni personali, non risolve certamente il problema. Non lo risolve nei grandi e vecchi partiti come non lo risolve oggi nel Movimento 5 Stelle.



Combattere la criminalità organizzata è atto concreto ben più difficile del semplice slogan elettorale, ed è questione che tocca tutti i partiti politici nel momento della responsabilità, ovvero quando selezionano e scelgono i candidati, e se ne assumono la responsabilità piena, e nel come poi gestiscono “il dopo”. Ma è anche questione che riguarda soprattutto i cittadini, nel momento del voto, nella propria conoscenza delle persone e dei territori. Perché non possiamo più dire “non sapevo” o che è sempre colpa di qualcun altro, semmai della politica marcia, come se questa stesse altrove. Oggi riguarda Quarto, ieri altri comuni. Tra pochi mesi ricordiamocene quando si andrà a votare per altre amministrazioni. Senza pensare che Napoli (come Roma e Milano) possano essere esenti perché grandi. E senza pensare che ci sia un partito o movimento che – in sé – possa essere immune.